Nadal elimina Carreno, Schwartzman va al Masters (Crivelli). Nadal rimonta e spinge Schwartzman alle Finals (Mastroluca). Raonic, il ritorno (Azzolini)

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Nadal elimina Carreno, Schwartzman va al Masters (Crivelli). Nadal rimonta e spinge Schwartzman alle Finals (Mastroluca). Raonic, il ritorno (Azzolini)

La rassegna stampa del 7 novembre 2020

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Nadal elimina Carreno, Schwartzman va al Masters (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Piccolo, ma d’effetto. La stagione a tutta birra del Peque Schwarztman dopo il lockdown raggiunge lo zenit con la meritata qualificazione al Masters di Londra dal 15 novembre. [….] A Dieguito serviva raggiungere la semifinale di Bercy per non dipendere dal risultati altrui, ma ha trovato un Medvedev vicino ai livelli di fine 2019. Così, dopo aver perso in due set dal russo, si è messo davanti alla tv a tifare Rafa, anche se le possibilità di Carreño passavano comunque attraverso una vittoria a Parigi e un’altra a Sofia la settimana prossima, in pratica un miracolo. L’asturiano per due set ha giocato alla pari o forse meglio di Nadal, arrendendosi alla fine alla feroce regolarità del maiorchlno. Schwartzman diventa così l’ottavo argentino a qualificarsi dopo Vilas (vincitore nel 1974), Clerc, Gaudio, Coria, Puerta, Nalbandian (vincitore nel 2005) e Del Potro. Si aggiunge a Djokovic, Nadal, Thiem, Medvedev, Tsitsipas, Zverev e Rublev che si erano già assicurati il viaggio alla 02 Arena per l’ultima edizione londinese (a porte chiuse) prima che cominci l’avventura di Torino. Con la speranza che il virus nel 2021 diventi un brutto ricordo

Nadal rimonta e spinge Schwartzman alle Finals (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

Diego Schwartzman aveva un solo obiettivo nella testa a Parigi-Bercy. «Penso solo alla qualificazione alle ATP Finals» diceva alla vigilia. E la qualificazione è arrivata ieri, al termine di una giornata iniziata con la pesante sconfitta contro Daniil Medvedev nei quarti del terzo e ultimo Masters 1000 del 2020. La vittoria di Rafa Nadal in rimonta su Pablo Carreno Busta ha tolto ogni chance anche all’ultimo dei rivali potenzialmente in grado di raggiungerlo in classifica. «Londra, sto arrivando» ha scritto su Twitter il Peque, numero 9 del mondo, una volta sicuro che sarebbe stato l’ultimo degli otto qualificati per la 50° edizione delle ATP Finals. […] Oltre a Schwartzman ci saranno Djokovic, Nadal, Thiem, i due russi Medvedev e Rublev, e i vincitori delle ultime due edizioni, Zverev e Tsitsipas. Schwartzman è l’ottavo argentino a partecipare alle ATP Finals in cinquant’anni di storia dopo Guillermo Vilas (al centro di un bel documentario Netflix) che vinse nel 1974, Clerc, Coria, il campione del 2005 Nalbandian, Gaudio, Puerta e il vincitore dell’edizione 2009, Juan Martin Del Potro. Ci arriva come rivelazione della stagione post-lockdown, forte della finale agli Internazionali BNL d’Italia, la prima in un Masters 1000, e della semifinale al Roland Garros, il miglior risultato in uno Slam. Schwartzman, il Top 10 più basso nel ranking ATP dopo Harold Solomon, è diventato grande.

Raonic, il ritorno (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Il ritorno di Bambolo merita il rispetto che viene dalla conoscenza, pratica che più di altre richiede studio e impegno. Tanto più se il soggetto si presta assai poco a essere scandagliato, sentendosi più a proprio agio nell’anonimato felice dei molti progetti che lo animano e che assai poco hanno a che vedere con l’unica attività che finora l’abbia obbligato a stare su un palcoscenico, sia pure d’erba come ai Championships dove tentò sprecando l’unica finale Slam della carriera, o di cemento indoor come a Bercy, sul quale tornato protagonista a distanza di sei anni. In ben altra foggia, però, rispetto al periodo che lo vide così vicino ai più forti da invogliare qualcuno a ritenerlo una sorta di riserva ufficiale dei Fab Four.[…] Ma Bambolo era e Bambolo resta, se non altro per quella dote – insolita in uno dei pochi tennisti di più alti pensieri – che lo rende simile a un killer efficiente e silenzioso, uno che in pochi secondi sa ribaltare l’altrui progetto di vittoria riducendo l’avversario a una fettina da panare. In questo affine alle molte bambole assassine del cinema, si chiamino Annabelle, Chudry o Tiffany, silenti serial killer con un’anima di plastica. Qualcosa del genere Milos ha combinato anche ieri, ai danni della “lama di Francia; Ugo Humbert, l’unico francese che oggi abbia una qualche prospettiva nel tennis, annotazione questa che possiamo permetterci da italiani ricchi – una tantum – di un parco giocatori giovane e promettente, composto da tennisti che ovunque ci invidiano. Vinto il primo, Raonic ha subito il palleggio puntuto del francese, bravo a trasformarlo rapidamente in una presa di campo che ha di molto ristretto gli spazi alle iniziative di Bambolo, tra i pochi che si affidino d’ufficio al serve and volley per il disbrigo dei compiti quotidiani. Pareggiato i lconto dei set, Humbert e Raonic hanno tenuto a denti stretti il proprio servizio, convinti entrambi di poter disporre del rivale al tie break, cui si è giunti senza ulteriori spargimenti di tennis. Lì, però, Humbert è andato avanti, un minibreak costruito con intelligenza che l’ha proiettato sul 6-4 e due match point. Ha servito lui (male) il primo, e Raonic gliel’ha cancellato, poi la battuta è passata a Bambolo che ha messo fra le righe due spari da olimpionico del tiro a segno, e sul match point capovolto Humbert si è consegnato con una baggianata di rovescio. Il tutto in tre minuti. Dal nulla alla semifinale… Coach Riccardo Piatti, che a lungo ha affinato su Raonic le proprie aspirazioni di costruttore di università tennistiche, al punto da sperimentare su Milos – come insegnanti di sostegno – l’utilizzo di un campione del passato per ogni superficie dello Slam (Moya per il rosso, McFnroe per l’erba), ha sempre sostenuto di averne conosciuti pochi intelligenti come il ragazzo che viene da Podgorica, Montenegro, poi diventato canadese al seguito di mamma Vesna e papà Dusan. […] Così, Bambolo Raonic, uscito dalla Top Ten nell’agosto 2017, e trattenuto per tutto il 2019 sulle poltroncine più ristrette della classe economica da una sfilza inusuale di malanni, mostra di potersi permettere ancora una dimensione da campione. Finalista nel “falso” Mille di Cincinnati (quello giocato a New York), battuto da Djokovic, eccolo di nuovo in semifinale a Bercy, già annunciato come nuovo numero 14 della classifica. Una vittoria lo riporterebbe in Top Ten, ma c’è da battersi prima con Medvedev (che ha azzittito il suo detrattore Schwartzman) poi con Nadal, che ieri è tornato a rischio eliminazione per mano di Carreno Busta Due set alla pari (il primo per Carreno) poi i saluti di Rafa – nemmeno troppo cordiali – al decimo gioco del secondo. Tre break, uno per il 7-5, di nuovo nel terzo set per il 3-1 (con 10 punti consecutivi), e ancora un altro per il 6-1 conclusivo. A ribadire l’impressione che non sarà facile battere Nadal, nemmeno sul cemento più rapido

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