“Lottiamo ancora per essere riconosciute come atlete”. Perché la rivalità Evert-Navratilova è la più grande

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“Lottiamo ancora per essere riconosciute come atlete”. Perché la rivalità Evert-Navratilova è la più grande

Le due si sono affrontate 80 volte in 16 anni. In un’intervista con Tennis Majors, Evert risponde a Djokovic che aveva detto: “La rivalità con Nadal è la più grande nella storia del tennis”

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Martina Navratilova e Chris Evert - Wimbledon 1978 (foto via Twitter, @Wimbledon)
 

Qui l’articolo originale (19 dicembre 2020)


Alla vigilia della finale del Roland-Garros dello scorso anno tra Rafael Nadal e Novak Djokovic, è stato chiesto al serbo cosa ne pensasse della rivalità con lo spagnolo. Sottolineando il numero dei loro match (la finale è stata il loro cinquantaseiesimo incontro), Djokovic ha descritto Nadal come il suo “più grande rivale” e poi ha detto: “Penso che la nostra rivalità sia la più grande di sempre nella storia di questo sport. Ora, Djokovic stava senza dubbio pensando solo al tennis maschile. Ma questo è il punto. Chris Evert, ex-N.1 al mondo, vincitrice di 18 Slam e una delle figure più iconiche nella storia di questo sport, ha preso velocemente la palla al balzo.

Se Andy Murray avesse letto le dichiarazioni di Djokovic, ci avrebbe sicuramente tenuto a precisare che Nadal-Djokovic è la più grande rivalità “nel tennis maschile”, come ha fatto, per esempio, quando un giornalista di Wimbledon ha commesso l’errore di trascurare le donne citando una statistica.

Evert e Martina Navratilova, due donne che hanno dominato il loro sport per più di un decennio, si sono affrontate per ben 80 volte. E in un’intervista a Tennis Majors, Evert ha spiegato perché sentiva di dover ribattere a quella intervista.

Stiamo ancora lottando per essere riconosciute come atlete“, ha detto Evert. “E questo vale nella vita di tutti i giorni, vale sul posto di lavoro. Pensando a 50 anni fa, c’erano solo atleti uomini là fuori, solo gli uomini facevano sport. Penso che si tratti del solito problema, le donne hanno bisogno di una voce, vogliamo solo essere ascoltate. Credo che le cose siano migliorate molto, ma è ancora diffusa l’idea che gli uomini siano il sesso più forte. Gli atleti uomini sono tuttora più popolari delle donne. Credimi, non sono in cerca di vendetta contro Novak, sono inorridita dal fatto che si possa anche solo pensarlo. Non è affatto una crociata personale contro Novak. Volevo solo ribadire il principio: se vuoi fare quell’affermazione, almeno specifica che è la più grande rivalità nel tennis maschile. È davvero semplice”.

Una cosa che mi stupisce è che Martina abbia vinto Wimbledon nove volte e che nessuno ne parli mai”, ha aggiunto. “Nadal ha vinto il Roland Garros, quante volte, 13? Ma a parte lui qualcuno ha vinto uno Slam più di nove volte, no [dopo l’intervista Djokovic ha vinto l’Australian Open per la nona volta, ndr]? Di tanto in tanto il record di Navratilova a Wimbledon viene ricordato. Penso che il mio record di sette vittorie sui campi in terra battuta al Roland-Garros ottenga più pubblicità dei suoi nove trionfi a Wimbledon, quindi mi chiedo: perché il suo record non viene celebrato come merita? E che dire di Steffi Graf e del Golden Slam del 1988? Voglio dire, vittoria alle Olimpiadi e nei quattro Slam. Se l’avesse fatto un uomo, verrebbe ricordato in ogni momento. Al contrario, nessuno lo menziona mai”. Contestualizzando, Djokovic e Nadal si sono incontrati 58 volte in un arco di 15 anni; Nadal e Roger Federer 40 volte in 15 anni; mentre Djokovic e Federer si sono affrontati 50 volte in 15 stagioni.

EVERT VS NAVRATILOVA: STATISTICHE SBALORDITIVE

La rivalità di Evert con Navratilova è durata 16 stagioni, dal loro primo incontro ad Akron, Ohio, nel 1973, quando Evert vinse 7-6 6-3, all’ultimo, a Chicago nel 1988, quando Navratilova trionfò 6-2 6-2. Le statistiche riguardanti la loro rivalità sono semplicemente sbalorditive.

  • Partite totali: 80 (Navratilova 43-37)
  • Finali: 60 (Navratilova 36-24)
  • Finali del Grande Slam: 14 (Navratilova 10-4)
  • Partite del Grande Slam: 22 (Navratilova 14-8)
  • Partite conclusesi al terzo set: 29 (Evert 15-14)

UNA RIVALITÀ “AMPLIFICATA DALLE DIFFERENZE”

Per Evert e Navratilova, giocare l’una contro l’altra settimana dopo settimana era una parte delle rispettive vite. Come numero 1 e 2 per la maggior parte delle loro carriere, non si sono mai sottratte alla lotta, e si sono sempre fatte valere. Evert ha vinto 16 dei primi 20 incontri, ma quando Navratilova si è trasformata in una super-atleta la dinamica è cambiata, e quest’ultima ha finito per primeggiare nel testa a testa. “Non ricordo nemmeno quando ho iniziato a pensare che fosse qualcosa di più grande di noi, che la cosa più importante nel tennis in quel momento fosse la nostra rivalità“, ha detto Evert. “Non ricordo nemmeno a che punto fossimo nella rivalità, ma Martina e io continuavamo a migliorarci a vicenda. Per un certo periodo di tempo abbiamo lasciato indietro tutte le nostre avversarie“.

Ciò che rendeva la loro rivalità così avvincente era il fatto che fossero agli opposti in quasi tutti i modi. Da un lato c’era Evert, la fidanzata d’America, una giocatrice che privilegiava il gioco da fondocampo, destrimane infallibilmente accurata e imperturbabile in campo; dall’altra la mancina Navratilova, interprete del serve-and-volley, proveniente da quella che allora era la Cecoslovacchia, eclettica, vistosa e senza paura nel mostrare le proprie emozioni. La coppia era sulle copertine delle riviste, nelle campagne pubblicitarie – erano il volto del tennis.

Penso che il tutto fosse amplificato dalle differenze, dai contrasti“, ha detto Evert. “Se la rivalità principale fosse stata fra me e Tracy (Austin), giocatrici di stampo simile, o fra Martina e Jana Novotna, anche loro simili, avrebbe avuto lo stesso impatto? Non credo proprio. Penso che le nostre fossero entrambe storie così affascinanti e diverse per via dei nostri trascorsi, delle nostre convinzioni, per come siamo cresciute, per gli stili di gioco e le personalità. Tutto quello che si vedeva di noi da fuori era così diverso. Lei ha portato le sue qualità, io le mie; il risultato era di avere il doppio dei fan che normalmente avrebbero guardato una partita, quindi penso che la nostra dinamica abbia davvero aiutato il gioco”.

Martina Navratilova e Chris Evert – US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)

Evert e Navratilova erano grandi rivali in campo, ma per la maggior parte del tempo erano buone amiche al di fuori di esso. Si ritrovavano a contatto così spesso che, come dice Evert, erano quasi l’una l’allenatrice dell’altra. “Siamo state costrette a scavare in profondità e sviluppare una strategia adatta ad affrontarci molto più di quanto dovessimo fare contro le altre“, continua. “Eravamo alla pari. Non eravamo paragonabili fisicamente – lei era un’atleta naturale molto migliore di me – ma all’inizio io ero molto più forte mentalmente di lei. Quindi era come se fossimo agli opposti, ma, quando prendi tutte le nostre caratteristiche e le confronti nel complesso, alla fine il nostro livello era così simile che abbiamo dovuto esaminare a fondo il gioco e la mente dell’altra e capire come affrontarci“.

UN RAPPORTO PERSONALE AFFASCINANTE QUANTO LA RIVALITÀ SUL CAMPO

Se il mattone tritato era il regno di Evert – ha vinto 11 dei loro 14 scontri sulla terra – l’erba apparteneva a Navratilova, che ha vinto 10 volte su 15. Erano appaiate 8-8 sui campi in cemento, mentre sul sintetico utilizzato per i numerosi tornei indoor dell’epoca la ceca (cittadina americana dall’81), fu inarrivabile, con un vantaggio di 22-13. “Ci innervosivamo entrambe in momenti diversi. Ogni volta che scendevo in campo sull’erba con Martina, specialmente a Wimbledon, dicevo a me stessa ‘cosa posso fare? Devo fare i salti mortali per battere questa donna sull’erba?’ Mi sentivo come se fosse una battaglia persa. Molto spesso avevo già perso all’ingresso in campo, e penso che a volte anche lei si sentisse così sulla terra. Probabilmente si diceva, ‘oh mio Dio, devo essere così paziente, quella ragazza mi rimanderà mille palle, mi farà impazzire‘“.

Il rapporto personale era forse avvincente quanto la rivalità in campo, però. “La nostra relazione era fatta di alti e bassi“, continua Evert. “All’inizio ricordo di aver giocato in doppio con lei. Io ero numero 1 e lei numero 4, poi N.3 e N.2. Poi ha iniziato a battermi perché ci allenavamo assieme e in più facevamo coppia in doppio. Mi dissi, ‘penso che stia iniziando a conoscere troppo bene il mio gioco’. Così ho rotto quella partnership, perché sentivo che il singolare fosse la cosa più importante per me. Sono andata da lei e gliel’ho detto in modo carino. Più tardi, quando aveva Nancy Lieberman come sua allenatrice, ricordo che Nancy le diceva, ‘devi odiarla, devi odiare Chrissy! In che senso vorresti invitarla a cena? No, devi odiarla, non avere niente a che fare con lei’. Questo è il modo in cui Nancy giocava, e con successo. Allora Martina è diventata una persona diversa, e sfortunatamente non siamo stati affatto vicine in quel periodo”.

A Evert piace scherzare sul fatto che la sua rivalità con Navratilova sia stata la relazione più lunga della sua vita. Entrambe le donne hanno vinto 18 titoli del Grande Slam in singolare, e tra di loro hanno conquistato 324 titoli, sempre in singolare (Navratilova conduce di poco, 167-157). Insieme hanno contribuito a rivoluzionare il gioco, e rimangono tutt’oggi amiche. “Quando Martina si è messa con Judy Nelson, lei le diceva: ‘Chrissie è così gentile. Perché non la invitiamo a cena?‘”, racconta Evert. “Sono andata ad Aspen, e sono rimasta a casa loro per una settimana. È lì che ho conosciuto Andy Mill, il mio ex-marito. A quel punto, eravamo a metà degli anni ’80, mancavano quattro o cinque anni alla fine della mia carriera, ed eravamo abbastanza mature da renderci conto che potevamo separare la vita professionale e quella personale. Ok, andiamo là fuori e cerchiamo di batterci con ogni mezzo, ma possiamo anche essere amiche. Penso che la cosa più interessante non sia l’aspetto tennistico quanto quello personale, quello di due donne che vogliono essere amiche, pur così diverse, e che si sono lasciate vedere dall’altra in momenti di grande vulnerabilità, e per questo devono isolarsi un po’ perché vogliono giocare al meglio l’una contro l’altra“.

Traduzione a cura di Michele Brusadelli

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