Chiunque segue il tennis conosce l’attitudine allo stakanovismo di Dominic Thiem. Da sempre l’austriaco ha un calendario fittissimo di tornei (anche minori), e qualche volta questa scelta l’ha penalizzato a livello di energie. Se pensate che la situazione sarebbe cambiata con il mondo chiuso a riccio e il tennis in pausa per qualche mese vi sbagliate di grosso.
Il tennista austriaco è tornato a giocare nella sua madrepatria il torneo di Sudstadt, sponsorizzato da Generali, dove ha sfidato altri tennisti connazionali. Non ha convinto troppo finora, nonostante le 6 vittorie in 7 partite. Ha lasciato per strada un set contro il numero 801 del mondo Kopp e ha perso ieri dopo tre ore di battaglia contro l’amico Sebastian Ofner, numero 163 del mondo, con il punteggio di 7-6(4), 6-7(2), 6-4. Thiem ha poi deciso di non giocare le ultime due partite della fase a gironi del torneo di Sudstadt.
La scelta non è però dettata dall’intenzione di riposarsi, di rimanere con le mani in mano – e senza racchetta; il forfait è infatti funzionale a preparare il viaggio per Belgrado, dove Thiem giocherà l’Adria Tour, l’esibizione voluta da Novak Djokovic in programma a partire dal 13 giugno.
L’esibizione di Belgrado non è l’ultimo degli appuntamenti già programmati per Thiem, e per la verità neanche il penultimo. Dominic tornerà infatti in Austria per la fase finale delle Austrian Pro Series, e una volta concluso il torneo si presterà a un’altra esibizione da lui stesso patrocinata, il “Thiem’s 7”, che si giocherà dal 7 luglio sui campi del 250 di Kitzbuhel e vedrà la partecipazione di Monfils, Berrettini, Khachanov, Rublev, Coric, Dennis Novak e un ultimo tennista da annunciare.
Finita qui, per l’estate senza circuiti? Neanche per sogno. Thiem ha già confermato la sua presenza alla doppia esibizione di Berlino in programma tra il 13 e il 19 luglio, assieme a Sinner, Kyrgios e Zverev; si giocherà su erba e su cemento, e questa circostanza deve aver particolarmente ingolosito Thiem. Insomma, se molti top player sono ancora rintanati nei rispettivi campi di allenamento, non si può dire lo stesso del finalista degli Australian Open, sempre pronto a mettersi in gioco ovunque ci sia un campo da tennis… e un buon cachet.