Raonic su Djokovic: "Avrà bisogno di tempo per riconquistare la fiducia dei giocatori"

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Raonic su Djokovic: “Avrà bisogno di tempo per riconquistare la fiducia dei giocatori”

Il canadese riconosce anche i meriti del serbo: “Per le altre cose penso che abbia guidato i giocatori in modo positivo”. Sugli US Open ha un dubbio: coach o fisioterapista?

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Milos Raonic - Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Milos Raonic, intervistato dall’emittente canadese TSN, ha dato ulteriore conferma di essere una persona molto precisa e giudiziosa. Il tennista nato a Montenegro era stato invitato all’Adria Tour e l’idea di giocare per la prima volta davanti ai suoi familiari lo aveva stuzzicato, ma alla fine ha considerato il viaggio in Europa “un rischio non necessario”.

L‘ex numero 3 del mondo non ha gradito le parole rivolte dal padre di Djokovic a Dimitrov, accusato di aver portato il virus nella sede del torneo, semplicemente perché è stato il primo a risultare positivo, una relazione causa-effetto tutta da dimostrare. È un commento completamente ingiusto. Ci sono state altre cose che potrebbero averlo causato, forse Novak ad una partita di basket in cui ha incontrato [il giocatore NBA, ndr] Jokic che in seguito si è rivelato positivo. A questo punto si sta solo spettegolando. Invece l’attenzione dovrebbe essere focalizzata su: ‘Ok, non ha funzionato, cosa possiamo fare meglio in modo da poter tornare ad avere eventi tennistici di successo nel mondo?’“.

Ricordiamo che al momento Novak Djokovic è Presidente del Consiglio dei Giocatori ATP, un ruolo che secondo alcuni ha trascurato in quest’ultimo periodo. Raonic anche in questo caso si rivela oculato nel giudicare l’operato del serbo: “So che era uno di quelli contrari all’idea di andare agli US Open e ha detto che in quelle condizioni non vede come si possa giocare uno Slam ha ricordato Raonic. “Penso che forse dopo questa serie di eventi quell’argomentazione in particolare non abbia lo stesso peso. Con l’avvicinarsi degli US Open quei suoi commenti non avranno tanta importanza. Per le altre cose penso che abbia guidato i giocatori in modo positivo, ma per quanto riguarda questa specifica situazione che stiamo affrontando al momento, gli ci vorrà un po’ per riconquistare la fiducia“.

Passando al tema US Open invece, anche il canadese ammette di avere qualche perplessità: è stato ufficializzato dall’organizzazione che sarà possibile portare con sé a New York più di un membro dello staff, ma solo uno di essi potrà entrare nella sede del torneo. Il dilemma dunque è allenatore o fisioterapista. Stai chiedendo al giocatore di fare una scelta su ciò che è più importante per lui: il tennis o la sua salute?“. I guai fisici sono stati una costante nella sua carriera e la sua stazza (1,96m per 98kg) ha bisogno di cure costanti che forse i fisioterapisti presenti nell’impianto non potranno garantirgli.

“Il mio fisioterapista sa cosa ho passato negli ultimi cinque, sei mesi. Sa che tipo di rimedi e trattamenti hanno successo con tali problemi e conosce il mio corpo. Durante uno Slam il programma con il mio fisioterapia varia tra due ore e due ore e mezzo al giorno, lo staff USTA e ATP può offrirmi queste ore?”. Insomma, tennista che vai, reclami che trovi.

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