Caso Peng, Steve Simon: "Pronti a sospendere le nostre attività in Cina"

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Caso Peng, Steve Simon: “Pronti a sospendere le nostre attività in Cina”

Parole dure alla CNN del capo della WTA. “Sempre più preoccupati dalla situazione, ma pronti ad affrontare le conseguenze delle nostre azioni”. Intanto Joe Biden minaccia il boicottaggio diplomatico dei Giochi di Pechino 2022

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Shuai Peng a Houston 2018 (Credit: @WTA on Twitter)
 

Non sono arrivate notizie rassicuranti negli ultimi giorni circa le condizioni di Peng Shuai, scomparsa ormai da più di una settimana dopo le accuse di abusi sessuali che la tennista aveva rivolto all’ex Vice Premier cinese Zhang Gaoli. La lettera accreditata a Peng e comparsa sul profilo Twitter dell’emittente CGTN Europe, in cui l’ex numero uno del doppio mondiale assicurava di stare bene e di essere a riposo in vista della nuova stagione, non è ritenuta in alcun modo credibile, meno che mai dal capo della WTA.

Nel corso di un’intervista rilasciata alla CNN, Steve Simon ha preso nuovamente una posizione netta sull’oscura vicenda, e scagliato parole di fuoco contro il governo cinese. In qualità di massimo dirigente dell’organo di controllo del tennis femminile, Simon si è detto pronto a sospendere tutti i tornei organizzati in Cina dalla WTA e ogni altra iniziativa correlata.

Siamo pronti a ritirare tutte le nostre attività e ad affrontare ogni eventuale complicazione che questa scelta comporterà“, ha detto Simon. “Questa situazione è certamente più rilevante di qualsiasi business: le donne vanno rispettate, non censurate“. Il CEO della racchetta al femminile ha infine ribadito la sua riluttanza a credere che la famosa missiva circolata negli scorsi giorni sia opera autografa di Peng Shuai. “Allo stato dei fatti non la riteniamo valida” ha aggiunto, “non saremo tranquilli fino a quando non avremo la possibilità di parlare direttamente con lei. Ho provato più volte di persona a contattarla al telefono, via e-mail e in altri modi, ma non sono mai riuscito a ottenere una risposta“.

Intanto, per una WTA che prende netta posizione (e lo stesso vale per il mondo del tennis in generale, tanto che il profilo Weibo di Naomi Osaka è stato oscurato in seguito ad un suo post sull’argomento), continua il silenzio interessato del Comitato Olimpico. Il più influente ente di governo dello sport internazionale ha scelto la via della diplomazia silenziosa, parafrasando il contenuto di una nota che il CIO ha dato in pasto alle agenzie qualche giorno fa. Il fatto che le prossime Olimpiadi invernali si disputeranno a Pechino autorizza cattivi pensieri, non essendo difficile ritenere che il Comitato non voglia indispettire né tantomeno insinuare dubbi sulle metodologie di gestione del dissenso attuate dal Paese ospitante.

Del resto l’indirizzo politico del CIO sembra ormai conclamato: giusto un paio di settimane fa un suo alto dirigente, rispondendo a specifica domanda rivoltagli da un giornalista, ha negato che il Comitato stesso possa mettere in discussione la gestione cinese dei diritti umani se non durante lo stretto periodo di svolgimento dei Giochi. “Non siamo un governo, dobbiamo rispettare la sovranità dei vari Paesi affiliati“, ha inoltre aggiunto il vicepresidente John Coates.

Una posizione attendista, certo differente da quella scelta dall’amministrazione USA. Nella giornata di ieri, parlando ai cronisti poco dopo l’incontro con il Primo Ministro canadese Justin Trudeau nello studio ovale, il Presidente Joe Biden ha rivelato che gli Stati Uniti potrebbero scegliere di boicottare le Olimpiadi di febbraio a livello diplomatico – gli atleti sarebbero comunque inviati – per denunciare simbolicamente la gestione cinese dei diritti umani, la persecuzione della minoranza islamica degli Uiguri e la violenta repressione dei moti di Hong Kong. Una possibilità non strettamente legata alla situazione di Peng Shuai, ma di sicuro da questa rafforzata.

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