Flash
Vienna, Ruud: “Nel 2020 Sinner mi ha battuto al primo turno, è bello vedere quanto siamo cresciuti”
Il norvegese, settimo nella corsa alle ATP Finals di Torino, smentisce la fama di specialista della terra: “La verità è che in Norvegia si gioca indoor sei mesi l’anno!” Oggi all’Erste Bank Open la sfida con Jannik

L’ultimo match della giornata odierna (venerdì 29 ottobre) potrebbe essere decisivo per la corsa alle Nitto ATP Finals di due dei migliori giocatori della stagione, vale a dire Casper Ruud e Jannik Sinner, che nella prima serata si troveranno di fronte nei quarti di finale dell’Erste Bank Open di Vienna.
In caso di vittoria, il norvegese (settimo nella Race) metterebbe una seria ipoteca sulla qualificazione per Torino, perché avrebbe la certezza di accrescere il distacco nei confronti di tutti gli inseguitori (Sinner stesso, Hurkacz e Norrie, oltre al lungodegente Nadal) e non dovrebbe sostanzialmente più preoccuparsi nemmeno nel caso in cui uno di loro facesse bene a Bercy, perché si qualificherebbe anche venendo sorpassato da un rivale. Qualora fosse Sinner a prevalere, invece, i giochi si farebbero molto più serrati, visto che il tennista italiano raggiungerebbe l’ottavo posto a soli 90 punti da Ruud e avrebbe la possibilità di superarlo raggiungendo la finale, levandogli il cuscinetto dell’ottavo slot intercorrente fra lui e il resto della competizione (raggiungendo la semifinale il classe 2001 diventerebbe anche Top 10 per la prima volta in carriera).
Si tratta perciò di un crocevia imprescindibile per entrambi, e per questo motivo il direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta ha chiesto e ottenuto (insieme al collega statunitense Chris Oddo) di poter parlare per qualche minuto in più con Ruud in seguito alla vittoria riportata in tre set contro il finalista uscente Lorenzo Sonego. Durante il match di secondo turno, la tds N.4 non è stata proprio entusiasta delle pause prese dal torinese in risposta (pur riconoscendo i vuoti regolamentari legati alla specifica circostanza) e proprio da quell’episodio è partita l’intervista: “Era un punto importante, 4-3 30-30, io ero pronto a servire da dieci secondi e lui si è fermato per prendere l’asciugamano. Per quanto ne so io la regola è che ci si dovrebbe attenere al ritmo del battitore, ma quando ho chiesto al giudice di sedia non mi ha saputo dare una risposta chiara, nessuno sa mai bene cosa bisognerebbe fare. Per questo motivo ero un pochino frustrato, ma per fortuna ho vinto il punto e quindi la cosa non mi ha infastidito a lungo”.
SINNER E LE NITTO ATP FINALS
Il tema principale, tuttavia, non potevano che essere le ATP Finals e lo smilzo altoatesino che nei quarti di finale si frapporrà fra lui e due settimane tranquille: “Essere in corsa per Torino è eccitante perché la tensione è sempre palpabile e la pressione è sempre lì, ogni match che giochi è importante. Arrivati a questo punto della stagione ripenso ad alcuni match in cui ho salvato dei match point, soprattutto quello contro Carreno Busta a Montecarlo dove ne ho salvati due [raggiunse poi la semifinale, il suo punteggio più alto in stagione assieme a Madrid, ndr], ed è incredibile pensare che un singolo punto o un singolo match potrebbe aver cambiato la stagione o comunque essere stato decisivo per qualificarsi al Master, anche se all’epoca non sembrava tanto importante. So di avere grande competizione per gli ultimi due posti, e domani [29 ottobre, ndr] dovrò cercare di tenere a bada Jannik!”
E proprio su Sinner si è focalizzata la domanda successiva, con il N.11 ATP che è reduce da dieci successivi consecutivi al chiuso senza perdere neanche un set. I due si sono peraltro allenati assieme in settimana, giocando anche un match: “Non c’è bisogno che mi ricordiate come sta giocando, lo so bene! Sinner è uno dei migliori giocatori al mondo sulle superfici indoor, e l’anno scorso mi ha battuto al primo turno di questo torneo [7-6(2) 6-3, il loro unico confronto ufficiale, ndr], anche se io avevo avuto un set point nel primo, quindi è bello ritrovarsi quest’anno da teste di serie per vedere quanto siamo cresciuti. Lui sta per raggiungere la Top 10, mentre io ci sono appena entrato, quindi spero solo che sarà un bel match. Questa settimana ci siamo scaldati insieme in una circostanza e abbiamo giocato un match d’allenamento, spero solo di riuscire a fare del mio meglio. Ora siamo entrambi più forti di un anno fa e credo di dovermi aspettare un Sinner al massimo della forma, quindi anch’io cercherò di essere al top“.
LO SPECIALISMO E I MIGLIORAMENTI IN RISPOSTA
Più che per il raggiungimento della Top 10 in sé, la stagione di Ruud è stata particolarmente sorprendente per la competitività dimostrata sul cemento: ottavi in Australia, quarti a Toronto e Cincinnati, vittoria a San Diego, gli ultimi tre risultati che gli hanno consentito di guadagnare punti in una fase in cui si pensava che la sua candidatura torinese sarebbe andata scemando. Lui però non si è mai visto come uno specialista del rosso, anche perché nel suo background formativo c’è tanto indoor: “Non so, la terra è la mia superficie preferita, ma la verità è che al chiuso mi sento più a mio agio di quanto la gente pensi, perché in Norvegia si gioca indoor cinque-sei mesi l’anno. Anche se finora non ho ottenuto grandi risultati credo che siano le condizioni più agevoli in cui giocare, perché non hai cattivi rimbalzi e non ci sono né sole né vento”.
L’anno scorso Sinner servì molto bene contro di lui (76% con la prima e 63 con la seconda), e quindi la domanda successiva ha riguardato la sua grande crescita in risposta: nel 2020 era trentacinquesimo nel Return Rating misurato dall’ATP, quest’anno è diciannovesimo, crescendo in tutti i parametri (punti vinti contro la prima, punti vinti contro la seconda, game vinti in risposta e palle break convertite, con quest’ultimo che ha visto una crescita di oltre il 7%). “Credo di aver imparato a variare piuttosto bene in risposta, a volte cerco colpi risolutivi mentre in altre situazioni preferisco stare più sulla difensiva e bloccare, soprattutto contro i big server. Ho migliorato la risposta, sì, ma soprattutto il primo colpo dopo la risposta, perché sono diventato più bravo a rientrare verso il centro, quindi la mia mobilità è cresciuta tanto e non sono più costretto a correre tanto quando rispondo. Domani cercherò semplicemente di sfruttare tutti questi elementi”.
Ha poi concluso: “Non sarò mai il giocatore che tira tanti vincenti in risposta perché preferisco stare un po’ più indietro. Di solito cerco di stare un po’ più vicino contro la prima per togliere gli angoli all’avversario, anche se sulla terra preferisco rispondere da lontano. Indoor certamente devo cercare di bloccare la risposta perché non sono veloce come Rafa o Medvedev né ho una grande apertura alare, quindi devo cercare di stare più vicino e affidarmi al mio gioco di gambe per entrare bene nello scambio. D’altronde quasi tutti i tennisti della mia generazione e di quella successiva sono sopra il metro e novanta, quindi dovrò cercare di adattarmi a rispondere a dei grandi servizi per tanti anni”.
Qui il tabellone aggiornato dell’Erste Bank Open di Vienna e degli altri tornei della settimana
Flash
Roland Garros: Arnaldi, buona la prima. Sconfitto Galan in quattro set
Un inizio tentennante e un finale in crescendo per Matteo Arnaldi al primo successo in un tabellone principale Slam

(dall’inviato a Parigi)
M. Arnaldi b. D. Galan 2-6 6-3 6-0 6-2
Nonostante la Federazione francese avesse annunciato la vendita di 2000 biglietti ground al giorno in meno rispetto allo scorso anno, la prima giornata del Roland Garros 2023 è stata vissuta all’insegna della grande folla. Si sa, l’impianto parigino è il più piccolo tra quelli degli Slam, ma soprattutto ha una configurazione stretta e lunga che rende gli spostamenti piuttosto complicati nei momenti di grande affluenza.
Arrivare al campo Simonne-Mathieu dopo la fine della maratona tra Hurkacz e Goffin era impossibile, con migliaia di persone che andavano nella direzione opposta, e anche i due spazi a fianco del Suzanne Lenglen, uniche vie per raggiungere i campi dal 10 in poi, sono stati per buona parte della giornata come l’Autostrada Bologna-Rimini durante l’esodo di inizio agosto.
Forse è stata la giornata di bel sole a metà di un weekend lungo (lunedì in Francia si osserva il Lunedì di Pentecoste), ma davvero non è sembrato che l’affluenza quest’anno al Bois de Boulogne fosse soggetta a limiti più stringenti rispetto al passato.
Ci siamo sorbiti il traffico del Lenglen per andare sul Campo 10 dove ha esordito al Roland Garros Matteo Arnaldi, il primo del nuovo gruppo dei ragazzi italiani ad essere entrato nei Top 100 grazie all’exploit di Madrid contro Ruud. Il sanremese è venuto fuori da una partita per nulla semplice contro il colombiano Daniel Galan che gli aveva sottratto il primo set e sembrava essere partito con il piede giusto anche nel secondo.
La giornata decisamente calda ha reso le condizioni di gioco particolarmente veloci, con le palle tese che filavano a meraviglia. Vedere sul campo a fianco un Isner quasi semovente arrivare fino al tie-break decisivo contro Borges con il suo gioco fatto di servizi e anticipi dava davvero la misura della velocità dei campi, e faceva dispiacere ancora di più dell’assenza di Berrettini.
La partita è stata piuttosto discontinua, sembrava che entrambi i giocatori facessero fatica a controllare i colpi, con la palla che tendeva a scappare sulle accelerazioni, ma che invece si fermava quasi del tutto se arrivava con poca energia e soprattutto nella parte di campo vicina alla rete, dove la terra battuta era meno… battuta.
Dopo un primo set che è fuggito via ad Arnaldi con due break subiti nel breve volgere di pochi games, probabilmente anche per un po’ di tensione all’esordio nello Slam, nel secondo parziale c’è stata la reazione dell’azzurro, che è riuscito ad andare subito avanti per 3-0 facendo leva sulla grande spinta da fondocampo e chiudendo con parecchi vincenti in lungonlinea, specialmente di rovescio. Decisivo poi il settimo game, nel quale è riuscito a rimontare da 0-40 evitando il riaggancio da parte di Galan, dopo che nel game precedente si era trovato sul 15-30 e non aveva agguantato due chance per il doppio break sbagliando di poco un diritto in cross stretto dopo un lungo scambio.
Una volta chiuso il secondo set la partita di fatto è finita lì, Galan non è più riuscito a trovare gli spunti per mettere in difficoltà Arnaldi ed ha pagato specialmente sul suo rovescio, che spesso e volentieri se messo sotto pressione arrivava nei pressi del gancio inferiore della rete.
Ottima vittoria quindi per Matteo Arnaldi, che sta muovendo i primi passi nel tennis che conta e che affronterà al secondo turno il vincente tra Denis Shapovalov e Brandon Nakashima.
Flash
Trofeo Bonfiglio: vincono Pacheco Mendez e Quevedo, il successo del tennis d’oltreoceano
Due vittorie giuste, due match diversi ma che hanno mostrato come il tennis sia in buone mani per il futuro. Sia il messicano Pacheco Mendez che l’americana Quevedo hanno meritato il successo. Un successo anche per il Tennis Club Bonacossa di Milano

Entrando al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, si ha la vivida sensazione di entrare a casa di qualcuno, che ha sì organizzato una festa, ma comunque tiene a precisare che quella resta casa sua. Lo dicono le sciure milanesi, milanesissime, intente nelle loro partite di burraco, fin dalle prime ore della mattina, partite che verranno interrotte nelle ore più calde e che vedono questo andirivieni di gente con l’occhio di chi sa che deve sopportare. E poi i campi dove giocano i soci e i figli dei soci. A perdita d’occhio palline corrono ad una discreta velocità sopra la rete. Ti accorgi che qualcosa è diverso, rispetto alla solita domenica da circolo quando, continuando a girare per i campi, vedi gli stand degli sponsor occupare luoghi che solitamente sono impegnati a far da ombra alle panchine di chi cerca relax dopo aver giocato o di chi semplicemente è alla ricerca di refrigerio.
Il campo centrale è nascosto perfettamente all’interno di questo meraviglioso contesto. Una struttura imponente per essere quella di un circolo, che può contenere fino a qualche migliaio di spettatori e fa da giusta cornice alle finali di un torneo, da sempre palcoscenico iniziale di quei giocatori, i campioni di un domani che oggi, sembra sempre più vicino. Lendl, Becker, Muster, Edberg, Courier, Kafelnikov, Rios, Kuerten, Federer, Roddick, Navratilova, Capriati, Hingis, Safina, Ivanovic, Wozniacki, Djokovic, Alcaraz, sono tutti passati da queste parti e su questi campi, in uno dei tornei principi del circuito ITF Junior: gli Internazionali d’Italia Juniores.
Sono il messicano Rodrigo Pacheco Mendez e la statunitense Kaitlin Quevedo i nuovi campioni del Trofeo Bonfiglio al termine di due partite diverse tra loro, ma che hanno comunque regalato molti spunti interessanti ai tanti spettatori giunti a vedere uno spettacolo di livello sicuramente molto alto, sia in campo maschile che in quello femminile. Entrambi ricorderanno a lungo questo torneo e questo successo. Rodrigo Pacheco Mendez, primo messicano a vincere nella storia del Bonfiglio. Giunto a Milano da n.5 Itf, Rodrigo, grazie al successo su Cooper Williams (battuto per 6-4 7-5 in un’ora e 57 minuti) lascia Milano da numero uno del mondo. Una partita tra i due giocatori d’oltreoceano che non ha deluso le attese, forti com’erano delle grandi prestazioni dei due tennisti nelle giornate precedenti. Un match intenso, molto combattuto ed equilibrato più di quanto dica il punteggio. Nel primo set il Pacheco Mendez ha sfrutta l’occasione di portare il set dal proprio lato, solo nel nono game strappando il servizio all’americano e regalandosi così l’allungo decisivo per il 6-4 finale. Nel secondo set, il 3-1 iniziale in favore del messicano sembra mettere la parola fine ma in realtà, il mai domo ragazzo di New York, sfruttando una tenacia da giocatore maturo e delle scelte tattiche intelligenti, come quella di chiamare a rete il suo avversario, ribalta la situazione portandosi avanti 4-3 nel punteggio. Ma come insegna la storia del tennis, sono quei pochi decisivi punti quelli che fanno la differenza ed in quelli, Pacheco Mendez ha dimostrato di essere più pronto rispetto al suo avversario, sfruttando al meglio le occasioni conquistate sul campo. Così grazie al proprio mancino e alla diagonale preferita, quella appunto di sinistra, recupera e ottiene il break decisivo nell’undicesimo game. Il primo match point fallito dal messicano è figlio della giovane età, un doppio fallo sanguinario, riscattato subito dopo dall’ennesimo scambio durissimo vinto con un cross di rovescio che provoca il dritto in rete di Williams. E’ apoteosi per Mendez, è rabbia per Williams. Aldilà di chi abbia vinto o perso, il match è sembrato di un livello già superiore. Manca affinare, per entrambi, la gestione alcuni momenti del match e crescere fisicamente per poter fare il proprio debutto nel circuito dei grandi. Sentiremo ancora parlare di entrambi.
“Che meraviglia. Questo è il J500 più impegnativo del circuito e vale come un altro Slam. Ho giocato benissimo tutta la settimana e sono felicissimo”. Queste le parole di Pacheco Mendez arrivato a Milano come un professionista, accompagnato da coach Alain Lemaitre del Centro Tcp di Mèrida (Yucatan) e anche con il preparatore atletico argentino che lo segue nel circuito. “Volevo essere pronto per questa sfida. Ho visto quanti ottimi giocatori avevano vinto qui nella storia e volevo essere uno di loro. È il mio successo più importante da junior. Adesso mi piacerebbe finire l’anno da numero uno. Sarà difficile ma so che posso farcela. Poi, certo, l’obiettivo è migliorare il mio ranking Atp”.
Una finale a metà invece quella tra Kaitlin Quevedo, statunitense che fa della regolarità e dell’intelligenza tattica le sue armi migliori, e la mancina slovacca Renata Jamrichova, la giocatrice più applaudita in questa settimana di gare. Partita con la chiara strategia di giocare colpi pesanti sul rovescio dell’avversaria per poi entrare e chiudere lo scambio, la 17enne della Florida, che sogna di seguire le orme di Serena Williams, è riuscita a contenere la 15enne nativa di Trnava e a vincere il primo set in 63 minuti con il risultato di 7-5. A quel punto, perso il primo parziale, la slovacca ha scambiato qualche sguardo sofferente con il coach seduto in tribuna, l’ex pro Jan Matus, e ha deciso di stringere la mano all’avversaria e ritirarsi.
“Questa vittoria – ha detto l’americana che ama giocare sulla terra – significa molto per me. Sto lavorando duro e questo risultato mi ripaga di tanti sacrifici. Non ho parole, sono solo felice. Mi aspettavo un match duro e sapevo che avremmo dovuto lottare a lungo, ma a me piace stare tanto in campo e giocare partite combattute, dunque ero pronta a lottare. Sono veramente dispiaciuta che la mia avversaria non sia riuscita a finire il match. Questo è il successo più importante della mia carriera juniores e vorrei continuare così anche a Parigi. Vincere uno Slam è da sempre il mio obiettivo e il French Open è quello che preferisco”.
Finisce così la 63 edizione del Trofeo Bonfiglio, un’edizione che ha confermato lo stato di salute ottimale del movimento tennistico, soprattutto quello americano. È infatti grazie ai risultati ottenuti da Quevedo e Williams che gli Stati Uniti hanno vinto la Coppa delle Nazioni, trofeo destinato alla nazione che ottiene più punti durante il torneo. A dimostrazione che il Paese nordamericano ha un futuro roseo a livello tennistico e che la scuola statunitense gode di buona salute. Con buona pace delle sciure milanesi, intente come sono a continuare il proprio di torneo: quello del burraco è un mondo meraviglioso, quasi come quello del tennis.
Flash
Roland Garros: Giorgi doma Cornet e lo Chatrier e vola al secondo turno
È una vittoria di carattere quella di Camila Giorgi all’esordio a Parigi, la sesta consecutiva contro Alizé Cornet. Ora la attende una tra Collins e Pegula

C. Giorgi b. A. Cornet 6-3 6-4
Dopo il primo successo di un italiano targato Matteo Arnaldi, anche dal tabellone femminile giungono notizie positive. L’esordio di Camila Giorgi è vincente e per larghi tratti anche convincente, come in tutto l’arco del primo set e sul finire di partita. I precedenti con Alizé Cornet parlavano chiaro – 5-2 in favore dell’italiana, che ha vinto tutte le ultime cinque partite contro la sua rivale odierna – e il pronostico è stato rispettato.
Non è però stata una passeggiata, anzi, perché come prevedibile bastava poco per infiammare il Philippe-Chatrier, soprattutto con una giocatrice dallo spirito caliente come la francese. Non può bastare però a Cornet il carattere in una partita da 25 errori e 5 soli vincenti, specialmente contro una tennista come Giorgi, che attende ora di sapere chi sfiderà al secondo turno tra Collins e Pegula.
Primo set: Giorgi ottiene quattro break e si porta in vantaggio
Nelle prime fasi del match gli scambi sono ridotti all’osso. Nonostante due doppi falli Cornet tiene faticando il suo primo turno di battuta, Giorgi invece ci riesce più facilmente. La prima a mettere il naso avanti è proprio l’italiana, che prevale nelle rare occasioni in cui si allungano gli scambi e si porta sul 2-1 e servizio. Quando Camila mette i piedi dentro il campo non c’è storia e, nonostante debba cedere la battuta nel quarto game, si riporta subito in vantaggio nel quinto, insistendo molto spesso sul rovescio della francese: sulla diagonale sinistra fa quasi sempre punto.
Questa volta l’allungo riesce: la n°2 d’Italia si porta sul 4-2 e mette in ghiaccio il primo set. Nonostante alcune folate di vento che potrebbero destabilizzarla, Giorgi non ha problemi a comandare da fondo a partire fin dalla risposta, riuscendo alla terza occasione del game ad ottenere un nuovo break con cui, di fatto, ipoteca la prima frazione. Due doppi falli sul 30-30 del 5-2 la obbligano a restituire uno dei due break di vantaggio, subito però ripreso un paio di minuti più tardi con un game che vale anche il 6-3 definitivo. Se il numero dei gratuiti è piuttosto equivalente, impressiona quello dei vincenti: 11-1 in favore dell’azzurra, sicuramente più solida della sua avversaria.
Secondo set: lo Chatrier accende la partita, bravissima Camila a chiudere in due
Nel secondo parziale entrambe le giocatrici migliorano i propri numeri al servizio, alzando le percentuali di prime palle in campo e di punti vinti con la prima che nella frazione inaugurale erano state molto basse. Il match inizia a farsi più vibrante e Cornet entra finalmente nel match per meriti propri, annullando tre palle break nel secondo gioco e riuscendo a tenere la battuta per la prima volta dall’inizio dell’incontro. In questa fase ci sono più scambi rispetto all’inizio e la transalpina riesce ad essere maggiormente incisiva, reggendo lo scambio da fondo e concedendo meno. Dall’1-1 si susseguono tre break consecutivi, due dei quali a favore di Cornet che, alla seconda occasione, riesce ad allungare.
Il Philippe Chatrier, dopo un primo set con pochi acuti, si scalda con il passare dei minuti e prova a dare tutto il suo sostegno alla padrona di casa, che approfitta della situazione favorevole e sale 4-2. Sembra che l’incontro sia indirizzato verso il terzo set, ma da quel momento una Giorgi di ghiaccio non perderà più neanche un game, riemergendo dalle sabbie mobili con grande carattere e intelligenza. Riprese in mano le redini degli scambi, l’azzurra conquista 16 degli ultimi 21 punti, ribalta il secondo parziale e si impone 6-3 6-4 in un’ora e tre quarti. Al secondo turno Camila aspetta sicuramente una statunitense: o Danielle Collins, finalista dell’Australian Open 2022, o la n°3 del mondo Jessica Pegula.