Le accuse a Zverev: Olga Sharypova racconta la sua versione a Racquet Magazine

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Le accuse a Zverev: Olga Sharypova racconta la sua versione a Racquet Magazine

Ben Rothenberg ha realizzato un’intervista con l’ex-fidanzata di Alexander Zverev. La giovane russa racconta le violenze che avrebbe subito durante la loro relazione, arrivando a tentare il suicidio

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Qualche giorno fa, Olga Sharypova aveva accusato Alexander Zverev di abusi domestici, in particolare durante lo US Open 2019. Zverev ha replicato con un breve post su Instagram in cui ha scritto sia di questa vicenda che della gravidanza di un’altra sua ex, Brenda Patea, negando in toto, e la sua posizione è stata ribadita da Bela Anda, uno specialista nella risoluzione di crisi legate alle pubbliche relazioni assunto dal tedesco.  

In una nuova intervista, però, la giovane russa è entrata nei particolari di una vicenda che, se confermata, potrebbe avere delle gravi conseguenze per uno dei tennisti più in vista del pianeta, sebbene Sharypova abbia ribadito di non voler sporgere denuncia. Ben Rothenberg, freelance che solitamente scrive per il New York Times, l’ha intervistata per oltre due ore (qui potete leggere l’articolo originale), ripercorrendo una relazione durata 13 mesi ma con radici profonde.

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I PRIMI EPISODI

L’intervista si apre con la testimonianza del giornalista stesso a cui viene mostrato lo screenshot di una conversazione su WhatsApp di un anno fa contenente due foto di Sharypova con dei lividi sul volto e sul braccio, a cui fa seguito uno scambio di battute con un’amica, che le chiede, “cos’è questo?”. “Questo è Sascha”, è la risposta di Olga – va sottolineato che questa schermata non è presente nell’articolo, mentre altre chat risalenti a quei giorni a New York lo sono.

 

La ventitreenne moscovita, ex-giocatrice a livello juniores, ha raccontato di aver conosciuto Zverev a un torneo negli Stati Uniti quando i due avevano 14 anni. “L’anno dopo, ha voluto che diventassi la sua ragazza. Sono rimasta in America per un mese; durante quel periodo abbiamo parlato tanto, e poi abbiamo iniziato a frequentarci. Ci mandavamo messaggi, parlavamo durante i tornei e passeggiavamo”. A 15 anni, però, Olga (Olya per gli amici) ha smesso di giocare, e i due si sono persi di vista. Nel 2018, però, i rapporti si sono riallacciati quasi per errore: durante lo US Open, Sharypova aveva postato una foto scattata a New York anni prima, e Zverev, in città per il torneo, l’aveva contattata perché pensava che si trovasse lì in quel momento. Anche se non era così, i due hanno ricominciato a sentirsi: Mi ha chiesto di andare a Montecarlo per vedersi, e così abbiamo ricominciato a frequentarci per una seconda volta”.

È sempre nel Principato che si sarebbe verificato il primo episodio di violenza, anche se Sharypova non ricorda precisamente in che periodo del 2019. “Eravamo nel suo appartamento a Monaco. Me ne stavo andando perché avevamo litigato pesantemente. Ero all’ingresso, e mi ha sbattuto la testa contro il muro”. Dopo essere stata colpita, si sarebbe accasciata sul pavimento:Si è spaventato e ha iniziato a mentire, dicendo che l’avevo colpito per primo e che non aveva fatto niente, che non aveva mai fatto niente del genere. Io ho solo detto, ‘cosa? Sono io quella accasciata sul pavimento, di cosa stai parlando?’”.

I litigi sarebbero iniziati durante una vacanza alle Maldive, anche se all’epoca non vi era stata una deriva fisica: “Credo sia importante dire che non è solo la violenza fisica ad essere importante, c’è anche quella psicologica, da cui poi è scaturita quella fisica. Posso gestire il fatto che degli sconosciuti mi diano della puttana sui social media o che scrivano che sono una cattiva persona, ma non è qualcosa che voglio sentirmi dire dalla persona che amo. Era una situazione tossica, mi diceva cose terribili come ‘non sei nessuno. Non hai guadagnato niente in vita tua. Io sono una persona di successo, io guadagno dei soldi, mentre tu non sei nessuno’”.

Secondo Sharypova, Zverev era molto possessivo anche quando lei si allontanava per tornare a Mosca: “Quando decidevo di lasciarlo di solito smettevo di parlargli e bloccavo il suo contatto, ma lui mi faceva comunque arrivare messaggi attraverso i miei amici o attraverso la mia famiglia. Magari ero con degli amici e lui iniziava a chiamarmi. Io dicevo, ‘Sascha, sono con i miei amici, posso passare un po’ di tempo con loro?’ e lui rispondeva, ‘no, devi parlare con me. Io sono importante. Non sono forse importante per te?’ Io gli dicevo, ‘certo che voglio parlare con te, ma più tardi. Va bene se ti richiamo fra qualche ora?’ ma lui ribatteva ‘no. Non sono importante per te? Non mi ami? Non vuoi passare del tempo con me?’. Anche se andavo in un bar, finivo per passare tutto il tempo al telefono perché lui voleva così. Non avevo il tempo per farmi una vita. Non so neanche come avesse il tempo di comportarsi così, fra allenamenti e preparazione fisica”.

I momenti peggiori si verificavano quando i due erano insieme, però. “Non avevo nessuno a supportarmi e a dirmi che non fossi una cattiva persona. Venivo incolpata di tutte le sue brutte prestazioni. Ero la ragione delle sue sconfitte. Per lui ero la fonte di tutti i suoi problemi”. Sharypova afferma di essersi sentita pronta a “sacrificare” carriera e amici per Zverev, ma che non era preparata alla sensazione di vuoto e di inutilità che ne è seguita. “Lui piaceva molto ai miei genitori; non dicevano niente, ma si erano accorti di quanto fossi cambiata. Ero una persona sempre attiva, sempre positiva, a cui piaceva stare con le persone […]. Invece in quel periodo ero sempre in casa, e loro mi dicevano, ‘perché non esci con i tuoi amici? Che ti è successo?’. E io rispondevo, ‘non so, non mi va’. Non volevo che Sascha stesse male per questo motivo”.

Alla domanda, lecita, sul perché non se ne sia andata prima, risponde così: “Restavo sempre, e dicevo, ‘cosa stai facendo? Non è normale, non puoi comportarti così con una donna’. Dopo ogni litigata cercavo di sistemare le cose. Lui si scusava, capiva di aver fatto qualcosa di sbagliato. Era un circolo vizioso. Subito dopo, iniziava ad incolparmi, e io incolpavo me stessa, perché forse avevo torto, forse avrei dovuto stare zitta ad ascoltarlo. Avevo un alto grado di sopportazione, ma non per tutto. Ogni tanto gli dicevo, ‘se sono una persona tanto cattiva, perché stai con me? Lasciamoci. Ora me ne vado – perché andiamo avanti con questa storia?’”.

US OPEN 2019

Le cose avrebbero iniziato a prendere una piega ancora peggiore, come noto, a New York: Quella volta ho temuto per la mia vita. Non è stata la solita litigata – ho davvero avuto paura. Stavo urlando, e lui mi ha spinta sul letto e mi ha messo un cuscino in faccia. Per un po’ non sono riuscita a respirare, e ho solo cercato di scappare. Liberatasi, Sharypova è corsa a piedi nudi nel corridoio del quarantaseiesimo piano del Lotte New York Palace, un albergo con cui Zverev aveva un accordo di sponsorizzazione. “Ho avuto il tempo di scappare fino all’atrio; lui aveva paura ad inseguirmi perché lì ci sarebbero potuti essere dei testimoni”.

La giovane dichiara di essersi rifugiata su un divano nell’area della reception, dove temeva di essere vista. “C’erano tante persone, e io volevo andarmene. Non volevo che nessuno dell’ambiente del tennis mi vedesse mentre piangevo”. Da lì si sarebbe spostata verso l’ingresso posteriore, dove degli sconosciuti, notando le sue condizioni, l’avrebbero aiutata a nascondersi da Zverev: “Mi hanno visto, e hanno visto Sascha che veniva a cercarmi, e alcuni di loro sono andati a parlare con lui. Nel frattempo sono scappata dove non potesse vedermi”. Sharypova vuole trovare le immagini dell’ingresso dell’hotel di quella sera per confermare la sua storia, ma l’ufficio del Lotte ha fatto sapere che le pubblicherebbe solo se costretto da un giudice, e che comunque non è certo che le immagini siano state conservate.

Olya ha quindi scritto a un amico d’infanzia, Vasil Surduk, che si trovava in New Jersey, e di questo possiamo avere la certezza perché ci sono gli screenshot:

Screenshot from phone of Vasil Surduk, subtitled by @SaltyTennis

I due (e una terza persona) avevano passato insieme il pomeriggio, e Surduk ricorda che Sharypova si era messa a piangere durante una telefonata con Zverev. Aveva poi riportato l’amica in albergo, ma appena arrivato a casa aveva iniziato a ricevere messaggi e telefonate che lo pregavano di andarla a riprendere. “Mi ha scritto, ‘puoi venirmi a prendere? Non so chi altro chiamare all’infuori di te’”. Olya è quindi stata ospitata nell’abitazione di Surduk, dove sua cugina le ha dato scarpe e vestiti. Vasil dice: “Non pensavo fosse una cosa seria, e invece ha finito per diventare una brutta situazione. […] Mi ha detto della litigata, ma non mi ha detto che era già successo o di quanto fosse grave la questione”.

Qualche ora dopo, Zverev avrebbe iniziato a mandargli dei messaggi chiedendo di lei, e Surduk dice di avergli creduto: “Tendo sempre a fidarmi prima dell’uomo, perché sono un uomo anch’io, anche se conoscevo Olga da tanto tempo”.  Il giorno dopo l’ha riportata in albergo per prendere le sue cose, che Sharypova ha trovato sparse per il corridoio, come si vede dalla foto:

Screenshot from phone of Vasil Surduk, subtitled by @SaltyTennis

Gli unici oggetti mancanti erano il passaporto, cosa che le impediva di tornare subito in Russia come avrebbe voluto, e i regali che le aveva fatto Zverev; il tennista tedesco aveva deciso di riprenderseli. Una volta tornati in New Jersey, la matrigna di Surduk (che non ha voluto essere citata ed è quindi chiamata Mrs V nell’articolo) avrebbe organizzato un incontro con Sascha a casa loro, contravvenendo alla richiesta di Sharypova. Vasil è quindi andato a prenderlo al Billie Jean King National Tennis Center. A quel punto, lui e Mrs V avrebbero cercato di far rappacificare i due, come confermato dalla donna: “Ha iniziato a dire, ‘la amo, la voglio’. Quando un ragazzo così famoso dice cose del genere ci credi, no? Aveva fatto tutta quella strada per lei”.

La donna avrebbe quindi incoraggiato Sascha a chiederle di sposarlo, e lui avrebbe risposto: “Lo farei, ma continua a scappare da me”. In quel momento, sia Surduk che la sua matrigna confermano di essere stati dalla parte del tedesco, convincendo Sharypova a fare pace.Sono io quella che l’ha spinta a tornare da lui perché nessuno di noi voleva crederle. Lei non voleva, siamo stati io e Vasil. Abbiamo creduto a [Zverev], la sua storia era così convincente. Mi sento fottutamente in colpa per non aver creduto ad Olga”.

LA LAVER CUP

Sharypova è quindi tornata con Zverev per un po’: “L’ho davvero perdonato perché mi avevano convinta a farlo. Ho pensato, ‘forse sono fuori di testa e non capisco cosa sto facendo e cosa dovrei fare’. Così siamo volati a Ginevra”. In Svizzera, l’attuale N.7 ATP doveva giocare la Laver Cup, organizzata da Team 8, l’agenzia che lo rappresenta. Ed è lì che si sarebbe sfiorata la tragedia: Ero profondamente depressa. Non sapevo più per cosa stessi vivendo. Ciò che è successo a Ginevra è stato molto peggio degli episodi precedenti […] Abbiamo litigato di nuovo, e per la prima volta mi ha dato un pugno in faccia, e quando ha lasciato la stanza stavo morendo dentro. […] Ho realizzato di non poter più vivere così; non potevo più stare con lui, ma sapevo che non mi avrebbe lasciata andare”.

Avrebbe quindi deciso di iniettarsi dell’insulina trovata nella camera di Zverev (sembra che tedesco soffra di diabete, anche se non l’ha mai confermato direttamente). “Sapevo che una persona sana rischia la morte iniettandosi dell’insulina. L’ho fatto e non ho avuto paura; volevo solo andarmene in qualche modo perché non ce la facevo più. Quando è tornato io ero chiusa a chiave in bagno, ad aspettare che succedesse. Lui ha capito e ha iniziato a supplicarmi di aprire”.

Stando alla versione della russa, Zverev ha trovato un organizzatore che l’ha convinta a lasciarli entrare nel bagno (questa persona è stata contattata da Rothenberg ma non si è fatto intervistare perché professionalmente deve mantenere privati episodi di questo tipo legati ai giocatori). Una volta uscita, le sarebbe stato somministrato del glucosio per contrastare l’insulina, ma pur stando bene avrebbe passato i successivi tre giorni chiusa in camera a pensare al tentato suicidio.

Ora Olga sta molto meglio, anche grazie alla decisione di condividere la sua versione dei fatti. Rothenberg ha concluso alludendo a ciò che sarebbe successo nel mese successivo, quando Sharypova avrebbe definitivamente lasciato Zverev durante la tournée asiatica, ma per ora non ci sono dettagli su questi ulteriori sviluppi. Ha voluto però aggiungere un’ultima cosa: “Voglio solo dire che all’epoca sono stata ignorata, ma non succederà più. Non sono insignificante. Sono una persona, ho una voce e non voglio più stare in silenzio. […] Voglio mostrare a tutti che ci può essere un lieto fine, perché un anno fa non volevo più vivere e ora invece sono qui a raccontare la mia storia”.

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ATP

Laver Cup: Team World avanti 10-2 ad un passo dal titolo

Basterà un successo nella giornata conclusiva al Team World per bissare il trionfo dello scorso anno. Ruud unico a vincere per la squadra europea

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Ben Shelton e Felix Auger-Aliassime - Laver Cup 2023 Vancouver (via Twitter @LaverCup)

Continua il momento no del Team Europe alla Laver Cup. Dopo la debacle della prima giornata con quattro sconfitte nei quattro match disputati, anche la seconda giornata di gioco alla Rogers Arena di Vancouver è a favore del Team World che conquista tre sfide su quattro e si porta sul 10-2 ad una sola vittoria dal titolo.

Come noto il regolamento della competizione a squadre tra l’Europa e il Resto del Mondo assegna un punteggio diverso in base alla giornata di gioco. Nel Day 1 ogni match vinto vale un punto, nel Day 2 vale due punti, nella giornata finale 3 punti.

Sul punteggio di 4-0 a favore del Team World che ha segnato la prima giornata, l’unico a regalare un sussulto alla squadra del vecchio continente è Casper Ruud, mentre Rublev e Hurkacz non possono nulla contro gli statunitensi Fritz e Tiafoe. Anche il doppio si rivela a senso unico, con Auger-Aliassime e Shelton che chiudono la pratica in due set. 

 

T. Fritz (Team World) b. A. Rublev (Team Europe) 6-2 7-6 (3)

In qualsiasi situazione in cui si gioca come una squadra, sento che il mio gioco diventa qualitativamente migliore“, ha dichiarato Taylor Fritz dopo il successo contro Andrey Rublev. Come dargli torto se si pensa al dominio dello statunitense nel primo set. Solo due punti ceduto al servizio, uno dei quali con un doppio fallo e il 100% di punti con la prima. 

La mano del russo trema sin dal primo game, con Fritz abile a strappare il servizio, capitalizzando subito la palla break, portando Rublev a sbagliare di rovescio. Il russo ha ceduto nuovamente il servizio nel quinto gioco trovandosi sotto 4-1 pesante. Per Fritz è stata una formalità chiudere il primo set.

Nel secondo le cose si sono fatte più complicate per lo statunitense, a causa di percentuali al servizio più basse e ad una maggiore aggressività del russo. Rublev scappa via sul 4-1, annullando anche una palla del contro break. Da lì riparte la rimonta del numero 8 ATP che prima rimette il set in equilibrio e poi è abile ad annullare anche un set point al russo. Il tie-break è a senso unico dal 3-2 Fritz piazza tre punti consecutivi, chiudendo al secondo match point.

Sento che le mie statistiche nei tornei a squadre sono davvero solide perché ho una squadra che fa il tifo per me. Mi sento su di giri. Sono entusiasta di giocare per loro. Aggiunge solo più pressione ma penso di giocare meglio in questo tipo di situazioni”. ha dichiarato Fritz a fine match,

Pressione che non ha spaventato lo statunitense che ha portato il Team World sul 6-0.

C. Ruud (Team Europe) b. T. Paul (Team World) 7-6 (6) 6-2

Non è una stagione da ricordare al momento per Casper Ruud che, eccezion fatta per il Roland Garros, ha vissuto molti momenti negativi. Chiamato a tenere in vita un Team Europe ad una passo dal tracollo il tennista norvegese ha confermato la sua efficacia quando di fronte ha lo statunitense Tommy Paul, sempre sconfitto in campo. L’unica vittoria dello statunitense arrivò per ritiro di Ruud nel terzo set a Washington nel 2017. 

Ho davvero pensato che fosse giunto il momento di giocare forse la migliore partita dell’anno e non ci sono andato così lontano“, ha dichiarato Ruud.

Il norvegese è stato il primo a cogliere l’ occasione per un break, punendo una discesa a rete di  Paul con un passante di dritto, portandosi in vantaggio per 3-1. Il ventiseienne statunitense, alla sua prima partita in singolare in Laver Cup, si è subito costruito due chance del controbreak, negate dall’ottimo servizio di Ruud. Servizio che però ha tradito il norvegese nel settimo gioco (perso a zero). 

Si giunge ad un tie-break equilibrato, che Ruud porta a casa – annullando un set point- al termine di uno scambio da venti colpi, chiuso con un dritto inside out. 

Il momento è a favore del norvegese che piazza il break in apertura di secondo set e non concede più nulla al servizio per il 6-2 finale.

5 ace, l’ultimo dei quali sul match point, 11 vincenti di dritto e la capacità di convertire tutte le palle break ha fatto la differenza a favore di Ruud che ha riaperto per un momento la sfida.

F. Tiafoe (Team World) b. H. Hurkacz (Team Europe) 7-5  6-3

La sessione serale si apre sul punteggio di 6-2 a favore del Team World. E il vantaggio diventa ancora più ampio quando la furia di Frances Tiafoe si abbatte sul polacco Hubert Hurkacz. 

Il servizio è un fattore per entrambi, con la sfida che viaggia sui binari dell’equilibrio, sebbene il polacco mostri percentuali allarmanti sulla seconda.

Il polacco, numero 16 ATP, avrebbe anche l’opportunità di far girare la partita dalla sua parte. Ma sulla palla break che sarebbe anche set point Tiafoe si salva con il servizio. Break che arriva nel gioco successivo con Hurkacz che spara un dritto out sulla palla break. Per lo statunitense è una formalità chiudere il set. 

Sulla scia di quanto fatto nel primo set Tiafoe piazza il break in apertura e non concede più chance a Hurkacz, che capitola dopo un’ora e quindici di gioco. 

Ho giocato davvero bene stasera“, ha dichiarato sorridendo il numero 11 ATP. “Il fatto di far parte di una squadra è qualcosa di così atipico per noi tennisti, trattandosi di uno sport individuale, ma volevo giocare per loro e farlo bene per la squadra”. Ha concluso Tiafoe.

F. Auger-Aliassime/B. Shelton (Team World) b. H. Hurkacz/G. Monflis (Team Europe) 7-5  6-4

Sconfitto in singolare Hurkacz torna in campo in doppio a fianco di Gael Monflis. Per il duo europeo non c’è stato nulla da fare contro la coppia composta dal rinato Auger-Aliassime (assente per il suo Canada a Bologna in Davis) e Ben Shelton.  Successo in due set che vale il 10-2 Team World che si trova a un solo successo dal titolo. Basterà una vittoria domenica per chiudere la contesa e bissare quanto fatto lo scorso anno a Londra.

È incredibile, quando giochi a fianco di un ragazzo che serve e risponde come Felix. È un tennista atletico e quando torna indietro per recuperare i pallonetti, è un momento divertente“, ha dichiarato Shelton a fine match. “Lo chiamiamo Laver Cup Felix perché questa settimana si trasforma in un giocatore speciale. Sono felice di aver potuto condividere il campo con lui almeno una volta.”

“Do il meglio di me quando gioco non solo per me stesso ma anche per i compagni di squadra”, ha dichiarato Auger-Aliassime. “Ben è stato al mio fianco fino alla fine di quella partita. È stata dura per me portarla a casa”, ha aggiunto il canadese, riferendosi al quattro match point sciupati sul 5-3.

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ATP

ATP Chengdu: Musetti in carrozza. Batte tranquillamente Rinderknech e si regala Safiullin

Prestazione eccellente e matura dell’azzurro, che nella terza semifinale del suo 2023 se la vedrà con il russo

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Lorenzo Musetti - Stoccarda 2023 (Twitter @federtennis)
Lorenzo Musetti - US Open 2023 (Twitter @federtennis)

[2] L. Musetti b. A. Rinderknech 6-3 6-3

Lorenzo s’è desto. A quasi un anno di distanza Lorenzo Musetti ritrova una semifinale sul cemento, che gli mancava dall’ATP250 di Napoli, torneo che poi vinse. Agguanta per la terza volta un posto tra gli ultimi quattro del torneo in questo 2023, dopo le sconfitte con Tsitsipas a Barcellona e con Ruud a Bastad. Stavolta la situazione sarà un po’ diversa, dato che giocherà da favorito contro un avversario decisamente alla portata, per quanto in crescita, come il russo Roman Safiullin, che ha approfittato del ritiro di Jordan Thompson, dopo aver vinto 7-6(1) il primo set, per raggiungere la terza semifinale della carriera (ultima a Tel Aviv 2022, perse contro Djokovic). Musetti arriverà al match contro il russo con il vento in poppa, dopo aver disposto come voleva di uno spento Arthur Rinderknech, che mai ha saputo tenere botta al ritmo incalzante, vario e mai banale dell’azzurro. Un Lorenzo spettacolare sicuramente, ma anche molto cinico e maturo nel gestire i punti nell’incontro odierno, contando tanto sugli errori e i dubbi del francese per vincere senza troppi problemi e in poco tempo.

Il match- Non solidissimo inizio da parte del francese, che è obbligato a tenere buoni numeri nello scambio, specie sul dritto, per contenere Musetti. L’azzurro, da parte sua, dovrà tentare di sfruttare queste lacune soprattutto in risposta, così da imporre il suo ritmo anche sul pericoloso servizio di Rinderknech. In un quarto game da cancellare, indotto sotto pressione da una buona propensione in ribattuta, il n.67 al mondo commette un doppio fallo e tre gravi errori di dritto, regalando il break all’azzurro. Che, con il progredire della partita, cambia drasticamente passo. Viene fuori un Musetti scanzonato, bravo ad esprimere il meglio del proprio tennis, manovrando lo scambio e lanciando lob, smorzate, discese a rete che hanno quasi del sublime, per stanare il francese. Questi, da parte sua, pur raddrizzatosi un po’ al servizio continua a sbagliare tanto da fondo, incapace di tenere il passo dell’azzurro. Con l’81% di punti con la prima, maturati più dallo scambio conseguente che dal servizio in sé, Musetti mette le mani per 6-3 su un primo set dominato. Tranne il primo game ai vantaggi, Rinderknech è arrivato massimo a 30 in risposta, senza mai godere di palle break. Un tennis fresco, divertente ed efficace, manda meritatamente in vantaggio una versione di primissima qualità di Lorenzo.

 

Il secondo parziale si apre come si era chiuso il primo: tanti, quasi solo, errori di dritto da parte di Rinderknech, che permette così a Musetti di scappare subito sul 2-0 con il break nel primo game. La tds n.2 comunque brilla nel commettere pochi errori e non offrire riferimenti allo già smarrito francese. Il ragazzo di Gassin sembra trovare un po’ di fiducia con l’evoluzione del parziale, inizia a sbagliare un po’ di meno, pur prendendosi qualche rischio in più, tra colpi vicino alla riga e discese a rete, per non lasciare l’iniziativa all’avversario. Ciononostante a Lorenzo basta un minimo variare il ritmo per far riemergere le incertezze di Arthur, che nel settimo game ritorna ai soliti errori, concedendo due palle break. Per una volta nell’incontro ritrova solidità, così da annullarle entrambe sfruttando servizio e dritto. Ma è un fuoco fatuo: con un game finale di altissimo livello, in cui si esalta (tardivamente) anche il francese, Musetti infila il doppio break che gli vale la vittoria. Un paio di passanti al limite del possibile, ottenuti solleticando le lunghe leve di Rinderknech per farlo venire a rete, sono manifesto della gran partita dell’italiano: divertente al punto giusto, qualche vezzo qua e là senza esagerare, grande solidità e capacità di sfruttare le lacune di un avversario decisamente al di sotto del suo livello. Miglioramenti netti in confronto alla sfida con Sekulic, che lasciano buone sensazioni in vista della semifinale.

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Flash

WTA Guadalajara: festa Sakkari! Interrotto il digiuno della tennista greca

Dopo quattro anni e mezzo conquista nuovamente un titolo la tennista greca, il più importante della sua carriera. La sorpresa Dolehide si arrende in due set

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Maria Sakkari - WTA 1000 Guadalajara (via Twitter @WTAGuadalajara)

[2] M. Sakkari b. C. Dolehide 7-5 6-3

Al termine di una settimana nella quale ha lasciato le briciole alle sue avversarie, non concedendo nessun set nella strada verso il successo, Sakkari conquista il titolo del Guadalajara Open AKRON. Il successo nel torneo WTA 1000 messicano arriva sconfiggendo per 7-5 6-3 la sorpresa del torneo, la statunitense Caroline Dolehide, numero 111 del ranking WTA.

Dopo quasi quattro anni e mezzo finisce il digiuno di Maria Sakkari. A Guadalajara è, infatti, giunto il momento giusto per festeggiare per la tennista greca. Sakkari ha dovuto attendere quasi un lustro per tornare a sollevare un titolo dopo il WTA International (ora WTA 250) conquistato a Rabat nel maggio 2019, unico alloro a livello WTA presente prima della trasferta messicana nel suo palmares. Sono poi arrivate sei sconfitte consecutive in finale, una delle quali proprio a Guadalajara nel 2022.

 

IL MATCH

La sfida comincia subito a favore della greca, brava ad identificare il rovescio della statunitense come il punto debole della numero 111 al mondo. Dolehide si salva ai vantaggi nel primo game., Deve però cedere il servizio nel terzo gioco, con Sakkari che piega il rovescio della statunitense al termine di una battaglia sulla diagonale. La greca non sfrutta il vantaggio, giocando un terribile ottavo gioco nel quale restituisce il favore alla sua avversaria riportando il set in equilibrio. Sul 5-5 Dolehide è ancora in difficoltà. Si trova a fronteggiare palla break e lo fa nel peggiore dei modi, commettendo un doppio fallo sanguinosissimo che concede il break che si rivelerà decisivo alla sua avversaria. Sakkari, infatti, punta ancora sul rovescio di Dolehide e un altro errore della statunitense le vale il primo set.

Sakkari continua la sua pressione anche ad inizio secondo set, conquistandosi subito un’occasione per il break in apertura. Sventato il pericolo, Dolehide avrebbe l’occasione per alimentare le sue speranze di titolo, ma la greca annulla la palla break a sfavore. Nel gioco successivo, attaccando ancora Dolehide sulla parte del rovescio, conquista il vantaggio che mai più cederà. La statunitense chiamata a servire per rimanere nel match va ancora sotto pressione e con un serve & volley mal eseguito regala a Sakkari il punto che dà il via alla festa per la greca.

Per Sakkari sono stati 19 i vincenti a fine match contro gli otto della statunitense. La greca ha convertito 4 delle undici palle break per portarsi a casa il titolo.

È incredibile, sono senza parole“. Le parole rilasciate a caldo da Sakkari, dopo la partita. “Sono passati quattro anni e mezzo da quando ho vinto il mio primo titolo e finalmente sono riuscita a conquistare il secondo. Tutti i pensieri che mi sono passati per la mente in tutto questo tempo sono stati molto difficili da superare. Sono molto orgogliosa di me stessa per averlo fatto questa settimana.”

Sento di non aver ancora realizzato davvero quello che ho fatto questa settimana” ha aggiunto la tennista greca.  “Ci vorrà un po’ di tempo. Ma allo stesso tempo, voglio solo godermi davvero il momento oggi e domani, e continuare a lavorare sodo, perché sono sicura che arriveranno altri titoli in futuro.”

Sakkari è la prima tennista a conquistare un WTA1000 in stagione senza cedere un set e la prima a farlo in un “1000” sul duro da marzo 2022, quando Swiatek fece percorso netto a Miami.

Per la greca arriva anche un salto in classifica dalla posizione 9 salirà sino al numero 6. Passo in avanti anche nella race verso Cancun. Sakkari si attesta ora alla posizione numero 9 a poco più di 300 punti di distanza dalla tunisina Jabeur, ottava in classifica.

Per Sakkari il tempo di festeggiare è breve, dato che l’attende un viaggio attorno al mondo direzione Tokyo, per il WTA500 giapponese. Torneo nel quale esordirà al secondo turno grazie ad un performance bye.

Dolehide dal canto suo avrà comunque qualcosa per cui festeggiare. La settimana da sogno in Messico le permette una scalata nel ranking WTA che le permette di entrare per la prima volta in carriera in top 50. La venticinquenne statunitense, infatti, sinora vantava come best ranking la posizione 99.

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