Federer ha detto sì: "Ancora ai Giochi, scelta del cuore" (Cocchi). Sono Coco, scusate l'anticipo (Semeraro). Salvatore Caruso: "Io sogno la Davis" (Bertellino)

Rassegna stampa

Federer ha detto sì: “Ancora ai Giochi, scelta del cuore” (Cocchi). Sono Coco, scusate l’anticipo (Semeraro). Salvatore Caruso: “Io sogno la Davis” (Bertellino)

La rassegna stampa di martedì 15 ottobre 2019

Pubblicato

il

Federer ha detto sì: “Ancora ai Giochi, scelta del cuore” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Ci ha pensato a lungo, ha rimandato la decisione per un po’, o meglio, l’annuncio. Perché in cuor suo, Roger Federer, sapeva bene che sarebbe sceso in campo ai Giochi di Tokyo 2020 a caccia dell’unico grande risultato che gli manca: l’oro olimpico in singolare. Guarda caso, l’ufficialità è arrivata proprio mentre si trova a Tokyo per una esibizione contro John Isner […] Dopo il match, Federer ha comunicato la sua decisione di rappresentare la Svizzera all’Olimpiade: «Ne ho parlato per settimane con il mio team, abbiamo discusso quasi un mese su cosa dovrei fare l’estate prossima dopo Wimbledon per prepararmi allo US Open. Alla fine ho deciso col cuore, e il mio cuore ha deciso che vorrei partecipare ancora una volta ai Giochi Olimpici». Per il Magnifico si tratterebbe della quinta volta alle olimpiadi che per lui hanno sempre avuto un valore speciale. Alla prima ad esempio, Sydney 2000, aveva iniziato la storia con Mirka, all’epoca sua collega, ora moglie e madre dei loro quattro figli. Federer ricorda bene quei giorni: «Mirka aveva perso al primo turno da Elena Dementieva ma era rimasta lì ad allenarsi sostenendomi anche dopo sconfitte dure da digerire come quella contro Haas in semifinale e Di Pasquale nel match per il bronzo. Capii allora che c’era qualcosa di più di un’amicizia». Ad Atene e Pechino è stato portabandiera per la Svizzera: «Ho vinto un oro e un argento. Per questo vorrei giocare di nuovo il torneo olimpico e sono molto emozionato» ha aggiunto Roger ricordando la vittoria in doppio nel 2008 al fianco di Stan Wawrinka e la finale persa contro Andy Murray quattro anni dopo a Londra, sull’erba di Wimbedon in quell’occasione in versione olimpica. A Rio 2016 non era potuto andare per colpa del ginocchio operato a febbraio, rinunciando all’intera seconda parte della stagione per recuperare dall’infortunio. Negli ultimi quattro anni Roger non ha partecipato alla Coppa Davis, requisito fondamentale per qualificarsi all’Olimpiade. La Svizzera poi non si è qualificata alle Finals della Davis che si giocheranno a Madrid (18-24 novembre) secondo la nuova formula accolta, soprattutto da Roger, con grandi polemiche. Per andare a Tokyo gli servirà quindi una wild card, che la federazione Svizzera sarà ben felice di concedergli. Ai Giochi, che si apriranno il 24 luglio 2020 per chiudersi il 9 agosto Roger, nato l’8, compirà 39 anni. Un bel modo di festeggiare il compleanno possibilmente dopo aver centrato Wimbledon, ormai obiettivo dichiarato di ogni stagione del Magnifico […]

Sono Coco, scusate l’anticipo (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il soprannome della sua antenata più nobile, la signorina Dod, era Lottie, e ancora oggi resta la più giovane vincitrice di Wimbledon. Era il 1887 e lei, Charlotte, aveva 15 anni, vestiva con lunghe gonne bianche e calzettoni neri e in finale lasciò 10 punti alla sua avversaria, la 25enne Blanche Hillyard. Chissà se Cori Gauff, detta Coco, che domenica a soli 15 anni e 7 mesi – non un record, ma un bell’anticipo sulla normale tabella di marcia – ha vinto il suo primo torneo pro battendo nella (più modesta) finale di Linz la campionessa 2017 del Roland Garros, Jelena Ostapenko, o, ne ha mai sentito parlare. Sono passati 132 anni il mondo e il tennis sono decisamente cambiati, ma in fondo anche Lottie ai suoi tempi era una star: campionessa di golf, fondatrice della nazionale di hockey femminile inglese, argento nel tiro con l’arco alle Olimpiadi del 1908. Probabilmente la sportiva più versatile di sempre. Coco invece da quando aveva sei anni è concentratissima sul tennis, e i risultati, per ora, le danno ragione. La nuova wonder girl del tennis mondiale è nata ad Atlanta, in Georgia, nel marzo del 2004, ma già a sette anni si è trasferita in Florida, a Delray Beach, culla del tennis Usa. Papa Corey, ex cestista di Georgia State illuminato dall’esempio di Richard Williams, aveva deciso che Coco sarebbe diventata la nuova Serena Williams, di cui la bimba si era innamorata sportivamente a 4 anni vedendola giocare in tv, e le ha fatto mollare tutto il resto, ginnastica, pallavolo e basket. A 13 anni è stata la più giovane finalista degli Us Open u.18, nel 2018 ha perso al primo turno agli Australian Open dalla nostra Cocciaretto, poi ha iniziato a fare sul serio. Sia papà Corey sia mamma Candi, universitaria di atletica, hanno lasciato il lavoro, Coco a 10 anni già si allenava con Patrick Mouratoglou. «Quando l’ho vista la prima volta – racconta il guru di Serena Williams – mi ha impressionato per l’intensità. Il suo sguardo diceva: voglio diventare la numero 1. E io le ho creduto». Al momento le mancano ancora 70 posizioni, ma la previsione inizia ad avverarsi. Dopo aver vinto il Roland Garros dei piccoli ed essere diventata la più giovane n.1 under 18, la Gauff ha firmato tre contratti da favola con New Balance (che l’ha strappata alla Nike), Head e Barilla, anche grazie agli uffici di Alessandro Barel Di Sant Albano, il suo agente per conto della Team8, la società di management di Roger Federer. Quest’anno a Miami ha vinto il primo match in un tabellone Wta contro Catherine McNally, poi a Wimbledon, dove è entrata grazie a una wild card, ha sorpreso Venus Williams e perso solo con Simona Halep, che avrebbe vinto il torneo. Agli Us Open ha passato due turni, fermandosi contro la campionessa uscente Osaka, peraltro dopo aver rischiato di non giocare. La Capriati Rule, inventata per evitare alle baby prodigio di bruciarsi in fretta come capitò a Jennifer, impone un limite di tornei fino al 18° anno. Difficile però fermare un tipo come Coco, che a 15 anni è già alta 1,80, picchia come una forsennata, e fra i suoi follower ha una estasiata Michelle Obama […]

Salvatore Caruso: “Io sogno la Davis” (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Il momento magico del tennis italiano maschile è fotografato dalla presenza di otto azzurri in top 100. L’ultimo ad entrare in questa schiera di eletti è stato Salvatore Caruso, da ieri numero 95 del ranking, altro record dopo il n.98 di otto giorni fa seguente il successo nel Challenger di Barcellona: «La ciliegina sulla torta di una stagione importante sotto tutti i punti di vista, vissuta all’insegna del miglioramento costante». Caruso, riviva la stagione. «Non era partita benissimo. Ma io sono una sorta di diesel, ho bisogno di giocare molte partite per trovare il giusto ritmo. Da Indian Wells la situazione è cambiata e ho iniziato ad esprimere il meglio ottenendo anche successi importanti come quello su David Goffin a Phoenix. Da incorniciare anche la vittoria ottenuta nel 250 di Estoril, in Portogallo contro Pablo Cuevas, turno decisivo delle qualificazioni, anche se poi è arrivata la sconfitta con lo stesso Cuevas due giorni dopo, in tabellone». Emozionante il primo ingresso in tabellone in uno Slam, al Roland Garros? «Ho giocato partita dopo partita, senza guardare avanti, come ho continuato a fare nel resto della stagione. A Parigi ho vinto cinque partite con avversari forti, vedi Munar e Simon in tabellone. Contro Djokoovic me la sono giocata per due set, poi la classe del n. 1 e un po’ di stanchezza mia hanno fatto la differenza. Esserci è stato fantastico» […] La chiave del salto di qualità? «La maturità acquisita, frutto dell’esperienza e di tanti anni di lavoro con Paolo Cannova e il preparatore atletico. Non ci sono segreti particolari, ma la forza dell’impegno alla fine emerge». Cosa rappresenta la top 100, così tanto inseguita? «Sono numeri, da leggere come possibilità di entrare in tabelloni di tornei di maggior livello e di plusvalore sotto il profilo economico. Ciò vale sia in termini di programmazione sia di ulteriore investimento su me stesso e sullo staff che mi segue» […] La svolta da un punto di vista tecnico? «I maggiori progressi li ho fatti con il diritto, mentre con il servizio ho lavorato ma ho ancora margini di miglioramento. La gestione dei momenti delicati dei match è un altro aspetto sul quale ho colmato gap nell’ultimo anno. Prima affrettavo le soluzioni, sbagliando. Ora sono più attento e riesco a trovare il modo per ottimizzare il mio tennis nei passaggi chiave degli incontri». Ha sogni nel cassetto? «La convocazione in Davis sarebbe il massimo, amo profondamente il mio Paese, sono un patriota. Dopo aver provato le magiche atmosfere del centrale del Roland Garros, sarebbe il massimo fare altrettanto sui centrali degli altri Slam».

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement