Berrettini in finale a Belgrado. Sinner, stop con Tsitsipas (Crivelli, Mastroluca, Bertellino)

Rassegna stampa

Berrettini in finale a Belgrado. Sinner, stop con Tsitsipas (Crivelli, Mastroluca, Bertellino)

La rassegna stampa di domenica 25 aprile 2021

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L’Italia non si ferma. Berrettini in finale ha l’esame da russo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Aggiungete un posto a tavola. Travolti dall’onda di Sinner e di Musetti, si correva il rischio di dimenticare chi, con perizia, lavoro e talento, aveva già cominciato a mettere le fondamenta del rinascimento italiano. E così, riecco apparire Matteo Berrettini, reduce da un avvio di stagione tribolato per i guai agli addominali e rinato in corpo e spirito a Belgrado, dove oggi pomeriggio tornerà a riassaporare il gusto di una finale dopo un anno e dieci mesi dal trionfo sull’erba di Stoccarda. Forse per prolungare il piacere della resurrezione fisica tanto attesa e sospirata, Berretto sceglie il modo più complicato per conquistare la quinta chance in carriera di annettersi un titolo Atp, dopo aver dominato per un’ora il giapponese Daniel, n. 126 del mondo. Trascinato dal servizio e dal dritto al solito dirompenti, il numero 10 del mondo veleggia senza problemi fino al 5-3 e servizio del secondo set che dovrebbe chiudere la pratica. E invece finisce per incartarsi, non sfrutta una palla break per risalire a 6-5 e lascia andare un tie break in cui il samurai ormai ha deciso di giocare ogni scambio a tutto braccio. Dopo una rigenerante pausa spogliatoi a inizio terzo set, Berretto raggruppa di nuovo idee e gioco e finisce per tornare padrone del match, rifilando un bagel al povero Daniel sempre più spaesato. Poteva finire molto prima, ma quel che conta è il risultato: «Sono davvero felice di tornare in una finale al mio secondo torneo dopo il rientro. Fisicamente mi sento bene, e in particolare sono contento della reazione che ho avuto nel terzo set dopo che non ero riuscito a chiudere la partita nel secondo, mancando anche diverse chance per il secondo break. La finale? Ho avuto modo di seguire l’incontro fra Karatsev e Djokovic e di ammirare come il russo stia giocando un tennis di altissimo livello. Comunque cercherò di prepararmi al meglio per provare a batterlo». La sorpresa, appunto. Magari Matteo si era immaginato una finale contro il numero uno del mondo nel suo regno. E invece Nole deve inchinarsi dopo una battaglia di tre ore e 25 minuti all’indomabile Karatsev : «È il giorno più bello della mia vita».

Sinner perde e riparte: «Mi aspettano tanti cesti di palle» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Per l’esame di greco, pregasi ripassare. D’altronde Tsitsipas sta camminando sulle nuvole, e neppure il favoloso Sinner di questi mesi poteva immaginare di contrastarlo mettendo soltanto il 52% di prime. Senza il servizio, Jannik soffre le palle cariche, profonde e varie dell’Apollo ateniese, che si toglie dagli unici guai sul 4-3 0-30 del secondo set con tre prime vincenti una diversa dall’altra. La sua striscia sul rosso comincia a contornarsi di numeri spettacolari: 9 partite vinte di fila, due finali consecutive (domenica scorsa ha trionfato a Montecarlo) e 17 set a zero. Una macchina, al momento talmente perfetta da fargli dire che questi sono i giorni più magici della sua carriera. Certo, il test che oggi pomeriggio gli si parerà davanti è da brividi lungo la schiena perché Nadal, rivitalizzato dall’aria di un torneo che gli ha dedicato il Centrale e che lui ha conquistato per 11 volte, sulla superficie è ancora e sempre un punto di riferimento inimitabile. Ma Tsitsi ha le idee chiare: «L’idea di poterlo battere in un torneo in cui ha scritto la storia mi dà una spinta ulteriore. Se hai ambizioni di diventare il più forte, è logico che devi realizzare il sogno di battere i più forti. Sono esperienze come queste che ti fanno crescere, credo di essere pronto. E del resto ormai il livello è altissimo, anche Sinner è un grandissimo giocatore». Jannik se n’è andato da Barcellona con pensieri chiari sulle prossime mosse: «Né io né lui abbiamo espresso il nostro gioco migliore, ma appena arrivato a Montecarlo (dove risiede, ndr) sarò subito in campo ad allenarmi. Mi voglio rivedere due o tre volte la partita per capire dove potevo fare meglio e metterlo in difficoltà. Chiaramente potevo fare meglio al servizio, ma nel resto del torneo non me la sono cavata poi così male. La ricetta per migliorare la battuta è una sola: vai in campo, prendi un bel cesto pieno di palle e colpisci fino a che prima o poi non entreranno anche in partita».

Berrettini, è finale (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Matteo Berrettini in versione Rocky sfiderà Asian Karatsev, Ivan Drago del tennis moderno. A Belgrado, l’azzurro ha davanti una missione difficile nella sua quinta finale ATP, la prima da giugno 2019. In semifinale, il numero 1 d’Italia ha sconfitto il giapponese Taro Daniel con il particolare punteggio di 6-1 6-7(4) 6-0, dopo aver servito per il match sul 5-4 nel secondo. «Complimenti a Taro, penso che abbia giocato molto bene quando ho servito per il match nel secondo set Non era facile reagire per me nel terzo set, non è mai semplice quando non sai cosa aspettarti», ha detto nella breve intervista a caldo dopo il match. Il romano affronterà per la prima volta il giocatore rivelazione della stagione, con l’obiettivo di interrompere una serie negativa. Karatsev, infatti, ha vinto tredici delle ultime quindici partite contro gli italiani. Nell’altra semifinale, in uno dei match dell’anno, il numero 28 del mondo ha messo ko Novak Djokovic a casa sua, nel Novak Tennis Centre. L’ha battuto 7-5 4-6 6-4 salvando 23 palle break su 28, dopo tre ore e 25 minuti di partita, la seconda più lunga di sempre nella carriera del serbo. «La partita è stata davvero durissima – ha spiegato il russo in conferenza stampa – devi dare il 200% per battere Novak. Affrontarlo è come giocare contro il muro. Poi non ti dà punti facili. Ti fa sempre giocare tanto, ad ogni scambio, e devi sempre esserci con la testa perché se commetti un paio di errori, sfrutta velocemente tutte le occasioni. È così che ho perso il secondo set. Io sono entrato in campo per vincere, mi sono detto: gioca ogni palla, qualunque cosa accada. È la chiave per il successo». […]

Sinner abbandonato dal servizio: «Torno a casa a svuotare cesti» (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

A diciannove anni, alla decima semifinale ATP in carriera, Jannik Sinner è rimasto «un po’ deluso» per la sconfitta contro Stefanos Tsitsipas, fresco vincitore a Montecarlo. Se dopo un 6-3 6-3 contro un giocatore che ha vinto le ultime nove partite e gli ultimi 17 set disputati sei un po’ deluso, vuol dire che il punteggio non racconta tutta la verità. L’ha ammesso anche il greco, che affronterà in finale Nadal. «È stato un match più equilibrato di quello che potrebbe sembrare – ha detto Tsitsipas in conferenza stampa – Jannik e un grande tennista, gioca ad alto ritmo,è decisamente un ragazzo con qualcosa di speciale». Ieri ha risposto meglio di quanto abbia servito, come dimostrano il 52% di prime in campo, da cui ha ricavato il 57% di punti. Soprattutto da destra ha inciso poco, in entrambi i set. Di occasioni ne ha anche avute, l’altoatesino, che nel primo set ha mancato due palle-break sul 2-3 e sul 4-3 ha commesso tre pesanti, alla lunga decisivi, errori di diritto. Nel secondo, ha anche avuto il merito di provare a sparigliare le carte, in termini di scelte, di traiettorie, di posizione in risposta, ma Tsisipas ha sfruttato meglio le sue chance, ha tolto altre due volte servizio a Sinner, l’ultima nel game che ha chiuso la partita. È arrivata così la quinta sconfitta del giovane azzurro contro uno dei primi cinque del mondo. Una partita a cui il miglior teenager nel ranking ATP è arrivato dopo aver sconfitto in due giorni di fila Roberto Bautista-Agut, numero 11 del ranking, e Andrey Rublev, numero 7. Con poco più di una settantina di partite ATP alle spalle, è difficile pensare che il diciannovenne di sesto Pusteria possa essere già adesso un tennista mentalmente e fisicamente compiuto, e dunque abituato a questo livello di prestazioni e di avversari così ravvicinati. La semifinale di Barcellona, comunque, lo proietterà da domani al n.18 della classifica mondiale, ma questo non lo consola più di tanto. «Nessuno di noi ha giocato il suo tennis migliore – ha ammesso l’azzurro -. Voglio rivedere almeno due o tre volte la partita per capire dove avrei potuto fare meglio e metterlo in difficoltà. La differenza l’ha fatta la sua maggiore esperienza». Da Barcellona, tutto il team si è messo in viaggio in macchina per riprendere immediatamente il lavoro in vista dei prossimi appuntamenti. «Voglio tornare subito in campo ad allenarmi» La sua ricetta per migliorare la conosciamo. E non la cambia. «Ce n’è solo una – ha detto dopo la semifinale – vai sul campo, prendi un cesto di palline e ti metti a servire finché le prime non entreranno anche in partita».

Sinner, no di Tsitsipas. E Berrettini va in finale (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Mancava l’appuntamento con una finale ATP dal torneo di Stoccarda 2019 (poi vinto) Matteo Berrettini, che ieri ha dovuto attendere le 3 ore e 26 minuti di lotta tra i protagonisti della prima semifinale dell’ATP 250 di Belgrado prima di scendere in campo contro il lucky loser Taro Daniel (126 ATP). Il n° 10 del mondo e primo d’Italia è partito concentrato salendo dopo un quarto d’ora sul 3-0 con un break, replicato nel sesto gioco; nel settimo ha archiviato la prima parte di gara, in 34 minuti. Altro break, a suon di smorzate vincenti e passante a chiudere nel primo game del secondo set. Replica del nipponico per il 5-5, con diverse occasioni non sfruttate dall’azzurro a due punti dal match. Il tie-break ha portato i due al terzo set. Il romano è ripartito con vigore ed è stato autore di un assolo (6-0). «Sono felice per la mia reazione nel terzo set – ha detto Matteo – ora proverò a battere anche Karatsev. Sono in fiducia». Berrettini troverà in una finale inedita, Asian Karatsev che ha battuto al termine di una partita intensa e di forza assoluta il n° 1 del mondo Novak Djokovic. Sconfitta bruciante per il serbo, nel suo stadio e davanti al suo pubblico. Il più lucido e fisicamente tonico è apparso al termine proprio Karatsev. Barcellona ora: l’urlo liberatorio con il quale Stefanos Tsitsipas ha concluso la sfida con lannik Sinner sulla Pista Rafa Nadal, dopo 1 ora e 23 minuti, ha detto più di ogni altra cosa quanto temesse il più giovane avversario e quanta concentrazione abbia dovuto mettere in campo per farla propria. «Credo che la concentrazione e la pazienza – ha detto il n° 5 del mondo – abbiano pagato». I momenti delicati hanno fatto la differenza per l’ateniese che nel primo set ha centrato il vantaggio all’ottavo gioco, capitalizzato nel successivo. Quando si è trovato in difficoltà ha servito bene, colpo d’inizio gioco che invece ha fatto difetto a Sinner. Bassa la sua percentuale di prime e fatali tre errori di diritto nel game in cui ha subito il break. «Sono un po’ deluso – ha detto Sinner – perché le sconfitte in partite importanti fanno male. Ma il tennis va così. Tsitsipas ha interpretato bene i punti importanti. Gioco e mi alleno per andare il più avanti possibile e tornerò subito in campo per allenarmi pensando al prossimo torneo».

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