Puerta e il doping, il manager: "Era un grande giocatore, ma ha pagato per la sua arroganza" - Pagina 2 di 2

Interviste

Puerta e il doping, il manager: “Era un grande giocatore, ma ha pagato per la sua arroganza”

Seconda parte del reportage de “La Naciòn” sul caso di Mariano Puerta. Dopo aver riportato le parole del diretto interessato, che ha ammesso di aver mentito sulle cause della sua positività, proseguiamo oggi con le versioni discordanti dei collaboratori del finalista del Roland Garros 2005

Pubblicato

il

 

IL MANAGER BRASERO

Jorge “Georges” Brasero è nato a Olivos 57 anni fa. Nel 1988 si stabilì in Francia, Paese natale del padre. Prima di stabilirsi in Europa, ha insegnato tennis a Belgrano. A metà degli anni ’90, incontrò l’italo-americano Olindo Iacobelli, ex pilota della 24 Ore di Le Mans, con cui fece amicizia e creò l’agenzia Biandra dedicandosi alla sponsorizzazione e alla rappresentanza dei tennisti. Insieme hanno gestito le carriere commerciali di Puerta e Gastón Gaudio. Iacobelli si è concentrato di più sul “Gato” e Brasero sul “Cordobese”.

Gastón era un ragazzo complicato, ma molto intelligente. E con Mariano non potevano nemmeno vedersi. Erano nella stessa categoria, Mariano lo batteva sempre quando erano ragazzi, ma in seguito Gastón si è preso la rivincita perché è esploso nel 2004 vincendo il Roland Garros e ha anche vinto la finale di Buenos Aires nel 2005”, dice Brasero.

E prosegue: “Ero noto per aver messo le strisce pubblicitarie sulle magliette dei giocatori e con Olindo abbiamo iniziato a gestire i tennisti. Con Mariano e Gastón stavamo andando troppo bene, sembrava irreale. Mariano fece la finale del Roland Garros, il giorno dopo tornò in Argentina via Londra e ci incontrammo all’aeroporto di Buenos Aires. Incontrammo tutta la stampa, passai tre o quattro giorni a festeggiare e poi ritornai a Parigi. Era come se camminassi sospeso tre metri sopra la terra e non potevo crederci. Si aprirono porte e cominciai a muovermi per cambiare i contratti di Mariano, tutti vennero a cercarmi. Ma mentre ero in vacanza ricevetti una chiamata e mi dissero che Mariano era risultato positivo all’antidoping. Non potevo crederci.

Brasero era già conosciuto in Francia come proprietario del Tennis Club de la Châtaigneraie, a nove chilometri dal Roland Garros. Quando la positività di Puerta divenne pubblica, finì anche lui nell’occhio del ciclone. Il 6 ottobre, a L’Equipe, Brasero dicharò: “Dimostreremo che tutto questo è falso. È un’invenzione”. Ma oggi ricorda: “È stato uno scandalo. Giornalisti e telecamere visitarono il mio club. Volevo uccidermi. Nascondermi? Non ho dovuto nascondermi da nulla, ero il manager, gestivo la carriera, davo consigli, parlavamo di soldi, ma non ero al corrente della routine quotidiana. Mariano mi chiese di ripetere il test in un laboratorio francese [il 15 settembre, a Châtenay-Malabry, ndr]. Arrivai, aprirono un frigorifero e mi dissero: ‘Riconosci la bottiglia numero uno e numero due?’. ‘Sì’, risposi. Tutto sotto sigillo. Firmai i documenti e me ne andai. Sei giorni dopo, si confermò la presenza di etilefrina nel corpo di Puerta”.

La strategia del bicchiere d’acqua è stata messa in piedi dal suo avvocato, non da noi. Gli ho dato tutto il mio appoggio. Ha perso molti soldi e anch’io. Si è lasciato sfuggire una carriera incredibile. Quello che hanno trovato nel suo corpo non poteva aiutare nemmeno un bambino. Quindici anni dopo, non ho più amarezza. Era un grande giocatore, ma goffo e disordinato e anche un po’ arrogante. Come il tipo che dice: ‘Non può succedere a me’. Ed è successo a lui. E non una, ma bensì due volte. Il grande responsabile di una mancata carriera di successo è lui. Poi, naturalmente, ci furono degli interventi esterni… Lecman lo trattava poco; Schneiter di più, fece un buon lavoro e gli diede ordine. Ero vicino a Guillermo Pérez Roldán e sono al corrente delle conversazioni che ha avuto con lui. In altre parole, tutto è avvenuto quando il match fixing è apparso su Internet. Ricordo di essere andato a Umago, in Croazia, con Mariano, che ha perso contro Rafa, e già iniziava a emergere tutto sulla mafia della compravendita delle partite. Sto parlando del 2003. La stampa, a un certo punto, confuse tutto riguardo il doping. Mariano offrì il bastone per essere colpito e loro lo colpirono. Era un grande giocatore, ma ha pagato per la sua arroganza. Ho parlato con lui recentemente, avevamo promesso di incontrarci”.

Puerta è caduto nello scandalo delle scommesse per le partite truccate?
Per quanto ne so, no. Ho un carattere forte e questo tradirebbe il mio lavoro. Ho fatto ottimi contratti per lui, abbiamo stretto un’amicizia. Vissi male il doping perché non capivo, non mi spiegavo perché Puerta fosse caduto in depressione, fosse ingrassato, l’ho sentito tante volte al telefono, l’ho aiutato a tornare, gli ho trovato sponsors che lo hanno aiutato, sostenuto. Avrebbe dovuto stare molto di più con me, perché gli ho sempre dato buoni consigli. Non l’ha fatto, oggi non porto rancore, ma in qualche momento sì perché è da anni che non ci si parlava. Avremmo dovuto porre fine a quel legame guardandoci in faccia e se lui forse mi avesse raccontato quello che non so, se fossi stato interessato ad ascoltare… Ma ha danneggiato la mia immagine, perché il mio nome è stato usato dai media francesi e io vivo qui.

Perché utilizzò sostanze dopanti?
Questa è una zona piena di ombre. Non me l’hanno mai detto. Non ho la conoscenza piena delle vitamine. Ho scoperto in seguito che Lecman aveva avuto problemi alle Olimpiadi. Chi comprò le pillole? Dove le prese? Non l’ho mai saputo. È un argomento in sospeso.

Metterebbe le mani sul fuoco per dire che Puerta non ha preso nulla per migliorare le sue prestazioni?
Consapevolmente, sì, ce le metto. Ora, c’è una zona d’ombra… Da quello che ho visto, ho già messo le mani sul fuoco per dire che non ci fu un imbroglio, ma il risultato dice il contrario. Dicono che hanno trovato qualcosa nel suo corpo, quindi qualcosa non è andato bene. Lo ha fatto di proposito? Direi di no. Direi che non c’è stato nulla di disonesto da parte sua, ma la storia racconta il contrario. Fu negligente e irresponsabile. La negligenza rientra nelle sanzioni TAS. Ho una domanda da fare a Mariano.

Quale?
Chi organizzò l’imbroglio? Chi ha sbagliato? Dove hai comprato le pillole? Chi te le ha date? Lo sapevi o non lo sapevi? Guardami in faccia. Nient’altro. È l’unica cosa che mi interessa. Sono le uniche domande che gli farei, quindici anni dopo, per dormire un po’ meglio. Voglio che sia felice.

Schneiter ebbe responsabilità sull’accaduto?
Ho parlato di nuovo con Schneiter al Roland Garros 2019. Non ci siamo parlati per 14 anni, perché pensava che Mariano non lo avesse pagato e avesse pagato tutti, quando tutti abbiamo perso molti soldi. Pensava, mi disse in faccia, che avessi convinto Mariano a cambiare allenatore. Se devo parlare dello Schneiter del 2005, che non era lo stesso di oggi con Garín e Londero, dico che ha fatto un lavoro impeccabile. Conoscevo Lecman molto meno. Schneiter ha fatto quello che doveva fare. Forse essendo stato un ex-giocatore di doppio aveva meno peso di quanto ne abbia oggi.

Perché Puerta ruppe con Schneiter poche settimane dopo la finale del Roland Garros?
Posso solo immaginare il motivo esatto perché non me l’ha mai detto. Una volta raggiunta la Top 10 ha voluto, secondo me, avvicinarsi a un ragazzo come Guillermo Pérez Roldán, che era stato N.13. Mariano non mi ha mai detto di cercargli un allenatore. Ho pagato le conseguenze perché Schneiter pensò che fossi stato io e questo è falso. Puerta contattò Pérez Roldán, negoziò e chiuse il contratto. Mariano voleva qualcosa e lo faceva, che sia una macchina, sposarsi o divorziare. Ha sempre preso decisioni da solo e poi me le ha comunicate.

Rubén, il padre di Mariano, era l’allenatore di Juan Ignacio Chela quando risultò positivo al doping. Hai avuto la responsabilità nel caso di suo figlio?
Non sono mai andato d’accordo con lui. Sapeva di tennis, sì. Nel momento in cui Mariano è esploso, non era una buona influenza per suo figlio perché voleva intromettersi, dato che gli piacevano i riflettori. E Mariano in questo era duro. E il padre voleva salire sulla nave della gloria. Pensavo che non apportasse cose positive. Fu Lecman? Fu il padre? La Legione aveva una macchia, che era il doping. Erano sciatti e approssimativi. L’argentino non è organizzato culturalmente e pensa: ‘A me non succederà mai’. È successo a Chela, a Coria, a Cañas e a Puerta, già si hanno quattro giocatori veterani e top. Quando chiamavano Coria “Nandrolino” faceva molto male. E se ci metti anche Maradona…

Sono passati quindici anni dalle vicende di doping che hanno ferito profondamente il tennis argentino. Puerta una volta tornò a Parigi, ma non al Roland Garros; né come giocatore né come turista. È emigrato negli Stati Uniti nel 2014. Insegna tennis e si dedica al settore immobiliare. Schneiter è salito alla ribalta come allenatore per il suo lavoro con Garín e Juan Ignacio Londero. Lecman ha superato un ictus e imparte diversi livelli di allenamento. Brasero gestisce il suo club a Parigi ed è manager di Federico Delbonis. Sol Estevanez ha ricostruito la sua vita: ha sposato il giocatore di polo Mariano Uranga nel 2017 e ha avuto una figlia. La storia che circonda lo scandaloso caso di doping rimane avvolta nel mistero.

Traduzione a cura di Andrea Canella

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement