Australian Open, la sconfitta di Fognini (Crivelli, Semeraro, Azzolini)

Rassegna stampa

Australian Open, la sconfitta di Fognini (Crivelli, Semeraro, Azzolini)

La rassegna stampa di lunedì 27 gennaio 2020

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Fognini furioso e i quarti proibiti: “I soldi della multa in beneficenza” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

A volte, perfino il caso gioca scherzi inopportuni. Così, mentre Fognini sta provando a convincere il supervisor Gerry Armstrong che il penalty point appena preso a inizio secondo set è un’ingiustizia, dagli altoparlanti della Melbourne Arena partono a tutto volume le note di . «That’s Amore». Solo che stavolta non è tempo per i moti d’affetto: piuttosto, si accende tanta rabbia. Per l’occasione mancata .di approdare ai quarti, vietati a Fabio dalla straordinaria prestazione di Sandgren, il cowboy del Tennessee che aveva già eliminato Berrettini, e poi per alcune decisioni del giudice di sedia, e di quelli di linea, che finiranno per pizzicare i nervi sempre al limite di Fogna. Niente quarti, dunque, e niente notte magica con Federer. Nella scala dei fattori che determinano ll risultato, çertamente pesa la partita dello yankee, una sentenza al servizio e poi più aggressivo nel momenti chiave del quarto set, con un ultimo game (in risposta) sostanzialmente perfetto, Però Fognini ripenserà intanto alle opportunità sciupate net primo set, cinque palle break non sfruttate che avrebbero girato l’inerzia verso di lui: «Quel set era mio, doveva essere mio».

(…)

Prima del 15 punti persi di fila per il 4-0 americano nel secondo set, arriva infatti il penalty point (maglietta strappata) della discordia. Ineccepibile, ma Fabio contesta il primo warning, di cui non si conosce la nature (il ligure non lo rivela e l’arbitro, il francese Damien Dumusols, non può) e che lo fa attaccare a testa bassa: «Non voglio parlare di qualcuno di cui non ho rispetto, non voglio parlare di quello, dell’arbitrio. Non voglio fare la vittima, è successo quello che è successo, ma avevo ragione io al 100%. Per quello non gli ho dato la mano, perché non ho rispetto di lui e per quello che ha fatto». Dichiarazioni che gli costeranno quasi certamente una multa, di cui peraltro ha già rivelato la destinazione: «Qualsiasi cifra sarà; devolverò la stessa somma in beneficenza, è giusto così».

(…)

Fabio deve procrastinare la corsa alla top ten, mentre Sandgren, n. 100 del mondo, torna nel quarti dopo due anni e si guadagna l’ironia di Federer, prossimo rivale: «Gioco a tennis da trent’anni, ma, non mi era mai capitato di giocare contro Tennys (il nome di battesimo dell’americano, ndr)». Araba felice Sono gli Australian Open, bellezza, da sempre aperti alle novità e alle sorprese. Melbourne, ad esempio, rivitalizza il redivivo Raonic e, nel torneo femminile, scrive una piccola pagina di storia: la tunisina Ons Jabeur, infatti, diventa la prima giocatrice di radici arabe a raggiungere i quarti di uno Slam e un posto nella top 50 della classifica (attualmente è 78, al massimo è stata 51). Tra l’altro, la venticinquenne di Ksar fino a 17 anni è rimasta ad allenarsi in patria e dunque è un prodotto genuinamente autoctono. Non a caso in questo momento ha un paese ai suoi piedi, con i bar che restano aperti di notte per consentire di guardare le sue partite in tv (…).

Fognini col broncio e l’Italia saluta (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

L’Italia saluta Melbourne, e lo fa con il volto imbufalito di Fabio Fognini. Non tanto per la sconfitta in quattro set contro Tennys Sandgren, cristiano devoto e trumpiano convinto che gli ha negato l’accesso ai quarti degli Australian Open (era la terza volta che Fognini ci provava), ma per la gestione della partita di Damien Dumusois, il giudice di sedia che gli ha rifilato prima un warning poi un penalty point, e a cui alla fine Fabio si è rifiutato di stringere la mano. L’arbitro francese peraltro non è piaciuto nemmeno a Sandgren, che con il ditino in aria gli ha rimproverato – ebbene sì – di concedere troppe libertà a Fognini quando l’italiano si è allontanato per un toilet break («gli concedi tutto perché hai paura di lui»). Sulla partita in sé, l’azzurro ha da recriminare soprattutto per le troppe occasioni sprecate: tre palle break sfruttate su otto, mentre Sandgren ha trasformato tutte le cinque avute a disposizione. E per un rendimento al servizio non buono come nei match precedenti contro un Sandgren che martellava senza riposo.

(…) il ranking di Sandgren è bugiardo, figlio dell’infortunio che l’anno scorso l’ha fatto precipitare dopo il n. 41 toccato a gennaio. Fabio ha avuto una chance di servire per il primo set, ma si è fatto trascinare al tie-break, dove ha rimontato da 0-4 a 5 pari, iniziando la rissa con Dumusois dopo un fallo di piede e finendo per perdere 7-5. «Vergognati, mi hai rovinato la partita!», gli ha gridato Fognini, tornato di colpo quello dei brutti tempi. «Ho avuto più occasioni io», dice Fabio.

(…)

«Non voglio fare la vittima, ma lui l’ha fatta fuori dal vaso. Avevo ragione io al cento per cento, non ho rispetto per lui per quello che ha fatto. Warning, penalty point, la lista completa. La multa non è un problema, gli stessi soldi li devolverò in beneficenza per le vittime degli incendi. (…).

Fabio, che peccato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La sfuriata immancabile, condita di tutto punto, fra una miriade di punti persi e una maglietta strappata con modi da Incredibile Hulk, stavolta è persino comprensibile. La sequenza di punizioni che l’arbitro francese Damien Dumusois infligge a Fognini, in un momento del match che si dimostrerà – ahinoi – fatale, è condotta con tale vessatoria partecipazione da apparire fuori luogo. Ciò che invece non torna, e non ha risposta che possa apparire logica, è come sia stato possibile per Fabio – in una carriera lunga ormai una quindicina di anni – fallire tutte le occasioni di mettere i piedi nei quarti di finale di uno Slam, dopo la prima del 2011 al Roland Garros. Da allora, la sequenza di occasioni gettate al vento si è allungata fino a contenerne sette, quasi un festival dello spreco. Nel quale fa la sua brava figura anche il match di ieri, contro un giocatore che, neanche a farlo apposta, tende ad apparire ciò che non è, una sorta di tennista in maschera, facile da prendere sottogamba, mentre ha qualità agonistiche accertate, colpi tutt’altro che avventurosi,

(…) Ma gambe da scattista, una incontenibile voglia di rendere precarie le altrui certezze, e un allungo da autentica “etoile’,’ che esegue con una “glissade” nella fase di slancio, un “grand jeté” in quella di volo, per piombare sulla palla, con una spaccata sagittale. Una composizione da grande ballerino, e un autentico mistero come riesca tutte le volte a rimettersi in piedi. Eppure, un tennista largamente alla portata di Fognini, che ha colpi di conio talmente prezioso da muovere più volte in ammirazione lo stesso Sandgren. Ma siamo qui a ratificare l’ennesima sconfitta del nostro. I quarti dello Slam si sono ormai trasformati in una sorta di Moloch insaziabile, insuperabile anche quando le condizioni per farlo vi sono tutte, per esempio quelle maturate nel corso di un primo set molto ben giocato da Fognini, capace di dominare la scena, di procurarsi cinque palle break, per poi vanificare la rincorsa sul 5 pari del tie break (riagganciando Sandgren portatosi di slancio sul 4-0), quando una chiamata per fallo di piede lo ha portato a sbroccare, e a consegnarsi all’arbitro, che non vedeva l’ora di rifilargli un warning per condotta antisportiva (lancio dell’asciugamano).

(…) Si è giunti così al penalty point, quando Fabio ha sfogato la rabbia strappandosi la maglietta nel primo game del secondo set. Momento terribile, perché dal 5 pari del tie break Fabio ha perso 15 punti consecutivi per ritrovarsi sotto 4-0 nel secondo. Malgrado ciò ha recuperato, aggredito Sandgren, riportato il match in parità, ma ha subito il contraccolpo delle energie spese concedendo un evitabilissimo break sul 5 pari che ha consegnato all’americano anche la seconda frazione. Rimasto in partita, Fabio ha vinto il terzo ma il ricongiungimento non si è compiuto. Sul 5-4 del quarto set, il nostro ha preso un’imbarcata e si è inabissato. La chiusura del match non ha previsto strette di mano all’arbitro.

(…).

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