US Open, Federer: "Ho faticato nei primi giorni dopo Wimbledon"

Interviste

US Open, Federer: “Ho faticato nei primi giorni dopo Wimbledon”

Roger riflette ancora sulla finale di Wimbledon: ”È stato bello essere parte di quel match”. Rafa non vuol sentire parlare di vantaggi, Medvedev non si nasconde: “Quando gioco il mio tennis posso battere chiunque”

Pubblicato

il

 

Tra poche ore iniziano gli US Open. Eppure, a giudicare dalla conferenza stampa pre-torneo di Roger Federer, sembra che il tempo di questa stagione si sia fermato lì, a quel 14 luglio, a quel super tie-break sul 12 pari del quinto set. La partita con l’aggettivo determinativo, almeno per quanto visto finora nel 2019, non serve nemmeno nominarla, che tanto se la ricordano tutti. E se la ricorda anche Federer, che ha avuto diverse difficoltà a dimenticare quei due match point falliti e si è dovuto prendere una bella vacanza con la famiglia per smaltire la delusione.

“Ho faticato un po’ nei primi giorni. Allo stesso tempo, ero in giro con i miei bambini. Non ho avuto molto tempo per pensare alle opportunità mancate. Apparecchiavo la tavola e organizzavo la giornata dei miei quattro figli, guidando nella campagna svizzera”, ha dichiarato il fuoriclasse elvetico. “Alcune volte ho avuto flashback del tipo ‘avrei potuto fare quello, o avrei dovuto fare quell’altro’. Altre di fronte ad un bicchiere di vino con mia moglie riflettevo sul fatto che nella semifinale e nella finale ho giocato molto bene. Sono delle fasi. Mi sono serviti giusto un paio di giorni per togliermi queste cose dalla testa. Poi mi sono tornate un po’ quando ho ripreso in mano la racchetta”.

Osservando le cose da un’altra prospettiva, in quel centrale di Wimbledon c’era comunque lui, a 38 anni, in un incontro che sarà ricordato come una delle più spettacolari finali della secolare storia del torneo. E non è poco. “Sono molto contento di essere stato parte di un match così appassionante”, ha continuato, “Alla fine siamo parte di uno spettacolo. La gente paga un sacco di soldi per assistere ad un incontro del genere. Io sono stato il protagonista insieme a Novak. Abbiamo messo in piedi una grande battaglia. Ma qualcuno doveva vincere. E Novak è stato il più bravo”. Interessante poi che Federer abbia sottolineato quanto sia cambiato l’atteggiamento tattico del serbo nei momenti decisivi di questi grandi incontri. Il maestro di Basilea ha detto che una volta era più remissivo mentre ora cerca di giocare il punto come vuole lui. ”È una delle qualità dei grandi giocatori”, ha detto.

 

Ora però è definitivamente giunto il momento di archiviare la finale dei Championships. Gli US Open saranno per Roger un’altra occasione di spezzare un digiuno a livello Slam che dura da oltre un anno. Ma il campione svizzero sa di non essere il favorito n.1 della vigilia. “Non mi metto molta pressione addosso”, ha sottolineato. “So che sarà dura. Non arrivo come il favorito d’obbligo come magari nel 2006 o nel 2007. Sono consapevole di come devo approcciare mentalmente il torneo”.

Allora chi è il favorito? Beh sicuramente in pole position c’è Djokovic, il n.1 al mondo, campione in carica degli US Open e vincitore di quattro degli ultimi cinque Major disputatisi. In seconda fila, accanto a Federer, c’è ovviamente Rafael Nadal. Il maiorchino, vincitore in estate della Rogers Cup, sembra essere stato benedetto dalla sorte, dato che è finito dall’altra parte del tabellone rispetto ai suoi due grandi rivali. Ma Nadal non vuol sentire parlare di vantaggi. “Devo vincere i miei match per avere un vantaggio perché posso solo sfidarli in finale. Ho molto lavoro da fare per capire se ho un vantaggio rispetto a loro. Vediamo se sono capace di fare il mio”, ha detto con la solita grande cautela il re della terra rossa. Che poi, come a rimarcare le possibili insidie in un tabellone ricco di tennisti di primo piano come quello degli US Open, ha affermato: “Lo scorso anno ho giocato tre o quattro match lunghi”. Il riferimento era ai quattro set contro Basilashvili e Khachanov e ai cinque contro Thiem, che l’hanno sfinito fisicamente e costretto al ritiro in semifinale contro del Potro. 

Se i big fanno pre-tattica, a scoprire le carte è l’uomo dell’estate, Daniil Medvedev, fresco di prima vittoria in un Masters 1000. Prima, giustamente, il 23enne russo ci tiene a sottolineare come non abbia ancora mai realizzato un exploit negli Slam in carriera. “Non mi considero uno dei favoriti perché in carriera non ho nemmeno raggiunto i quarti di finale in uno Slam. Quindi già se arrivo a quel punto sarà un passo in avanti per me e sarò molto felice”, ha infatti detto. Poi però alza il tiro, lanciando un chiaro avvertimento alla concorrenza: “Ora so che quando gioco il mio tennis posso battere chiunque. E questo è quello che devo fare qua”. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E ci sono di messo i big three

Continua a leggere
Commenti

ATP

Roland Garros, Medvedev dopo l’eliminazione: “Ripenserò a questa partita per molto tempo. Contento sia finita la stagione su terra”

“Ci sono cose di questa superficie che non mi piaceranno mai” – dichiara Daniil Medvedev, già fuori dal Roland Garros. “Però la vittoria a Roma è stata straordinaria”

Pubblicato

il

Daniil Medvedev - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Daniil Medvedev, suo malgrado, ha regalato la sorpresa fin qui più grande del Roland Garros 2023. La sconfitta con Seyboth Wild, n° 172 ATP, per di più dopo che sembrava che il “mal di terra” gli fosse passato con il titolo romano, ha fatto scalpore tra gli appassionati, e c’era grande attesa per capire quello che avrebbe dichiarato il russo in conferenza stampa a fine match. E, come sempre, il n° 2 del mondo non le ha mandate a dire, soprattutto quando è tornato a parlare del suo rapporto con il rosso, stuzzicato ancora una volta dai giornalisti.

D. Daniil, non deve essere facile per te. Puoi riassumere però il match in poche parole?

DANIIL MEDVEDEV: “Partita difficile, non so cosa dire. Non la guarderò nuovamente in TV ma credo che Seyboth Wild abbia giocato bene, e io non credo di essermi espresso così male. Se continuerà a giocare così, credo possa arrivare entro la fine dell’anno nei primi 30. Spero che anche nei prossimi match disputi partite allo stesso livello, altrimenti ne rimarrei deluso e mi chiederei: perché ha giocato così bene proprio contro di me?”.

 

D. Sei sembrato infastidito nei confronti del pubblico in qualche momento. Qual era il tuo feeling?

DANIIL MEDVEDEV: “È andata bene. L’unico problema è stato quando ho chiesto alla giude di sedia di controllare una pallina che secondo me era molto vicina alla riga. Stavo discutendo con lei sul rimbalzo della palla e ho detto semplicemente al pubblico di zittirsi, perché non stavo dialogando con loro. Per il resto, nessuna criticità”.

D. È parso che tu abbia faticato ad adattarti al vento. È stato particolarmente difficile per te?

DANIIL MEDVEDEV: “È stato difficile, sì. È strano perché c’è lo stesso vento da 6 giorni a questa parte, cosa che non ho mai visto a Parigi. Ma è parte del gioco, sia quel che sia. Di certo, con queste palline pesanti, adattarsi al vento non è stato semplice. Penso che alcuni giocatori, come il mio rivale odierno, o come Alcaraz, o in parte come Tsitsipas hanno un grande vantaggio, perché possono creare potenza facilmente, cosa che io non posso fare. Il vento è certamente tra i motivi per cui ho perso”.

D. Eri scontento della tua attitudine nella fase finale della partita? Sembrava scuotessi la testa come se non fossi soddisfatto di qualcosa…

DANIIL MEDVEDEV: “Non direi che ci sia stato questo tipo di problema. Possiamo chiamare quel momento ‘me contro me stesso’. Niente a che vedere con l’attitudine. Penso di essermi battuto bene e di essere stato bene in campo fisicamente. Cioè, adesso mi sento un po’ stanco ma quando perdi il tuo corpo crolla più rapidamente verso il basso. Se avessi vinto non sarei così stanco ora. E anche mentalmente ho combattuto parecchio e sicuramente sono molto dispiaciuto per il risultato. Penserò per una settimana a questo match, ma al momento non ricordo di aver fatto nulla di così sbagliato, a parte i doppi falli causati dal vento”.

D. Quando giochi contro qualcuno più in basso di te in classifica, ma che si sta esprimendo splendidamente, pensi che prima o poi il livello si possa bassare oppure no? Ti ha sorpreso il fatto che non sia successo?

DANIIL MEDVEDEV: “Beh, lui è calato solo un set e ne ho approfittato. Ha fatto qualche errore nel tie-break del secondo, ma in generale ribadisco che ha giocato in modo ottimale, forse leggermente aiutato da qualche mio errore. Ha vinto lo US Open Junior, se non sbaglio, quindi sa giocare a tennis. È solo che la sua vita potrebbe essere molto migliore se giocasse sempre così. Più soldi e più sponsor, oltre a titoli importanti. Ma non deve giocare così solo sullo Chatrier, bensì su diversi campi e in diversi contesti. Credo sia capace di farlo, ma vedremo in futuro”.

D. Probabilmente il risultato di oggi mette fine alla tua stagione su terra nel 2023. Come descriveresti il tuo rapporto con la terra battuta fino ad ora?

DANIIL MEDVEDEV: “Non è cambiato il fatto che ogni volta che finisce la stagione su terra sono contento. Sono contento e ancora contento. Non mi importa a che livello del torneo io arrivi, l’importante è che finisca. Sono contento perché c’era vento, il campo era secco, e mi è entrata la terra in bocca già nel terzo gioco. Tutte cose che non mi piacciono. Non so se ad altri piaccia mangiare la terra, averla nelle borse, nelle scarpe, nelle calze. Devi buttare tutto in pattumiera alla fine della stagione. A me questo non piace. Avrò un periodo di stacco e di questo sono felice, perché devo ritrovare buona sensazioni. Un po’ di relax nei prossimi giorni, starò un po’ a Parigi, anche se c’è la terra (sorride, ndr)”.

D. Quanto sei contento di giocare invece sull’erba ora? Cosa ti aspetti dal pubblico per il fatto che lo scorso anno russi e bielorussi sono stati estromessi da Wimbledon e quest’anno riammessi?

DANIIL MEDVEDEV: “Sai, non possiamo controllare queste cose. Se le persone decidono di essere dure, non possiamo farci molto. Se invece saranno carine, meglio. Prima di Wimbledon vorrei andare ad Halle, dove ho giocato bene lo scorso anno, ma poi chiaramente sono entusiasmato dal poter andare a Wimbledon. Non posso dire che ami l’erba, ma sicuramente la preferisco alla terra. Cercherò di fare meglio ai Championships rispetto alle annate passate”.

D. Tornando per un instante alla domanda sul tuo rapporto con la terra rossa, ci hai detto che sei contento sia finita questa stagione, ma hai fatto uno step di apprezzamento in più dopo la vittoria a Roma?

DANIIL MEDVEDEV: “Certo, questo al 100%. E ripeto che nel match di oggi ho giocato bene. Ci ho provato, perlomeno. Ho sentito di aver fatto quello che potevo, semplicemente non sono riuscito a vincere contro un avversario che ha giocato bene. Ma Roma è stata incredibile, perché non avrei mai pensato di vincere nemmeno un torneo su terra, figuriamoci un Masters 1000. L’anno prossimo potrei essere ancora più motivato nel migliorare i successi di quest’anno”.

Continua a leggere

Flash

Roland Garros, Bronzetti dopo la sconfitta con Jabeur: “Sono migliorata, mi sento una di loro” [VIDEO]

“Dopo l’inizio anno complicato, il titolo a Rabat ha ancora più valore” così Lucia bronzetti, che saluta Parigi. “Al secondo anno nel Tour ho più esperienza”

Pubblicato

il

Dopo la sconfitta al primo turno 6-4 6-1 contro Ons Jabeur, Lucia Bronzetti si è presentata a rispondere alle domande in italiano con uno spirito positivo, a conferma del buon momento che sta vivendo indipendentemente dell’esito al Roland Garros.

Com’è andata oggi contro un’avversaria (Ons Jabeur) che non dà ritmo?
Lucia Bronzetti: Sì, lei è una giocatrice un po’ atipica, che gioca benissimo le palle corte, in back, ha una buonissima mano quindi sicuramente non è la tipa di giocatrice che preferisco, in più è tra le prime 10 del mondo quindi già dura in partenza. Forse potevo fare qualcosina in più però va bene così. Sono stata sfortunata nel sorteggio e speriamo che l’anno prossimo possa andare meglio e vincere qualche partita.

Com’è stato giocare sullo Chatrier? Hai sentito l’emozione del palcoscenico?
Lucia Bronzetti: Sì, è un’emozione bellissima e all’inizio mi sentivo un po’ a disagio. Non trovavo bene le distanze insomma ma è un’esperienza che ricorderò per tutta la vita anche quando poi non giocherò più, quello che ti rimane sono queste cose. Sicuramente bellissimo.

 

Vieni da una settimana bella ma anche impegnativa dopo il tuo primo titolo a Rabat pochissimi giorni fa. Stai ottenendo ottimi risultati.
Lucia Bronzetti: Sì, è arrivato questo primo titolo dopo un inizio anno un po’ complicato e quindi ha ancora più valore per me. Ho giocato molto bene nello scorso torneo e sono molto contenta di come ho gestito diverse situazioni e ho portato a casa i match. Ho avuto pochissimo tempo per festeggiare, per riprendermi e riconcentrarmi per quest’altro torneo. Ma tornassi indietro rifarei tutto. […] L’anno scorso è stato un anno di prime esperienze, quest’anno è il secondo che sono nel Tour quindi c’è già più esperienza, non è facile ricominciare l’anno sapendo che dovevi riconfermarti. Mi sento migliorata molto anche a livello di gioco, più sicura anche in mezzo a queste giocatrici. Mi sento una di loro.

Nelle prossime settimane hai già un programma?
Lucia Bronzetti: Andrò a giocare un 125K e poi dopo torno a casa e mi preparo per la stagione sull’erba.

Qualche obiettivo da qui a fine anno?
Lucia Bronzetti: A livelli di classifica non mi pongo mai obiettivi (è appena rientrata in top 100, ndr). Poi quello che abbiamo fatto col mio team lo continueremo sempre a fare, cioè lavorare e cercare di migliorarsi e continuare come stiamo facendo; i risultati vengono da soli.

Continua a leggere

Flash

Roland Garros, Cobolli sconfitto ma contento: “Con Alcaraz un’esperienza unica” [AUDIO]

Dopo aver giocato un buonissimo terzo set contro lo spagnolo numero uno al mondo, Flavio Cobolli tira le somme del suo debutto negli Slam e si guarda indietro con orgoglio e soddisfazione

Pubblicato

il

Flavio Cobolli - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
Flavio Cobolli - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

La prima volta di Flavio Cobolli resta Carlos Alcaraz. Nel circuito Challenger a Todi nel 2020, negli Slam a Parigi nel 2023. Dopo la sconfitta al primo turno del Roland Garros, il ventunenne romano scarica la tensione in un’intervista post partita che segna per lui un passaggio più unico che raro: l’ingresso nel mondo dei grandi. Ecco cos’ha dichiarato.

D. Com’è stato giocare contro il numero 1 del mondo?

Cobolli: “È stata un’emozione unica e ho imparato tanto da questo match. Ho iniziato un po’ frastornato dalle emozioni perché era molto difficile giocare un campo del genere contro un giocatore del genere. Credo di essere stato bravo, sono molto contento della mia prestazione nonostante la sconfitta. Mi porto tanto a casa, ho buoni margini di miglioramento – almeno così mi dice il team (sorride, nrd) –, quindi sono molto soddisfatto”.

 

D. Rispetto alla partita a Todi nel 2020 contro Alcaraz, quanto sei cresciuto tu e quanto è cresciuto lui?

Cobolli: “È cresciuto più lui (ride, ndr). Lì è stata una partita completamente diversa rispetto a questa, ma anche stavolta il destino ha voluto che giocassi contro lui la mia prima partita: a Todi Challenger, qui Slam. Sono cambiate tante cose dal 2020: Carlos è diventato numero 1 del mondo, ha vinto uno Slam, ha vinto tanti titoli e ha perso poche partite. Io sono cresciuto meno ma comunque sono cresciuto tanto. Stanno arrivando anche per me piccoli risultati”.

D. Qualche settimana fa giocavi in un Challenger a Torino. Come descriveresti la differenza tra quel contesto e giocare una partita al Roland Garros contro Carlos Alcaraz?

Cobolli: “Credo che il movimento Challenger si sia alzato notevolmente negli ultimi anni, molti giocatori che durante l’anno giocano Challenger stanno dimostrando di saper fare bene anche nei tornei ATP. Non credo che ci sia tantissimo distacco tra noi e loro, se possiamo dire così. Dico semplicemente che hanno un altro passo e per questo riescono a portare a casa il match. Ma, fatta eccezione per quei tre, quattro, o anche cinque o sei – come abbiamo visto oggi Alcaraz –, ce la giochiamo con tutti. Personalmente penso di essere migliorato e di aver meritato di giocare qui. Spero di vivere anche Wimbledon”.

D. Se dovessi dare un consiglio a un giocatore che ora deve affrontare Carlos Alcaraz, cosa gli diresti?

Cobolli: “Quando giochi contro il numero uno del mondo e sei un qualificato non puoi consigliare molte cose. È impressionante come gestisce i punti importanti, è una delle sue qualità migliori. Ha una velocità di palla superiore a quella di molti giocatori che giocano questo torneo, poterlo mettere in difficoltà è molto difficile. Tuttavia, come tutti noi esseri umani, anche lui ha i suoi punti deboli (non dice quali, ndr)”.

D. Siamo a metà stagione: qual è il bilancio della prima parte e quale obiettivo ti poni per la seconda?

Cobolli: “Credo di aver fatto una buona prima parte di stagione. Dopo essere tornato dall’Australia sono stato infortunato per due mesi. Dopo l’infortunio sto reagendo bene al lavoro che sto facendo, non posso dire altro che di essere soddisfatto. Spero di continuare su questa strada con l’obiettivo principale di crescere mentalmente perché questo mi permetterebbe di mettere in difficoltà tanti giocatori in ATP”.

D. Come ti avvicinerai a Wimbledon? Dove andrai a giocare per prepararti?

“Dopo qualche giorno di riposo, andrò a Heilbronn, in Germania, poi a Perugia e Parma”.

D. Nuovo tatuaggio? Una racchetta col logo del Roland Garros?

“Domani forse vado a tatuarmi qualcosa, ma il team dice che il logo sarebbe arrogante. Con tutto il rispetto per il torneo francese, che è da sempre il mio preferito, forse mi tatuerò qualcosa sulla Roma”.

Marianna Piacente

Continua a leggere
Advertisement
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement
Advertisement