La rassegna stampa del 26 aprile: Berrettini, una vittoria da vero top 10

Rassegna stampa

La rassegna stampa del 26 aprile: Berrettini, una vittoria da vero top 10

La stampa italiana celebra il successo di Matteo Berrettini a Belgrado

Pubblicato

il

Berrettini, ritorno d’autore. Una vittoria da vero top 10 (Ubaldo Scanagatta, Nazione-Carlino-Giono Sport)

Il miglior match che ho visto nei primi 4 mesi del 2021 lo aveva vinto Aslan Karatsev su Novak Djokovic nella sua Belgrado. A Djokovic il russo, fino all’anno scorso giocatore da tornei challenger – e quest’anno a 27 anni pareva uscito dal nulla quando aveva raggiunto le semifinali all’Australian Open (e poi vinto Dubai) – aveva annullato 23 palle break su 28 prima di batterlo dopo oltre 3 ore! Quasi tutti quelli che avevano visto sabato quella straordinaria semifinale erano piuttosto pessimisti sulle chance di Matteo Berrettini contro questo russo, solido come una roccia, ancora privo di sponsor – si veste con tshirt nere da 10 euro – che picchia su tutte le palle come un fabbro. Un pessimismo giustificato soprattutto dal fatto che Berrettini era stato fermo due mesi per uno stiramento addominale e che a Montecarlo aveva giocato davvero maluccio cedendo (75 63) a Davidovich Fokina. Ma le partite non sono mai uguali, la combinazione degli stili presenta sviluppi diversi. Fra Karatsev e Djokovic erano scambi interminabili, asfissianti, tutte pallate. Fra il russo e Matteo invece, pochi palleggi, poco ritmo. Il tennista romano ha servito benissimo per quasi tutto il match (61 36 76 e 7 punti a 0 nel tiebreak in 2h e 30 m) e con il dritto ha fatto sfracelli come nei giorni migliori. Così, non senza soffrire, ha vinto il quarto torneo in carriera, il terzo sulla terra battuta (Gstaad 2018, Budapest 2019). L’altro era stato Stoccarda 2019 sull’erba.

[…]

Di sicuro a tutto il movimento tennistico italiano giova il fatto che non ci sia più un solo giocatore in grado far strada nei tornei, come è stato Fabio Fognini per tanti anni, ma ci sono i Sinner, in grado di fare finale a Miami, semifinale a Barcellona cogliendo scalpi importanti, i Sonego capaci di vincere in Sardegna e ora anche Berrettini che dimostra di meritare la classifica che ha raggiunto, top-ten, quando sta bene ed è in forma. «Non ho mai dubitato di valere quel ranking», ha detto il tennista romano che in “casa” Djokovic ieri per la prima volta giocava una finale davanti a entrambi i genitori. Contemporaneamente si giocava a Barcellona un’altra finale e, tanto per cambiare, l’ha vinta – per la dodicesima volta, 16 anni dopo la primissima – Rafa Nadal. L’ha vinta soffrendo l’indicibile con il greco Tsitsipas (64 67 75) dopo 3 ore e 40 minuti, e circa due ore dopo essersi visto annullare due matchpoint sul 5-4, servizio Tsitsipas.

[…]

Berrettini s’è desto. Il tennis italiano sa solo sorridere (Paolo Rossi, La Repubblica)

Il tennis italiano ha trovato la sua ricetta privata per la felicità: un azzurro protagonista ogni settimana toglie il medico di torno. Se nei giorni passati abbiamo applaudito Jannik Sinner (finalista a Miami) e Lorenzo Sonego (trionfatore a Cagliari), eccoci al ritorno in grande stile di Matteo Berrettini.

[…]

Lo avevamo però lasciato infortunato a febbraio, con gli addominali sofferenti sotto il sole di Melbourne e ora, a fine aprile, lo ritroviamo guarito ufficialmente a Belgrado, dove ha trionfato superando in finale l’esame di russo (durato due ore e mezza: 6-1, 3-6, 7-6 con tie break finale vinto a zero) contro Aslan Karatsev, che sabato – in semifinale – aveva rovinato i piani serbi di una grande festa per Novak Djokovic. «Sono felice. Il mio corpo sta reagendo bene, dopo il dolore». Il tennista romano ha vissuto in silenzio la sua convalescenza, ora può raccontare i sentimenti di quel periodo buio. «Non avevo mai sofferto un infortunio di questo tipo: ricordo come fosse ieri il livello di dolore quando provavo a fare degli esercizi muovendomi per semplici azioni quotidiane, tipo voltarsi oppure salire in macchina o starnutire. Fisicamente mi sento pronto e recuperato, quel che mi manca è un po’ l’abitudine a stare nel match, sfruttare le occasioni ed essere lucido». Quest’ultima affermazione non è del tutta vera: Karatsev (sorpresa degli Australian Open) ha ribadito di essere un tipo scomodo, ma il romano ha tenuto, anche mentalmente. E il suo coach, Vincenzo Santopadre, ha potuto tirare il sospirone di sollievo e fare i complimenti al suo assistito: «È stato bravo, ha tenuto duro. Una bella lotta, nonostante i momenti difficili. Eh, come siamo usciti da questo periodo duro e buio? Faticando e lavorando. lavorando e faticando…» .

[…]

Ed è con questa filosofia che oggi ha potuto alzare il suo quarto titolo (tre sulla terra rossa e uno sull’erba) della carriera, e ora può guardare con fiducia al futuro. Che lo vedrà impegnato in Spagna fra una settimana, nell’altura del Masters 1000 della Caja Magica di Madrid dove ritroverà tutti i big del circuito,

[…]

Resurrezione Berrettini sulla terra serba: “Ancora più bello davanti ai miei genitori” (Matteo Pierelli, La Gazzetta dello Sport)

Via i fantasmi. Via tutti i dubbi affiorati dopo il brutto infortunio agli addominali di inizio febbraio, che gli aveva fatto perdere gli ottavi di Melbourne (non scese neanche in campo contro Tsitsipas)

[…]

Matteo Berrettini i cattivi pensieri ora li può riporre nel cassetto e ricominciare a pensare in grande. Sulla terra di Belgrado, dopo una battaglia durata due ore e mezza, il tennista romano doma la resistenza campo dell’orso russo Aslan Karatsvev, uno dei giocatori più “caldi” del circuito che sabato in semifina aveva buttato fuori il padrone di casa Novak Djokovic, dopo avergli annullato 23 palle break

[…]

Matteo lancia la racchetta al cielo e va a salutare famiglia e staff a bordo campo. Assieme hanno sofferto, assieme sono usciti da questo momento complicato: mercoledì aveva conquistato il derby con Marco Cecchinato tornando a vincere un match dopo due mesi (a Montecarlo aveva perso dal non irresistibile spagnolo Davidovich Fokina). Poi in serie sono arrivati i successi contro Krajinovic e Taro Daniel, prima del trionfo di ieri, con Belgrado che è tornata a colorarsi di azzurro nove anni dopo il trionfo di Andreas Seppi. Il grazie alla famiglia Dopo il match Matteo sicomplimenta con Karatsev: «Contro Djokovic hai giocato un match pazzesco, non avevo mai visto nulla di simile… ». Poi analizza il suo momento: «Sono felicissimo di essere riuscito a vincere un titolo dopo l’infortunio. Avere avuto in tribuna i miei genitori rende questo successo davvero speciale, a loro devo tutto. Questo titolo è per la mia famiglia: è la prima volta che mi vedono dal vivo vincere un torneo. Ed è stato bello vedere un po’ di pubblico sulle tribune, a Montecarlo non c’era nessuno…Dopo il k.o. di Montecarlo sono stato triste un paio di giorni poi sono tornato al mio livello», ha aggiunto Berrettini. Il suo è il terzo trionfo italiano del 2021 dopo quelli di Sinner (Melbourne 1) e Sonego (Cagliari).

[…]

Ma ora che è arrivato il quarto trofeo della carriera dopo Gstaad 2018 (terra), Budapest (terra) e Stoccarda (erba) 2019, Berrettini può ricominciare a correre. A Belgrado ha ritrovato un servizio a cinque stelle, un dritto ai livelli migliori ma soprattutto una condizione fisica quasi ottimale, preludio a un futuro prossimo più luminoso che mai.

Bentornato Matteo (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La maglietta inzaccherata di fatica e di orgoglio, e un sorriso alla Massimo Decimo Meridio che sembra prendere forma dai ricci che ornano un volto che più romano non si può. Ci mancava Matteo Berrettini, nella cosmogonia del nuovo tennis italiano straripante di giocatori e di presenze ai piani alti dei tornei che contano.

[…]

Ci mancavano le sue vittorie, che giungono sempre con il rumore e la gioiosità di un fuoco d’artificio. Ora sono quattro, da Gstaad (2018) a Belgrado (2021), passando per Budapest e l’erba di Stoccarda (2019). Ci mancava tutto questa anche se il posto in prima fila, nella disposizione dell’universo tennistico italiano ancora in divenire, è sempre stato suo. Ma altri nomi si sono fatti largo mentre Matteo aveva alternato qualche sortita dignitosa a molte pause dovute agli infortuni. L’ultimo ce l’ha riconsegnato proprio in questi giorni, dopo due mesi di cure per riallacciare gli addominali sgualciti, e nessuno pensava fosse già in grado di tornare ad alzare un trofeo. Addirittura di battere Asian Karatsev, il numero 5 della Race, il semifinalista degli Australian Open, il vincitore di Dubai, il russo che appena sabato aveva messo alla porta Novak Djokovic nella sua Belgrado e nel torneo organizzato dal fratello Djordje, per giunta annullandogli 23 palle break Ma Berrettini è speciale, perché è nato gladiatore e ha una testa da pensatore. Dispensa mazzate, ma vuole farsi un’idea su tutto, e chiede, confronta, impara, cresce. Così, eccolo prorompente già dai colpi iniziali, mentre l’altro aveva i riflessi di uno stoccafisso. E subito dopo, quando il russo rientra nel match e lo molesta ai fianchi con un dosaggio fuori norma di colpi sulle righe, Matteo intuisce che non è quello il momento per mollare, e insiste, arrivando a un niente dal riprendersi il secondo set. E su quel parziale finito in mani russe che Matteo costruisce la vittoria nella terza frazione. Rendendo impervia a Karatsev la conquista di ogni game, cercando una risposta utile a qualsiasi suo tentativo, fino a frollarlo come una scaloppina nel marsala, da servire nel tie break decisivo. Chiuso a zero, non per nulla. LA DEDICA Una vittoria dedicata alla famiglia, da bravo figlio

[…]

«Ringrazio i miei, perché sono corsi fino a Belgrado per vedermi e sostenermi. È la prima volta che gioco una finale davanti ai loro occhi, ed è bellissimo alzare questo trofeo e poterlo dedicare a loro. Sono felice, più che una vittoria è una liberazione». C’è di più. Il quarto successo in carriera spinge Berretta tra i tennisti italiani che hanno vinto di più. Ha davanti Panatta (10), Fognini (9), Bertolucci (6) e Barazutti (5),

[…]

E nella Race, dove Sinner è settimo, Berrettini risale all’undicesimo posto. In linea con la sua classifica. Karatsev continua a essere il tennista che non c’era, e molti dei suoi colleghi è probabile si chiedano perché non se ne sia rimasto nel suo indistinto anonimato di giocatore da Challenger. La risposta è facile, perché ha tanto di quel talento che prima o poi sarebbe comunque sbocciato. Nel suo caso, più poi che prima, visto che ha ormai 27 anni… Ma la sua carriera non è stata facile, la nascita in una zona consumata da infinite guerre locali […] e la vita errabonda che ne è seguita, sono state un peso. Di certo la sconfitta con Matteo non viene dalle fatiche sopportate contro Djokovic, ma dallo sconcerto causatogli dagli spari al servizio del nostro, e dalle formule del tennis più sbrigativo che vi sia.

[…]

Berrettini, l’Italia colpisce ancora: “Ho provato a me stesso di poter lottare” (Stefano Semeraro, La Stampa)

La banda Italia colpisce ancora, una settimana dopo l’altra, con puntualità impressionante, cambiando spesso e volentieri l’autore del colpo. A Belgrado tocca a Matteo Berrettini, implacabile nel torneo di casa di Novak Djokovic, numero 1 del mondo un po’ imballato che sabato si era dovuto arrendere al russo Aslan Karatsev, la mina vagante del circuito post pandemia. L’Orco dell’Ossezia, come lo chiamano, esploso a 27 anni dopo una vita da vagabondo di seconda classe fra Europa e Terrasanta; un boxeur di strada, le spalle curve, l’occhio torvo e lampeggiante, capace di picchiare come se non ci fosse un domani, che però il Beretta ieri è riuscito a incatenare – in tre set faticosissimi: 6-1 3-6 7-6 – con le sue botte di diritto. Alleluja: era dal doloroso ritiro prima dell’ottavo contro Tsitsipas agli Australian Open – l’addominale di nuovo – che Matteo non riusciva a giocare ai suoi livelli.

[…]

Nel Principato si è allenato a lungo con Jan il rosso, rubandogli per osmosi fiducia e condizione (<Jannik è fortissimo, può battere chiunque»), questa settimana ha corso in parallelo con lui a mezza Europa di distanza: il wunderkind a Barcellona, vincitore sul n. 7 del mondo Rublev nei quarti e stoppato solo dal Magno Tsitsipas in semifinale; lui arrivando fino in fondo nella tana del Djoker, senza contare i quarti di Mager a Belgrado e la vittoria di Pellegrino nel Challenger di Roma. II pericolo vertigini Karatsev aveva il serbatoio a tre quarti dopo le 3 ore e 38 minuti giocate e le 23 palle break salvate a Djokovic; ma mentalmente è un irriducibile.

[…]

Per l’Italia trattasi della 71′ tacca da quando il tennis è open; la prima la piazzò, giusto 50 anni fa, Panatta nel ’71 a Senigallia. Per Berrettini il quarto titolo in carriera, il terzo sulla terra, dopo quelli vinti nel 2018 a Gstaad e nel 2019 a Stoccarda (erba) e Budapest. La fine di un lungo tunnel, una fotoelettrica di autostima sparata sulla penombra di dubbi e cerotti seguita alla semifinale a New York e alla qualificazione per le Atp Finals del 2019. «Arrivavo da una situazione difficile, in primis l’infortunio e c’è anche un aspetto mentale. Ci vuole del tempo per essere pronti al 100 per cento di testa a giocare il proprio miglior tennis. Oggi ancora una volta ho provato a me stesso di poter lottare e gestire momenti difficili». Matteo insomma è tornato. È sempre il numero 10 del mondo

[…]

La rinascita di Berrettini: “È per la mia famiglia” (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Matteo Berrettini ha ricordato a tutti di avere un grandissimo cuore. Gli è servito tutto per battere 6-13-6 7-6(0) Asian Karatsev, che sabato aveva sfiancato il numero 1 del mondo Novak Djokovic, e conquistare a Belgrado il quarto titolo in carriera, il primo da Stoccarda 2019. «Questo è un titolo per la mia famiglia – ha spiegato a caldo, nell’intervista durante la cerimonia di premiazione – E’ la prima volta che mi vedono alzare un trofeo dal vivo per cui è davvero speciale. Quando ero piccolo mi hanno sempre accompagnato dappertutto. Ne è passato di tempo, si meritano questa gioia e questo livello di tennis». Sostenuto dal padre Luca, dalla madre Claudia e dalla fidanzata Ajla Tomljanovic, il numero 1 azzurro è partito fortissimo contro il ventisettenne russo, oggi numero 27 del mondo ma fuori dai primi 250 un anno fa, all’inizio del lockdown.

[…]

LA SFIDA. In effetti, rispetto a Djokovic, Berrettini ha messo Karatsev di fronte a un tipo di sfida completamente diversa. Non lo fa scambiare: colpisce forte di dritto, poi rallenta con rasoiate apparentemente innocue ma in realtà affilatissime con il rovescio in back. Prende il controllo e toglie ritmo, ma il russo dai polpacci che mettono soggezione guadagna energia. Nel secondo set, il numero 27 del mondo vola 3-0, cancella due possibilità di controbreak e allunga la partita al terzo. In momenti come questo, ha ammesso il romano dopo la partita, «sono stato bravo a resettare, a ricominciare da zero dopo le occasioni non sfruttate».

[…]

Dopo l’eliminazione nel Principato, ha detto, «sono stato triste per un paio di giorni, mi sono allenato con fatica. Il mio coach Vincenzo Santopadre mi ha tenuto molte ore in campo e dal giorno successivo ho detto che avrei voluto giocare anche in allenamento punti con la stessa intensità che avrei trovato in partita». Soprattutto così, nelle difficoltà, si forgiano i giocatori e si misurano i grandi talenti. Anche nel terzo set, dopo il break del 3-1, il traguardo appare vicino e poi diventa di nuovo lontanissimo sul 3-3. Karatsev salva un match-point, ma rimanda soltanto la sconfitta. Il 7-0 nel tie-break, uno dei migliori che il nostro abbia mai giocato per qualità e presenza scenica, è una firma d’autore.

[…]

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement