Rafa, compleanno triste lontano da Parigi: "Mi alleno poco e attendo con speranza"

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Rafa, compleanno triste lontano da Parigi: “Mi alleno poco e attendo con speranza”

“L’idea di giocare a porte chiuse mi intristisce, ma se le condizioni di sicurezza saranno garantite a tutti naturalmente ci sarò. E sarò competitivo”

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Una bella giornata, ma un po’ meno allegra rispetto al solito. Giovedì Rafa Nadal spegnerà trentaquattro candeline, ma dovrà prestarsi all’ineludibile rito lontano dal luogo del cuore, quella terrazza a Bois de Boulogne trasformatasi negli ultimi quindici anni d’immaginario tennistico collettivo nella scenografia dei suoi festeggiamenti, quelli in onore del genetliaco, certo, ma soprattutto quelli sportivi.

Ospite speciale di Matthieu Lartot a “Stade 2” la scorsa domenica su France 3, il dodici volte campione di Parigi ha riflettuto sulla situazione, straniante se ce n’è una. “Niente balcone, quest’anno verrò festeggiato con l’aiuto di Zoom,” ha dichiarato il più clamoroso interprete del mattone tritato di ogni epoca riferendosi al servizio di teleconferenze particolarmente in voga di questi tempi. “Va bene così, non ci lamentiamo. Ho passato il confinamento alle Baleari, siamo stati fortunati perché lì il virus non ha inciso in maniera aggressiva. Ma sono stato comunque in ansia, vicino con il cuore ai miei amici francesi e a tutti quelli sparsi ai quattro angoli del globo messi a dura prova da questa terribile pandemia.

L’albo d’oro, negli ultimi tre lustri appannaggio quasi esclusivo del fenomeno da Manacor, almeno per qualche mese esibirà una casella vuota nello spazio dedicato al vincitore dell’edizione duemilaventi, ma non è ancora detta l’ultima: dopo la nota prova di forza decisa dalla FFT lo Slam rosso è stato riposizionato in settembre, anche se le pedine da sistemare sullo scacchiere sono ancora parecchie. “Per il momento mi sembra tutto molto difficile da valutare, possiamo solo sperare. Il tennis manca, ma le priorità sono evidentemente altre. Sarà fondamentale garantire la sicurezza non solo di noi tennisti, ma anche e soprattutto di tutti i professionisti che orbitano intorno al nostro mondo e delle loro famiglie. Certo, giocare senza pubblico sarebbe molto triste, mancherebbe una dose fondamentale di pathos ed energia.

C’è da scommettere che una volta ottenuto l’agognato via libera Rafa non vorrà interpretare il ruolo di umile comparsa. “In questi mesi il tennis è stato un pensiero ovattato, in secondo piano. Ho provato come tutti a tenermi in forma a casa con i pesi e il minimo dell’attrezzatura, ma mi sto allenando solo un paio di volte alla settimana. Tornerò all’abituale regime quando la data della ripresa sarà nota, e se si giocherà l’edizione 2020 del Roland Garros cercherò di farmi trovare competitivo“. Se permettete di dubbi ne avevamo pochini.

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