La 'decima' di Rafa Nadal a Roma (Crivelli, Mastroluca, Rossi, Franci, Semeraro, Calabresi, Azzolini)

Rassegna stampa

La ‘decima’ di Rafa Nadal a Roma (Crivelli, Mastroluca, Rossi, Franci, Semeraro, Calabresi, Azzolini)

La ‘decima’ di Nadal a Roma nella rassegna stampa di lunedì 17 maggio 2021

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Nadal il gladiatore (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Rafa Massimo Nadal è ancora e sempre il signore dell’arena, il gladiatore più forte di tutti che brandendo la racchetta come una spada sta incidendo una storia immortale nel cuore di Roma.

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Un campione titanico che impreziosisce il trionfo battendo il rivale più ostico, più agguerrito, più vicino al suo spirito di guerriero indistruttibile: una finale contro Novak Djokovic (la sesta al Foro), infatti, non è mai una semplice partita, ma il contrapporsi di due caratteri indomabili. Dritto letale Il loro 57° confronto diretto, la rivalità tennistica più sostanziosa di sempre, regalerà 2 ore e 49′ di palpitante battaglia, offrendo per lunghi tratti una qualità degna di due divinità che vorresti non finissero mai. Rafa si annette il primo set perché serve con percentuali di prime altissime (84%) che gli permettono di prendere subito ll controllo dello scambio e di cercare immediatamente la soluzione vincente, per poi aggredire Nole nei game in risposta. Ma come sempre accade tra incommensurabili fenomeni, appena uno cala l’altro azzanna: nel secondo set il servizio del maiorchino è meno efficace, mentre il Djoker riesce finalmente ad aprirsi il campo con il rovescio e si ritrova padrone del match. Fino al 2-2 del terzo set, quando non sfrutta due palle break e d’improvviso *** si trova l’altro di nuovo addosso con tutto il peso della sua completezza tecnica sublimata dalla superficie, e con l’arma letale di nuovo inarrestabile: Nadal chiuderà il match con 26 vincenti di dritto.

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Verso Parigi Adesso Rafa è in doppia cifra al Roland Garros (13 successi), a Barcellona (12), a Montecarlo (11) e a Roma (10) e ha cancellato, se ce ne fosse bisogno, i dubbi sulla condizione con cui affronterà Parigi tra due settimane: «Sono pronto, dovrò solo allenarmi bene a casa dopo un paio di giorni di riposo». La Francia alletta anche Nole, lo sconfitto che non accampa scuse per le quasi cinque ore trascorse in campo sabato tra Tsitsipas e Sonego: «Non ero stanco, semplicemente non ho sfruttato le mie chance nel terzo set e Rafa si è rivelato più forte. Ma ho dimostrato di essere tornato competitivo anche sulla terra, certamente vado al Roland Garros con l’ambizione di vincerlo».

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Nadal ancora re di Roma: “È il mio posto speciale” (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Next Gen «siamo noi». Novak Djokovic scherza e allontana la concorrenza dei giovani che bussano alle porte del paradiso del tennis. Il numero 1 del mondo è arrivato senza energie all’ultimo scatto della finale degli Internazionali BNL d’Italia 2021. Ne ha avute di più Rafa Nadal che ha conquistato il suo decimo titolo eguagliando il record di 36 Masters 1000 in bacheca del serbo.

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Il re della terra battuta, il campione più vincente di sempre su questa superficie, ha chiuso 7-5 1-6 6-3. Sedici anni dopo il suo primo successo, in una maratona al quinto set contro l’argentino Guillermo Coria in cui recuperò anche un break di svantaggio nel parziale decisivo, Nadal è ancora qua. Ancora con il trofeo in mano, sollevato sotto il cielo di Roma, con un’espressione insieme di gioia e di sollievo.

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Comprensibilmente felice Rafa Nadal, contento di come il suo diritto abbia funzionato sempre meglio dal primo turno alla finale. «Per me, è un grande miglioramento, soprattutto sulla terra rossa. Ho vissuto una grande settimana, ho giocato tanto, mi sento stanco ma molto soddisfatto». Roma, ha confermato, «è un posto speciale, forse il più importante per la mia carriera. Ora voglio tornare a casa, riposarmi un po’, poi mi rimetto a lavorare per migliorare». LA PARTITA. Alla 57° replica della rivalità con più capitoli nell’era Open, era difficile attendersi troppe sorprese. Rafa e Nole, che si sono incontrati almeno una volta all’anno per sedici stagioni di fila, hanno provato comunque a far ricorso a qualche strategia inattesa.

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La sfida si trasforma presto in un duello territoriale, di testa e di geometrie. Gradualmente, Nadal comincia a giocare più profondo da dietro. Rischia anche di farsi male, quando scivola sulla riga tirando comunque un passante vincente nel finale del primo set. Il maiorchino rallenta con il back di rovescio lungolinea, una strategia che ha messo in crisi il numero 1 del mondo nel recente duellò in finale al Roland Garros. E conquista in volata il primo set ll vantaggio negli scambi brevi (24 punti a sedici in quelli che hanno richiesto al massimo cinque colpi)

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Ma nel secondo ha un calo di intensità che consente a Djokovic di allungare la finale. Il terzo è ancora diverso. La finale più “anziana” degli Internazionali BNL d’Italia nell’era Open, la seconda più agée nei Masters 1000 dal 1990, quando sono stati introdotti questi tornei in calendario, è un duello di scatti. All’ultima curva, sulla prima delle due palle break sul 2-2 15-40, il serbo affossa un dritto non impossibile. Non è del tutto un caso che il tasso di conversione delle palle break del numero 1 del mondo sia passato dal 50% e più dei primi due turni al 38% della sfida per il titolo. All’ultima curva della finale, all’ultima svolta di una partita con tante variazioni su un tema conosciuto, Rafa resta un uomo solo al comando. Nel cuore di Roma.

Nadal, il padrone della terra aggiunge la Decima al bottino di Roma (Paolo Rossi, La Repubblica)

Sedici anni di abuso di potere. Dieci volte Roma. E tredici Parigi, e dieci Montecarlo, e dieci Barcellona. Sul ponte del Centrale del Foro Italico si sventola bandiera bianca quando gioca Rafael Nadal che si diverte a scorare gli avversari.

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Nadal ha trionfato a Roma, Novak Djokovic ha dovuto rendergli omaggio dopo due ore e quarantanove minuti: 7-5, 1-6, 6-3. Mai nessuno come Rafa. Nemmeno Borg. Ed è inutile andare più a ritroso, nella storia del tennis, cercare confronti e paragoni: lasciamo le altre leggende in pace. «Mi ricordo di quel 2005, cinque ore in campo…» ha detto Rafa durante la premiazione. La sua prima volta, era un 2 maggio: non l’avrà dimenticato nemmeno il povero Guillermo Coria detto Il Mago, l’argentino sconfitto al quinto set da Nadal non ancora diciannovenne. E vogliamo ricordare anche il precedente del 2006, che ancora fa piangere oggi per un lutto non del tutto elaborato? Roger Federer non poté scrivere il suo nome nell’albo d’oro di Roma per quel ragazzaccio dai capelli lunghi e la canotta irriverente. Oggi i capelli sono radi, la canotta è diventata una t-shirt color viola/fucsia. Sono rimasti i tic (nessuno è perfetto), ma soprattutto la passione, l’umiltà, la voglia di sacrificio. Ha ragione Djokovic nel rispondere con l’ironia che non gli difetta mai (neanche dopo una sconfitta così) all’ennesima domanda sulla ‘Next Gen’: «Siamo noi vecchi la Next Gen» (mentre Nicola Pietrangeli lo implora di essere inserito nella lista).

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Djokovic ha fatto buon viso: «Ho trovato il mio gioco, ora devo solo mantenerlo e portarlo al top a Parigi». Ma l’abuso di potere di Rafa continuerà. Perché non si vede chi possa arrestarlo, questo mancino malato di sport, l’unico nella storia ad essere stato numero uno in tre diversi decenni (2000-2009, 2010-2019, 2020…), e perché lui vuole, fortissimamente vuole: «Amo Roma, qui ho vinto per la prima volta un torneo importante. È uno dei miei luoghi preferiti». Poi c’è Parigi, ma quello è uno Slam, altra storia. Nadal ama le coppe, la competizione, le vittorie.

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È per i trofei che ha superato infortuni che avrebbero abbattuto persone con ben altra tempra: lesioni alle spalle, fratture da stress, tendiniti e rotture dei tendini, anche delle ginocchia, problemi alla schiena.

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Lo ricorderete in azione alle sue origini, con quel suo movimento che sembrava un gancio da macellaio, aveva colpi di una violenza inedita sui campi da tennis. Oggi quei movimenti sono storia, video di cultura. Adesso Rafa Nadal soffre da comune mortale, viene messo alle corde (ha annullato due matchpoint a Shapovalov agli ottavi), ma la sua applicazione maniacale è ancora inarrivabile. Anzi, un abuso inarrestabile.

Nadal 10 e lode: Roma applaude il suo re (Paolo Franci, Nazione-Carlino-Giorno Sport)

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Appena 16 anni per vincere dieci volte gli Internazionali Italia, Master 1000 più prestigioso al mondo ma anche porta del Paradiso, perchè le sensazioni di Roma, si sa, possono diventare le certezze di Parigi. Certezze che lui ha testato con avversari affilatissimi come Shapovalov, o il nostro Sinner, per dirne un paio. E stessa cosa si può dire di Nole Djokovic, per il quale basterà citare la battaglia su due giorni contro Tsitsipas. Nessun dubbio: sul Centrale del Foro Italico è arrivato il meglio del tennis visto a Roma, con Nadal e Djokovic che hanno giocato una grande finale, vinta dallo spagnolo col punteggio di 7-51-6 6-3, la sesta tra i due con un parziale di 4-2 per Rafa.

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E invece c’è stato un momento preciso nel match in cui ogni sensazione ha fatto rima con Djokovic. Dopo il 6-1 rifilato a Rafa nel secondo set – grazie ad un’impennata di Nole ma anche per la minor efficacia di Nadal – il numero uno del mondo ha avuto due palle break sul 2-2 del terzo set. E se ne avesse portata a casa una la curva del match sarebbe sicuramente cambiata. Invece Rafa le ha annullate e da lì Djokovic è praticamente imploso. Da quel golpe sventato Nadal piazzerà sette punti di fila e un parziale di 11 a 1 che si trasformerà nel razzo del trionfo.

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Forse Nole e Rafa non sono più forti come cinque anni fa, ma sono ancora di gran lunga i più forti, aspettando quel ragazzo svizzero di 39 anni che proprio oggi torna nel torneo di Ginevra, dalle sue parti, per saggiare condizione e tennis in vista del Roland Garros. E, a proposito di King Roger, Nole Djokovic, che certo non ama la banalità, anzi, alla domanda scontata di Diego Nargiso sul fatto di aver respinto «ancora una volta l’assalto dei NextGen» ha risposto ridendo ma con una stoccata: «Alla 55a volta che mi fanno questa domanda in una settimana… Sai che ti dico? che stiamo reinventando il NextGen e il NextGen siamo noi, io, Rafa e Roger, che sta tornando e anche Nicola Pietrangeli!» e giù risate. Nadal, con la Decima tra le braccia ha detto come Roma sia «il posto più importante della mia carriera» lasciandosi andare all’amarcord della prima volta, nel lontano 2005: «Quando vinsi contro Coria dopo 5 ore e 15 minuti. Essere di nuovo qui con la coppa in mano 16 anni dopo, indescrivibile!».

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Nadal è stato più continuo di Nole che pure in certi momenti ha costretto il maiorchino alle corde. Ma si sa: il saper soffrire è una delle doti che hanno cementato la grandezza di Rafa. Nadal ora punterà al 14esimo successo al Roland Garros, dopo aver vinto al Foro Italico l’88esimo titolo della carriera: 20 prove del Grande Slam, 36 1000, una medaglia d’oro olimpica, 22 tornei 500 e nove 250.

Nadal, l’imperatore centra la decima: “Roma è magica” (Stefano Semeraro, La Stampa)

“Next Gen siamo noi», dice alla fine Nole Djokovic, 34 anni fra cinque giorni, con l’aria doppiamente scocciata di chi non solo ha appena perso una finale al terzo set (7-6 1-6 6-3) dopo quasi tre ore di fatica, ma per giunta si sente ripetere per la centesima volta la stessa, irritante domanda. Rafa Nadal, 35 anni il prossimo 3 di giugno, se la ride sotto la mascherina. Quando ha vinto a Roma per la prima volta, nel 2005, era un 19enne molto chiomato, adesso tiene la riga in parte per coprire la stempiatura ma il risultato non cambia di molto. Sulla terra vince (quasi) sempre lui. Specialmente a Roma, dove ha alzato la decima coppa – un record impressionante considerato che è in doppia cifra anche al Roland Garros (13), Barcellona (12) e Montecarlo (11): il più seriale dei plurivincitori, neppure Federer gli sta dietro. Un altro record sono i 62 tornei vinti sul rosso, e i 36 Masters 1000 che eguagliano – guarda caso – il primato di Djokovic. Numeri che i Next Gen anagrafici non riusciranno mai neppure ad avvicinare. Dopo che i primi tre ‘1000’ dell’anno – Miami, Madrid e Montecarlo – non avevano visto in finale nessuno dei tre Patriarchi si era diffuso il solito vocio (Saranno finiti? Finalmente i giovani si sono svegliati?), Roma, oltre che il primo grande evento rigiocato in Italia davanti al pubblico, è stato il torneo della restaurazione.

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Intanto succede che i due consoli del Foro -15 vittorie in due negli ultimi 16 anni – hanno rimesso le cose a posto giocando qui la sesta finale in coabitazione. Un match a tratti straordinario, intenso come nella migliore tradizione della casa (era la 57esima replica della rivalità più lunga dell’era Open), a tratti un filo crepuscolare, sporcato qua e là da errori e pause che un tempo i due Cannibali non si sarebbero concessi.

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Se Nadal ha rischiato davvero solo ieri, si può aggiungere che anche Sonego, in semifinale, non è arrivato lontanissimo dal colpaccio contro il Number One. Ora l’obiettivo è Parigi Ai due fenomeni – anzi tre visto che questa settimana torna in campo anche Federer a Ginevra – del resto ormai interessano solo gli Slam; il resto è riscaldamento, verifica, rifinitura.

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La Decima di Nadal eterno re di Roma. Djokovic s’inchina alla fine dello show (Marco Calabresi, Corriere della Sera)

Lo dice lo sconfitto, neanche il vincitore: «La NextGen siamo noi». Tradotto: ne deve passare ancora di tempo per vederci fuori dai giochi. Dal 2005, anno in cui un giovanissimo Rafa Nadal disputò e vinse la prima finale della sua vita agli Internazionali d’Italia, non c’è stata edizione in cui lui o Novak Djokovic non siano arrivati in finale. Ieri si incontravano nel giorno decisivo per la sesta volta, Nadal ha vinto (7-5, i-6, 6-3) per la quarta, che complessivamente è la Decima. Gli organizzatori, sapendo della possibile doppia cifra, gli avevano preparato una foto sui teloni a fondo campo con gli sponsor, da scoprire al momento della premiazione: lui, il io, il Colosseo.

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Quella di Roma resta sua terra di conquista, alla fine di un match che ne ha racchiusi almeno due o tre diversi: uno di questi, durato tutto il secondo set, ha visto Nadal cedere di schianto, prima di risalire prepotentemente nel terzo grazie a un break a zero nel sesto game. Si affrontavano per la 57a volta, eppure a tratti hanno dato l’impressione di riuscire ancora a sorprendersi a vicenda, Rafa e Nole, e con loro il pubblico: fortunati quei quasi 2.500 che ci sono stati.

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appuntamento a Parigi, dove tutto si riazzera. Come si ripartirà da 0-0 nel duello eterno tra queste due leggende: anzi, da 36-36, perché il conto dei Masters 1000 dice questo. E chissà se in quel «la NextGen siamo noi» di Nole è racchiuso anche Roger Federer, che da oggi (diretta Supertennis) tornerà in campo a Ginevra.

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Roma, casa Nadal (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Sarebbe capace di piroette e salti, Rafa, su quei muscoli da tennis builder che venti anni di colpi, rincorse, sterzate, scatti e pallate non hanno ancora corrotto. Riuscirebbe perfino a tenersi sulle punte e improvvisare un arabesque, o interpretare un brisé, con la stessa grazia eterea delle più celebri etoile della danza. Ognuno ha diritto a una perfezione tutta sua, e Rafa, che da un pezzo l’ha trovata, a suo modo ce lo ricorda.

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Sarà sempre e solo se stesso, Rafa, amato dal pubblico per igesti e le gesta da gladiatore, e ancora capace di sorprenderlo, come un Mick Jagger che a oltre 70 anni balla ancora le sue canzoni, come un fuoco che è sempre uguale e diverso da se stesso, e non stanca mai chi lo osserva. In realtà è ancora capace di tutto, NadaL Anche di colpire alla velocità di un mamba, come fa sul due pari nel terzo set a margine di una delle sue più straordinarie e riuscite mutazioni, quando Djokovic lo spinge a un niente dalla caduta e lui reagisce con uno scatto talmente fulmineo da ghermirlo con i suoi denti inquietanti e venefici in quel momento che il passante di contro balzo infila il serbo nei pochi centimetri lasciati liberi da un attacco a rete che ha tutto per risultare decisivo. Sono trascorsi 160 minuti dall’inizio della finale e Djokovic ancora non lo sa, ma siamo alla conclusione. Il morso lo irrigidisce, lo fa sbandare. Sprecate le due opportunità, infatti, è Nadal a ottenere il break point, nel game successivo.

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Sul 5-2 accarezza il primo match point Quello decisivo giunge poco dopo, sul 5-3. Note si consegna, umilmente chiedendo scusa per averci provato ancora una volta. Resta in vantaggio di un successo il serbo (29 a 28), ma sulla terra rossa da qualche tempo non c’è più partita e i numeri dicono altro (19-7 per lo spagnolo). È dal 2016 che Rafa non perde contro Nole sul rosso. Accadde proprio a Roma, crocicchio di infiniti confronti (nove, addirittura). Sono passati cinque anni, e la Coppa è ancora Rafa a mordicchiarla e baciarla con la tenerezza dovuta a una donna amata. Roma appartiene a Nadal, è sua per la decima volta, fa parte della sua storia. Ma dieci non è solo un numero, è un messaggio recapitato all’intero popolo del tennis. Sul rosso -dice- le guerre di successione non sono ancora cominciate. Qualcuno si è avvicinato, Tsitsipas più di tutti. Qualcuno si è allontanato, proprio come Nole. Altri non ci tengono, come Medvedev.

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Chissà se è stata la relativa facilità con cui ha condotto in porto il secondo set, a indurre Nole in tentazione. Succede anche ai tennisti esperti, quando ti rendi conto che il rivale più celebrato ha abbassato la guardia. Nole ha sperato di aver preso il sopravvento, in via definitiva, ma Rafa lo attendeva lì, con i suoi denti aguzzi.

[…] “Parto da Roma con grande fiducia nei miei mezzi. Era quello che cercavo dopo la sconfitta di Madrid». Giunta contro Zverev, ritrovato a Roma e rapidamente punito per aver troppo osato. «Non c’è sfida più grande che tentare di battere Rafa sulla terra rossa», chiosa Djokovic, “non ce l’ho fatta ma sono felice della mia predisposizione a combattere su ogni punto. Il match si è deciso sul 2 pari, quando ho smanito quei due breakpoint che potevano cambiare ll’incontro. Il Roland Garros è la meta. Ci vado con la giusta carica».

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