Grande Italia al Roland Garros (Scanagatta, Mastroluca, Crivelli, Azzolini). Super Trevisan e un infortunio: Gauff e Williams a casa (Crivelli). Il vaffa di Sara: «Tutta scena» (Azzolini)

Rassegna stampa

Grande Italia al Roland Garros (Scanagatta, Mastroluca, Crivelli, Azzolini). Super Trevisan e un infortunio: Gauff e Williams a casa (Crivelli). Il vaffa di Sara: «Tutta scena» (Azzolini)

La rassegna stampa di giovedì 1 ottobre 2020

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Da Sinner a Travaglia, azzurro speranza a Parigi (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

La giornata del Roland Garros finalmente risparmiata dalla pioggia parte con due botti. Il primo è scambiato per una bomba da Wawrinka e Koepfer in campo e dai 1000 spettatori ammessi al Roland Garros. Che paura! Era stato un aereo dell’aviazione francese che, alzatosi in volo per raggiungere un aereo civile che aveva perso contatto con i controllori di volo, ha superato il muro del suono. Il secondo botto verso mezzogiorno: Serena Williams annuncia il suo ritiro. Tendine di Achille. «Mi dava fastidio da New York, ma speravo di poter recuperare». Per la campionessa di 23 Slam sfugge il sospirato Slam n.24 al decimo Major di fila. Uguaglierà mai il record di Margaret Court? Ha compiuto 39 anni, gli acciacchi si susseguono e conciliare tennis e maternità diventerà sempre più dura. Poi il match dai contorni quasi drammatici e perso da Sara Errani con l’olandese Kiki Bertens n.5 del seeding. Sara non batteva una top-ten dal 2015 e questa volta ha avuto il matchpoint sul 6-5 nel terzo, ma lo ha perso 9-7. La Bertens da un’ora accusava crampi a una mano e a una coscia, si lamentava e fermava dopo ogni punto. Poi però correva come una lepre facendo imbestialire la Errani, già nervosa da quando, avanti 5-2 nel primo set, aveva iniziato a fare doppi falli: non riusciva ad effettuare un corretto lancio di palla. Lo sbagliava, due, tre, quattro e anche cinque volte, fino a che rimediava una prima ammonizione e poi una seconda per il mancato rispetto della regola dei 25 secondi massimi fra un punto e l’altro. Per evitare la terza ammonizione e la perdita del punto, Sara dopo 3 o 4 lanci sbagliati, batteva dal sotto. Avrà perso la palla per aria una cinquantina di volte. Roba mai vista a livelli Slam. Eppure stava per vincere ugualmente. Negli scambi comandava lei. L’olandese l’ha però spuntata per 76 36 97, e poi si è buttata per terra in preda a crampi ancora più forti. Sara non l’ha aspettata. E’ uscita dal campo lanciando un gran “vaffa…” amplificato dai microfoni. La giornata azzurra filava molto meglio dopo. Al femminile, colpo di Martina Trevisan (n.159 del ranking) che si concedeva il lusso di battere il baby fenomeno Usa Coco Gauff (n.51) 46 62 75. Poi tutti i tennisti italiani tranne Giustino in mission impossible con Schwartzman, sono approdati al terzo turno, Sonego, Travaglia, Cecchinato e Sinner. Per Sonego, Travaglia e Sinner è la prima volta. Non accadeva dal 1958 che ne portassimo 4 al terzo turno. Sonego (n.46 Atp) ha annullato due setpoint al kazako Bublik (n.49) nel primo set e vinto in 3 (76 61 75). Stefano Travaglia (n.73) ha sconfitto il “giap” Nishikori (n.35) 64 26 76 46 62 (3h e 53m) e trova ora Nadal. Un Cecchinato ritrovato ha battuto l’argentino Londero 63 62 57 62, Sinner ha travolto ìl francese Bonzi 62 64 64. Oggi è poi il turno di Matteo Berrettini contro il sudafricano Harris.

Italtennis nella storia (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Cecchinato, Sinner, Sonego, Travaglia. I quattro moschettieri azzurri che, nella casa dei moschettieri del tennis, hanno scritto la storia. In attesa di Matteo Berrettini, che giocherà oggi il suo incontro di secondo turno contro Harris (in caso di sua vittoria gli italiani passati sarebbero cinque) l’Italia può già festeggiare un’edizione da record nell’era Open (ovvero dal 1968 ad oggi). Per trovarne un’altra con più di tre giocatori italiani al terzo turno bisogna tornare al 1958, con Beppe Merlo, Antonio Maggi, Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola. Tante le prime volte dentro questa giornata da ricordare. Stefano Travaglia, mai così avanti in un torneo dello Slam, ha vinto la sua prima partita in carriera al quinto set. Ha sconfitto Kei Nishíkori. Il giapponese non perdeva un match al quinto set dall’Australian Open del 2017. A quasi 29 anni, Travaglia regala la quasi certezza di scendere in campo sul Philippe Chatrier per il prossimo match. Affronterà infatti il 12 volte campione del Roland Garros Rafa Nadal. LORENZO. Prima volta al terzo turno di un major anche per Lorenzo Sonego, più continuo rispetto al kazako Alexander Bublik, numero 49 del mondo. Per un posto agli ottavi sfiderà Taylor Fritz, testa di serie numero 27. Prosegue il Roland Garros del riscatto di Marco Cecchinato, a cui evidentemente fa bene l’aria di Parigi. Il siciliano ha fatto la differenza anche sulla diagonale del rovescio contro l’argentino terraiolo Juan Ignacio Londero. L’azzurro ha tirato un po’ il fiato nella parte finale del terzo set, ma la partita non è mai stata in discussione. Cecchinato sfiderà Alexander Zverev numero 7 del ranking. Jannick Sinner, alla prima partecipazione nel torneo, sembra già perfettamente a suo agio, padrone del mestiere. Non ha avuto alcuna difficoltà contro il francese Benjamin Bonzi, sconfitto 6-2 6-4 6-4. Lo aspetta un terzo turno non proprio impossibile contro Federico Coria, il fratello dell’ex top 5 argentino Guillermo, che ha eliminato Benoit Paire. L’ultima impresa della serata la firma Martina Trevisan, che supera 4-6 6-2 7-5 la sedicenne Cori Gauff. «E’ la mia vittoria più bella».

L’Italia che fa storia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

E’ un’Italia che va e nessuno la ferma più. Il cielo di Parigi si illumina di straordinari riflessi di azzurro in questa strana edizione autunnale dell’ultimo Slam di stagione. Non era mai accaduto, nell’Era Open, che quattro nostri giocatori approdassero al terzo turno del Roland Garros e per trovare la stessa impresa bisogna scartabellare annali ormai ingialliti dal tempo: nel 1958 ci riuscirono Orlando Sirola, Nicola Pietrangeli, Antonio Maggi e Beppe Merlo, nomi mitici che danno plasticamente il senso del momento che stiamo vivendo 62 anni dopo. E se oggi Matteo Berrettini confermerà il pronostico contro il sudafricano Harris, ne porteremo addirittura 5, come solo nel 1955 (il record è del 1947 con sei, quando pertò il torneo scontava le defezioni postbelliche). L’ultimo a qualificarsi è anche il più veloce sul campo e quello che soffre di meno. Del resto, il Sinner ammirato fin qui sulla terra, da Roma a Parigi, è un campione in erba di appena 19 anni ma con grande maturità e solidità. Perciò non può spaventarlo il francese di chiarissime origini italiane Bonzi, numero 227 Atp. Troppo diverso il peso della palla, troppo centrato il gioco di Jannik da un angolo all’altro perché la partita possa avere una storia diversa rispetto alla lezione in tre set data al rivale transalpino, che non appena prova a reggere lo scambio non trova più il campo. […] L’unica difficoltà di giornata si è rivelata la lunghissima attesa: «Ho fatto riscaldamento alle dieci del mattino, un’ora dopo ero in hotel nella bolla e ho dovuto aspettare fino a sera per giocare. Per fortuna le condizioni ambientali stavolta erano buone, non c’era vento e io credo di aver giocato bene, ho gestito il ritmo del match a mio piacimento». Ció che sorprende è la forza mentale complessiva dei nostri, che non abbandonano mai la partita anche quando l’inerzia sembra spostarsi dall’altra parte della rete. Così Travaglia, conquistato il terzo set dopo aver annullato tre set point nel tiebreak a Nishikori, si ritrova un po’ svuotato e con l’altro che lo aggredisce pure scendendo a rete, fino a un quinto set che dovrebbe rappresentare un salto nel buio. Lo dicono i numeri: il giapponese ha un record di 23-6 al quinto e ha vinto le ultime 9 partite, Travaglia invece un match così lungo non l’ha mai vinto. Infatti trionfa lui, ritrovando la spinta da fondo che gli consente di aprirsi il campo e pizzicare con il dritto un rivale ormai affannato, regalandosi il meraviglioso sogno di un terzo turno sul Centrale (e dove altrimenti?) contro Nadal, 12 volte signore di queste lande: «Sarà una bella sensazione, ma non credo mi emozionerò o che farò una figuraccia. Ormai ho imparato a dare sempre il cento per cento e credo che in campo si veda». […]

Ciac: Paris, Italia (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Lo spirito è quello giusto, lo stesso dei marinai di una volta. Si va e si vede che cosa appare all’orizzonte. Non è un gioco, e i nostri non sono più bambini, ma tennisti già da un bel po’. Il bello è che non hanno ancora messo da parte l’idea di imparare, e di crescere, di conoscere. Ognuno con i propri modi. Sonego dalle gambe bislunghe e l’aria trasognata, Travaglia che estrae colpi pregiati dagli affanni, Cecchinato che esegue giochi di prestidigitazione con le smorzate. E anche Sinner, che per motivi di età è costretto a ripetere di essere qui per imparare, e intanto dà lezioni. La cosa buffa è che loro stessi esplorano e vengono esplorati. Sono in tanti ormai a chiedersi da dove siano usciti tutti questi italiani. Anche Matteo Berrettini, che è già al numero 8, è costretto alle forche dell’altrui curiosità. In fondo nei suoi Roland Garros non ha ancora raccolto granché, ma i servizi e i dritti che produce, e quel suo modo di stare sul campo, dove sembra più grande di avversari che lo superano in altezza, incuriosisce. Lo chiamano Le Marteu, il martello. Tutto il mondo lo chiama allo stesso modo. Re Martello torna oggi, contro il sudafricano Lloyd Harris. […] Sonego aveva il match meno decifrabile, con il russo Bublik, che infila colpi spesso simili a perle, ma li dispone sempre a casaccio. E’ la sua filosofia, non l’ha mai nascosto. È convinto, il russo stipendiato dal Kazakhstan, che a tennis vinca chi più di altri sa domare la fortuna, o la sa indirizzare. Il principio lo induce a tentarle tutte, anche le più strambe. Se la fortuna gira per il verso giusto che problema volete che vi sia? […] «Vincere il primo set ha dato al match l’impronta giusta. Da lì il kazako non mi è sembrato più così lucido. È un tipo strano, di gran talento e fa cose che uno non si aspetta. Come servire da sotto… Io mi sono tenuto aggrappato al match, sapevo che resistendogli avrei finito per ricevere un bel po’ di regali. Così è stato. Ora Fritz, forte ma poco da terra rossa». L’impresa la firma Stefano Travaglia. Cinque set arrabbiati per battere un Nishikori in ripresa dopo infortuni e coronavirus. Timido in avvio, Steto esce allo scoperto nel secondo, e impone le sue manovre da fondo, che sono consistenti e preparano bene il punto. Il set che decide tutto è il quinto e Nishikori ne ha persi pochissimi in carriera. Ma Steto mostra personalità e idee chiare. Si porta avanti di due break, 5-1, e chiude due game più tardi, regalandosi Nadal. […]

Super Trevisan e un infortunio: Gauff e Williams a casa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Mancava un tocco di rosa a illeggiadrire la splendida avventura tricolore a Parigi. E così la fenomenale Martina Trevisan, con talento e dedizione e senza alzare la voce, si regala e regala al tennis femminile italiano un pomeriggio da ricordare. Aveva appena vinto la prima partita in carriera in uno Slam approfittando del ritiro della Giorgi, ci ha aggiunto l’asso di uno splendido successo in rimonta al secondo turno sulla Gauff, 51 del mondo (lei è 159), forse troppo presto battezzata come prossima dominatrice tra le donne ma sicuramente avversaria di spessore mondiale. Approfittando di 19 doppi falli della sciagurata rivale, la fiorentina risale con pazienza fino a mettere molta pressione all’americanina: «Fin dall’inizio, non mi sono fatta intimidire, non ho voluto pensare a chi avevo davanti, sono sempre stata propositiva e tranquilla». Così tranquilla da metabolizzare in fretta una chiamata orribile e sbagliata sul 5-4 per lei nel terzo set, fino al trionfo più bello della carriera: «Nell’ultimo anno la mia mentalità è cambiata, ci sto lavorando molto». La testa, nella vita di Martina, ha sempre avuto un ruolo decisivo: nel 2009, a 15 anni, travolta dalle aspettative non realizzate, cadde in depressione e vittima dell’anoressia, tanto da smettere con il tennis per oltre quattro anni, prima che le tornasse il fuoco dentro anche grazie all’aiuto di una psicoterapeuta. Con un fantasma sta invece facendo i conti Serena Williams: è quello di Margaret Court e dell’ormai maledetto 24° Slam, un film dell’orrore che l’ex numero uno si vede passare sullo schermo dal 2017 agli Australian Open e che le agita i sonni a ogni Major. Stavolta il problema non è stata l’avversaria, la bulgara Pironkova già battuta agli Us Open, perché l’americana ha dovuto arrendersi prima ancora di scendere in campo, sconfitta da un tendine infiammato che la tormenta dalle semifinali di New York: «Soffro di un’elongazione del tendine d’Achille, è un infortunio serio che non ti permette di giocarci sopra perché se peggiora la situazione si complica». In ogni caso, sulla sua stagione cala il sipario e l’appuntamento è per gli Australian Open di gennaio, dove il record dei 24 Slam tornerà a pizzicarle i pensieri: «Adesso devo stare assolutamente ferma dalle quattro alle sei settimane, ma il mio è solo un arrivederci all’anno prossimo. Intanto mi godo la mia famiglia».

Il vaffa di Sara: «Tutta scena» (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La stagione del vaffa si apre ufficialmente anche sui campi da tennis. Madrina d’eccezione, Sara Errani, che chiosa nel modo più semplice e diretto gli attriti e le incomprensioni di un incontro che l’ha vista arrivare per prima al match point e poi perdere contro l’olandese Kiki Bertens. Il vaffa si fa largo fra i corridoi dell’impianto, appena la nostra ha messo i piedi fuori dal campo da gioco. Ma è pieno, rotondo, urlato, e arriva nei microfoni delle telecamere. «L’ho detto? Si, l’ho detto. Ma ero ormai fuori, e potevo dire quello che mi pare». Storia di un match talmente brutto da catturare l’occhio degli spettatori e indurli in uno stato ipnotico. Uno di quei match in cui il gioco quasi non conta, mentre spiccano le situazioni ingarbugliate, tali da muovere incomprensibili emozioni. Una battaglia che ha preso forma sin dalle prime battute, con una Errani spregiudicata e padrona del campo. Due break immediati, che hanno costretto l’olandese (n.5 del tabellone e 7 Wta) a reagire. Ecco il contro break, che dà la stura a una serie infinita di servizi perduti. Per tre volte Errani serve per il primo set, ma il suo servizio è in uno di quei giorni che non vuole entrare. Ha difficoltà già dal lancio di palla, e al terzo tentativo infruttuoso si becca un “time violation” cui segue un “15” di penalizzazione. Ce n’è abbastanza per decidere di battere da sotto. Lo fa, e Kiki rimonta e si prende il set, ma nel secondo Sara non sbaglia niente (servizio a parte) e nel terzo le due si sfidano a chi riesce per prima a ottenere un punto con il proprio servizio. Break dopo break (dieci di seguito) si arriva ai match point. Quello di Sara sul 6-5, annullato con autorità dalla Bertens. La quale, nel frattempo, ha cominciato ad accusare i crampi. Non alla gamba, ma dappertutto, perfino alle dita del piede e a quelle della mano. Sara reagisce male. È convinta che l’olandese stia bluffando, e il match s’incarognisce. Kiki tiene finalmente un servizio e sull’8-7 ha i primi tre match point, Sara li assorbe con grande vigore, ma sul quarto affonda. Bertens viene portata via in lacrime, su una sedia a rotelle. Sara, liberato il vaffa, non demorde: «Sedia a rotelle? Ma se l’ho vista ora al ristorante, fresca come una rosa. Mi chiedete se abbia bluffato? La mia risposta è semplice: sì». […]

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