Lo stop di Berrettini e Fognini a Parigi Bercy (Crivelli, Semeraro, Azzolini). Svitolina, l'aria delle Finals fa bene. Battuta la Halep (La Gazzetta dello Sport)

Rassegna stampa

Lo stop di Berrettini e Fognini a Parigi Bercy (Crivelli, Semeraro, Azzolini). Svitolina, l’aria delle Finals fa bene. Battuta la Halep (La Gazzetta dello Sport)

La rassegna stampa di giovedì 31 ottobre 2019

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Berrettini arranca. La corsa verso Londra adesso è in salita – Fognini è al capolinea: «Ho sbagliato le scelte» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sbandata all’ultima curva. Svuotato, stanco soprattutto di testa dopo sei mesi a tutta, Berrettini scivola a un passo dal traguardo delle Finals, anche se le speranze di un viaggio a Londra rimangono vive: solo che il vantaggio psicologico e tecnico adesso è per il redivivo Monfils, favorito dal ritiro di Federer a sorteggio già compilato, con la conseguenza di un tabellone facile, almeno fino agli ottavi (oggi trova Albot). A questo punto, rimanendo ottavo nella Race ma con soli 10 punti guadagnati, Matteo strappa il biglietto per il Masters solo se il francese non approda alle semifinali o se i rimontanti Wawrinka e De Minaur, peraltro posizionati dalla stessa parte, non vincono il torneo (molto più difficile). Si sapeva che Tsonga, più fresco, senza tensioni e trascinato dal calore di tutta l’arena, rappresentava un ostacolo arduo. Tornato competitivo dopo l’operazione a un ginocchio del 2018 il francese compila una partita quasi perfetta, con percentuali altissime al servizio che gli consentono di comandare gli scambi e poi di mettere pressione ai turni di battuta di Berrettini. Occorreva una versione più gagliarda di Matteo, incapace di reagire all’assalto continuo del francese, quasi rassegnato, sostanzialmente spento. L’allievo di Santopadre può comunque consolarsi con la certezza di chiudere la stagione nella top ten, terzo italiano di sempre dopo Panatta nel 1976 (7) e Barazzutti nel 1978 (10). […]

Il Capodanno stagionale di Fognini si celebra mestamente nella città delle luci, che stavolta brillano per l’avversario, il caldissimo Shapovalov reduce dal primo trionfo in carriera a Stoccolma e rivitalizzato dalla cura Youzhny. Fabio è in versione di lusso per un set, ma non appena il canadese sistema il servizio diventando praticamente ingiocabile (solo 4 punti concessi nel secondo parziale), il match si inerpica su una salita impossibile, con annessa racchetta spaccata di Fogna nel momento della frustrazione più incontrollabile. Perché la sconfitta, oltre a chiudere la stagione (a parte la Coppa Davis), spegne l’interruttore sulle residue speranze di approdare alle Finals di Londra. E aver guardato da vicino per il secondo anno lo striscione del traguardo senza passarci sotto, lascia qualche rimpianto a Fognini: «Sulla partita, posso solo dire che lui ha servito benissimo, ma col rovescio ho fatto troppi errori banali. Sono comunque contento di questo 2019, ma ho sbagliato la programmazione: per due anni sono andato vicino al Masters, senza riuscire a raggiungerlo per delle scelte errate. Ho trascurato i tornei grandi per cercare punti in quelli minori. Devo molto a Davin: sono entrato nei primi 10, con me ha fatto un grande lavoro. Però, voltandomi indietro, non seguirei più certi consigli». Piccoli graffi in quella che resta comunque la miglior stagione di Fabio in carriera e una delle più esaltanti del nostro tennis, con la vittoria al torneo di Montecarlo e l’ingresso in top ten. Senza dimenticare che Fabio da aprile gioca con la caviglia destra in fiamme, e un intervento risolutivo sarà il prossimo passo per garantirsi un 2020 alla stessa altezza […]

Berrettini perde e spera (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Adesso si fa più difficile. Matteo Berrettini ha perso il suo match d’esordio al Masters 1000 di Parigi-Bercy, sconfitto in due set da un Jo-Wilfried Tsonga in edizione deluxe, e ora può solo sperare nelle disgrazie altrui – e cioè di Gael Monfils, Stan Wawrinka e Alex De Minaur – per afferrare il sogno della qualificazioni alle Alp Finals. Un sogno che ieri si è trasformato in miraggio nel corso della giornata, allontanandosi quando sembrava avvicinarsi grazie alla sconfitta dei concorrenti più pericolosi di Matteo, David Goffin, Roberto-Bautista Agut e Diego Schwartzman. La sconfitta con Tsonga però gli impedisce di aggiungere altri punti ai 2670 che aveva accumulato fino alla settimana scorsa e ora sono in tre a poterlo scavalcare: Gael Monfils, a cui basterebbe raggiungere la semifinale del Masters 1000 francese per staccare l’ultimo biglietto rimasto, Stan Wawrinka e Alex De Minaur che invece per scalzare l’azzurro hanno bisogno di alzare la coppa. «Stiamo centellinando le ultime energie», aveva spiegato alla vigilia Stefano Massari, mental coach di Berrettini. «A Matteo ho detto che è come se stesse tomando in porto la sera su una barca a vela, sfruttando una bava di vento». Purtroppo l’esausta navicella azzurra è stata disalberata da uno Tsonga in grande spolvero. In precedenza era finita anche l’avventura di Fabio Fognini, sconfitto n tre set (3-6 6-3 6-3) dal ventenne mancino canadese Denis Shapovalov, n.28 Atp. Contro un avversario in stato di grazia al servizio, Fabio ha pagato due momenti opachi all’inizio degli ultimi due set – soprattutto i tre rovesci sbagliati in apertura del terzo – e ha anche spaccato una racchetta nel secondo game dell’ultima frazione, beccandosi l’inevitabile warning. Ora resta l’impegno di metà novembre con le Finali di Coppa Davis. Il bilancio di un 2019 che l’ha visto vincere il primo Masters 1000 nella storia del nostro tennis a Montecarlo, e raggiungere il n.9 Atp, è comunque largamente in attivo. Qualche rimpianto però c’è. «Oggi ho commesso errori che di solito non commetto – ha raccontato Fabio – e mi sono costati la partita. In generale del 2019 sono molto contento, ma ho sbagliato programmazione. In qualche occasione ho trascurato i tornei più grandi per andare a caccia di punti in quelli più piccoli: il risultato è che per due anni ho sfiorato le Atp Finals, senza arrivarci mai. Devo molto a Franco Davin, ha fatto un grande lavoro con me e mi ha permesso di raggiungere il sogno di entrare fra i primi dieci del mondo. Però, con il senno di poi, non seguirei alcuni consigli che mi sono stati dati». […]

Stop Fognini con rimpianti: «Ho sbagliato» (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Va a Madrid, Fognini, non a Londra. La sua stagione dei tornei si è chiusa ieri a Parigi, resta la Davis ma non le Atp Finals alla 02 Arena. Fabio aveva promesso di fare il possibile, nei limiti che il suo corpo gli consentiva dopo una stagione faticosa, e lo ha fatto, si è impegnato. Ma niente Londra, le Atp Finals dopo quindici anni di carriera restano un miraggio sebbene Fabio sembra abbia messo a fuoco, stavolta, alcuni aspetti della questione sui quali – dice, senza troppi giri di parole – ha ricevuto consigli sbagliati dal suo Team. Quello già congedato per il 2020, e guidato da Franco Davin. «Ho sbagliato a giocare troppi tornei piccoli» dice Fabio, e non occorre il siero della verità per immaginare che le scatole gli girino parecchio. In effetti, la frase ha un significato più ampio. Sta a intendere che lo hanno programmato male. Cioè gli hanno consigliato di giocare tornei che non gli avrebbero portato in dote quei punti che servivano a sentirsi in gara, fino in fondo, per un obiettivo come il Master di fine anno. «Con Davin ho avuto un magnifico rapporto, e lo ringrazierò sempre per avermi guidato al traguardo della Top Ten. Credo però che una parte della programmazione non fosse esatta per le mie esigenze attuali. Avrei dovuto risparmiare energie rinunciando a quei tornei che contano di meno per farmi trovare pronto a battermi sui palcoscenici più importanti». Quelli che fanno la storia di un giocatore. Pensieri leciti da parte di un tennista che ha scoperto quest’anno di poter vincere un Masters 1000. Fognini ha trovato la settimana giusta a Montecarlo, poi si è un po’ spento. Per via di alcuni problemi fisici, questo è certo, e forse anche per essere giunto ad alcuni appuntamenti più importanti e centrali della stagione, privo di quel guizzo che poteva fare la differenza. […] «Col senno di poi non seguirei più alcuni consigli che ho ricevuto. Sono convinto che nel 2020 posso ancora migliorare, in certe occasioni – lo ammetto – sono un po’ pigro, ma penso di poter dire che in questi anni di carriera ho sempre mostrato un livello di tennis piuttosto alto. Queste ultime due stagioni mi hanno reso felice e pieno di rimpianti. Se avessi privilegiato altri tornei, mi sarei garantito delle opportunità in più». […]

Svitolina, l’aria delle Finals fa bene. Battuta la Halep (La Gazzetta dello Sport)

Aria di Finals, aria di casa. Elina Svitolina, campionessa in carica del Masters femminile (l’anno scorso batté la Stephens in finale) si è illustrata, in stagione, più per le stories di Instagram insieme al fidanzato Monfils che per le vittorie, e infatti non ha alzato alcun trofeo. Una buona continuità ad alto livello, ma nessun acuto. Fino a questa settimana, in cui evidentemente l’adrenalina e l’atmosfera dell’ultimo appuntamento stagionale, insieme ai ricordi di dodici mesi fa, le stanno fornendo combustibile di qualità. L’ucraina è la prima qualificata per le semifinali, e le sono bastate due partite. Dopo la Pliskova, ha dominato pure la Halep: «Mi sono concentrata su ogni punto come se fosse l’ultimo, non so se rappresenti la soluzione migliore ma intanto ha funzionato, sicuramente in questo periodo ho una predisposizione mentale più positiva». Intanto finirà per giocare una sorta di esibizione contro la seconda riserva Sofia Kenin nell’ultima giornata, visto che la Andreescu si è lesionata il ginocchio sinistro (probabile menisco) contro la Pliskova, confermando una propensione agli infortuni preoccupante per una carriera che si annuncerebbe splendente, come confermato dagli Us Open. Così, l’altra semifinalista del Gruppo Viola uscirà dal confronto diretto tra Halep e Pliskova, tornando all’essenza vera del tennis che è confronto faccia a faccia senza troppi calcoli. Nel Gruppo Rosso, invece, sono tutte in corsa, compresa la Kvitova con due sconfitte e la Bertens subentrata all’altra infortunata di lusso, la Osaka, e da riserva giocante subito vincente sulla Barty. L’australiana si consola per adesso con il numero uno di fine stagione. Quattro anni fa, Ashleigh combatteva un’avversaria durissima, la depressione. Applausi.

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