Fra Berrettini e Sonego c'è tutto questo gap nel ranking? Di sicuro non ci sono invidie

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Fra Berrettini e Sonego c’è tutto questo gap nel ranking? Di sicuro non ci sono invidie

Rivali veri e no. Panatta e Barazzutti, Becker e Stich, Vilas e Clerc erano cane e gatto. Berrettini e Sonego no. Allora forse è vero che il tennis è ‘anche’ uno sport di squadra. Ma chi è più forte?

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Lorenzo Sonego - MEF Tennis Tour Perugia 2020 (foto Marta Magni)
 

Negli ultimi tempi, il tennis italiano sembra quasi una staffetta: il testimone passa di mano in mano, e i nostri ‘piccoli eroi’ (l’ultimo frazionista è Lorenzo Sonego), nel video forse mi è mancato nella lista di citare Sinner (figurarsi se lo dimenticavo!) ci danno modo di rallegrarci in questo periodo difficile.

Di Lorenzo Sonego si sottolinea sempre assai curiosamente il cuore granata, il suo essere torinista, come se l’essere laziale, romanista, azzurro napoletano, rossoblù bolognese, o juventino valesse qualcosa meno. Detto da un tifoso viola come me, quindi gemellato con i torinisti, dovrebbe rassicurarci sulla mia obiettività, nel momento in cui dico che neppure l’essere juventino dovrebbe essere presentato come un difetto.

I tennisti italiani sembrano quasi fratelli di sangue, Berrettini e Sonego in particolare. Mi ricordano un po’ il rapporto che si instaurò tra i grandi svedesi o i grandi australiani, che si spingevano l’un l’altro a partire da un leader capace di fare squadra. Ubaldo li chiama i nipotini di Borg…Wilander, Nystrom, Edberg (e nel video se ne citano parecchi altri) e poi racconta di Newcombe, Roche, Laver, Rosewall, Emerson, Hoad e gli altri grandi australiani. Facevano squadra e famiglia. Non è stato così invece nè in Germania nè in Argentina: Becker e Stich erano cane e gatto, Vilas e Clerc pure, ma anche in Italia non ci sono state eredità: il boom degli anni Settanta è stato ‘buttato’ perché non sono nati i nipotini di Panatta e Barazzutti; Panatta era un ‘fratellino’ solo per Bertolucci, ma non aveva nulla in comune con Barazzutti e poco con Zugarelli.

Panatta e Barazzutti, Becker e Stich, Vilas e Clerc, hanno giocato in Davis insieme, ma non avrebbero quasi mai gioito davvero per una vittoria dell’altro se quella vittoria fosse coincisa con una loro sconfitta. Erano veri rivali, che si trovavano talvolta anche a battersi a fianco. Ma non sarebbero mai usciti a cena insieme. Non avevano interessi, gusti, personalità in comune.  Non hanno dato vita a eredi, perché non sono mai stati un vero team, una famiglia.

Era accaduto anche fra Fausto Gardini, per Gianni Clerici il vampiro del Bonacossa che succhiava sangue ai suoi avversari in Davis a Milano infischiandosi di compiere se necessario anche grosse scorrettezze, e Beppe Merlo, che era invece la quintessenza del tennista buono, capace di perdere partite vinte se l’avversario gli suscitava un minimo di pena.  

I nostri staffettisti di oggi, soprattutto gli ultimi arrivati, invece sono veri amici. E’ capitato a Berrettini di infastidirsi un po’ quando la gente si è entusiasmata in eccesso per il trionfo di Sinner fra i NextGen. Si dimenticava che raggiungere un posto fra i top-10 è tutta un’altra cosa che entrare fra i top 100, sia pure da giovanissimo.  Con il potenziale si sogna, con la realtà si sta ben svegli e con i piedi sulla terra. Sinner fa sognare, ma finchè è n.43, bisogna stare attenti a non cadere dal letto.

 Che Berrettini arrivi a essere minimamente invidioso dei recenti exploit di Lorenzo Sonego non lo credo proprio.

Adesso tanti mi chiedono: ma fra Berrettini e Sonego il gap di una ventina di posti in classifica è giustificato dalle loro qualità tennistiche? Non sarà che i due gemelli diversi sono più o meno tennisti della stessa caratura?

Il tennis, come la vita, è buffo nell’aggiornamento dei quesiti. Fino a qualche settimana fa, la risposta sarebbe stata una. Oggi è probabilmente un’altra.

Oggi si scopre che rispetto a Berrettini Sonego si muove meglio, che ha un rovescio più solido, più capacità di recupero, e perfino – dopo che per anni si è creduto e detto il contrario – che Lorenzo avrebbe più personalità perché supera le varie prove del nove, tiene il servizio a zero quando deve chiudere un set, senza patire il braccino, diversamente da quanto è capitato in più d’una occasione a Berrettini. Però in tanti sembrano aver dimenticato che fino a una settimana fa, sconfitto da Bedene, Lorenzo sui campi indoor, nonostante il servizio a 230 km orari e un dritto le cui angolazioni talvolta sembrano più acute di quelle che è capace di imprimere Berrettini, aveva collezionato 10 sconfitte di fila. A Matteo, che non ha potuto ripetere sull’erba i risultati di una stagione che non c’è stata, si rimprovera la sconfitta di New York con Rublev. Sì non da Cincirinella ma da Rublev il tennista più continuo dell’anno dopo Djokovic.

Si osserva che il suo rendimento è troppo legato alle giornate di servizio e dritto, che il rovescio è troppo debole, così coma la risposta e i cambi di direzione. Ok probabilmente non ce la farà a rientrare fra i primi 8 alle finali. Ma non è un terribile smacco. E’ ancora a ridosso dei top-ten. Senza i punti bloccati del 2019 sarebbe un top-20. Perché considerarlo un mezzo disastro? Un paio d’anni fa sarebbe stato salutato come un’impresa.

Beh, a Ubaldo pare che chi esprime questi giudizi, e cambia da una settimana all’altro ciò che pensa, manchi di un minimo di equilibrio. Come quei tifosi di calcio cui bastano tre sconfitte della propria squadra per invocare il licenziamento dell’allenatore.

I giovani italiani di oggi, invece, hanno ottimi rapporti tra loro. Berrettini sicuramente non è geloso degli exploit di Sonego. Allora giungo a chiedermi (e a chiedervi): c’è davvero tanta differenza tecnico-tattica tra Berrettini e Sonego? Il torinese sembra avere più ‘istinto killer’ nei momenti decisivi e si muove meglio, ma fate attenzione a trarre giudizi troppo affrettati: la settimana di Lorenzo è stata splendida, ma fino a pochi giorni fa non lo credevamo capace di far così bene sul veloce indoor, e in effetti aveva perso nelle quali contro Bedene prima di rientrare come lucky loser e raggiungere la finale. Equilibrio nei giudizi, sempre, e ovviamente forza azzurri.

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