Sempre più Naomi! Osaka vince il suo secondo Australian Open, sconfitta Brady

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Sempre più Naomi! Osaka vince il suo secondo Australian Open, sconfitta Brady

Quarto Slam per la campionessa nipponica, alla ventunesima vittoria di fila: non perde un match da oltre un anno

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Naomi Osaka - Australian Open 2021 (via Twitter, @WTA)
 

Naomi Osaka continua a dimostrare di essere la più forte di tutte sul cemento, conquistando il suo secondo Australian Open e quarto Slam (tutti su questa superficie) battendo Jennifer Brady per 6-4 6-3 in 77 minuti. Si tratta della ventunesima vittoria di fila per la giapponese e della sua seconda doppietta Flushing Meadows-Melbourne, già conquistata fra il 2018 e il 2019.

PERCORSO E PRECEDENTI – Come sottolineato nel corso della nostra preview, Brady (che ha dovuto fare la quarantena dura) è andata via rapida nei primi quattro match prima di trovarsi al terzo contro Pegula e Muchova (mostrando un po’ di tensione), ma va ricordato che si è trovata in finale senza mai fronteggiare una Top 20, mentre Osaka ha battuto due campionesse Slam come Muguruza e Williams, la prima delle quali salvando due match point sul 3-5 nel parziale decisivo. I confronti diretti erano sul 2-1, ma quello vinto da Brady risale addirittura al 2014 all’ITF 50k di New Braunfels, quando Osaka aveva appena compiuto 17 anni, mentre il più recente è la semifinale dello scorso US Open, una partita estremamente godibile in cui le due finirono abbondantemente in attivo nel saldo fra vincenti e non forzati.

Quel giorno Brady fu eccezionale al servizio, vincendo oltre il 70 percento dei punti con la prima in ogni set e non concesse palle break fino al terzo, mentre Osaka andò sopra l’80 nei due set vinti e vinse circa il 60 percento dei punti sul proprio servizio entro tre colpi. Entrambe furono efficaci contro la seconda al centro da destra, mentre Osaka ebbe qualche punto in più in risposta contro la prima e la seconda al centro da sinistra, cosa che le permette di essere più cinica sui game point al servizio (la maggior parte dei quali parte dall’ad side): quel giorno sfruttò 14 palle gioco su 20, contro il 14/26 dell’avversaria, un tema che si è riproposto nel match di oggi.

PRIMO SET – In una serata abbastanza ventosa, Osaka ha iniziato mettendo le cose in chiaro con due ace e una prima vincente nel primo gioco, mentre Brady ha da subito avuto problemi a mettere la prima in campo e ha dovuto arrischiare sia la seconda (quasi sempre al centro e attorno ai 150 chilometri orari all’inizio, contro una media di 132 nel torneo) che il primo colpo dopo il servizio per non rimanere invischiata nello scambio sulla diagonale di sinistra, tenendo per l’1-1 nonostante il 40-0 sprecato.

La scelta strategica di Brady sul proprio servizio si può ricondurre al match di Flushing Meadows. Quel giorno Osaka fu in grado di allungare gli scambi sul servizio di Brady, e prevalse per 21-9 negli scambi sopra i sette colpi, uno scenario non ideale per la statunitense, che nel corso del torneo ha giocato scambi mediamente più lunghi (3,85 contro i 3,41 di Naomi), ma in questa partita era consapevole di dover rischiare inoltre, nel corso di questo torneo Osaka è stata più efficace da fondocampo, vincendo il 56 percento dei punti contro il 53 di Brady. Le seconde sovraritmo sono state pagate in fretta, però, perché due doppi falli hanno sostanzialmente regalato il break a zero alla nipponica per il 3-1 e servizio.

Nella nostra preview, avevamo sottolineato i problemi di entrambe a mettere la prima in campo durante il torneo (52 percento ciascuna), che è stato il leitmotif del primo parziale, anche se non soprattutto in virtù delle condizioni atmosferiche: dopo il grande inizio, anche Osaka ha avuto qualche problemino nel corso del set, mettendone solo una nel quinto gioco, quando Brady è salita 15-30 rispondendole addosso e guadagnandosi una palla break grazie a un doppio fallo dell’avversaria; brava la statunitense poi a muoverla con due lungolinea, provocandone l’errore di rovescio per il 2-3.

Una volta subito il contro-break, Osaka ha ulteriormente perso brillantezza con i colpi a rimbalzo, finendo 15-30 sotto nel settimo game con due errori (uno dei quali l’ottavo di rovescio a inizio partita), ma è stata brava a mettere la prima al momento del bisogno, prendendosi il 4-3 e guadagnandosi una palla break con risposte di rovescio fra i piedi di Brady in risposta alla seconda (dopo i rischi iniziali l’americana è quasi sempre andata a mirare il suo colpo bimane), ma un dritto non impossibile sparato a metà rete ha tenuto in gioco la sfavorita. Brady si è allora guadagnata una palla del 5-4 in modo un po’ fortunoso: la sua risposta allo slice di Osaka ha superato a malapena la rete, e il ritardo nel recupero della giapponese le ha permesso di piazzare il lob vincente e di arringare la folla; Naomi ha però preso in mano lo scambio successivo e ha piazzato il dritto vincente dal centro.

Sfumata quella chance, Brady ha sentito la tensione, facendosi rimontare da 40-15 nel decimo game (e qui ritorna il tema del killer instinct nei game point): prima ha concesso i vantaggi con un doppio fallo, per poi concedere il set point con un errore di dritto su una difesa in back un po’ fortunata di Osaka e sbagliare clamorosamente un approccio di dritto per il 6-4 dopo 41 minuti.

SECONDO SET – Osaka è stata molto più centrata da subito: nel secondo gioco ha messo le tende al centro del campo, smistando senza più sbagliare e guadagnandosi il 15-40 con il suo miglior rovescio di giornata, un vincente in cross imprendibile, breakkando subito dopo e salendo rapidamente 3-0 con un ace sei su sei con la prima per lei nei primi due turni. La partita si è sostanzialmente chiusa lì, perché gli errori di Brady hanno continuato ad ammassarsi, e mentre lei rimpiccioliva Osaka lievitava: due errori da fondo hanno regalato un altro break a Naomi per il 4-0 Brady ha probabilmente pagato la scelta di continuare a servire prima e seconda verso il rovescio.

Jen ha avuto comunque un ultimo sussulto: nel game successivo, Osaka si è tirata fuori da un 30-30 nel gioco successivo con uno splendido rovescio dal centro, ma ha dovuto concedere una palla break quando una stecca di dritto di Brady è rimasta in campo; nello scambio successivo ha però giocato in sicurezza, spingendo con i colpi in cross e portando l’avversaria all’errore con lo slice. La ex-studentessa di UCLA ha allora tirato fuori le sue migliori difese del match, piazzando un bel recupero di rovescio in lungolinea e un allungo su una prima al centro di Osaka per toglierle la battuta.

Si è trattato come detto solo di una rimonta parziale, però. Sul 4-2, Osaka ha aperto il game con due punti rapidi, spegnendo ogni velleità dell’avversaria, e dopo esser stata a due punti dal titolo con una risposta vincente di rovescio stretto ha tenuto agevolmente il servizio: due brutti errori di Brady le hanno dato tre match point, e un servizio vincente le ha dato il trofeo per la seconda volta.

“Ho dovuto fare la quarantena dura, ringrazio gli organizzatori per averla resa meno complicata”, ha detto Brady. “Sono felice di aver potuto giocare davanti agli appassionati nella mia prima finale Slam, spero di avere altre opportunità in futuro. “Già a New York avevo detto che Jennifer sarebbe stata un problema per tutti, so che stai lavorando durissimo, credo ci affronteremo tante altre volte”, ha detto invece la vincitrice. “Questo trofeo è per il mio team, abbiamo passato davvero tanto tempo insieme durante queste settimane. Grazie anche al pubblico, perché avervi qui mi ha dato grande energia dopo aver giocato la finale Slam precedente a porte chiuse”.

I TRAGUARDI DI NAOMI – Sono dunque 21 le vittorie consecutive per Osaka (ancorché con due walkover a sfavore), che non perde dal febbraio dell’anno scorso in Fed Cup, anche se curiosamente non ha mai affrontato una Top 10 durante questa striscia (non ne affronta una da Brisbane 2020, sconfitta con Pliskova in semifinale). Con questo risultato torna N.2 per la prima volta dal settembre del 2019 (titolo puramente fittizio, è stata chiaramente la tennista più forte al mondo dalla ripresa dei tour, rimanendo dietro a Barty solo in virtù del ranking rivisto), mentre Brady sarà N.13 (guadagnerà molto nelle prossime settimane quando inizieranno a scadere le cambiali delle giocatrici che la precedono, per esempio Bertens difenderà 1350 punti fra Madrid e Roma, mentre Pliskova ne avrà 1550 fra Miami e gli Internazionali), un’ascesa vertiginosa dalla ripresa del tour, con 16 vittorie e sette sconfitte.

Tornando alla giapponese, è la settima a vincere l’Happy Slam dopo aver salvato match point (dopo Monica Seles nel 1991, Jennifer Capriati nel 2001, Serena Williams nel 2003 e nel 2005, Na Li nel 2014, Angelique Kerber nel 2016 e l’ultima è stata Caroline Wozniacki nel 2018), la tredicesima in totale (Serena è titolare di tre delle altre 12); negli ultimi 21 Slam è l’unica ad averne vinti più di tre (Kerber ne ha tre, Halep, Muguruza e Serena due, Pennetta, Ostapenko, Swiatek, Wozniacki, Stephens, Andreescu, Barty e Kenin uno), e ha vinto quattro degli ultimi sei Slam giocati sul cemento.

Questo è il suo settimo torneo vinto in carriera (su 10 finali), ed è la prima dai tempi di Monica Seles a vincere le prime quattro finali Slam giocate, la quindicesima nell’Era Open a vincere almeno quattro Slam (le altre in attività sono le Williams e Clijsters); rimane imbattuta non solo nelle finali Major, ma anche nei match precedenti, visto che dai quarti Slam in poi il suo record in carriera è di 12-0.

Naomi Osaka – Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
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