Federer: "Sono felice per Wawrinka, ma spero non sia ai livelli del 2015..."

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Federer: “Sono felice per Wawrinka, ma spero non sia ai livelli del 2015…”

Lunghissima conferenza stampa per lo svizzero. Parla di Thiem (“Poco fa abbiamo scherzato su quella storia”), delle sue aspettative e del suo prossimo avversario, Stan Wawrinka

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Roger Federer - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

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Hai dovuto cambiare molte cose nel tuo gioco tornando sulla terra? Prenderesti in considerazione l’idea di effettuare un servizio dal basso contro un giocatore che risponde da una posizione molto arretrata o sarebbe irrispettoso?
Assolutamente possibile, non penso che lo farei, ma ci ho pensato tante volte. Sì, non penso che sia irrispettoso. È permesso farlo. Tutto ciò che è consentito dal regolamento è okay (sorride).

Rispondendo a una domanda sui giovani del circuito due giorni fa hai parlato di Ruud, del suo stile di gioco, di Zverev e Tsitsipas e di tutti gli altri giovani. Non pensi che quando lascerai il circuito spariranno alcuni colpi tipici del tuo repertorio? Ad esempio il chip and charge, l’uso del tuo rovescio in slice, non pensi che siano un’eredità che nessuno accoglierà dopo di te?
No, penso che altri giocatori tireranno fuori nuovi colpi, sai. E penso di non giocare in maniera troppo diversa dalle vecchie generazioni. È difficile reinventare tutto da capo. Ma forse ovviamente Rafa, Novak e io abbiamo qualcosa di speciale, qualunque esso sia. Forse è una combinazione di tante cose. Ma sì, sicuramente, penso che tanti tifosi miei o quelli di Novak o di Rafa, quando uno di noi si ritirerà sentiremo un certo vuoto, sai, ma penso che ci vorrà solo qualche anno per innamorarsi di qualche altro giocatore. Perché se ami il tennis, non lo ami per via di un determinato giocatore ma per lo sport in sé, per quello che suscita in te e per le emozioni che provi. E penso che il tennis possa solo migliorare col passare del tempo, per cui so che continuerò a guardarlo.

Ieri, primo giugno, è stato il 10° anniversario di uno dei punti più incredibili della tua carriera. Stavi giocando qui contro Tommy Haas ed eri sotto di due set, 3-4 nel terzo, e hai salvato quella palla break giocando una seconda di servizio e un dritto a sventaglio sulla riga. La mia domanda è: ricordi quel punto? Quali ricordi hai al riguardo, considerando che dopo hai vinto nove game di fila e hai finito per vincere il match e il torneo?
Sì, lo ricordo perfettamente. Sai, ovviamente non stavo pensando alla vittoria del Roland Garros, ritrovandomi in quella situazione di punteggio. Ma quando colpii quel dritto, per la prima volta durante la partita mi dissi “bene, finalmente, almeno un colpo è andato veramente a finire dove volevo io”, e so quale può essere l’effetto di salvare palle break, sai, può far svoltare le partite. Agitando il pugno, tornando a servire da destra, mi dissi: “Be’, speriamo che questo un giorno risulti essere un grande momento, oggi in questa partita, cercando di rimontare”. Ovviamente non pensavo che avrei vinto nove game di fila perché ero comunque in grande difficoltà. Ma finalmente ero sollevato più di ogni altra cosa per aver fatto quel colpo. Ieri stavo per scrivere un messaggio a Tommy appena ho saputo del 10° anniversario, ma alla fine non l’ho fatto. Ho sentito che non era la cosa giusta da fare, ma ho avuto il pensiero (sorride).

Come ti senti riguardo la tua partita di oggi?
Ho giocato bene. Grande servizio, vento, c’erano condizioni difficili. Sinceramente non abbiamo fatto molti scambi da fondo per così dire “neutrali”. Uno dei due era sempre in spinta e l’altro difendeva. Penso che con questo tipo di condizioni, soprattutto da una parte, hai tanto vento alle spalle. È quasi come se stessi servendo da un albero, da una montagna, e dall’altro lato senti come se stessi giocando sopra una collina. L’importante è rimanere concentrati e l’ho fatto bene, e sono molto soddisfatto della partita.

So che prima devi giocare un incontro molto duro contro Stan o Stefanos, ma vorrei sapere quale sarà la tua strategia contro Nadal se lo affronterai in semifinale?
Non voglio parlare di questo (sorride) semplicemente perché non ci sono arrivato. Ma sarò molto contento di rispondere a questa domanda se ci arriverò (sorride).

Ancora complimenti per la partita di oggi. Una cosa che hai detto alla fine dello scorso turno è che volevi scoprire se potessi tornare a giocare il tuo miglior tennis. E mi stavo chiedendo, dopo tutto quello che hai raggiunto, cosa ti spinge a raccogliere la sfida di voler continuare a essere il migliore?
Sì, voglio dire, si migliora tanto da bambini, da ragazzi e poi tutto d’un tratto i miglioramenti rallentano. In un certo momento arrivi a un punto in cui vuoi tornare a quei tempi, o il più a lungo possibile, o il più spesso possibile. Immagino che sia questo quello che cerco, quello di cui sono alla caccia da tanti anni. E quando arrivano giocatori diversi, ti rendi conto che devi cambiare qualcosa, che sia il servizio, il tuo rapporto con la tecnologia, con le dimensioni della racchetta o con qualsiasi cosa inerente alle corde, o magari colpire la pallina in anticipo o con più ritardo. Qualsiasi cosa tu provi a fare, ci sarà sempre un piano dietro. Ma penso che il tennis sia un grande sport, non diventa mai noioso, perché ogni giorno è diverso, ogni avversario gioca in modo diverso, ogni giocatore ti propone difficoltà diverse. Per questo non mi sono mai annoiato di questo gioco. O comunque non ancora. Non lo so. Questa la vedo come una motivazione, e poi ovviamente è facile essere motivati giocando in questo tipo di stadio con così tanta gente che alla fine si alza in piedi per una standing ovation. Ammetto che avrei difficoltà a giocare, ad esempio, sul campo 23, con ombre impossibili e nessuno spettatore, in particolare dopo aver vissuto l’esperienza dei grandi campi. Quindi sono sicuramente fortunato in una certa misura, ma forse mi sono anche guadagnato i campi importanti, quindi è facile trovare la motivazione. Penso che il grande interrogativo per me sia come gestire i viaggi e le sessioni di allenamento quando non ci sarà nessuno. Sarò contento di andare sul tapis roulant e di fare altri esercizi del genere? Finora va tutto bene, spero di poter continuare così.

Roger Federer – Roland Garros 2019 (foto via Twitter, @rolandgarros)



Ieri Dominic Thiem è stato cacciato eccezionalmente dalla sala delle interviste nel bel mezzo della conferenza stampa. Non so se hai visto qualcosa. In realtà ero curioso di sapere se ti è mai capitato nella tua carriera, o quando eri giovane e magari a un certo punto è entrata una superstar, con l’intenzione di fare la sua conferenza stampa, e ti sei ritrovato a interrompere la tua intervista e uscire, o ad esempio se sei mai entrato nella sala delle interviste, volendo finire molto velocemente e cacciando fuori qualcun altro? E qual è la tua opinione sul fatto che una situazione del genere sia capitata a un numero 4 del mondo, che è…
Sì, una superstar. Una superstar maschile. Lo è. Guarda, voglio dire, qualcosa dev’essere successo se si è verificata questa situazione. Non so cosa sia andato storto, ma qualcosa dev’essere successo. Penso che con tutti i giocatori ci sia sempre un modo di gestire queste situazioni, chi è ancora nel torneo ha la priorità. Comunque, così è come la vedo io. Se oggi avessi perso contro Mayer, avrei fatto andare prima lui o gli avrei fatto decidere quando andare a fare la conferenza stampa visto che avrebbe dovuto giocare la partita successiva. La mia prossima partita sarebbe stata lontana nel tempo. Quindi è questo il modo di gestire queste situazioni. Ora, dev’esserci stato sicuramente un malinteso o forse avrebbero dovuto tenere Serena nello spogliatoio, non farla aspettare qui al centro stampa. Non so esattamente cosa sia accaduto. Capisco la frustrazione di Dominic. Dal suo punto di vista ci si chiede come sia potuta succedere una cosa del genere. Non penso che sia arrabbiato con Serena o con qualcun altro. Penso solo che sia stata una situazione spiacevole che ho pensato fosse divertente (ride) e poco fa abbiamo scherzato al riguardo. È per questo che sono bene a conoscenza di quanto accaduto ed è questo il motivo per cui ora ridiamo di quest’episodio nello spogliatoio. Ma in quel momento sicuramente ho capito il suo punto di vista: “Cosa sta succedendo? È uno scherzo”. Il modo in cui l’ha detto è stato fantastico. Amo il suo accento (ride). Anche in tedesco tra l’altro, non solo in inglese. E lo sa.

Stan e Stefanos stanno giocando una partita piuttosto intensa, entrambi hanno il rovescio a una mano. Sei sorpreso che questo colpo sopravviva ancora oggi grazie a diversi giovani?
Sì, è bello da vedere. Sono felice, molto felice. Dominic e altri due giocatori, mi domando se ce ne siano altri ancora in gioco nel torneo. Ma Mayer, ad esempio, sì. È bello che non sia un colpo in estinzione, visto che Stefanos rimarrà nel tour ancora per molto. Così come Dominic. E ciò sarà d’ispirazione per una nuova generazione. Penso che alla fine dei conti ci si senta meglio a colpire a una mano. Ci si sente più liberi. Mi sono sempre sentito bloccato, anche se pure ora provassi a colpire a due mani. Non è una bella sensazione, sai, nel petto, nel corpo, nel braccio, senti una sensazione strana. È bello che ci siano ancora ragazzi che lo fanno, e penso che ce ne saranno sempre. Ma penso che la maggior parte farà il rovescio a due mani, semplicemente perché penso che con le racchette pesanti e tutto quanto all’inizio si inizi a due mani. Tutti iniziano così. E alcune volte semplicemente non ti lasci mai andare, perché viene naturale tenere le due mani sul grip.

Nei giorni scorsi hai detto che avevi messo in conto lo scenario peggiore, vale a dire una sconfitta in tre set al primo turno. Considerando il livello a cui stai giocando, sembra un po’ difficile da credere. Era un modo per levarti la pressione di dosso, tornando a giocare sulla terra? È una sorta di strategia per non alzare le aspettative e giocare in modo molto più rilassato di quello che potresti fare?
Forse. In parte. Non ne sono sicuro. Credo di essere una persona normale e devo sapere qual è lo scenario peggiore. Voglio dire, come giocatore, come padre, come marito, devo conoscere i miei programmi. Per questo devo sempre pianificare tutto. Ovviamente, non è da molto che ne parlo, non ogni giorno, perché altrimenti entri in questa spirale negativa nella quale non vuoi ritrovarti. Ma penso che sia lo stesso con il tuo gioco. A volte bisogna essere brutalmente onesti con sé stessi e dire, non lo so, il mio dritto in questo momento è terribile. Non voglio dire a me stesso che è fantastico. È per questo che a volte vai sul campo di allenamento e ci lavori. Stesso dicasi per il tuo corpo; bisogna conoscere le cose che vanno e che non vanno. Visto che l’incognita sulla terra e qui a Parigi era alta, in una certa misura, occorreva mettere in preventivo questo scenario. Così come anche oggi era un possibile scenario perdere in tre set. Così come, per questo, per qualsiasi match che ho giocato nel circuito negli ultimi 20 anni c’era una possibilità di perdere senza vincere set. Porto abbastanza magliette sul campo, abbastanza racchette, corde, scarpe, sono pronto per la battaglia. E sono lì per combattere. Non me ne vado senza provarci. Ma sì, ovviamente la speranza era di andare in fondo, e ora sono ai quarti, quindi a questo punto sono molto, molto felice.

Se alla prossima giochi contro Tsitsipas, hai già pensato al tuo approccio e a cosa potresti voler provare di diverso dal match in Australia? Dovessi invece giocare con Stan, ci puoi dare una piccola anteprima dell’incontro con lui?
I tre match che io e Stefanos abbiamo giocato contro alla Hopman Cup, in Australia e poi a Dubai erano ovviamente su campi più veloci, in particolare Dubai e Perth. I servizi sono stati molto incisivi. Era difficile entrare nello scambio. In Australia le condizioni erano un po’ più lente, e penso che avrei dovuto giocare in modo più offensivo in generale, soprattutto col trascorrere della partita. Non l’ho fatto a sufficienza. Così, sono stato in grado di cambiare questo aspetto a Dubai e sono riuscito a controllare il match in questo modo. Ora sulla terra è molto diverso, sai. Dovrei decisamente riguardare bene come gioca Stefanos sulla terra. Ovviamente risponde da una posizione più arretrata. Ma si muove in maniera molto naturale sulla terra. Sta giocando anche molte partite quest’anno, anche sulla terra, dove ha ottenuto una grande vittoria contro Rafa a Madrid. Quindi, sai, mi aspetto un match duro. È in grado di fare serve and volley, gliel’ho visto fare a Monte Carlo contro Medvedev, ma scambia volentieri anche da fondocampo. Sa trovare una soluzione a seconda delle condizioni. Ho sentito che martedì potrebbero esserci 20 gradi con pioggia. Questo cambierà comunque il gioco dei tennisti quel giorno. Sì, devo ancora vedere. Contro Stan è più chiaro. Ci conosciamo molto bene, abbiamo giocato parecchi match uno contro l’altro. Anche sulla terra, dove ho avuto le maggiori difficoltà contro di lui. Ripenso alla finale di Monte Carlo, al Roland Garros nel 2015 e inoltre mi ha battuto a Montecarlo un’altra volta. Quindi è stato decisamente più pericoloso per me sulla terra rispetto a qualsiasi altra superficie. Guarda, inizio sempre dicendo che sono felice per lui che è tornato dopo i problemi al ginocchio. Erano gravi, ed è per questo che penso che sia veramente felice di vivere una sorta di seconda vita nel circuito, perché penso che per un po’ non sia stato sicuro se sarebbe mai tornato. È bello vederlo giocare bene e senza dolori. Spero che non sia ai livelli del 2015, ma lo sapremo presto, perché in quel periodo sbriciolava la palla. Era incredibile.

(domande in francese)

Ne hai parlato in svizzero tedesco e anche un po’ in inglese. Ci puoi dire in che modo Stan è diverso sulla terra rispetto alle altre superfici? Perché è più pericoloso?
Beh, penso che sia come qualsiasi giocatore a cui piace giocare da fondocampo, come ad esempio Ruud, Sonego, Rafa e anche Tsitsipas in una certa misura. Quelli che rispondono da dietro evitano le demi-volée e i falsi rimbalzi. Mentre quando giochi sulla riga, devi giocare in controbalzo, e se vuoi evitare di farlo, devi scendere a rete. Sulla terra è difficile farlo punto dopo punto, sulle superfici dure potresti fare demi-volée tutto il giorno. Ma sulla terra non puoi farlo sempre, oppure devi avere tanta fiducia, essere nella posizione giusta, e non lo so, immagino che questo li aiuti. È un vantaggio per loro. Sul cemento, anche Stan deve rispondere dentro il campo. Ma immagino che abbia più possibilità per rispondere.

Traduzione integrale a cura di Andrés Enrique Liss

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