Numeri: Rublev è il tennista che ha vinto più partite da Wimbledon 2019 a oggi

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Numeri: Rublev è il tennista che ha vinto più partite da Wimbledon 2019 a oggi

Andrey Rublev ha vinto 97 partite nell’ultimo anno e mezzo: nessuno come lui. Tsitsipas guida la Race, ma occhio: non è garanzia di podio a fine anno

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Andrey Rublev - ATP Montecarlo 2021 (ph. Agence Carte Blanche / Réalis)
 

2 – le volte, dal 2004 ad oggi, in cui al vertice della Race successiva al torneo di Monte Carlo era capitato di non trovare uno tra Djokovic, Federer e Nadal. Questa settimana al numero 1 della classifica che considera esclusivamente i punti conseguiti da gennaio in poi troviamo Stefanos Tsitsipas, vincitore la scorsa settimana del prestigioso Masters 1000 monegasco. I greco è primo con 2540 punti, con un distacco di 140 su Rublev e 310 su Djokovic. Premessa: è ancora molto presto per pensare che si possa parlare di cambiamento di gerarchie e del resto gli ultimi due Slam giocati sono stati vinti da Nadal e Djokovic. Tuttavia è anche vero che dopo metà aprile 2003, quando nella Race era primo Agassi (davanti a Schuettler, Ferrero e un nemmeno ventiduenne Federer) in questo periodo della stagione era capitato solo nel 2010 con Roddick (primo grazie ai titoli conquistati a Brisbane e Miami e alle finali raggiunte a Indian Wells e San Jose) e nel 2014 con Wawrinka (in testa perché vincitore a Chennai, Melbourne e Monte Carlo) di non vedere uno dei tre campioni più vincenti della storia al primo posto della Race durante il torneo di Barcellona.

Questo 2021 ha avuto un calendario compresso (pesa soprattutto la mancata disputa di Indian Wells) e va per tante ragioni preso con le pinze, ma non si può evitare di notare che negli ultimi diciotto anni è la prima volta che uno dei Big Three non solo non è al vertice, ma nemmeno al secondo posto della Race (undici anni fa dopo Roddick c’era Nadal, nel 2014 dietro Wawrinka figurava Djokovic). Una delle prime cause di questo (attualmente è doveroso definirlo momentaneo) cambiamento è l’avanzare dell’età di questi straordinari campioni, che a volte sono infortunati e a volte preferiscono preservarsi, riducendo la propria attività nel circuito quasi esclusivamente ai grandi appuntamenti. Quest’anno Djokovic ha giocato soltanto ATP Cup, Australian Open e Montecarlo, Nadal solo gli ultimi due e Federer un solo torneo (Doha). Con l’avanzare della stagione e il disputarsi dei restanti Masters 1000 e Slam è probabile che anche quest’anno, quantomeno Nadal e Djokovic, tornino entrambi ai vertici della classifica. Il fatto che Tsitsipas sia oggi in testa significa a malapena una ipoteca sul podio di fine anno; Roddick nel 2010 terminò la stagione all’ottavo posto, Wawrinka al quarto.

Stefanos Tsitsipas – Montecarlo 2021 (via Twitter, @atptour)

Resta un dato che i primi due Masters 1000 della stagione abbiano premiato due giovani come Hurkacz e Tsitsipas che sinora avevano vinto poco di veramente importante (il greco aveva conquistato le ATP Finals 2019), e che si sono imposti in finale su colleghi a loro volta nuovi ad altissimi livelli (Rublev e Sinner). Anche guardando la Race si nota come siano solo due i tennisti over 30 (Djokovic e Bautista Agut) tra i primi dieci. Allargando lo spettro della nostra analisi, nella classifica che parte da gennaio sono in tutto 6 tra i primi 25 e 12 tra i primi 50 i tennisti ad essere già entrati negli -enta: questo cambiamento nel trend, ad oggi solo momentanea (repetita iuvant), è rilevabile confrontando l’analoga situazione nella classifica ufficiale – nella quale invece sono 3 in top 10, 8 in top 25 e 20 in top 50.

97 – le partite vinte da Andrey Rublev nei tornei dopo l’ultima edizione disputata di Wimbledon, nella prima metà di luglio 2019. Meno di due anni fa, ma sembra passata una vita da quell’indimenticabile finale dei Championships tra Federer e Djokovic, dopo la quale la classifica ATP vedeva come adesso il serbo al numero 1, mentre lo svizzero era n.3 del mondo in una top 10 che vedeva tra gli altri Nishikori sesto, il nostro Fognini al best career ranking di nono giocatore al mondo e lo sfortunato Del Potro come 12 ATP. Rublev continuava invece la crescita costante in classifica iniziata dopo il marzo 2019, quando era infatti uscito dalla top 100 anche a causa di alcuni problemi fisici. Andrey avrebbe poi rivelato di essere anche incappato in una forma di depressione, e per queste ragioni era scivolato in una crisi sorprendente per un ragazzo che, non ancora ventenne, nel 2017 riusciva a vincere da lucky loser il suo primo titolo ATP a Umago e a raggiungere i quarti allo US Open, più giovane tennista a riuscirci dal 2001 in poi.

Una netta inversione di tendenza nella sua carriera è però avvenuta appunto a fine luglio 2019, quando arrivava in finale all’ATP 500 di Amburgo eliminando Garin, Ruud, Thiem (quella contro l’austriaco era la sua seconda vittoria della carriera contro un top 10) e Carreno Busta, cedendo solo a Basilashvili in tre set. Come si evince dalla tabella qui in basso, il moscovita negli ultimi venti mesi ha vinto più partite di tutti nel circuito maschile, ben novantasette delle 124 da lui disputate, che gli hanno permesso di salire sino al numero 7 ATP, posizione occupata per la prima volta questa settimana. Senza le modifiche al regolamento del ranking dovute alla pandemia, sarebbe già tra i primi cinque.

Una continua crescita nel rendimento per Rublev, seguito dall’ex pro spagnolo Fernando Vicente, che ha permesso al russo di vincere ben otto tornei nel lasso temporale preso in esame (gli ATP 500 di Rotterdam, Vienna , Amburgo e San Pietroburgo, la ATP Cup assieme a Medvedev, gli ATP 250 di Mosca, Adelaide, Doha e Mosca) e di raggiungere altre due finali (quella della settimana scorsa a Monte Carlo e, appunto, quella di due anni fa ad Amburgo).

Non è però tutto oro ciò che luccica: come si vede dalla nostra tabella, nei grandi tornei (Slam e Masters 1000) non è ancora riuscito a imporsi, fermandosi per tre volte ai quarti nei Major e raggiungendo solo qualche giorno fa la prima finale in un 1000. In realtà il primo segreto della sua ascesa è stata la grande continuità, che gli ha consentito di essere in striscia positiva aperta da 45 incontri contro tennisti fuori dalla top 50 (l’ultimo in un tale range di classifica a batterlo è stato Marc Polmans, nelle quali di Montreal nell’agosto 2019), avendo in questa particolare caratteristica del suo rendimento delle affinità con Nadal e Djokovic, anche loro con un bilancio analogo contro colleghi fuori dai primi cinquanta del ranking. Dove ancora Rublev si differenzia nettamente nel rendimento da questi grandi campioni è contro i tennisti tra la undicesima e la cinquantesima posizione: il russo continua ad essere il tennista ad aver vinto più partite contro gli avversari ’11-50′ da luglio 2019 (ben 39, a fronte però di quindici sconfitte), ma in realtà tale dato dipende in buona parte dalla sua fitta programmazione, che gli ha permesso di affrontarli in tante occasioni. Nadal e Djokovic, contro questa categoria di tennisti (11-50) da luglio 2019, hanno invece perso pochissimo (quattro volte il serbo, due lo spagnolo) nel periodo preso in esame.

Risulta già piuttosto buono, infine, il bilancio di Rublev contro i top 10: è in attivo (a differenza ad esempio di Tsitsipas e Nadal) proprio grazie alla vittoria di Montecarlo contro il più grande di sempre sulla terra battuta, ed è impreziosito da quella su Federer a Cincinnati nell’agosto 2019, la più veloce sconfitta (62 minuti) subita dal grande campione svizzero dal 2003 in poi. D’altro canto, però, impressionano anche le quattro sconfitte in altrettanti incontri rimediate da Rublev contro Medvedev e Zverev. Un bilancio che il russo avrà tempo e modo di provare a rimettere in equilibrio.

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