'Terremoto' in Croazia: Krajan non è più il capitano di Coppa Davis. Al suo posto Franko Skugor

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‘Terremoto’ in Croazia: Krajan non è più il capitano di Coppa Davis. Al suo posto Franko Skugor

Ad una settimana dalle finali di Madrid, dopo Cilic i detentori del trofeo perdono anche il ct, in carica dal 2012. “Aveva perso credibilità tra i giocatori”, afferma la presidente della federazione croata Babic

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Željko Krajan - Finale Davis 2018 (foto di Gianni Ciaccia - Sportvision)
 

La notizia è arrivata attraverso un comunicato della Federtennis croata: Zeljko Krajan non è più il selezionatore croato di Coppa Davis. Non sarà dunque il 40enne coach di Varazdin a guidare dalla panchina la nazionale detentrice del titolo alla Caja Magica di Madrid, tra poco più di una settimana. Si chiude così una settimana veramente complicata per la rappresentativa della nazione balcanica, iniziata con il forfait di Cilic e proseguita, proprio poche ore prima della notizia dell’addio di Krajan, anche con la rinuncia del sostituto designato, Ivo Karlovic.

Il 40enne tennista di Zagabria ha infatti comunicato che la prossima settimana giocherà al Challenger di Houston, con l’obiettivo di rientrare nella top 100 (attualmente è n. 106) e conquistare l’accesso diretto al main draw dell’Australian Open, e di conseguenza non potrà essere a Madrid. Riportiamo per dovere di cronaca che alcuni media croati sostengono che ci sia di mezzo anche una questione economica, relativa alle modalità della suddivisione della quota del premio di partecipazione spettante ai giocatori: pare che a qualcuno non andasse a genio che all’ultimo arrivato (Karlovic) andasse la fetta cospicua di competenza del secondo singolarista e quindi sia stato chiesto di rivedere le modalità di ripartizione.

E nella ridda di voci che si stanno susseguendo in questo momento a Zagabria e dintorni, ci sono anche quelle che sostengono che la “questione premi” abbia avuto il suo peso relativamente all’addio di Krajan. Nel comunicato della Federtennis croata si parla infatti di decisione presa di comune accordo, ma non si può non notare come venga sottolineato che la stessa sia stata presa in seguito ad una riunione alla quale hanno partecipato anche i giocatori. Ricordiamo come in questi anni i rapporti tra il selezionatore ed alcuni giocatori non siano stati sempre idilliaci, per usare un eufemismo: i casi più eclatanti sono il forfait di Coric nel 2017 dopo l’esclusione dalla finale dell’anno prima e la mancata convocazione per diverso tempo di Mate Pavic, seppur tra i migliori specialisti mondiali del doppi.

Nel comunicato viene anche precisato che, pur ringraziando per il lavoro svolto Krajan (ct dal 2012: con lui la vittoria dello scorso anno e la finale del 2016, la retrocessione del 2013 con immediato ritorno nel World Group nel 2014), d’ora in poi si cambierà impostazione e la decisione è di andare a Madrid con dei giocatori giovani, con i quali costruire il futuro del tennis croato. Una sottolineatura che viene difficile non correlare alla convocazione “last minute” di Karlovic, poi non andata a buon fine.

A smentire quanto riportato dal comunicato è stato lo stesso Krajan, che nelle dichiarazioni rilasciate all’agenzia croata di stampa Hina dice che non è stata assolutamente una decisione condivisa, bensì si è trovato a prendere atto di un licenziamento di fatto già deciso. L’ormai ex ct ha anche confermato che da qualche tempo c’erano dei contrasti con la federazione proprio in relazione alla squadra da portare a Madrid, ma che riteneva tutto risolto: “Ero pronto per la conferenza stampa di lunedì e per la partenza di martedì“.

Krajan conferma anche il fatto che ci sia stato il coinvolgimento dei giocatori nella decisione: “Mi è stato detto che sono stati loro ad insistere per andare da soli a Madrid, senza il selezionatore. Sicuramente qualcosa nello spogliatoio è cambiato nell’ultimo mese, quando si è capito che Marin (Cilic, ndr) a causa del problema al ginocchio non sarebbe stato dei nostri. Da quel momento il parere di altri giocatori ha avuto più peso all’interno della squadra. Personalmente spero sia stata una decisione dei giocatori, mi sarebbe più facile accettarla, perché sono sempre stati i giocatori a decidere il selezionatore, sin da quando sono stato scelto nel 2012″.

Nella conferenza stampa che si è tenuta oggi a Zagabria, la Federtennis croata ha comunicato che a prendere il posto di Krajan sarà il 32enne Franko Skugor. “Non sono le condizioni ideali, ma i giocatori vista la situazione hanno deciso che sia io a guidare la rappresentativa, sono le uniche parole pronunciate da Skugor. La presidente della federtennis Nikolina Babić ha confermato che la decisione è stata condivisa con la squadra: Krajan aveva perso credibilità tra i giocatori. Abbiamo parlato con lui e ha capito che era meglio che a questo punto non venisse a Madrid”. Arrivano novità anche sulla squadra che scenderà in campo a Madrid: per sostituire Cilic sono stati convocati il 21enne Borna Gojo (279 ATP) e il 22enne Nino Serdarusic (283 ATP).

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Roland Garros: Musetti soffre un set poi domina Ymer

Lorenzo soffre per un’ora, ma vince in tre set contro lo svedese. Al prossimo turno troverà Shevchenko o Otte

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Da Parigi, il nostro inviato

[17] L. Musetti b. M. Ymer 7-5 6-2 6-4

Buona la prima per Lorenzo Musetti. L’azzurro, testa di serie numero 17 del torneo, “fa il suo dovere” eliminando in tre set lo svedese Mikael Ymer e raggiungendo così il secondo turno in poco più di due ore e mezza di partita.

 

Non è stato un match agevole, soprattutto nel primo set, nel quale Lorenzo non ha sfruttato il break in avvio ed è scivolato sotto 4-2 con lo svedese che in spinta riusciva a tenere l’azzurro lontano dalla riga di fondo. Piano piano però il diritto del carrarino ha cominciato a carburare e nell’undicesimo gioco il break decisivo gli ha di fatto consegnato il primo parziale, mettendo in discesa il match.

Sul campo numero 7, che si trova tra lo Chatrier e il Lenglen, e sotto un sole cocente, Lorenzo ha preso in mano le redini del gioco sin dall’inizio del secondo set. Alcuni passanti meravigliosi di rovescio ed un paio di deliziosi tocchi nei pressi della rete hanno mandato in visibilio il pubblico francese, trai quali faceva capolino qualche italiano – “ Dai Loreeee” – abbiamo sentito più di una volta. Ymer, reduce dalla follia di Lione dove è riuscito nell’impresa di farsi squalificare per aver sfasciato una racchetta contro la sedia dell’arbitro, ha lottato per tenere i due primi game di servizio ma poi l’azzurro, ottenuto il break nel quinto gioco, ha dominato in lungo e in largo. Anche nel terzo set, solo la tenacia di Ymer ha evitato un punteggio più severo. Lorenzo non ha tremato al momento di chiudere, forte di un ottimo 79% di punti con la prima di servizio, cinque ace e un saldo positivo tra vincenti ed errori ( 35-24).

Musetti è apparso molto concentrato e determinato durante tutta la durata della partita, lo sguardo a cercare sovente il box nel quale di fianco a coach Tartarini sedevano il passato ed il presente della panchina azzurra di Davis, Corrado Barazzutti e Filippo Volandri. È un torneo importante, questo Roland Garros 2023 per Lorenzo Musetti: ci arriva per la prima volta da testa di serie, non ha punti da difendere – l’anno scorso perse all’esordio al quinto contro Tsitsipas dopo aver giocato alla grande i primi due set – ed ha un tabellone non proprio impossibile sino agli ottavi, dove potrebbe trovare Carlos Alcaraz, in quello che potrebbe essere uno dei match del torneo.

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Roland Garros: Arnaldi, buona la prima. Sconfitto Galan in quattro set

Un inizio tentennante e un finale in crescendo per Matteo Arnaldi al primo successo in un tabellone principale Slam

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Matteo Arnaldi - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

(dall’inviato a Parigi)

M. Arnaldi b. D. Galan 2-6 6-3 6-0 6-2

Nonostante la Federazione francese avesse annunciato la vendita di 2000 biglietti ground al giorno in meno rispetto allo scorso anno, la prima giornata del Roland Garros 2023 è stata vissuta all’insegna della grande folla. Si sa, l’impianto parigino è il più piccolo tra quelli degli Slam, ma soprattutto ha una configurazione stretta e lunga che rende gli spostamenti piuttosto complicati nei momenti di grande affluenza.

 

Arrivare al campo Simonne-Mathieu dopo la fine della maratona tra Hurkacz e Goffin era impossibile, con migliaia di persone che andavano nella direzione opposta, e anche i due spazi a fianco del Suzanne Lenglen, uniche vie per raggiungere i campi dal 10 in poi, sono stati per buona parte della giornata come l’Autostrada Bologna-Rimini durante l’esodo di inizio agosto.

Forse è stata la giornata di bel sole a metà di un weekend lungo (lunedì in Francia si osserva il Lunedì di Pentecoste), ma davvero non è sembrato che l’affluenza quest’anno al Bois de Boulogne fosse soggetta a limiti più stringenti rispetto al passato.

Ci siamo sorbiti il traffico del Lenglen per andare sul Campo 10 dove ha esordito al Roland Garros Matteo Arnaldi, il primo del nuovo gruppo dei ragazzi italiani ad essere entrato nei Top 100 grazie all’exploit di Madrid contro Ruud. Il sanremese è venuto fuori da una partita per nulla semplice contro il colombiano Daniel Galan che gli aveva sottratto il primo set e sembrava essere partito con il piede giusto anche nel secondo.

La giornata decisamente calda ha reso le condizioni di gioco particolarmente veloci, con le palle tese che filavano a meraviglia. Vedere sul campo a fianco un Isner quasi semovente arrivare fino al tie-break decisivo contro Borges con il suo gioco fatto di servizi e anticipi dava davvero la misura della velocità dei campi, e faceva dispiacere ancora di più dell’assenza di Berrettini.

La partita è stata piuttosto discontinua, sembrava che entrambi i giocatori facessero fatica a controllare i colpi, con la palla che tendeva a scappare sulle accelerazioni, ma che invece si fermava quasi del tutto se arrivava con poca energia e soprattutto nella parte di campo vicina alla rete, dove la terra battuta era meno… battuta.

Dopo un primo set che è fuggito via ad Arnaldi con due break subiti nel breve volgere di pochi games, probabilmente anche per un po’ di tensione all’esordio nello Slam, nel secondo parziale c’è stata la reazione dell’azzurro, che è riuscito ad andare subito avanti per 3-0 facendo leva sulla grande spinta da fondocampo e chiudendo con parecchi vincenti in lungonlinea, specialmente di rovescio. Decisivo poi il settimo game, nel quale è riuscito a rimontare da 0-40 evitando il riaggancio da parte di Galan, dopo che nel game precedente si era trovato sul 15-30 e non aveva agguantato due chance per il doppio break sbagliando di poco un diritto in cross stretto dopo un lungo scambio.

Una volta chiuso il secondo set la partita di fatto è finita lì, Galan non è più riuscito a trovare gli spunti per mettere in difficoltà Arnaldi ed ha pagato specialmente sul suo rovescio, che spesso e volentieri se messo sotto pressione arrivava nei pressi del gancio inferiore della rete.

Ottima vittoria quindi per Matteo Arnaldi, che sta muovendo i primi passi nel tennis che conta e che affronterà al secondo turno il vincente tra Denis Shapovalov e Brandon Nakashima.

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Trofeo Bonfiglio: vincono Pacheco Mendez e Quevedo, il successo del tennis d’oltreoceano

Due vittorie giuste, due match diversi ma che hanno mostrato come il tennis sia in buone mani per il futuro. Sia il messicano Pacheco Mendez che l’americana Quevedo hanno meritato il successo. Un successo anche per il Tennis Club Bonacossa di Milano

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Entrando al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, si ha la vivida sensazione di entrare a casa di qualcuno, che ha sì organizzato una festa, ma comunque tiene a precisare che quella resta casa sua. Lo dicono le sciure milanesi, milanesissime, intente nelle loro partite di burraco, fin dalle prime ore della mattina, partite che verranno interrotte nelle ore più calde e che vedono questo andirivieni di gente con l’occhio di chi sa che deve sopportare. E poi i campi dove giocano i soci e i figli dei soci. A perdita d’occhio palline corrono ad una discreta velocità sopra la rete. Ti accorgi che qualcosa è diverso, rispetto alla solita domenica da circolo quando, continuando a girare per i campi, vedi gli stand degli sponsor occupare luoghi che solitamente sono impegnati a far da ombra alle panchine di chi cerca relax dopo aver giocato o di chi semplicemente è alla ricerca di refrigerio. 

Il campo centrale è nascosto perfettamente all’interno di questo meraviglioso contesto. Una struttura imponente per essere quella di un circolo, che può contenere fino a qualche migliaio di spettatori e fa da giusta cornice alle finali di un torneo, da sempre palcoscenico iniziale di quei giocatori, i campioni di un domani che oggi, sembra sempre più vicino. Lendl, Becker, Muster, Edberg, Courier, Kafelnikov, Rios, Kuerten, Federer, Roddick, Navratilova, Capriati, Hingis, Safina, Ivanovic, Wozniacki, Djokovic, Alcaraz, sono tutti passati da queste parti e su questi campi, in uno dei tornei principi del circuito ITF Junior: gli Internazionali d’Italia Juniores. 

Sono il messicano Rodrigo Pacheco Mendez e la statunitense Kaitlin Quevedo i nuovi campioni del Trofeo Bonfiglio al termine di due partite diverse tra loro, ma che hanno comunque regalato molti spunti interessanti ai tanti spettatori giunti a vedere uno spettacolo di livello sicuramente molto alto, sia in campo maschile che in quello femminile. Entrambi ricorderanno a lungo questo torneo e questo successo. Rodrigo Pacheco Mendez, primo messicano a vincere nella storia del Bonfiglio. Giunto a Milano da n.5 Itf, Rodrigo, grazie al successo su Cooper Williams (battuto per 6-4 7-5 in un’ora e 57 minuti) lascia Milano da numero uno del mondo. Una partita tra i due giocatori d’oltreoceano che non ha deluso le attese, forti com’erano delle grandi prestazioni dei due tennisti nelle giornate precedenti. Un match intenso, molto combattuto ed equilibrato più di quanto dica il punteggio. Nel primo set il Pacheco Mendez ha sfrutta l’occasione di portare il set dal proprio lato, solo nel nono game strappando il servizio all’americano e regalandosi così l’allungo decisivo per il 6-4 finale. Nel secondo set, il 3-1 iniziale in favore del messicano sembra mettere la parola fine ma in realtà, il mai domo ragazzo di New York, sfruttando una tenacia da giocatore maturo e delle scelte tattiche intelligenti, come quella di chiamare a rete il suo avversario, ribalta la situazione portandosi avanti 4-3 nel punteggio. Ma come insegna la storia del tennis, sono quei pochi decisivi punti quelli che fanno la differenza ed in quelli, Pacheco Mendez ha dimostrato di essere più pronto rispetto al suo avversario, sfruttando al meglio le occasioni conquistate sul campo. Così grazie al proprio mancino e alla diagonale preferita, quella appunto di sinistra, recupera e ottiene il break decisivo nell’undicesimo game. Il primo match point fallito dal messicano è figlio della giovane età, un doppio fallo sanguinario, riscattato subito dopo dall’ennesimo scambio durissimo vinto con un cross di rovescio che provoca il dritto in rete di Williams. E’ apoteosi per Mendez, è rabbia per Williams. Aldilà di chi abbia vinto o perso, il match è sembrato di un livello già superiore. Manca affinare, per entrambi, la gestione alcuni momenti del match e crescere fisicamente per poter fare il proprio debutto nel circuito dei grandi. Sentiremo ancora parlare di entrambi. 

 

Che meraviglia. Questo è il J500 più impegnativo del circuito e vale come un altro Slam. Ho giocato benissimo tutta la settimana e sono felicissimo”. Queste le parole di Pacheco Mendez arrivato a Milano come un professionista, accompagnato da coach Alain Lemaitre del Centro Tcp di Mèrida (Yucatan) e anche con il preparatore atletico argentino che lo segue nel circuito. “Volevo essere pronto per questa sfida. Ho visto quanti ottimi giocatori avevano vinto qui nella storia e volevo essere uno di loro. È il mio successo più importante da junior. Adesso mi piacerebbe finire l’anno da numero uno. Sarà difficile ma so che posso farcela. Poi, certo, l’obiettivo è migliorare il mio ranking Atp”.

Una finale a metà invece quella tra Kaitlin Quevedo, statunitense che fa della regolarità e dell’intelligenza tattica le sue armi migliori, e la mancina slovacca Renata Jamrichova, la giocatrice più applaudita in questa settimana di gare. Partita con la chiara strategia di giocare colpi pesanti sul rovescio dell’avversaria per poi entrare e chiudere lo scambio, la 17enne della Florida, che sogna di seguire le orme di Serena Williams, è riuscita a contenere la 15enne nativa di Trnava e a vincere il primo set in 63 minuti con il risultato di 7-5. A quel punto, perso il primo parziale, la slovacca ha scambiato qualche sguardo sofferente con il coach seduto in tribuna, l’ex pro Jan Matus, e ha deciso di stringere la mano all’avversaria e ritirarsi.

Questa vittoria – ha detto l’americana che ama giocare sulla terra – significa molto per me. Sto lavorando duro e questo risultato mi ripaga di tanti sacrifici. Non ho parole, sono solo felice. Mi aspettavo un match duro e sapevo che avremmo dovuto lottare a lungo, ma a me piace stare tanto in campo e giocare partite combattute, dunque ero pronta a lottare. Sono veramente dispiaciuta che la mia avversaria non sia riuscita a finire il match. Questo è il successo più importante della mia carriera juniores e vorrei continuare così anche a Parigi. Vincere uno Slam è da sempre il mio obiettivo e il French Open è quello che preferisco”.

Finisce così la 63 edizione del Trofeo Bonfiglio, un’edizione che ha confermato lo stato di salute ottimale del movimento tennistico, soprattutto quello americano. È infatti grazie ai risultati ottenuti da Quevedo e Williams che gli Stati Uniti hanno vinto la Coppa delle Nazioni, trofeo destinato alla nazione che ottiene più punti durante il torneo. A dimostrazione che il Paese nordamericano ha un futuro roseo a livello tennistico e che la scuola statunitense gode di buona salute. Con buona pace delle sciure milanesi, intente come sono a continuare il proprio di torneo: quello del burraco è un mondo meraviglioso, quasi come quello del tennis.

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