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La carta vincente di Medvedev: la profondità

Attraverso i dati raccolti da Craig O'Shannessy durante l'ultima edizione del torneo di Cincinnati, analizziamo un altro aspetto vincente del gioco del russo

Last updated: 11/08/2020 13:09
By Lorenzo Colle Published 08/08/2020
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3 Min Read
Daniil Medvedev - US Open 2019 (foto Luigi Serra)

📣 Guarda il Roland Garros sui canali Eurosport in streaming su NOW

Guardando una partita di Daniil Medvedev la prima cosa che balza all’occhio è lo stile dinoccolato, per alcuni sgraziato, ma certamente ipnotico dei suoi colpi da fondo. La seconda cosa che si nota subito però è anche la costanza con cui le traiettorie del russo non solo atterrino in campo, ma spesso e volentieri mantengano una profondità tale da mettere in crisi qualsiasi avversario.

Nella seconda metà del 2019, Daniil ha raggiunto picchi di prestazione davvero sorprendenti arrivando a giocare ben sei finali consecutive di cui tre vinte. Il solito Craig O’Shannessy, che aveva già analizzato il gioco da fondo del russo sulla base della resa negli scambi corti, medi e lunghi, ha recentemente pubblicato alcuni dati raccolti durante lo scorso torneo di Cincinnati che testimoniano come la profondità dei colpi sia una delle chiavi del successo di Medvedev.

In Ohio, nel corso delle sei partite vinte, i colpi del russo sono atterrati oltre la linea del servizio in media nell’85% dei casi. Solo Kyle Edmund nel primo match è riuscito a pareggiare i dati di Medvedev, che in tutti gli altri incontri ha sempre giocato più profondo dei suoi avversari. Qui sotto potete trovare uno specchietto riassuntivo match per match:

TurnoAvversario% colpi “profondi” dell’avversario % colpi “profondi” di Medvedv 
FinaleDavid Goffin83%88%
SemifinaleNovak Djokovic80%82%
QuartiAndrey Rublev86%91%
OttaviJan-Lennard Struff77%86%
Secondo turnoBenoit Paire62%79%
Primo turnoKyle Edmund85%85%
Media79%85%

*con colpi ‘profondi’ si intendono quelli che rimbalzano oltre la linea del servizio

Sarebbe interessante poter osservare il piazzamento preciso dei vari colpi in modo da poter toccare più da vicino l’effettiva profondità del gioco del russo. Tuttavia anche la generica dicitura “oltre la linea del servizio” permette di farsi un’idea delle preziose armi di Medvedev. Le medie più basse degli avversari sono infatti molto probabilmente influenzate dal gioco di Daniil che, colpendo spesso e volentieri vicino alle righe, costringe gli avversari a indietreggiare o ad accorciare volgendo gli scambi in suo favore.

Questa esasperata ricerca della profondità potrebbe legittimamente lasciar ipotizzare che Medvedev rischi di commettere più errori non forzati dei propri avversari, ma i dati del torneo di Cincinnati smentiscono questa impressione. Il russo ha infatti commesso più gratuiti dell’avversario solo nella semifinale contro Djokovic (24 contro 19), segno che alla profondità e all’aggressività si associa una precisione non comune.

Medvedev ripartirà, come gran parte del circuito ATP, proprio dal torneo di Cincinnati (anche se quest’anno, com’è ormai noto, si terrà a New York) per cercare di difendere il titolo conquistato nella passata stagione. Se i suoi numeri rimarranno questi, nessuno sarà felice di averlo dalla propria parte di tabellone.


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TAGGED:atp cincinnati 2019daniil medvedevstatistiche
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