Berrettini: "Volevo Tokyo 2020, ho anche pensato di andarci rotto" (Semeraro)

Rassegna stampa

Berrettini: “Volevo Tokyo 2020, ho anche pensato di andarci rotto” (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 20 luglio 2021

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Intervista a Matteo Berrettini: “Volevo Tokyo 2020, ho anche pensato di andarci rotto” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Matteo Berrettini, fresco finalista a Wimbledon ha dovuto rinunciare alle Olimpiadi per un infortunio rimediato proprio a Londra. Matteo, quanto è dura? «Era un appuntamento che aspettavo da due anni, visto il rinvio. Fino all’ultimo ho pensato di andare a Tokyo anche “rotto”, ma non avrebbe avuto senso, non sarei riuscito a fare quello che volevo, cioè lottare per una medaglia. Inoltre rischiavo di peggiorare l’infortunio. Dopo lunghe riunioni con il team ho deciso di lasciar perdere». Altri hanno rinunciato per motivi diversi: fra tennis e Olimpiadi non c’è vero amore? «Dipende dallo spirito. Fin da piccolo vivere nel villaggio a contatto gli altri atleti era uno dei mei sogni. Altri la pensano diversamente, ma io non giudico. Va detto che è un’edizione difficile per via delle restrizioni e della mancanza di pubblico. Ora Parigi 2024 per me diventa un obiettivo ancora più importante». […] Djokovic sembra imbattibile: vincerà anche l’oro che gli manca? «È il più forte, e quello che sa gestire meglio certe situazioni. Però non è scontato. Senza pubblico, due set su tre e con le aspettative che si ritrova, non è un compito facile. Tanti possono metterlo in difficoltà». A Wimbledon gli ha strappato il primo set: lì ha pensato di farcela? «Sono entrato in campo pensando che potevo vincere. Novak è il n.1, e quello che per caratteristiche tecniche mi fa giocare peggio. Anche dopo il primo set sapevo che la strada era lunga, ma penso di aver fatto un passettino in avanti. Ora so che è difficile, ma non impossibile». Cosa è cambiato in lei quest’anno? «Sono più consapevole delle mie forze. Ho imparato dai momenti difficili, mi faccio meno “invadere” da quello che c’è all’esterno, so di avere in mano il timone». A fine agosto ci sono gli Us Open, dove è stato semifinalista nel 2019, in novembre le Atp Finals a Torino. «New York è un obiettivo, ma vorrei fare bene anche nei Masters 1000. Qualificarsi per Torino sarebbe la ciliegina sulla torta». […] È stato convocato anche per la Laver Cup di Boston, in squadra con Federer e con Borg come capitano. «Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto farne parte. Stare in squadra insieme a leggende del nostro sport mi insegnerà tanto». […] Più brividi a entrare per la finale sul Centre Court o stringere la mano a Mattarella e Draghi? «Difficile scegliere. Sportivamente il Centre Court non ha eguali, ma quando sono entrato al Quirinale e mi hanno detto che dovevo parlare, le gambe tremavano e ho iniziato a sudare». […] Con gli azzurri del calcio con chi ha legato di più? «Ciro Immobile è stato carino, la curva non mi aveva riconosciuto, quando mi ha portato in campo sono partiti i cori. Ma anche con Mancini, Donnarumma, Bonucci, Chiellini sono stati bei momenti». Chiellini cosa le ha detto? «”Mannaggia, non sono riuscito a riposare prima della finale perché ti seguivo sul live score…”». […] Berrettini ragazzo “spirituale”, dicono. È vero? «Con il mio mental coach Stefano Massari mi sono sempre concentrato sull’essere me stesso al di là del tennis. Cerco sempre la mia strada, gareggiare senza pubblico mi ha pesato perché mi piace far emozionare la gente. Mi fermano per strada e mi dicono: “mi hai fatto venire i brividi”. Ecco, io gioco per quello». Massari dice che lei è un po’ hippie. Si sarebbe visto bene negli Anni ’60? «Forse sì. Era un’epoca un po’ meno materialista di questa». […] Ha detto che da giovane pensava di essere scarso. Sul serio? «Non l’ho mai detto. Ma non mi sentivo un predestinato. Se mi avessero chiesto se valevo i top 10 avrei risposto no».

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