Speciale Australian Open (Clerici, Azzolini, Semeraro, Cocchi, Crivelli)

Rassegna stampa

Speciale Australian Open (Clerici, Azzolini, Semeraro, Cocchi, Crivelli)

La rassegna stampa di domenica 19 gennaio 2020

Pubblicato

il

Melbourne brucia ma val bene uno Slam (Gianni Clerici, La Repubblica)

Chi vincerà lo Slam che qualcuno, radunando i denari per le vittime del fuoco che imperversa sull’Australia, chiama già il Toxic Slam? Stanotte infatti prendono il via gli Australian Open a Melbourne. Nelle mie memorie che iniziano nel 1950, trovo che il fuoco già allora divampava ma non erano ancora stati costruiti, nella nuova sede di Melbourne Park, i tre campi coperti, con l’aria respirabile. La qualità dell’aria dovrebbe raggiungere un massimo eguale a un ipotetico duecento, ma già superava i trecento. Ricordo che gli Slam dello scorso anno sono stati vinti da Rafa Nadal (due: Parigi e New York) e da Novak Djokovic (due: Australian Open e Wimbledon), e le Atp Finals da Stefanos Tsitsipas. Potrebbe accadere che il tennis, come negli ultimi anni, non fosse che uno sport di campioni invecchiati, ma tenuti in forma da studi sempre più appropriati, e non da droghe, come sempre sento troppo spesso dire. Rivedendo le performance di Tsitsipas, il primo greco di alto livello esistito nella storia del tennis, mi domando se non sia lui o Medvedev, che dovrebbe far posto almeno al più anziano dei campioni, a Federer. Detto questo, con l’augurio di essere smentito, mi occupo delle donne. Mi domando se Serena Williams, oggi mamma, sarà in grado di raggiungere il ventiquattresimo Slam di Margaret Court-Smith – cui l’organizzazione australiana ha deciso di negare la premiazione della vincitrice di quest’anno, nella ricorrenza peraltro del suo Grande Slam realizzato cinquant’anni fa, nel 1970 – tempi di Slam e Vecchi Merletti, e mai più battuto, o se la bambina Gauff riuscirà a dimostrare, al contrario dei vecchi Signori, che il tennis è possibile a quindici anni. Anche se tra la mamma e la bambina si può introdurre Naomi Osaka, in un possibile incontro al terzo turno, o Karolina Pliskova, recente vincitrice a Brisbane la scorsa settimana.

Grand’Italia al via (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Dalle fosche spire della rovente caligine, occhiegggiano minacciose figure d’inquieti fantasmi… E va bene, forse non sarà lo Pneumo Slam che promettevano le ceneri svolazzanti sui cieli di un’Australia andata in fumo, e nemmeno un tennis da coach laureati in tossicologia, o in allergologia, esperti di dritti alla rinazina e di asmatici rovesci, forse non sarà necessario introdurre l’aerosol ai cambi di campo. Forse. Ma non è detto. Di certo, in questa moderna tragedia d’incuria e di disinteresse, di politici che non prevedono per legge ciò che le leggi della Natura indicano come possibile, molto probabile, quasi certo, il tennis prova a misurare la propria organizzazione nell’allestimento di uno Slam che va contro molti dei precetti utili a sopravvivere in condizioni estreme, con un caldo talmente fuori luogo da assumere un aspetto quasi solido, e l’aria solo parzialmente respirabile. Le prime schermaglie si sono tradotte in evitabili sconfitte, tra crolli, ritiri, giramenti di testa e di altro, in un clima da girone infernale che rapidamente ha trascinato nel falò delle polemiche buona parte delle qualificazioni. Poi la pioggia benedetta ha dato una mano, e tempo, per ipotizzare una strategia. Ora vi sono quindici giorni per dimostrare di avere la vista più lunga di quei politici che non vanno oltre la punta del loro naso, e sarà vietato sbagliare, dato che i polmoni di Nadal, Federer e Djokovic, per quanto sia orribile dirlo, contano mediaticamente ben più di quelli dei giovanotti impegnati nelle qualifiche. […] La pattuglia italica è giunta all’altro capo del mondo con l’aspetto e la dimensione di un mucchio assai impetuoso. Sono otto nel maschile, e tutti nei primi cento. Ridotta a due (Giorgi e Paolini), di contro, la rappresentanza femminile, poi raddoppiata dai buoni exploit delle qualificazioni (Trevisan, Cocciaretto), mentre tre ragazzi hanno fallito d’un soffio l’ingresso in tabellone, e fra questi il diciassettenne Musetti che fu campione juniores a Melbourne un anno fa. […] Kyrgios subito in regalo per Sonego; Sascha Zverev sempre molesto, a volte persino per se stesso, contro il povero Cecchinato, al quale da troppo ormai non ne va dritta una; Tsitsipas che fu semifinalista un anno fa opposto a Caruso; e il giovane più alto che ci sia, Reilly Opelka con i suoi 211 centimetri, ormai assegnato d’ufficio a Fognini, dopo gli incroci in primo turno agli Us Open (Opelka in 4 set) e nel round robin della Davis (Fognini in tre). Sta meglio Travaglia, con il cileno Garin, mentre Seppi ha Kecmanovic e subito dopo Wawrinka, e Sinner il qualificato Purcell per poi incontrare Shapovalov. Va bene a Matteo Berrettini, sempre che sia a posto con gli addominali. Le sue fatiche cominciano da Andrew Harrys, 25 anni, 162 Atp, per proseguire con Sandgren, con Querrey o Coric in un terzo turno difficile, e negli ottavi potrebbe esserci Fognini, per una sfida già capace di dividere l’Italia del tennis.

«Io gioco, interessa?» (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Dopo mezz’ora di domande sull’opportunità di celebrare o meno i 40 anni dallo Slam dell’ultrabigotta Margaret Court, e sulla qualità dell’aria appesantita dagli incendi australiani, anche il cortesissimo Roger Federer ha perso la pazienza. «Sempre che a qualcuno interessi – ha interloquito – io al primo turno gioco contro Steve Johnson: in fondo è per questo che sono qui, no?». Eccola, la notizia: dopo un mese di avvicinamento, di polemiche sul formato della Atp Cup, di analisi sulla concentrazione di polveri sottili nel cielo sopra Melbourne (il limite per la sospensione è state fissato a 200 microgrammi, alle Olimpiadi sono 300) finalmente iniziano gli Australian Open. Si parte nella notte italiana, e se nel femminile la domanda fondamentale è solo una – riuscirà la nostra eroina Serena Williams a vincere il 24esimo Slam pareggiando il record della politicamente scorrettissima Court? – nel maschile c sono almeno tre sfide infilate nello stesso tabellone. La prima è fra i Big 3, al secolo e in ondine di classifica Rafa Nadal, Novak Djokovic e Roger Federer: in tre hanno vinto 14 delle ultime 16 edizioni del torneo, e 55 degli ultimi 66 Slam. Questa è l’ottava volta che si presentano al via occupando le prime tre teste di serie. La seconda sfida è fra loro e la muta abbaiante ma poco mordente dei giovani lupetti, e cioè, in ondine sparso, Medvedev, Tsitsipas, Thiem, Zverev, Benettini (perché no?), Khachanov, Kyrgios. «Qualcuno ci scalzerà, è inevitabile», sospira Djokovic, il campione uscente che punta all’ottavo titolo e nel borsino della vigilia è il favorito, visto anche il feeling ultradecennale con il torneo (nel 2008 vinse qui il suo primo Slam). Se dovesse farcela, e Nadal dovesse uscire in semifinale, tornerebbe lui sul trono della classifica mondiale. Rafa invece insegue il 20esimo Slam, che lo porterebbe alla pari con Federer e lo renderebbe il terzo dopo Laver ed Emerson a vincere almeno due volte tutti e quattro i Major. […]

Federer lancia Rafa e Nole: «Loro vinceranno più di me» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Sarà aggancio di Nadal o allungo di Federer? O sarà Djokovic a rosicchiare un altro po’ di terreno agli altri due rivali di sempre? E se invece arrivasse finalmente la prima affermazione della nuova generazione? Domande legittime, quelle che tutti si pongono alla vigilia del primo Slam del 2020, che parte da Melbourne con tanta curiosità. Il 2019 ci ha lasciato con Rafa Nadal numero 1 al mondo di fine anno per la quinta volta in carriera, vincitore dello Us Open e a un passo da Roger Federer, che con i suoi 20 major guarda ancora tutti dall’alto. Lo svizzero non si affanna più di tanto a fare calcoli. «Ammetto che la discussione su chi vincerà più Slam tra noi tre mi appassiona fino a un certo punto — ha dichiarato Roger alla Ap qualche giorno fa —. Per quanto mi riguarda il traguardo più importante è stato superare i 14 titoli di Sampras, anche se è stato un record che mi ha fatto sentire quasi in colpa per aver battuto un mito». Quella in cui si sono affermati Roger, Rafa e Nole sarà ricordata come l’età dell’oro del tennis. Tre fenomeni che dominano la scena da 20 anni, dandosi battaglia a suon di Slam. E se Rafa ripete spesso che l’unica cosa importante per lui è stare in salute e giocare il più a lungo possibile, il serbo ha ammesso candidamente che la corsa a tre è più che sentita da tutti i protagonisti: «Ci controlliamo a vista, siamo sempre attenti a chi sta giocando meglio e a chi potrebbe arrivare in cima». Roger però sostiene di essere in pace con se stesso: «Io ho 38 anni compiuti — ha detto —, loro sono più giovani e fortissimi, la loro carriera andrà avanti anche dopo il mio ritiro. È piuttosto ovvio che supereranno i miei 20 Slam. Io amo questo sport e continuo a divertirmi. Ho sempre detto che il mio obiettivo era quota 15 e da 11 avrei accolto tutto quello che sarebbe arrivato. Ne sono arrivati altri 5, non posso proprio lamentarmi». Federer comincerà la rincorsa a quota 21 stanotte, nella mattina australiana, contro lo statunitense Steve Johnson, mentre per gli altri due contendenti bisognerà aspettare martedì. […]

Super Cocciaretto, primo Slam servito (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Quei due match point mancati le sono rimasti tatuati sulla pelle fino a ieri notte: nel 2018 l’avrebbero mandata nella finale juniores degli Australian Open. Ma il tempo e la tempra personale cancellano tutte le ferite e cosi, dopo due anni, Elisabetta Cocciaretto può festeggiare il risultato più bello di una carriera ancora in erba con la qualificazione (la prima) al tabellone principale dello Slam che apre la stagione. La più dolce delle rivincite sul destino. L’ultima avversaria, la ceca Martincova, viene asfaltata 6-2 6-1 in 70 minuti, perla definitiva di una settimana perfetta, cominciata martedì nel giorno peggiore della storia di Melbourne causa aria intossicata dal fumo: quel pomeriggio recupera da un set e 4-1 sotto contro l’olandese Schoof. Questa infatti è la sua nuova cifra tecnica: il rovescio rimane il colpo migliore, ma adesso è più solida e soprattutto più aggressiva nella ricerca del punto. Nata a Porto San Giorgio, Elisa prende in mano la racchetta a cinque anni guardando i ragazzi giocare il locale torneo giovanile. Un infortunio alla schiena la tiene ferma un anno e mezzo e quando rientra, a 16 anni, a livello juniores decide di giocare solo gli Slam, per non perdere più tempo. A inizio 2019 è 707 del mondo, ma in autunno una bella serie di vittorie nei Challenger la porta tra le top 200: ora è 174, ma è destinata a salire attorno al 150. Era dal 2001 (Vinci) che un italiana così giovane non entrava in tabellone. Non solo: con i quasi 56.000 euro comunque garantiti del primo turno, ha già guadagnato di più che nell’intera carriera fin qui. «Dopo il match point mi sono chiesta se fosse tutto vero, quindi mi sono detta brava». A Auckland, una settimana fa, era uscita al primo turno: «Ero un po’ spaesata perché l’ambiente Wta è diverso rispetto a quello al quale ero abituata. Adesso mi godo il momento e non parto sconfitta contro nessuna». Anche se incrocerà la tedesca Kerber, ex n. 1 del mondo (ora è 18) e vincitrice in Australia nel 2016. […]

Serena che visse quattro volte. Ora rincorre l’ultimo primato (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Per riuscirci ci vuole un fisico bestiale, una fame insaziabile, una testa costantemente concentrata sul risultato. Solo così si può diventare Serena Williams, la donna che visse, e vinse, quattro volte. Intese come decenni. Dal primo successo della carriera, a febbraio del 1999 nell’Open di Francia indoor a Parigi, al successo della settimana scorsa in Nuova Zelanda sono passati più di 20 anni. Serena, che da questa settimana va a caccia dello Slam numero 24 in carriera, ha inciso il suo nome nella storia con ancora più forza. E’ lei l’unica tennista a essere riuscita a vincere in quattro decenni differenti: Anni 90, 2000, 2010 e 2020. Un titolo specialissimo quello di Auckland, perché è arrivato dopo tre anni di «delusioni» in campo, con la sconfitta in quattro finali dello Slam tra 2018 e 2019, due Wimbledon e due Us Open. È arrivato dopo tre anni di digiuno e soprattutto è stato il primo torneo conquistato da quando è mamma della piccola Olympia Alexis, la figlia, che ha compiuto due anni a settembre e non l’aveva ancora vista sollevare un trofeo. Il tempo trascorso tra quel primo titolo indoor a Parigi 1999 e l’ultimo, il 73°, è un arco temporale da record. Basti dire che Serena, in termini di continuità nelle vittorie, ha superato anche Martina Navratilova, da sempre il punto di riferimento per la longevità nel tennis femminile. Per Martina trascorsero quasi 20 anni tra il primo e l’ultimo titolo in singolare: da settembre 1974 a febbraio 1994, ma alla fine della sua storia agonistica è arrivata a contare 167 titoli, una enormità che la Williams non arriverà mai a toccare considerando che ha 38 anni compiuti. […] Quella che comincia a Melbourne per Serena Williams, è la rincorsa più importante: le servira per spiccare il volo verso il 24′ Slam della carriera agganciando, finalmente, Margaret Court, che ancora domina la speciale classifica. «Non è un’ossessione, ma è ovvio che è tra gli obiettivi della mia carriera» ha ripetuto più volte la ex numero uno al mondo, ora numero 9. In Australia ha vinto il suo ultimo major, il numero 23, allora portava Olympia in grembo. Oggi sogna di festeggiare con lei. Sarebbe la chiusura del cerchio.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement