Thiem da Adelaide: "Se anche non vincessi più un match in carriera, sarei comunque felice"

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Thiem da Adelaide: “Se anche non vincessi più un match in carriera, sarei comunque felice”

In un’intervista a Sportschau, Il N.3 ATP ha parlato della sua prima vittoria Slam, della quarantena (non molto in realtà), e della gestione della sconfitta: “Quella dello scorso anno mi ha tormentato per mesi”

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Dominic Thiem - ATP Finals 2020 (via Twitter, @atptour)
 

Dopo aver sfiorato la vittoria all’Australian Open nel 2020, Dominic Thiem si sta preparando per riprovare a vincere l’Happy Slam dalla quarantena di Adelaide. Con l’intervista rilasciata a Jorg Strohschein del sito tedesco Sportschau, l’austriaco ha sì risposto alla critica di Guido Pella che ne contestava il silenzio stampa, ma in realtà non ha toccato quasi per nulla il tema delle condizioni della quarantena dei top player ad Adelaide.

Piuttosto, relativamente al tema Australian Open, ha parlato della sconfitta in finale contro Djokovic nel 2020 e di come abbia imparato ad assimilare delusioni del genere: “Ho imparato a gestire meglio le sconfitte col tempo, ma alcune fanno veramente male: quella dello scorso anno qui in Australia mi ha tormentato per due, tre, quattro mesi; e anche la sconfitta in finale all’ultimo Master mi ha fatto male, perché era un titolo importante. Ma è sicuramente più facile accettare una sconfitta in una partita meno importante, soprattutto se ho giocato bene ma il mio avversario è stato semplicemente più bravo. La gestisco con me stesso. Forse una volta era un po’ diverso, ma se ho dato tutto devo accettare la sconfitta. Questo è il tennis: solo un giocatore non perde nel corso della settimana“.

Quest’anno l’austriaco è determinato a completare l’opera: “Voglio vincere questo torneo. Vincere il titolo è il mio obiettivo in ogni evento, tranne forse a Wimbledon. Non sono più rilassato ora che ho vinto uno Slam, durante le partite provo lo stesso nervosismo di prima – credo che questa cosa non cambierà prima della fine della mia carriera. Però sono consapevole del fatto che, se mi preparo bene e gioco bene, allora posso arrivare in fondo qui a Melbourne e negli altri Slam. L’obiettivo della preparazione è di mettermi in condizione di farlo“.

IL PRIMO SLAM E L’APPROCCIO ALLA PARTITA

Non va dimenticato, infatti, che nel 2020 Thiem è riuscito a sbloccarsi a livello Slam vincendo una finale agonica contro Zverev a New York, un successo che per lui sa di coronamento: “In generale mi sento molto sollevato. Quando hai avuto una carriera come la mia, con tante vittorie ma nessuno Slam, ti senti come se non vincerne uno ti lascerà quel peso sullo stomaco, almeno nella parte della tua vita che ha a che fare con lo sport. […] Come ho già detto, se anche non vincessi più un match per il resto della mia carriera, sarei comunque felice di quanto ho ottenuto, mentre prima non era così“.

Questo non significa che adesso Thiem scenda in campo rilassato: “I fantasmi ci sono sempre. Non so se sia lo stesso per gli altri giocatori, non posso entrare nelle loro teste, ma per me sono sempre lì, in ogni match. Le partite in cui va tutto alla perfezione sono poche, ed è per questo che il tennis è così duro dal punto di vista mentale: fai tanti errori, sei completamente solo sul campo, e non tutto è sotto il tuo controllo – dipendi molto dal tuo avversario. Questa combinazione di fattori rende tutto complicato. Una volta che hai imparato a gestire i fantasmi diventa più semplice, e devo dire che le cose sono andate sempre meglio per me negli ultimi due anni“.

LE POLEMICHE DELLA BOLLA E LA PREPARAZIONE

Oltre a dare a Thiem il più grande titolo della sua carriera, Flushing Meadows ha dato al Dominator e ai suoi colleghi un primo assaggio della quarantena, preparandoli a ciò che stanno affrontando nuovamente in Australia: “La bolla era un grosso cambiamento allo US Open, perché era la prima volta, ma da allora l’ho fatta a Parigi, Vienna e Londra, e la situazione qui in Australia non è peggiore di molto. Ormai sono abituato, quindi, e so cosa aspettarmi, il che ha reso tutto più semplice”. Detto questo, però, giocare a porte chiuse non è facile: “Ci sono stati dei momenti difficili, soprattutto a New York e Londra, dove il livello di gioco è stato molto alto. A volte giochi un grande scambio o un colpo sensazionale e ti aspetti di sentire l’ovazione di 15.000 persone, e invece non succede niente. In quelle circostanze ti senti piuttosto solo, perché c’è solo il tuo box ad applaudire“.

L’argomento bolla non è stato discusso a lungo durante l’intervista, anche perché al momento Thiem è fra i giocatori tacciati di aver ricevuto dei favoritismi da parte dei colleghi, e molti (a torto o ragione) sarebbero critici di un eventuale paragone fra le condizioni in cui stanno vivendo i primi rispetto a tutti gli altri. Sulla quarantena dura a cui sono sottoposti 72 tennisti, il finalista dello scorso anno taglia quindi corto: “Credo sia ingiusto in termini di opportunità, perché siamo tutti al top della forma dopo la pre-season, ma se sei costretto a stare chiuso in camera per 14 giorni quella forma se ne va. Detto questo, però, è il rischio che ci siamo assunti. […] Per fortuna anche chi sta facendo la quarantena dura avrà nove giorni per allenarsi prima dell’Australian Open“.

Quest’anno, peraltro, il numero tre del mondo si è dovuto allenare indoor in Austria invece che a Tenerife o a Miami come al solito, ma non pensa che sarà un problema adattarsi alle condizioni australiane: “La preparazione è andata molto bene, abbiamo lavorato tanto sulla mia condizione atletica, solo che invece di farlo all’aperto l’abbiamo fatto al chiuso. E poi devo dire che passare Natale e Capodanno a casa è stato bello, negli ultimi 10 anni avevo passato solo tre Natali e un Capodanno in Austria. Stare con la mia famiglia è stato un vantaggio“.

IL GRANDE SOGNO

Pur essendo diventato ultra-competitivo anche sul cemento (soprattutto con l’arrivo nel box di Nicolas Massù, che non è potuto andare a Melbourne), Thiem ha un solo torneo in mente quando si parla di Slam: “Il mio grande obiettivo è il Roland Garros, è così da qualche anno, è il torneo che mi piace di più e quello dove le condizioni sono più adatte al mio gioco. Ho sempre voluto vincerlo da quando vi ho fatto la finale juniores nel 2011“.

Il problema, però, è che sulla strada della vittoria nel torneo francese c’è un ostacolo mesomorfico e pressoché insormontabile: “Rafa è in una classe a parte, e non so se sono in grado di batterlo a Parigi, finora non ci sono mai riuscito. Quando lo affronto da altre parti mi sento sicuro di me perché ci sono già riuscito, ma batterlo sullo Chatrier è probabilmente una delle sfide più dure di tutti gli sport. Due sole sconfitte in 16 edizioni è una statistica allucinante”. Nadal sarà l’uomo da battere anche a 35 anni appena compiuti? “Credo che sarà il chiaro favorito a Parigi ancora per uno o due anni, ma vincere il Roland Garros rimane il mio grande obiettivo e ci proverò di nuovo nel 2021“.

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