Intervista a Matteo Berrettini: “In quarantena vince mia suocera” (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
Matteo Berrettini è ancora in Florida, continua l’isolamento a casa della sua fidanzata Ajla Tomljanovic in attesa di rientrare in Europa […] Come si sente nel ruolo di opinionista? «Sono contento che la mia voce venga ascoltata specie quando viene riportato esattamente quello che dico. Qui negli Usa gli atleti hanno tantissimo potere sul piano mediatico, specie sui social network. Ma bisogna saper distinguere l’opinione di un politico o di un esperto di economia da quello di uno sportivo. Per quanto io adori LeBron James, so che se parla di qualcosa che non è sport può non avere a disposizione tutte le informazioni che servono. Io per fortuna potere di quel genere non ce l’ho, e comunque mi esprimo solo sul tennis». Ad esempio dando ragione a Thiem che non è d’accordo nel finanziare i tennisti di bassa classifica. «Quello che ha detto Dominic è stato molto duro, ma ha le sue radici. Anche lui è passato per i tornei Futures, e ha visto gente che non si comportava da professionista, quindi preferisce dare i soldi a chi – da professionista – può aiutare altre persone. Lo stesso Djokovic ha chiarito che non si tratta di un contributo obbligatorio, e anch’io preferisco donare in maniera diversa, ad esempio ad un ospedale». Resta il problema dei tennisti che in questi mesi non hanno introiti economici. «Il problema più grande è che servirebbe una distribuzione migliore dei soldi, per fare in modo che a vivere di tennis non siano solo i primi 100, ma anche i primi 200. Poi chi l’ha detto che il numero 220 del mondo non ha bisogno di aiuto, e il 250 sì? E che chi è appena entrato nei primi 100 – faccio l’esempio di James Duckworth che ci ha messo due anni per recuperare da una operazione alla spalla, e di soldi non ne ha guadagnati – debba contribuire? Non è tutto solo nero o bianco, e dovrebbe stare più alle federazioni aiutare, non al singolo». Hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Djokovic sul potere della mente di modificare le sostanze tossiche. «Io credo molto nella scienza, ma sono convinto che ciascuno è libero di credere in quello che vuole. Bisogna comunque stare molto attenti. Negli Usa c’è stata anche la polemica sulle iniezioni di disinfettante per combattere il virus (vedi la famosa intervista del presidente Trump, ndr). Conosco Novak, sono convinto che ha detto quelle cose perché ci crede davvero e pensa che siano valide per tutti, ma restano sue opinioni. L’importante è non spacciarle per verità assolute. Servono piedi di piombo, specie ora che il mondo è in una situazione così grave e che non abbiamo mai affrontato in precedenza». Federer vuole un circuito unificato fra uomini e donne: giusto? «Per ora è un’idea un po’ confusa, mancano i dettagli per poterne parlare con cognizione». […] Quando inizierà la sua Fase 2? «Non ho ancora un piano ben preciso per il rientro in Europa. L’Atp non si è sbilanciata ma sicuramente a luglio non si giocherà, quindi non c’è fretta. Mi piacerebbe però tornare in Europa per vedere il mio team e la mia famiglia. Diciamo che ragiono giorno per giorno». Stanno partendo esibizioni e tornei regionali, anche in Italia: che ne pensa? «Ho visto quella di Palm Beach, e l’effetto era un po’ strano, con le mucche sullo sfondo… Ma non poteva essere altrimenti. Il tennis come tutti gli sport a porte chiuse perde tanto, a maggior ragione se non sei in uno stadio. Ma è stata una iniziativa carina, una opportunità per tutti quelli che hanno partecipato, fra i quali avrei dovuto esserci anch’io, di giocare delle partite. Ho parlato con chi era lì e l’impressione era un po’ di essere in allenamento, in Italia dovrebbe essere organizzato tutto meglio, a partire dalla struttura. Nel 2020 per me si giocherà comunque senza pubblico, quindi dobbiamo abituarci». A Todi il 15 giugno partirà il MEF Tennis Tour, e la prima tappa varrà come campionato italiano assoluto, per la prima volta dal 2005: l’idea le piace? «L’iniziativa è molto bella, specie in questo momento. In Italia ora ci sono tanti giocatori di alto livello, siamo in due fra i primi 15, in 8 fra i primi 100, se partecipassimo tutti il torneo di Todi potrebbe essere tranquillamente un Atp. E al pubblico – purtroppo per ora solo da casa – sono convinto che piacerebbe». Lei sarà a Todi? «Se dovessi essere in Europa mi farebbe piacere. Ma ancora non ho sentito nessuno, non so neppure quando tornerò, quindi per ora non posso dare una risposta certa». […] Come è andata la convivenza forzata in casa Tomljanovic? Con la ‘suocera’ va d’accordo? «Molto d’accordo. Anzi, più con la suocera che con la fidanzata. Ma è normale, no? Voi che avete più esperienza di me lo confermate… Quindi bei respiri, esercizi di rilassamento, meditazione, e si va avanti. A parte gli scherzi: la convivenza impone nuove regole, ci sono momenti bellissimi ma anche spazi da rispettare. Ho imparato cose su me stesso che non sapevo, e che nei rapporti a volte è bene impuntarsi a volte lasciar correre. Interrogarsi su se stessi fa sempre crescere. Sono stati mesi comunque importanti». Figli in vista? «Nonna insiste, perché vorrebbe un bambolotto tutto suo. Ma è una prospettiva ancora molto lontana».
Intervista a Matteo Berrettini: “Italia arrivo! Sarebbe bello ripartire da te” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)
Una vacanza non richiesta. Una luna di miele improvvisata, tanta voglia di tornare a giocare. Matteo Berrettini è a Boca Raton, in Florida, dove è arrivato a inizio marzo, dopo l’annullamento di Indian Wells e Miami. È rimasto ad allenarsi e a vivere con la fidanzata-collega Ajla Tomljanovic. Ora il romano, numero 8 del ranking mondiale, non vede l’ora di riprendere la routine di un tempo. Magari in Italia, dove dal 15 giugno si giocheranno gli Assoluti a Todi. […] Matteo, ma quando torna a casa? «Eh, qua non mi fanno partire… Non so davvero quando tornerò, spero presto perché mi manca la famiglia. Vediamo come evolve la situazione in Europa». Sarebbe bello se arrivasse in tempo per giocare gli Assoluti, da numero 1 italiano… «Ho saputo di questa novità e mi ha fatto molto piacere. Sarebbe interessante tornare in campo per un torneo vero, in Italia, e vedere anche dei volti amici. Se sarò in Italia cercherò di esserci. È un bel modo di ripartire». Lì come riesce ad allenarsi? «Prima con Ajla giocavamo all’Accademia di Chris Evert, poi hanno chiuso e abbiamo affittato un campo privato». Sarà stata felice, la sua fidanzata, di ricevere i suoi servizi a 200 all’ora… «Effettivamente ho dovuto controllarmi. Adesso abbiamo ripreso gli allenamenti anche insieme con altri ragazzi. Ovviamente tutto si svolge nella massima sicurezza. Gel disinfettanti, maschere, mascherine, maschere antigas…». […] Non avrà perso la forma? «No no. Ho fatto attenzione. Sono rimasto fermo solo una decina di giorni per un problema a una caviglia». Coach Santopadre deve preoccuparsi? «Tutto sotto controllo. Ho già ripreso. Poi lui sta benissimo, non disturbiamolo. Senza di me non c’è nessuno che gli rompa le scatole. Se rinasco faccio Santopadre». Che cosa le è mancato di più in questo periodo? «Sapere che questa era la settimana del Foro Italico e non poter giocare è un dispiacere, così come rischiare di non tornare a Flushing Meadows. Comunque speriamo che tutto finisca presto perché c’è tanta gente che rischia il lavoro. In questo periodo ho capito ancora di più quanto sono fortunato». E però dicono che è tirchio perché non vuole dare i soldi per i tennisti meno abbienti… «Mi avete scoperto! Scherzi a parte, secondo me non devono essere i giocatori a pensare ad altri giocatori, ma gli organi che governano il tennis. Magari distribuendo meglio i guadagni. Ne ho parlato con Djokovic, sa come la penso». A proposito, Nole ha detto di essere contrario a un vaccino obbligatorio per giocare, lei? «No, su questo punto devo dissentire. lo credo moltissimo nelle persone che hanno passato la vita a studiare, negli scienziati. Quindi se sarà il modo per arrestare questa pandemia, io sarò assolutamente favorevole al vaccino».