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Interviste

Il coach di Kasatkina: “I giocatori non possono comportarsi come bambini viziati”

Ubitennis ha parlato con Carlos Martinez (al momento a Melbourne) della quarantena pre-Australian Open

Last updated: 31/01/2021 20:20
By Redazione Published 29/01/2021
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10 Min Read
Carlos Martinez

Qui l’articolo originale di ubitennis.net

Sono circa 1200, tra tennisti e staff, coloro che si sono recati a Melbourne per l’Australian Open. Secondo le regole istituite dal governo australiano, i giocatori sono dovuti rimanere nelle loro stanze d’albergo, ad eccezione di un intervallo giornaliero di cinque ore nelle quali è stato consentito loro di uscire per allenarsi, a condizione di non essere entrati in contatto con un positivo al tampone per il COVID-19 (l’intervista è stata fatta durante la quarantena; ora i giocatori sono liberi di circolare, ndr).

Non tutto è andato secondo i piani, però: vari commenti apparsi sui social media hanno fatto trapelare lamentele da parte dei giocatori sul cibo, sull’igiene delle stanze, e sulla programmazione degli allenamenti. Roberto Batista Agut si è spinto a paragonare la sua condizione a quella di una “prigione” in un video fatto trapelare – senza il permesso del tennista – da un sito israeliano. Lo spagnolo si è successivamente scusato.

Il malcontento che accompagna la quarantena è palpabile, ma la realtà è davvero grigia come sembra? Lo spagnolo Carlos Martinez è al momento parte, in quanto allenatore, di coloro che vivono nella “bolla”. Vantando una grande esperienza nella gestione di varie giocatrici, è ora coach della ex-Top 10 Daria Kasatkina.

Martinez ha spiegato alcune delle controversie legate alla quarantena, incluse quelle relative alle dichiarazioni di vari giocatori, confusi dalle regole in vigore: “Tennis Australia ha convocato centinaia di video-conferenze al riguardo. Ci hanno informato su tutto, dalle regole che avremmo trovato alla quarantena. Abbiamo ricevuto messaggi ed e-mail con cadenza settimanale. Ha fatto un gran lavoro, secondo me. L’unica cosa non chiara era cosa sarebbe successo in termini di quarantena se qualcuno fosse risultato infetto già sull’aereo. Sembrava dovessero dividere gli aerei in zone differenti, così da isolare soltanto i presenti in quella sezione in caso di positività. Quell’idea è stata abbandonata ed è stato considerato più sicuro isolare chiunque si trovasse sull’aereo incriminato”.

A Martinez non è toccato l’isolamento duro imposto a 72 giocatori. Dal momento che alcuni passeggeri sono stati trovati positivi, tutti i passeggeri dei corrispondenti voli sono stati costretti a passare la quarantena completamente isolati nelle loro camere d’albergo – coloro fra i giocatori che hanno subito questo destino hanno ricevuto apposite attrezzature per l’allenamento in camera. “Sapevamo a cosa saremmo andati incontro, e come sarebbe stato. Naturalmente, al primo impatto tutto sembra più difficile di quanto sia in realtà, ma secondo me è stato fatto un grandissimo sforzo per poter organizzare l’evento. Non possiamo proprio lamentarci”.

ACCOGLIENZA GELIDA E DIFFICOLTÀ INIZIALI

Martinez ha grande ammirazione per come Tennis Australia ha gestito la situazione al fine di permettere la disputa del primo Slam della stagione, ma dall’altro lato ha anche assaggiato in prima persona i limiti dell’organizzazione della “bolla”: anche se i test sono stati condotti con cadenza giornaliera, lo spagnolo lamenta di essere stato tenuto tre giorni e mezzo nella propria stanza senza una chiara spiegazione dei motivi dietro a questa costrizione. Successivamente è stato informato che, per via di un problema legato alla programmazione degli allenamenti, la sua prima sessione con Kasatkina era stata cancellata. Per fortuna questi intoppi sembrano essere stati risolti, e gli allenamenti sono di conseguenza ripresi.

“Stiamo seguendo il nostro programma. Pensiamo di essere avanti, rispetto agli altri in hotel – afferma, parlando della preparazione di Kasatkina – lei ha buone sensazioni, si sente tranquilla; non avverto nessun problema. Daria non ha perso condizione, arriviamo da Abu Dhabi dove abbiamo disputato un buon torneo, perdendo al terzo turno ma giocando abbastanza bene, secondo me”.

Mentre da una parte i problemi legati alle restrizioni sono in via di risoluzione, Martinez ammette la presenza di una atmosfera “strana e complicata” all’interno della bolla. Frustrazione, rabbia e critiche del pubblico rappresentano uno scenario da incubo per tutti coloro che si preparano al torneo. Come se non bastasse, i due diversi tipi di quarantena che si sono venuti a creare proiettano un’ombra di irregolarità sulla competizione. “È strano, perché 72 giocatori sono (stati, ndr) costretti ad una quarantena più rigorosa degli altri. In effetti si può dire che non sia giusto, dal momento che avranno minori possibilità degli altri; ad esempio, noi possiamo allenarci per due ore al giorno, più le attività legate al fitness, mentre loro sono confinati alle loro stanze senza potersi muovere. Naturalmente non è una situazione uguale per tutti. È complicato perché ho trovato molte persone lamentarsi di questa situazione, e alcuni i loro hanno fatto notare trattamenti ingiusti. Non è il massimo”.

Tensioni a parte, la domanda a cui si dovrebbe rispondere è: quanto peserà la disparità di trattamento fra i giocatori, fra quelli a cui è stato permesso allenarsi in campo e quelli ai quali ciò non è stato consentito? Alcuni hanno pensato di rinviare l’Australian Open, altri hanno chiesto che la distanza su cui si gioca il singolare maschile venisse ridotta da tre set su cinque a due su tre – due suggerimenti con scarsissima possibilità di adozione, a meno di una clamorosa minaccia di boicottaggio di massa. Che i giocatori e i media stiano esagerando la situazione?

Martinez non crede che l’impatto di questa situazione sarà così determinante come alcuni pensano, anche se ammette che non crede possibile che quei 72 atleti possano essere pronti al torneo che si giocherà in preparazione del Major australiano. “La mia opinione è che [quei 72 atleti] non perderanno completamente la condizione, visto che la maggior parte di loro ha a disposizione equipaggiamento specifico per allenarsi nella loro stanza, e possono in qualche modo sopperire alla mancanza di movimento. Naturalmente non è la stessa cosa rispetto a chi può allenarsi in campo, ma penso che in una settimana di allenamenti possano comunque recuperare la condizione. Alla fine, non penso sia così male. Naturalmente non posso dire sia una situazione equa per tutti, dal momento che non potranno partecipare al primo torneo, ed è importante arrivare ad uno Slam con qualche match nelle gambe, ma alla fine penso che sarà meglio di quanto si pensi” [l’intervista si è svolta prima che la WTA annunciasse, nella giornata di domenica, che le giocatrici in isolamento duro giocheranno un torneo a parte, ndr].

Bianca Andreescu sarà una delle partecipanti al torneo riservato alle giocatrici ‘isolate’

La moltitudine di commenti negativi sulle condizioni cui sono costretti gli atleti, fatta trapelare dai giocatori stessi, ha generato molte critiche da parte del pubblico australiano, riportate con dovizia dal “Sydney Morning Herald”, che ha pubblicato una serie di lettere dei propri lettori in cui viene condannato duramente il comportamento dei giocatori.

Inoltre, la lettera di Novak Djokovic contenente alcune proposte per far cambiare le regole della quarantena è stata seccamente rispedita al mittente dal governo australiano. Il primo ministro Scott Morrison ha recentemente dichiarato: “Penso sia arrivato il momento di seguire le regole, passare la quarantena, e giocare a tennis”. E mentre il pubblico rimane interdetto dalla situazione, ci si domanda come i tennisti verranno ricevuti dai fan durante i tornei al Melbourne Park.

“Ci sono persone residenti al di fuori dell’Australia che non possono fare ritorno in patria, e questo è il motivo per cui il pubblico non ci supporta – commenta Martinez – non penso però che ci saranno reazioni negative dai fan, dal momento che saranno felici di poter andare a Melbourne Park a guardare gli incontri di tennis fra i migliori giocatori del mondo. Non ci saranno problemi per nessuno, da quel punto di vista”.

Come molti nel mondo del tennis, ad esempio Victoria Azarenka, lo spagnolo pensa sia necessario guardare alla situazione globale della pandemia. “Alla fine, dobbiamo considerare che i giocatori non possono comportarsi come bambini viziati, lamentandosi delle condizioni dell’hotel, delle camere e cose del genere quando molte altre persone versano in situazioni ben peggiori. Molte persone stanno perdendo il lavoro, e in fin dei conti possiamo dire che Tennis Australia possa essere orgogliosa di quello che sta facendo; in caso contrario saremmo costretti a casa, e passeremmo il tempo a lamentarci di non poter giocare a tennis”, conclude. L’Australian Open si dovrebbe disputare a partire dall’8 Febbraio.

Intervista realizzata da Adam Addicott, traduzione a cura di Michele Brusadelli


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