Tra i segreti di Medvedev, il parere del data analyst: "A Bercy più fortuna che merito dei numeri"

Interviste

Tra i segreti di Medvedev, il parere del data analyst: “A Bercy più fortuna che merito dei numeri”

Prima parte della chiacchierata con Fabrice Sbarro, esperto di numeri e artefice di molti dei successi di Medvedev. “Non voglio criticare Nadal, ma tagliare contro Daniil non era l’opzione migliore”

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Fabrice Sbarro
 

Durante i tempi duri del primo lockdown, abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Fabrice Sbarro, l’analista di fiducia di Gilles Cervara, coach di élite nel circuito maschile e allenatore storico di Daniil Medvedev. Potete rileggere la prima intervista a questo link, mentre se volete approfondire il lavoro di Sbarro fate un salto sul suo sito internet.

A fine 2020 abbiamo pensato di ricontattare Fabrice per fare un recap dell’anno appena concluso, e ne abbiamo ricavato anche questa volta diversi spunti interessanti. Prima di tutto, eravamo curiosi di saperne di più sul finale d’anno scoppiettante del russo, che ormai sembra pronto a vincere uno Slam; l’interessante cronistoria degli ultimi match del 2020 di Medvedev trova spazio in questa prima parte. Nella seconda parte, che verrà pubblicata nei prossimi giorni, abbiamo discusso di giovani stelle in ascesa come Felix Auger-Aliassime e Jannik Sinner.

Prima di partire, un piccolo riepilogo delle puntate precedenti: il periodo che va dall’estate 2019 alla fine del 2020 è stato un periodo di montagne russe per Medvedev, che possiamo riassumere più o meno in tre fasi, anche rispetto al tipo di utilizzo dei dati statistici:

  • La prima fase va da Montreal a Shanghai 2019, quando Daniil sembra praticamente inarrestabile, e infatti l’unico in grado di sbarrargli la strada è Nadal, che specie nella finale dello US Open deve letteralmente svuotare le tasche e tirare fuori tutto quello che ha per battere il giovane russo. In questo periodo, Fabrice aiuta Cervara nella preparazione dei match in modo molto lineare.
  • La seconda fase va da Parigi-Bercy 2019 al lockdown. In questo periodo gli stimoli sono ormai troppi e impediscono a Daniil di seguire i piani di gioco determinati a tavolino, come invece era successo nel corso dell’estate 2019. Fabrice collabora in pratica solo con analisi ex post. In occasione della sconfitta all’Australian Open, “non stava eseguendo il game plan, stava improvvisando sulla base di quello che gli passava per la testa in quel momento” – dichiara Fabrice. È un periodo di burn out mentale per il russo, costretto a fare i conti con la pressione derivata dai grandi risultati ottenuti.
  • La terza fase, che va dalla ripresa del gioco ad oggi, è un mix di match preparation e di analisi ex post. La preparazione dei match non è più riconoscibile in campo come all’inizio, ma senza dubbio Gilles Cervara ha ormai incapsulato gli input statistici nella sua preparazione dei match per il tennista russo: “Non posso dire adesso cosa deriva puntualmente dalle statistiche; all’inizio era tutto molto riconoscibile, adesso il processo va visto nella sua globalità”.

Per chiudere questa premessa, possiamo dire che quando si è ripreso a giocare le statistiche erano ancora parte integrante del processo di coaching di Medvedev. A fine 2020 qualcosa si è acceso; andiamo allora a vedere in dettaglio cosa è successo con le parole di Fabrice.

“Ho il mio punto di vista, come Gilles Cervara o Daniil Medvedev. Posso dirti come la penso come analista di dati dietro le quinte. Iniziamo con Bercy, per rendere le cose più facili, analizzando partita per partita. Prima di Bercy Daniil non era in buona forma. Ha perso al primo turno in un paio di tornei. Non era davvero sicuro di sé. A Bercy ha ricevuto un bye al primo round e poi ha dovuto affrontare Kevin Anderson al secondo round, e Kevin lo aveva appena battuto a Vienna; ok, ci siamo detti ‘non è un buon sorteggio. Se Kevin lo ha battuto a Vienna, ha la possibilità di ripetersi anche a Bercy’. Penso che in questa partita Daniil sia stato un po’ fortunato perché Kevin si è fatto male e ha dovuto abbandonare sul 6-6 nel primo set“.

“Quella che pensavo sarebbe stata una partita molto difficile, all’improvviso è diventata una passeggiata” continua a raccontare Sbarro. “In questo primo match le statistiche non hanno influito. Poi, nella seconda partita Daniil è andato sotto di un set contro de Minaur; all’improvviso Daniil ha vinto il secondo e il terzo set, 6-2 6-2. De Minaur non giocava più a tennis, non sappiamo neanche cosa sia successo. Non voglio sminuire le statistiche perché sono un vero sostenitore, ma c’è da essere onesti. Di solito, un buon piano di gioco dovrebbe aiutarti di più all’inizio di una partita; in quel caso sembrava che de Minaur potesse vincere in due set ma all’improvviso ha smesso di giocare a tennis. In questo caso, per me è più fortuna. Certo, Daniil non stava giocando male ma possiamo dire che le prime due partite di Bercy non hanno avuto nulla a che fare con le statistiche dal mio punto di vista”. Anche chi si guadagna da vivere con i numeri, è costretto ad ammettere l’impatto decisivo del caso in alcune situazioni di gioco.

“Nei quarti di finale Medvedev ha giocato contro Schwartzman. Diego aveva conquistato il giorno prima la matematica qualificazione alle Finals, un traguardo per lui storico. Praticamente non è sceso in campo, non c’è stata assolutamente partita e Daniil ha vinto in due set 6-1, 6-3. Ancora una volta, le statistiche non sono servite a granché in questi successi. Poi c’è stata la semifinale contro Raonic, che aveva appena battuto Hugo Humbert 7-6 al terzo. Non era fresco contro Daniil: non sto dicendo che fosse infortunato, semplicemente risentiva della battaglia del giorno prima. Per fronteggiare Milos avevamo delle strategie e penso che abbiano funzionato più o meno, ma ancora una volta ci tengo a sottolineare che Raonic non era fresco”.

Si giunge poi alla finale contro Zverev: “Sascha ha giocato davvero bene nel primo set ed è andato avanti nel punteggio. Il secondo set è stato fantastico e si sono intraviste alcune cose che avevamo preparato e hanno funzionato. Forse Daniil ha iniziato a cambiare le cose da solo, penso sia più venuto dal giocatore che dalle statistiche. Recuperare un set di svantaggio è stato merito della tenacia di Daniil, è stato bravo a dare tutto e portarla al set decisivo dove Zverev è rimasto senza benzina. Aveva giocato il giorno prima contro Nadal ed è crollato”.

“Questo è il torneo di Parigi-Bercy”, riassume Fabrice. “La fortuna ha giocato un ruolo decisivo, e anche la forza mentale di Daniil quando era in svantaggio. Certo, ogni partita è preparata con le indicazioni di Gilles, ma non era così ovvio come tra Montreal e Shanghai nel 2019. Come ho detto prima, il processo di preparazione è adesso più sfaccettato, anche se le statistiche rimangono una componente. È come lavorare con un fisioterapista, che è lì tutti i giorni. Ma non si può dire che un risultato sia direttamente dovuto alla fisioterapia; è un processo globale e durante il torneo di Bercy per me è stata più fortuna e forza mentale che merito delle statistiche.

Daniil Medvedev – Bercy 2020 (via Twitter, @RolexPMasters)

IL CAMMINO TRIONFALE DI LONDRA

Dopo Parigi-Bercy, sono arrivate le Finals di Londra e la magia è continuata: “Daniil è entrato nel Master con fiducia. L’anno precedente era arrivato cotto. Aveva giocato troppo mentre quest’anno era totalmente fresco perché non aveva giocato molto, e in secondo luogo aveva appena vinto un master 1000 a Parigi-Bercy: quindi era arrivato con una miscela di fiducia e freschezza, racconta Sbarro, che poi inizia ad analizzare le singole partite giocate da Medvedev a Londra.

“Ancora una volta Daniil ha giocato contro Zverev e lo ha battuto. Conoscevamo il piano; sapevamo esattamente cosa fare dopo Parigi-Bercy. Poi è stato il turno di Djokovic, ma il serbo chiaramente non era mentalmente al 100%. Infine l’ultima partita del girone è stata contro Schwartzman, che era già fuori dal torneo. E quindi sono arrivate la semifinale e finale: abbiamo preparato molto con Gilles Cervara queste due partite e avevamo delle strategie che hanno funzionato davvero bene. Dal punto di vista statistico posso parlare meglio di semifinale e finale, perché le altre partite non sono state combattute”.

“La semifinale era contro Nadal e sapevamo che con Rafa dovevamo giocare di più sul suo diritto. Sapevamo che quando giochi di più contro il suo diritto e lo attacchi da quella parte – specialmente nei campi indoor – i suoi numeri non sono buoni come quando giochi contro il suo rovescio. Quindi sapevamo più o meno che Daniil doveva andare un po’ di più sul dritto di Nadal e attaccarlo quando se ne presentava l’occasione. Penso che sia stata una delle cose che ha funzionato”.

Sbarro prosegue poi analizzando la tattica usata da Nadal: “La maggior parte dei giocatori contro Medvedev pensa di dover giocare lo slice sul suo rovescio. Voglio dire, questo non è ovvio e ne parliamo con Gilles da un anno e mezzo. E ogni volta dico a Gilles che giocare lo slice in un scambio dà risultati in media solo nel 46% dei casi, al di sotto della barriera del 50%; quindi perfetto, non c’è bisogno di farsi prendere dal panico: se gli avversari vogliono giocare tagliato contro Daniil, lasciamoli fare. E il piano di gioco di Nadal era quello di usare lo slice di rovescio ed è divertente quando vedi che l’avversario sta adottando una strategia che non funziona. Quindi, non voglio criticare Nadal, che è una delle migliori menti tattiche del tour, ma tagliare contro Daniil non era l’opzione migliore. Anche se Nadal avesse vinto, lo slice di rovescio non sarebbe stata la chiave della partita. Sarebbe stato qualcosa di negativo ma lo spagnolo avrebbe compensato e vinto in altri modi. Quindi per quanto riguarda la semifinale questa era la strategia che ha funzionato, e ancora una volta è emersa la forza mentale di Daniil”.

“Il bello di lavorare a lungo con lo stesso giocatore è che si inizia ad avere una base dati composta da tante partite e si possono riprendere i vecchi match per sapere qual è la storia. Conoscevamo tutta la storia con Nadal perché Daniil aveva giocato contro di lui a Montreal, nella finale degli US Open e l’anno prima al Master, quando tra l’altro era avanti 5-1; di conseguenza, quando ho preparato la partita contro Nadal, ad esempio, ho messo insieme tutta la serie storica e ho visto cosa aveva funzionato per Daniil e cosa non aveva funzionato. E questo fa parte della mia preparazione per la partita. Prendere vecchie partite contro l’avversario per vedere se c’erano alcune cose specifiche che funzionavano”.

Medvedev giunge così alla finale contro Dominic Thiem: “Contro l’austriaco è stata un po’ la stessa cosa. Avevamo molte partite contro Dominic, in particolare la più recente, la semifinale dello US Open. Abbiamo preso questa partita come riferimento principale e sono emerse due cose: 

  1. Daniil doveva essere più aggressivo in risposta, non tanto sulla prima dove riceveva molto arretrato, quanto sulla seconda per dare meno opportunità a Thiem di dominare i punti direttamente con la sua potenza; quindi uno dei piani di gioco era prendere un po’ più di rischio in risposta sulla seconda; 
  2. trarre insegnamento dalla semifinale degli US Open in cui penso che Daniil abbia giocato l’85% di colpi incrociati di rovescio. Ma quel 15% lungolinea all’epoca aveva funzionato, quindi il piano di gioco per la finale del Master era anche quello di andare di più con il rovescio lungolinea per attaccare Thiem sul suo diritto. Thiem è quello che io chiamo un ‘pouncher’ (picchiatore). I pouncher sono giocatori con un buon diritto, che non amano essere attaccati sul loro punto forte. Con Nadal in semifinale era un po’ lo stesso; certo, se giochi l’intera partita sul dritto di Nadal o Thiem verrai distrutto, ma se li sorprendi di tanto in tanto con un attacco sul dritto è un’altra cosa, e questa strategia penso abbia funzionato bene in finale”. 

“Non dimentichiamo però che Thiem è stato avanti di un set”, ammette Sbarro. “Per questo motivo non sottovaluterei la tenacia mentale di Daniil e la fiducia che ha ottenuto dalla vittoria di Parigi-Bercy. E poi forse le statistiche lo hanno aiutato in qualche punto strategico”.

Sbarro conclude ripensando al 2019 e al periodo trascorso tra Montreal e Shanghai: Le statistiche in quel caso hanno avuto sicuramente più peso. Oggi, onestamente, non le metterei al primo posto. Come ho già detto nella prima fase era diverso, l’ho potuto vedere. Credo che abbiano aiutato molto più di adesso. Ora le statistiche fanno parte di un processo, fanno parte della mentalità di Gilles e di questa squadra. Come sai, non sono più nel team di Medvedev, sono solo una parte del team di Gilles. Forse nel 2021 tornerò a far parte in pieno anche del team di Daniil, ma per il momento ancora no”.

Nel futuro di Fabrice Sbarro – e forse già nell’immediato futuro – sembrano esserci altri progetti. L’analista ha già fatto sperimentare i suoi servigi a Felix Auger-Aliassime, ma spera di poter fare lo stesso con un giovane tanto rossiccio e dinoccolato quanto pieno di talento: “Mi piacerebbe avere la possibilità di mostrare il mio lavoro alla squadra di Sinner“, ci ha raccontato Fabrice. Ma di questo, e del suo parere sul processo di crescita di Jannik, parleremo nella seconda parte dell’intervista.

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