Kasatkina, la russa che resiste: "Perdo spesso? Ho superato momenti peggiori"

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Kasatkina, la russa che resiste: “Perdo spesso? Ho superato momenti peggiori”

Dasha a ruota libera davanti ai taccuini di casa. “Ho vissuto un brutto anno, ma le difficoltà irrimediabili sono altre. I calciatori? Strapagati e arroganti”

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Non gioca, non viaggia, come tutti. E come tutti ha un (bel) po’ di tempo in più da dedicare alle chiacchiere. Daria Kasatkina si concede, e la connazionale testata Sports.ru si mette comoda ad ascoltare un racconto pieno di spunti e di riavvolgimenti improvvisi della fabula, a ruota libera, con pochi filtri e molti salti dal palo alla frasca. Neanche male, forse addirittura igienico, un viaggio tra i meandri del passato, soprattutto se il presente è avaro di soddisfazioni. Dasha prima dello stop forzato aveva sorbito a Lione un brodino confortevole dopo un’annata disgraziata: raggiunte nel 2018 le prime dieci giocatrici del globo, la giocatrice da Togliatti ha chiuso la scorsa stagione con un terrificante record di tredici vittorie e ventuno sconfitte, perfetto per precipitare all’attuale sessantaseiesima piazza del ranking.

Lo scorso anno sono arrivate poche soddisfazioni, ma ho ricominciato a vedere la luce con i quarti a Pechino e la semifinale di Lione in marzo. Non sono stati i primi e non saranno gli ultimi periodi bui,” ha continuato Kasatkina, che ha inteso riferirsi alla personale, delicatissima transizione da junior a pro. “Sin da bambina non ho avuto una carriera spianata dalle comodità. Per permettermi di diventare una buona tennista i miei genitori hanno dovuto fare enormi sacrifici, anche se cercavano di tenermi fuori da discorsi economici e di lasciarmi tranquilla. Non sapevo esattamente come stessero le cose, ma sentivo una grande responsabilità.” Poi la vittoria al Roland Garros junior nel 2014 e il trasferimento in Slovacchia per proseguire il percorso di perfezionamento.

Le spese sono aumentate, ho dovuto prendere un appartamento in affitto. I miei stavano pensando di vendere alcuni beni per sostentarmi. Alle qualificazioni dello US Open 2015 avevo bisogno di ottenere un buon risultato ma ho perso all’ultimo turno di qualificazioni contro Elizaveta Kulichkova. Ero a terra, ma il giorno d’inizio torneo Maria Sharapova si è ritirata e io sono stata ripescata: ho battuto Gavrilova e Konjuh prima di perdere con Mladenovic, quel terzo turno ha rappresentato una svolta fondamentale nella mia carriera. Dentro di me ho dovuto ringraziare Masha, augurandole ovviamente di guarire presto“.

Con due titoli conquistati nel circuito maggiore e oltre sei milioni di dollari di montepremi raggranellati in carriera i soldi non sono più un assillo, se non altro, e non è poco. “Ognuno gestisce le finanze come meglio crede, per quanto mi riguarda di quei sei milioni ne rimangono in tasca la metà quasi esatta. Oltre a detrarre un buon 30% di tasse dovete sapere che le spese annuali per sostenere team, viaggi e logistica si assestano intorno ai centottanta, duecentomila dollari. Mio fratello lavora nel campo finanziario e mi aiuta nella gestione. Inutile dire che sono orgogliosa dei risultati che ho raggiunto. Si, anche di quelli economici“.

Che non sono affatto risibili, anche se lontani dai guadagni accumulati da molti professionisti del pallone, categoria particolarmente invisa a Dasha.Non voglio generalizzare, ma non mi fanno impazzire. Non mi sono andati a genio quelli che ho incontrato e quelli in cui mi sono solo imbattuta sui social. Trovo che troppi tra loro siano superficiali, arroganti. Ed eccessivamente pagati, se vogliamo dirla tutta.” Kasatkina attacca davanti al microfono, in attesa di tornare a impostare le proverbiali difese in campo.

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