Emma Raducanu dispensa sorrisi, selfie, positività. La sua favola continua e la leggerezza con cui ne parla fa il paio con la ferocia mostrata in campo: i quarti di finale conquistati spazzando via Shelby Rogers (6-2 6-1), sette partite – comprese quelle utili a risalire dalle qualificazioni – senza lasciare per strada nemmeno un set. “Giocare sull’Artur Ashe per la prima volta non era emotivamente semplice – racconta -, l’avevo provato in allenamento ma è tutta un’altra cosa quando ci giochi col pubblico. Ho pagato un po’ di nervosismo iniziale, ma sono fiera di me per come ho saputo adattarmi raggiungendo il livello necessario per la vittoria“.
Raducanu, insieme alla coetanea Leylah Fernandez nella parte bassa del tabellone, rappresenta innegabilmente una outsider osservata con simpatia nel lotto delle protagoniste dei quarti. A loro favore l’età (la canadese ha giù compiuto 19 anni, Emma ci arriverà a novembre), il sorriso facile e la naturale propensione a dispensare freschezza ed entusiasmo. Al punto da infrangere anche il fattore campo, contro una giocatrice statunitense: “Sono grata per il supporto che ho ricevuto, sentivo spesso dalle tribune degli incitamenti e non è banale quando giochi contro una tennista di casa“.
OSTACOLO BENCIC – Al secondo Slam della sua giovane carriera, la britannica (con origini rumene e cinesi) ha raggiunto ancora una volta gli ottavi, soglia che però a Wimbledon non era riuscita a superare contro Tomljanovic. Sulla sua strada troverà adesso la fresca campionessa olimpica Belinda Bencic, in un incrocio che la vede chiaramente sfavorita ma spinta da un’inerzia che sicuramente non renderà felice la numero 12 del mondo. “Conosco bene Belinda – ha concluso – è in grande forma ma posso dire di sentirmi bene anche io. Ha una grande esperienza a questi livelli, so già che per avere speranza di giocarmela dovrò mettere in campo davvero un ottimo tennis“. La svizzera, da Tokyo a oggi, ha vinto 13 degli ultimi 14 match cedendo solo nei quarti di Cincinnati contro Jil Teichmann.