[2] R. Nadal b. E. Gerasimov 6-4 6-4 6-2
E alla fine è arrivato anche il momento del padrone di casa. Rafael Nadal, dodici volte vincitore della Coppa dei Moschettieri, è tornato a controllare come sono andati i lavori per il tetto che sono stato fatti durante la sua assenza, specialmente in quest’anno particolare nel quale non è passato a vedere cosa succedeva in primavera ed è venuto solamente in autunno. Prima di cominciare a gareggiare sul serio aveva subito detto che gli piaceva di più in primavera e che sarebbe stato complicato giocare quest’anno con il freddo e con le ormai famigerate palle Wilson che sono più lente e più pesanti. Certo, in primavera passava di qui, prendeva coppa e assegno e poi dava appuntamento per l’anno dopo: difficile che possa andare meglio di così.
La sua visita inaugurale è andata più o meno come previsto, con una vittoria in tre set contro il bielorusso Egor Gerasimov, abbigliato in maniera “labirintica” dai magliai del teschio (al secolo Hydrogen), che si è preso la soddisfazione nel terzo set di andare in vantaggio di un break sul 2-0, salvo poi però venir rullato (in senso metaforico) nei successivi sei giochi, complice anche una rullata (in senso letterale) della caviglia destra nel corso di un recupero che ha richiesto l’intervento del fisioterapista a fasciare il tutto.
Un break per set nei primi due parziali per il maiorchino, che non ha sfavillato nella sua tenuta color carta di zucchero, versione pastello con lo stesso collo sformato di quella giallo fluo messa in mostra agli Internazionali BNL d’Italia. Sicuramente c’è ancora da mettere a posto qualcosa per provare a “fare 13”: i palleggi non sempre abbastanza profondi e i colpi a chiudere non esplosivi come una volta, anche perché fa freddo e ci sono i pallettoni.
“È stata una prestazione più o meno in linea con le attese – ha commentato Nadal alla fine della partita – non mi aspettavo niente di più e niente di meno. Si tratta di un processo di miglioramento passo passo: oggi ho fatto il primo passo, domani mi allenerò per provare a farne un altro”.
La sconfitta contro Schwartzman a Roma non è stato un caso per il campione spagnolo, ma è stata la manifestazione di un processo che prevede alti e bassi: “Sono rimasto senza giocare a tennis per due mesi e non ho giocato tornei per sei: non si superano pause come queste come per incanto. Anche se ho giocato bene nei primi due incontri a Roma, sapevo benissimo che non si poteva considerare la normalità, sapevo che ci sarebbero state delle difficoltà lungo il percorso. Quella sera non ho servito bene, ora sto intraprendendo il percorso per aumentare le percentuali di servizio, e quando saranno cresciute potrò aumentare anche la velocità. Ma è appunto un percorso: oggi ho fatto un passo, domani in allenamento proverò a farne un altro”.
A livello di analisi del gioco, Nadal si è detto soddisfatto di alcuni diritti lungolinea in affondo “un colpo importante per il mio gioco”, mentre ha dichiarato di dover ancora migliorare la profondità media dei colpi che non l’ha soddisfatto.
“Confermo comunque la mia opinione di qualche giorno fa: sarà un Roland Garros diverso da tutti gli altri, ma non possiamo fare altro che adattarci. L’ATP e gli Slam stanno facendo tanti sforzi per farci giocare, e io sarò qui ogni giorno a giocare e a combattere per ricompensare questi sforzi. Il tennis è il nostro lavoro, e anche se ci sono tante altre cose più importanti di cui occuparsi in questo momento nel mondo, noi siamo qui per questo, perché in questo momento lo sport possa essere di aiuto alla gente”.
Al secondo turno Nadal affronterà, molto probabilmente mercoledì, lo statunitense Mackenzie McDonald (n. 236 ATP) che ha battuto il qualificato canadese Diez al primo turno.
