Riecco la Giorgi. Nuova battuta e gambe veloci per ripartire (Crivelli). Gulbis e Camila, che show! (Azzolini). Riecco Camila bum-bum (Semeraro). Gauff-Osaka, è il giorno della rivincita (Clerici)

Rassegna stampa

Riecco la Giorgi. Nuova battuta e gambe veloci per ripartire (Crivelli). Gulbis e Camila, che show! (Azzolini). Riecco Camila bum-bum (Semeraro). Gauff-Osaka, è il giorno della rivincita (Clerici)

La rassegna stampa di venerdì 24 gennaio 2020

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Riecco la Giorgi. Nuova battuta e gambe veloci per ripartire (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sono vittorie così che attizzano il fuoco dei rimpianti su cosa potrebbe essere Camila Giorgi e invece non è ancora stata. Crolli e resurrezioni, prodezze e sconfitte sciagurate, questa è la fotografia di una carriera sempre ai confini tra l’apoteosi e la banalità. Eppure, a 28 anni, non è troppo tardi per immaginarla di nuovo a ridosso delle big, e magari con loro, soprattutto se riuscirà a mettere finalmente insieme una stagione libera da guai fisici, perché è indubbio che per tante ragioni a Camila sia sempre mancata la continuità del campo. Intanto, approda per la terza volta (la seconda consecutiva) al terzo turno degli Australian Open al culmine di una prestazione perentoria e autorevole contro la Kuznetsova, due vittorie Slam nell’altra decade, stella certamente cadente ma che comunque le sta davanti di 49 posti in classifica (53 a 102). Troppo più veloce la Giorgi, di gambe e di palla, per soffrire il gioco della russa. Più che altro, è il servizio con il movimento cambiato (più compatto e accorciato), a dare un surplus di qualità alla nuova Giorgi: appena due doppi falli in due partite e 10 punti su 10 con la prima nel secondo set contro Sveta. Gongola pure la Garbin, capitana di Fed Cup («Non l’ho mai vista giocare così bene»), mentre Camila finalmente può sorridere: «Mi sono sentita bene in tutti i punti del campo, sono stata solida. Quest’inverno ho lavorato tanto sul fondo, ma anche per migliorare e rendere più aggressivo il mio gioco, ho curato molti più dettagli». Il prossimo step è impegnativo, perché la Kerber ha già vinto a Melbourne (nel 2016) e soprattutto l’ha battuta in quattro occasioni su quattro: «La Kerber? Sono concentrata sul mio gioco, su quello che devo fare e su come migliorare. Ci ho sempre perso, ma ogni partita e diversa dall’altra».[…]

Gulbis e Camila, che show! (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Le magliette le compra dall’amico negoziante. Anche le scarpe, di buona marca, firmate da una multinazionale statunitense dell’abbigliamento sportivo che per un po’ lo tenne con sé. Una volta un collega, per scherzo, gli chiese perché non si comprasse l’intera azienda, invece che un capo alla volta. Era una battuta, ma non lo fu la sua risposta. «Dovrei fare due conti…». Ernie le Falot, lo chiamavano a Parigi nell’anno della semifinale del 2014. Falot, falotico nella nostra lingua, è l’uomo stravagante, e lui lo è a pieno titolo. Ma ama dirlo con le giuste parole… «Non sono strano. Non esattamente. Ho appena una sopportabile inclinazione per le cose stupide». A trentun anni, tredici di circuito, una breve permanenza nella top ten (sempre il 2014), due vittorie su Federer in cinque incontri, e tre tentativi di risalita dalle profondità di una vita sportiva dedita allo spreco del suo talento cristallino, Ernests Gulbis, continua a essere più noto come il figlio del gasdotto. Quello più grande che vi sia, intendiamo: il “siberiano”. Ernie gira per i challenger con l’aereo personale. Uno dell’hangar di famiglia, dal quale già una ventina di anni fa, partiva due volte a settimana un jet in direzione di Monaco di Baviera, per prelevare coach Nikki Pilic e portarlo a casa Gulbis, dove il piccolo Ernie lo aspettava per la consueta lezione di tennis. Ora il coach è Gunther Bresnik. Lo era stato anche prima, poi si era accasato con Dominic Thiem. Finita la liaison è corso a riprenderselo. «E’ il tennista più ricco di talento che abbia mai allenato. Ora che gli è tornata voglia di giocare lo sostengo con piacere, credo meriti di tornare nei primi cento. Anzi, per il livello di tennis che sa esprimere credo possa valere già oggi un posto fra i primi venti o trenta». Parole pronunciate con convinzione.[…] Una nota tricolore l’ha aggiunta il nostro tennis, portando in terzo turno una Camila Giorgi che raramente avevamo visto giocare cosi bene. Il dato è incoraggiante, perché anche ora che la nostra furia bionda annaspa sui bassi fondali della classifica (al numero 102), tutto il circuito resta convinto che, se mai le dovessero capitare quindici giorni in grande spolvero, lei potrebbe ancora vincere contro chiunque. Ieri si è avventata su Svetlana Kuznetsova, un tempo numero due e vincitrice di due Slam. E chi è la Kuznetsova? «Non lo so, non la conosco, mai vista giocare… Ma lo sapete, io il tennis lo seguo poco, e nel caso solo quello maschile». Prossima avversaria, la Kerber. Ti ha sempre battuto, Camila, cosa pensi di fare? «Non so… Ma se gioco come oggi non le faccio toccare palla». Peccato non si siano incontrati Ernests e Camila. Sarebbero stati perfetti, l’uno per l’altra.

Riecco Camila bum-bum. Kuznetsova presa a pallate (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Se amate il rischio, puntate su Camila Giorgi. Fate il vostro gioco, lei farà il suo: tirare al massimo e infischiarsene di cosa succede dall’altra parte della rete. Stavolta è successo che Camila ha battuto 6-3 6-1 Svetlana Kuznetsova, ex n. 2 del mondo, vincitrice di due Slam (US Open 2004, Roland Garros 2009). Oggi è una resiliente 36enne, scesa al n. 53 del ranking, ma sempre scomoda da maneggiare. Ai bei tempi Sveta martellava come poche; Camila però nel ramo picchiatrici è un caso a parte. Quando il match come ieri diventa un tirassegno, con una media di massimo due o tre colpi a scambio, e i missili le rimangono in campo, vince lei. Matematico. Il 2019 per l’italiana è stato un anno storto, è fuori dalle prime 100, un serio infortunio al polso l’ha bloccata per tre mesi e di nuovo ha dovuto fermarsi in autunno. Ora però l’articolazione sembra a posto e anche il tagliando tecnico fatto al servizio durante l’inverno sembra riuscito: 76% di punti con la prima palla, addirittura il 100% nel secondo set contro la russa. In un’oretta insomma è finito tutto. A Melbourne al primo turno si è sbarazzata della qualificata Lottner; il posto negli ottavi se lo giocherà contro un’altra grande decaduta, la ex n. 1 del mondo Angelique Kerber, oggi n.18 e non al massimo della forma. […] Un filo di fiducia è quello che è mancato ad Andreas Seppi nel quinto set contro Stan Wawrinka. Sotto due set a uno, Andreas è stato bravissimo a rientrare in partita portando il match al quinto, e nel finale ha anche piazzato uno scatto apparentemente decisivo, con un break che l’ha portato a servire sul 4-3. Lì però ha tentennato, concedendo rimmediato controbreak. E Stan, indice puntato alla tempia a indicare il luogo dove spesso si decidono le partite, non ha avuto pietà. […]

Gauff-Osaka, è il giorno della rivincita (Gianni Clerici, La Repubblica)

Coco somiglia sempre più a Suzanne Lenglen, che non andò a Wimbledon alla vigilia della Prima guerra mondiale ma dovette limitarsi a vincerlo quando fu finita. Interrogata dal mio amico Chris del New York Times, Coco ha risposto di non conoscere la Lenglen, ma di aver giocato due volte con Venus, battendola anche a questi Australian Open, e le basta. Adesso sta pensando a Naomi Osaka che l’aveva battuta a New York e che incontrerà nella Rod Laver Arena, «e mi dicono che Laver ci sarà. Io penso di essere meno nervosa che a New York. Mi sto abituando: mi ha invitata un gruppo di gente famosa che all’inizio vedevo solo in tv: Serena e Naomi, Federer, Nadal, Djokovic. A New York Naomi era la n.l e mi ha tolto il servizio 5 volte. Nonostante piangessimo entrambe, io e la commentatrice della Espn, Mary Jo Fernandez, è stato un bel momento». Su Serena ha aggiunto: «Quando avrò un bambino mio vorrei che avesse la sportività di Serena, superiore alla grinta». Serena, Halep e Kerber sono state tutte aiutate da Wim Fissette, il tecnico ora con Azarenka. «Io ho mio papà Corey. Sento spesso anche Jean-Christophe Faurel, ma soprattutto attendo che le mie gambe si muscolino come quelle delle mie avversarie. Attendo anche di avere la forza di una donna che non ho ancora. Ma verrà tutto: un anno fa ero numero 684, allo Us Open sono scesa a 67. Devo giocare contro Naomi e non sapevo che, passandola, avrei Serena nei quarti. Ma è meglio che mi concentri su Naomi. Non devo guardare il tabellone troppo avanti nel tempo. Due anni fa lo vedevo sul computer». Adesso il computer è diventato realtà.

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