Le accuse a Zverev: Olga Sharypova racconta la sua versione a Racquet Magazine

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Le accuse a Zverev: Olga Sharypova racconta la sua versione a Racquet Magazine

Ben Rothenberg ha realizzato un’intervista con l’ex-fidanzata di Alexander Zverev. La giovane russa racconta le violenze che avrebbe subito durante la loro relazione, arrivando a tentare il suicidio

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Qualche giorno fa, Olga Sharypova aveva accusato Alexander Zverev di abusi domestici, in particolare durante lo US Open 2019. Zverev ha replicato con un breve post su Instagram in cui ha scritto sia di questa vicenda che della gravidanza di un’altra sua ex, Brenda Patea, negando in toto, e la sua posizione è stata ribadita da Bela Anda, uno specialista nella risoluzione di crisi legate alle pubbliche relazioni assunto dal tedesco.  

In una nuova intervista, però, la giovane russa è entrata nei particolari di una vicenda che, se confermata, potrebbe avere delle gravi conseguenze per uno dei tennisti più in vista del pianeta, sebbene Sharypova abbia ribadito di non voler sporgere denuncia. Ben Rothenberg, freelance che solitamente scrive per il New York Times, l’ha intervistata per oltre due ore (qui potete leggere l’articolo originale), ripercorrendo una relazione durata 13 mesi ma con radici profonde.

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I PRIMI EPISODI

L’intervista si apre con la testimonianza del giornalista stesso a cui viene mostrato lo screenshot di una conversazione su WhatsApp di un anno fa contenente due foto di Sharypova con dei lividi sul volto e sul braccio, a cui fa seguito uno scambio di battute con un’amica, che le chiede, “cos’è questo?”. “Questo è Sascha”, è la risposta di Olga – va sottolineato che questa schermata non è presente nell’articolo, mentre altre chat risalenti a quei giorni a New York lo sono.

La ventitreenne moscovita, ex-giocatrice a livello juniores, ha raccontato di aver conosciuto Zverev a un torneo negli Stati Uniti quando i due avevano 14 anni. “L’anno dopo, ha voluto che diventassi la sua ragazza. Sono rimasta in America per un mese; durante quel periodo abbiamo parlato tanto, e poi abbiamo iniziato a frequentarci. Ci mandavamo messaggi, parlavamo durante i tornei e passeggiavamo”. A 15 anni, però, Olga (Olya per gli amici) ha smesso di giocare, e i due si sono persi di vista. Nel 2018, però, i rapporti si sono riallacciati quasi per errore: durante lo US Open, Sharypova aveva postato una foto scattata a New York anni prima, e Zverev, in città per il torneo, l’aveva contattata perché pensava che si trovasse lì in quel momento. Anche se non era così, i due hanno ricominciato a sentirsi: Mi ha chiesto di andare a Montecarlo per vedersi, e così abbiamo ricominciato a frequentarci per una seconda volta”.

È sempre nel Principato che si sarebbe verificato il primo episodio di violenza, anche se Sharypova non ricorda precisamente in che periodo del 2019. “Eravamo nel suo appartamento a Monaco. Me ne stavo andando perché avevamo litigato pesantemente. Ero all’ingresso, e mi ha sbattuto la testa contro il muro”. Dopo essere stata colpita, si sarebbe accasciata sul pavimento:Si è spaventato e ha iniziato a mentire, dicendo che l’avevo colpito per primo e che non aveva fatto niente, che non aveva mai fatto niente del genere. Io ho solo detto, ‘cosa? Sono io quella accasciata sul pavimento, di cosa stai parlando?’”.

I litigi sarebbero iniziati durante una vacanza alle Maldive, anche se all’epoca non vi era stata una deriva fisica: “Credo sia importante dire che non è solo la violenza fisica ad essere importante, c’è anche quella psicologica, da cui poi è scaturita quella fisica. Posso gestire il fatto che degli sconosciuti mi diano della puttana sui social media o che scrivano che sono una cattiva persona, ma non è qualcosa che voglio sentirmi dire dalla persona che amo. Era una situazione tossica, mi diceva cose terribili come ‘non sei nessuno. Non hai guadagnato niente in vita tua. Io sono una persona di successo, io guadagno dei soldi, mentre tu non sei nessuno’”.

Secondo Sharypova, Zverev era molto possessivo anche quando lei si allontanava per tornare a Mosca: “Quando decidevo di lasciarlo di solito smettevo di parlargli e bloccavo il suo contatto, ma lui mi faceva comunque arrivare messaggi attraverso i miei amici o attraverso la mia famiglia. Magari ero con degli amici e lui iniziava a chiamarmi. Io dicevo, ‘Sascha, sono con i miei amici, posso passare un po’ di tempo con loro?’ e lui rispondeva, ‘no, devi parlare con me. Io sono importante. Non sono forse importante per te?’ Io gli dicevo, ‘certo che voglio parlare con te, ma più tardi. Va bene se ti richiamo fra qualche ora?’ ma lui ribatteva ‘no. Non sono importante per te? Non mi ami? Non vuoi passare del tempo con me?’. Anche se andavo in un bar, finivo per passare tutto il tempo al telefono perché lui voleva così. Non avevo il tempo per farmi una vita. Non so neanche come avesse il tempo di comportarsi così, fra allenamenti e preparazione fisica”.

I momenti peggiori si verificavano quando i due erano insieme, però. “Non avevo nessuno a supportarmi e a dirmi che non fossi una cattiva persona. Venivo incolpata di tutte le sue brutte prestazioni. Ero la ragione delle sue sconfitte. Per lui ero la fonte di tutti i suoi problemi”. Sharypova afferma di essersi sentita pronta a “sacrificare” carriera e amici per Zverev, ma che non era preparata alla sensazione di vuoto e di inutilità che ne è seguita. “Lui piaceva molto ai miei genitori; non dicevano niente, ma si erano accorti di quanto fossi cambiata. Ero una persona sempre attiva, sempre positiva, a cui piaceva stare con le persone […]. Invece in quel periodo ero sempre in casa, e loro mi dicevano, ‘perché non esci con i tuoi amici? Che ti è successo?’. E io rispondevo, ‘non so, non mi va’. Non volevo che Sascha stesse male per questo motivo”.

Alla domanda, lecita, sul perché non se ne sia andata prima, risponde così: “Restavo sempre, e dicevo, ‘cosa stai facendo? Non è normale, non puoi comportarti così con una donna’. Dopo ogni litigata cercavo di sistemare le cose. Lui si scusava, capiva di aver fatto qualcosa di sbagliato. Era un circolo vizioso. Subito dopo, iniziava ad incolparmi, e io incolpavo me stessa, perché forse avevo torto, forse avrei dovuto stare zitta ad ascoltarlo. Avevo un alto grado di sopportazione, ma non per tutto. Ogni tanto gli dicevo, ‘se sono una persona tanto cattiva, perché stai con me? Lasciamoci. Ora me ne vado – perché andiamo avanti con questa storia?’”.

US OPEN 2019

Le cose avrebbero iniziato a prendere una piega ancora peggiore, come noto, a New York: Quella volta ho temuto per la mia vita. Non è stata la solita litigata – ho davvero avuto paura. Stavo urlando, e lui mi ha spinta sul letto e mi ha messo un cuscino in faccia. Per un po’ non sono riuscita a respirare, e ho solo cercato di scappare. Liberatasi, Sharypova è corsa a piedi nudi nel corridoio del quarantaseiesimo piano del Lotte New York Palace, un albergo con cui Zverev aveva un accordo di sponsorizzazione. “Ho avuto il tempo di scappare fino all’atrio; lui aveva paura ad inseguirmi perché lì ci sarebbero potuti essere dei testimoni”.

La giovane dichiara di essersi rifugiata su un divano nell’area della reception, dove temeva di essere vista. “C’erano tante persone, e io volevo andarmene. Non volevo che nessuno dell’ambiente del tennis mi vedesse mentre piangevo”. Da lì si sarebbe spostata verso l’ingresso posteriore, dove degli sconosciuti, notando le sue condizioni, l’avrebbero aiutata a nascondersi da Zverev: “Mi hanno visto, e hanno visto Sascha che veniva a cercarmi, e alcuni di loro sono andati a parlare con lui. Nel frattempo sono scappata dove non potesse vedermi”. Sharypova vuole trovare le immagini dell’ingresso dell’hotel di quella sera per confermare la sua storia, ma l’ufficio del Lotte ha fatto sapere che le pubblicherebbe solo se costretto da un giudice, e che comunque non è certo che le immagini siano state conservate.

Olya ha quindi scritto a un amico d’infanzia, Vasil Surduk, che si trovava in New Jersey, e di questo possiamo avere la certezza perché ci sono gli screenshot:

Screenshot from phone of Vasil Surduk, subtitled by @SaltyTennis

I due (e una terza persona) avevano passato insieme il pomeriggio, e Surduk ricorda che Sharypova si era messa a piangere durante una telefonata con Zverev. Aveva poi riportato l’amica in albergo, ma appena arrivato a casa aveva iniziato a ricevere messaggi e telefonate che lo pregavano di andarla a riprendere. “Mi ha scritto, ‘puoi venirmi a prendere? Non so chi altro chiamare all’infuori di te’”. Olya è quindi stata ospitata nell’abitazione di Surduk, dove sua cugina le ha dato scarpe e vestiti. Vasil dice: “Non pensavo fosse una cosa seria, e invece ha finito per diventare una brutta situazione. […] Mi ha detto della litigata, ma non mi ha detto che era già successo o di quanto fosse grave la questione”.

Qualche ora dopo, Zverev avrebbe iniziato a mandargli dei messaggi chiedendo di lei, e Surduk dice di avergli creduto: “Tendo sempre a fidarmi prima dell’uomo, perché sono un uomo anch’io, anche se conoscevo Olga da tanto tempo”.  Il giorno dopo l’ha riportata in albergo per prendere le sue cose, che Sharypova ha trovato sparse per il corridoio, come si vede dalla foto:

Screenshot from phone of Vasil Surduk, subtitled by @SaltyTennis

Gli unici oggetti mancanti erano il passaporto, cosa che le impediva di tornare subito in Russia come avrebbe voluto, e i regali che le aveva fatto Zverev; il tennista tedesco aveva deciso di riprenderseli. Una volta tornati in New Jersey, la matrigna di Surduk (che non ha voluto essere citata ed è quindi chiamata Mrs V nell’articolo) avrebbe organizzato un incontro con Sascha a casa loro, contravvenendo alla richiesta di Sharypova. Vasil è quindi andato a prenderlo al Billie Jean King National Tennis Center. A quel punto, lui e Mrs V avrebbero cercato di far rappacificare i due, come confermato dalla donna: “Ha iniziato a dire, ‘la amo, la voglio’. Quando un ragazzo così famoso dice cose del genere ci credi, no? Aveva fatto tutta quella strada per lei”.

La donna avrebbe quindi incoraggiato Sascha a chiederle di sposarlo, e lui avrebbe risposto: “Lo farei, ma continua a scappare da me”. In quel momento, sia Surduk che la sua matrigna confermano di essere stati dalla parte del tedesco, convincendo Sharypova a fare pace.Sono io quella che l’ha spinta a tornare da lui perché nessuno di noi voleva crederle. Lei non voleva, siamo stati io e Vasil. Abbiamo creduto a [Zverev], la sua storia era così convincente. Mi sento fottutamente in colpa per non aver creduto ad Olga”.

LA LAVER CUP

Sharypova è quindi tornata con Zverev per un po’: “L’ho davvero perdonato perché mi avevano convinta a farlo. Ho pensato, ‘forse sono fuori di testa e non capisco cosa sto facendo e cosa dovrei fare’. Così siamo volati a Ginevra”. In Svizzera, l’attuale N.7 ATP doveva giocare la Laver Cup, organizzata da Team 8, l’agenzia che lo rappresenta. Ed è lì che si sarebbe sfiorata la tragedia: Ero profondamente depressa. Non sapevo più per cosa stessi vivendo. Ciò che è successo a Ginevra è stato molto peggio degli episodi precedenti […] Abbiamo litigato di nuovo, e per la prima volta mi ha dato un pugno in faccia, e quando ha lasciato la stanza stavo morendo dentro. […] Ho realizzato di non poter più vivere così; non potevo più stare con lui, ma sapevo che non mi avrebbe lasciata andare”.

Avrebbe quindi deciso di iniettarsi dell’insulina trovata nella camera di Zverev (sembra che tedesco soffra di diabete, anche se non l’ha mai confermato direttamente). “Sapevo che una persona sana rischia la morte iniettandosi dell’insulina. L’ho fatto e non ho avuto paura; volevo solo andarmene in qualche modo perché non ce la facevo più. Quando è tornato io ero chiusa a chiave in bagno, ad aspettare che succedesse. Lui ha capito e ha iniziato a supplicarmi di aprire”.

Stando alla versione della russa, Zverev ha trovato un organizzatore che l’ha convinta a lasciarli entrare nel bagno (questa persona è stata contattata da Rothenberg ma non si è fatto intervistare perché professionalmente deve mantenere privati episodi di questo tipo legati ai giocatori). Una volta uscita, le sarebbe stato somministrato del glucosio per contrastare l’insulina, ma pur stando bene avrebbe passato i successivi tre giorni chiusa in camera a pensare al tentato suicidio.

Ora Olga sta molto meglio, anche grazie alla decisione di condividere la sua versione dei fatti. Rothenberg ha concluso alludendo a ciò che sarebbe successo nel mese successivo, quando Sharypova avrebbe definitivamente lasciato Zverev durante la tournée asiatica, ma per ora non ci sono dettagli su questi ulteriori sviluppi. Ha voluto però aggiungere un’ultima cosa: “Voglio solo dire che all’epoca sono stata ignorata, ma non succederà più. Non sono insignificante. Sono una persona, ho una voce e non voglio più stare in silenzio. […] Voglio mostrare a tutti che ci può essere un lieto fine, perché un anno fa non volevo più vivere e ora invece sono qui a raccontare la mia storia”.

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