Berrettini e soci. Adesso l'Italia lotta tra i giganti (Cocchi). "Bravi a cogliere l'attimo" (Burruni)

Rassegna stampa

Berrettini e soci. Adesso l’Italia lotta tra i giganti (Cocchi). “Bravi a cogliere l’attimo” (Burruni)

La rassegna stampa di martedì 20 ottobre 2020

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Berrettini e soci. Adesso l’Italia lotta tra i giganti (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Il nuovo miracolo italiano si chiama tennis. Giovanissimi, giovani e veterani hanno portato l’azzurro sempre più in alto, fino a farci diventare la quarta potenza mondiale. Con otto giocatori nei top 100, l’Italia è dietro soltanto a Francia, che ne conta 11, Spagna a quota 10 e Stati Uniti a nove. Ma il sorpasso è vicino, anche perché dal basso arrivano forze fresche: dopo Berrettini, consolidato top 10, l’eterno Fognini, e il talento fulminante Sinner, ecco la rincorsa di Lorenzo Musetti, 123 al mondo e decimo italiano nel ranking mondiale. Se prendiamo come punto di riferimento il giocatore numero 10 di ogni nazione, l’Italia è ancora una volta al quarto posto, confermando la solidità del movimento. Guida sempre la Francia, con Moutet, decimo giocatore nazionale, al numero 74 del mondo, mentre la Spagna vede nella stessa posizione Roberto Carballes Baena, che staziona al numero 99. Tra Stati Uniti e Italia è un testa a testa che potrebbe già vedere il sorpasso nelle prossime settimane. Se infatti Denis Kudla, 120 del ranking, è il decimo giocatore statunitense, il nostro Musetti, pari grado italiano, è sotto di appena tre posizioni. […] La conferma arriva da Vincenzo Santopadre, un passato da pro’ e da sempre coach di Matteo Berrettini, 10 al mondo: «Credo che il successo del tennis italiano maschile negli ultimi tempi sia dovuto a diversi fattori. In primis l’aiuto decisivo della federazione, che soprattutto ai giovani che iniziano dà l’appoggio sia tecnico che economico, lasciandoli comunque crescere nel loro ambiente. Sradicare un ragazzino dalla famiglia a volte può anche rallentare il processo di crescita del giocatore». Santopadre, da ex giocatore, individua nei suoi colleghi un altro dei valori aggiunti nella crescita delle nuove leve: «Molti tennisti che hanno frequentato il circuito ora sono diventati tecnici, un bagaglio importante di esperienza che può accompagnare meglio i ragazzi alle prime armi in un mondo inizialmente difficile da capire. Poi, a mio avviso, come era accaduto per le donne qualche anno fa, ora i nostri tennisti si spingono a vicenda, i risultati di uno motivano l’altro. E c’è anche una buona collaborazione, positiva, tra i team». Per il tecnico del numero uno italiano anche i tanti tornei che si giocano sul territorio nazionale hanno permesso alla base di crescere: «Ci sono molti Challenger e Itf nel nostro Paese, e paradossalmente è meglio che avere quattro Masters 1000. I più giovani possono giocare, fare punti, imparare a muoversi senza dover affrontare troppe spese di viaggio» […]

“Bravi a cogliere l’attimo” (Antonio Burruni, L’unione Sarda)

«Il grande risultato di questo torneo non è solo l’ottimo livello di partecipazione e i 10 giocatori italiani in tabellone, ma che, se non lo avessimo organizzato, le wild card Cecchinato e Musetti non avrebbero avuto questa occasione e oggi avremmo un grande giocatore ancora da ritrovare e un ragazzo con un po’ di convinzione e punti in meno». Angelo Binaghi parla così per intendere che la missione “Atp nell’Isola” è compiuta. Il presidente della Fit sottolinea come il Forte Village Sardegna Open abbia «permesso di ritrovare un giocatore che può ambire ai risultati che gli avevano permesso di arrivare in semifinale al Roland Garros, ed è bello che questo trampolino di rilancio per lui sia stata la Sardegna». Pensando al risultato di Marco Cecchinato, Binaghi si interroga «sul perchè i siciliani arrivano in semifinale al Roland Garros e vincono i tornei in Sardegna e non viceversa. Perché trent’anni fa, nonostante siano il triplo della popolazione della Sardegna, avevano risultati assolutamente paragonabili con quelli miei, di Murgia e di Spiga, tanto per parlare della mia generazione, mentre adesso arrivano tra i primi 1000 e riescono a fare autentici exploit. C’è da chiedersi, da sardi», prosegue con amarezza, «com’è possibile che noi abbiamo un disastro totale dal punto di vista agonistico, nel senso che le grandi società, soprattutto quelle che hanno fatto la storia gloriosa agonistica del tennis in Sardegna, non tirino più fuori mezzo giocatore». Il presidente federale sottolinea anche il risultato di Musetti: «Abbiamo battuto un record, perché Musetti è il primo giocatore del 2002 ad arrivare in semifinale in un torneo del circuito maggiore. Bastano queste cose, da un punto di vista tecnico-sportivo, per renderci non soddisfatti, di più. Ne faremmo uno alla settimana, se ci fossero queste opportunità». […] Sul torneo nell’Isola, il numero i Fit riconosce che «in una condizione di normalità sarebbe stato impossibile. Siamo qua perché c’è una situazione di assoluta straordinarietà, che crea grandi problemi, ma anche grandissime opportunità. Avere la proprietà di un torneo del genere (qualora ci fosse la possibilità, perché il calendario è completo), significherebbe un esborso di 8 milioni di dollari. Siamo riusciti ad averlo gratis, per le rinunce dei Paesi asiatici. Siamo stati veloci, bravi. Siamo collaudati, conosciuti dall’Atp e dall’Itf e abbiamo fatto tombola. Con molta fortuna e rapidità. Per una volta, noi sardi abbiamo bruciato sul tempo tutti. Almeno dal punto di vista organizzativo siamo stati più bravi dei siciliani. Resta da capire perché lo siamo fuori dal campo e non in campo, però questo è un altro discorso».

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