I 20 anni di Elisabetta Cocciaretto, tra un esame e uno Slam da giocare. Il segreto? Un vecchio saggio

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I 20 anni di Elisabetta Cocciaretto, tra un esame e uno Slam da giocare. Il segreto? Un vecchio saggio

Intervista alla migliore under 21 d’Italia, a Melbourne per giocare il suo secondo Slam. Con un valtellinese doc, saggio quanto basta, a guidarla in panchina: “Eli ha talmente tante qualità che se la può giocare con tutte”

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Elisabetta Cocciaretto - Palermo 2020 (via Twitter, @LadiesOpenPA)
 

Credo che in quattro anni non abbia mai sbagliato in tutto quello che mi ha detto, per questo lo chiamo ‘vecchio saggio’. Non parla mai a vanvera, gira e rigira ha sempre ragione lui. In questi giorni mi dice di non stare troppo al telefono e concentrarmi sullo studio… perché devo studiare, tra cinque giorni ho un esame!“.

La voce è quella di Elisabetta Cocciaretto, 20 anni proprio oggi, e ci arriva un po’ disturbata da Melbourne – sembra vero che il Wi-fi dell’hotel ogni tanto fa le bizze! – dove la ragazza nata ad Ancona rincorre due obiettivi: la prima vittoria Slam, dopo essersi sudata la seconda qualificazione australiana di fila, e un buon voto all’esame di economia politica. Il vecchio saggio è invece il suo allenatore Fausto Scolari, valtellinese doc di 45 anni che da quattro anni si dedica anima e corpo alla crescita della miglior under 21 d’Italia. “Da quando è riuscita ad avere un pizzico di continuità riesce a dare il suo meglio. E non è proprio così male” ci ha detto qualche giorno fa, anche lui da Melbourne dove si è adattato senza troppe storie alla severa policy di un tampone al giorno: ‘Tanto sono arrivato qui che ne avevo già fatti 26: ormai, tampone più tempone meno!‘.

Sul fatto che sembri davvero saggio, in effetti, tocca dar ragione a Elisabetta. Che è stata così gentile da dedicarci mezz’ora del suo tempo a poche ore dal suo compleanno – quando alza la cornetta su WhatsApp l’orologio di Melbourne segna le 21 e pochi spiccioli del 24 gennaio – e a qualche ora in più dal suo esame. Chiunque ne abbia mai dato uno all’università avrebbe riconosciuto l’abbassamento del tono di voce, la tenera ammissione di responsabilità – addirittura pochi istanti dopo Elisabetta si corregge, dice che in realtà mancano solo quattro giorni. Dimentica subito l’ansia e sorride, dice che tra i grafici del suo libro non ci sta capendo molto ma è determinata, proprio come in campo. “Ho una buona memoria e sono abbastanza portata nel parlare (confermiamo: con lei si chiacchiera che è un piacere, ndr) e quindi mi sono detta: va bene, mi butto, scelgo giurisprudenza. Se mi piace bene, se non mi piace… cambio, o me lo faccio piacere. Per ora mi piace, quindi continuo“.

Ha scelto di iscriversi all’università lo scorso anno, facoltà di Giurisprudenza a Camerino, e adesso è una ragazza di 20 anni che gioca gli Slam e tra un allenamento e l’altro cerca di passare gli esami. Dice una cosa molto bella, Elisabetta: “Questa è una cosa che faccio in più, non direi neanche una seconda opzione: è una cosa che faccio per me. Non potendo frequentare le scelte per le facoltà erano dimezzate: psicologia non mi piace, scienze motorie… per carità! In economia c’è troppa matematica. Avevo iniziato a vedere per i primi esami un anno fa, ma tra Australia, Fed Cup e Messico non ho studiato mai. Ho iniziato durante il lockdown, che da quel punto di vista è stata la mia salvezza. Se non ci fosse stato non so se avrei iniziato ‘bene’, mi ha aiutato a prendere ritmo con lo studio“.

In un post Instagram era già stata abbastanza coraggiosa da ringraziare il 2020 e definirlo ‘l’anno più significativo della mia vita, dentro e fuori dal campo‘. Sembra evidente, Eli ha la (rara) dote di riuscire a trarre il meglio dalle difficoltà. Lo aveva fatto già a quindici anni, quando i problemi alla schiena sfociati nell’ernia del disco le avevano tolto dodici preziosissimi mesi di allenamenti, da settembre 2015 al settembre successivo. Avete idea di quanto possa pesare un anno di stop a quell’età? Un paio di mesi dopo il ritorno in campo, a novembre, avrebbe iniziato il percorso a Tirrenia con Fausto per poi iniziare a lavorare one to one con lui nel marzo 2017, quando il suo coach era stato spostato sul progetto under 18 femminile.

Elisabetta si prende un attimo per ripensare ai mesi dell’infortunio, poi risponde. “Sai, forse è stata la mia fortuna in realtà. È strano da dire, ma magari non sarei mai andata a Tirrenia. Fausto mi ha sempre detto che le cose vanno come devono andare: è stata dura perché sono stata ferma un anno, ma mi ha fatto bene perché non mi stavo allenando al meglio. Poi ho incontrato Fausto“. Il saggio è rimasto con lei, e purtroppo anche il fastidio alla schiena: “Si è ripresentato più volte purtroppo, ogni tanto ancora torna. Ci convivo“. Lo abbiamo detto, Elisabetta è una che lotta. Il percorso iniziato a cinque anni, quando il tennis è entrato nella sua vita ‘perché mio padre giocava con mia mamma in modo amatoriale e io cercavo sempre la sua racchetta‘, e transitato attraverso difficoltà e soddisfazioni giovanili (nel 2018, semifinale al Bonfiglio e in uno Slam junior, ça va sans dire in Australia), fa tappa ancora a Melbourne.

Sbrigata la pratica qualificazioni a Dubai senza perdere set, ora l’obiettivo è fare meglio dello scorso anno – una netta sconfitta contro Kerber, in un match in cui Cocciaretto giocò tutt’altro che male. Questione d’esperienza, e di primo impatto con un campo così importante.

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Qui la situazione è un po’ particolare, ma siamo fortunati perché possiamo allenarci e alla fine siamo… serviti e riveriti!” racconta Elisabetta. “La situazione peggiore è per quelli che sono isolati; noi abbiamo due ore di tennis, due ore e mezza di atletica, il cibo non è granché ma possiamo ordinare quello che vogliamo e le stanze sono belle. Abbiamo l’opportunità di allenarci bene, ora come ora a me non manca niente. Io alloggio al Pullman, siamo tutti in stanze singole e mi sto allenando al National Tennis Centre (fa parte del complesso di Melbourne Park, ndr) – qui la palla salta molto e non sono ancora stata sui campi di Melbourne Park. Sembra che ci alleneremo in due anche la prossima settimana”. A differenza di quanto ipotizzato inizialmente, infatti, Tennis Australia non consentirà la fusione di due gruppi d’allenamento; fino al primo match, che disputerà in uno dei due WTA 500 creati per favorire la preparazione delle atlete, Elisabetta continuerà ad allenarsi con Sara Errani sotto gli occhi attenti dei coach Lozano e Scolari.

Stiamo facendo allenamenti regolari“, spiega Fausto Scolari, “ma ogni volta che si parte per l’off-season si cerca sempre di andare più nel dettaglio. Crescendo, devi aggiungere un tassello per volta. La maturità richiede tempo, ma con la maturità scopri le tue carte e in base a queste cerchi di migliorare i piccoli dettagli sui quali ti fai forza in campo“. Quali sono, questi dettagli? “Beh, non posso proprio svelarti tutto quello su cui lavoriamo!” continua il saggio, accennando una risata. “Diciamo che la fortuna di avere a che fare con una ragazza molto intelligente è che puoi confrontarti con un’età più giovane e allo stesso tempo trovare obiettivi comuni sui lavorare“.

Un consiglio ricevuto dal suo coach ce lo svela la stessa Elisabetta: “Mi ha detto di prendere quello che posso da Sara“. Non riusciamo a estorcerle parole che non siano di massima stima nei confronti di Errani, battuta nella finale dell’ITF di Asuncion a fine 2019 – un match che ha sostanzialmente dato il via alla carriera di Cocciaretto nel circuito maggiore. “Le ho chiesto consigli in diverse situazioni e lei è stata sempre la prima ad aiutarmi, non si è mai tirata indietro. È molto disponibile come persona ed è umilissima: se mi dovessi chiedere chi è per me un esempio, ti dico lei. Dopo tutto quello che ha vinto si allena ancora con intensità, e sono molto fortunata a potermi allenare con lei. Siamo un po’ diverse nel modo di giocare, lei gioca un po’ più lontana dal campo di me – nonostante l’altezza ci accomuni, siamo basse tutte e due! La cosa che dovrei prendere da lei è l’intelligenza tattica e il fatto di stare lì tutti i punti“.

Coach Fausto è convinto che la dote principale di Elisabetta sia la capacità di aggredire le avversarie, avvicinandosi al campo per colpire d’anticipo. Ovviamente la diretta interessata conferma, ma fa una precisazione: “È vero, mi sono resa conto che quando sono più aggressiva do meno tempo alle avversarie di pensare, ma dipende se sono in condizioni di essere aggressiva, perché tante volte mi tiro un po’ indietro ma… questa è una cosa che ti dico io!“, dice sorridendo, come se non volesse farlo sapere in giro. Poi però aggiunge che adesso si sente sicura ad aggredire con entrambi i colpi, quasi a voler compensare l’ammissione precedente, mentre a inizio carriera col dritto era più insicura. “Il rovescio è sempre stato il mio colpo migliore, ultimamente la cosa è diventata un po’ pari“.

Parlando di tecnica e di tattica, è giusto riportare il parere di chi segue i suoi allenamenti da quattro anni, tutti i giorni. Fausto la dipinge così: “Non è importante chi si trova di fronte, in questo momento e in questa fase della stagione dopo un anno travagliato. È importante che lei continui a perseguire i suoi obiettivi senza badare alla vittoria o alla sconfitta. Il suo obiettivo principale, superare le quali, l’ha ottenuto. Da qua in poi si misura per consolidare alcuni obiettivi tecnico-tattici; che giochi con una numero 1 o numero 150, lei deve cercare di sviluppare il suo gioco senza né intimorirsi né farsi carico di pressioni perché magari affronta un’avversaria più abbordabile. Poi è chiaro se giochi contro Osaka, Serena in giornata particolare o Kerber dell’anno scorso non parti favorita, ma Eli ha talmente tante qualità che se la può giocare con tutte“.

Il suo coach, o ‘Coacharetto‘ come potremo ribattezzarlo, non sembra uno che elargisca complimenti a caso. E si dice convinto che il processo di crescita renderà Elisabetta una giocatrice completa. Secondo me lei sta diventando, piano piano, una giocatrice a tutto campo. Non la vedo in difficoltà su una particolare superficie; è solo una questione di maturità, organizzazione e programmazione di tornei. Forse l’erba, perché ci ha giocato solo da juniores in una sola toccata ma non ha fatto male neanche lì. In futuro la vedo abbastanza completa. E il ranking (n.132 WTA, ndr) è già un buon ranking, anche se magari è stata penalizzata – come un po’ tutte – dal blocco“.

Dopo il lockdown non era andata affatto male, con la finale raggiunta nel WTA 125k di Praga e l’ottimo quarto di finale di Palermo, dove si è arresa soltanto al terzo set a Kontaveit. In Italia, ancor più che in Australia che sembra la sua seconda casa tennistica, la ragazza di Ancona sente di avere una motivazione in più. Se è facile immaginare perché entro confine sia così motivata – “Ho un sacco di sogni e forse è azzardato dirli così, ma se chiudo gli occhi penso a Roma“; più chiaro di così! – è più difficile capire perché down under abbia sempre fatto così bene.

Fausto dice che gioca questo torneo in modo differente, vuoi perché è stata la sua prima grande esperienza juniores, vuoi perché coincide sempre col suo compleanno. Elisabetta non ha una risposta: “Non so se ha a che fare col mio compleanno! Sinceramente non me lo sono mai chiesto, ma in effetti sono già tre anni che faccio bene qui. Forse le condizioni: il caldo, il cemento abbastanza lento, anche se a Dubai i campi erano veloci e il fatto che di solito gioco bene i tornei dopo molto allenamenti o una preparazione lunga. E qui arrivo dopo la preparazione invernale“.

Prima di lasciare Elisabetta alla serata australiana, dove si dividerà tra studio e serie TV (sta vedendo The O.C. per la seconda volta) cerchiamo di stuzzicarla col tema delle tre top player – Osaka, Halep e Serena Williams – che si stanno allenando ad Adelaide, separate da tutte le altre partecipanti e verosimilmente in condizioni di maggiore libertà. “Io l’ho scoperto due giorni fa perché me l’ha detto Sara, figurati, neanche lo sapevo! Qualche incazzatura? Tra le ‘top top’ è probabile, ma a me proprio… ognuno ha il suo percorso“. A proposito di top: un anno dopo aver ammesso di sentirsi un po’ a disagio in mezzo a tenniste così competitive, le cose sono cambiate?

Oggi mi sento più a mio agio. Ho giocato pochi tornei lo scorso anno, ma credo di aver capito cosa mi manca per giocare a quel livello. Probabilmente la costanza negli allenamenti. Ovviamente con le più grandi c’è ancora differenza, ma dopo aver conosciuto qualche giocatrice in più ed essermici allenata…“. Elisabetta si ferma qui, non continua la frase. Il senso è chiaro: devo ancora imparare molto, ma adesso ci sono anche io. Allora buona fortuna, e buon compleanno.

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