Christopher Clarey: "Ho capito l'essenza di Federer quando mi ha raccontato di una visita dal dentista!"

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Christopher Clarey: “Ho capito l’essenza di Federer quando mi ha raccontato di una visita dal dentista!”

Intervistato da Ubaldo Scanagatta alla lounge Intesa Sanpaolo di Torino, l’inviato del New York Times racconta l’edizione italiana del suo bestseller sullo svizzero

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Roger Federer - Wimbledon 2021 (via Twitter, @Wimbledon)
 

Le Nitto ATP Finals hanno visto l’acme della stampa tennistica presenziare al Pala Alpitour di Torino per il gran finale della stagione maschile (al netto della Davis ancora da disputare). Fra i nomi più noti del settore presenti in situ c’è quello di Christopher Clarey del New York Times: il suo nuovo libro su Roger Federer, “Il Maestro”, è appena stato pubblicato in italiano (tradotto dal quasi omonimo di Stetone, Stefano Travagli, ed edito da Baldini + Castoldi).

L’autore ne ha parlato con il direttore Ubaldo Scanagatta alla lounge Intesa Sanpaolo nei giorni conclusivi del torneo; tra i due c’è un rapporto di lunga data che risale al primo Slam di Christopher, vale a dire quello Wimbledon 1990 che vide Stefan Edberg e Boris Becker sfidarsi in finale per la terza volta di fila. Di seguito l’intervista in inglese:

Clarey si è detto felice di essere tornato nel capoluogo piemontese, dove gli era già capitato di seguire degli eventi sportivi: È bello essere di nuovo a Torino, non tornavo dai tempi delle Olimpiadi del 2006. Infatti per me è stato strano tornare al Pala Alpitour, perché l’ultima volta che ci ero stato si giocava ad hockey su ghiaccio – per quanto siano veloci le condizioni dei campi da tennis, vi posso assicurare che quelli lo erano di più!”

A proposito della velocità dei campi, ha fatto una previsione poi rivelatasi corretta sulle fortune di Novak Djokovic nel torneo (l’intervista è avvenuta poco prima delle semifinali): “Credo che prima o poi possa conquistare il suo sesto titolo alle ATP Finals, ma credo che questa superficie sia un po’ troppo rapida per il suo gioco”.

In ogni caso, è stato molto colpito dal coinvolgimento a 360 gradi della città di Torino nel torneo: “Sono arrivato da Parigi mercoledì scorso e ho passato il primo giorno in centro, volevo tornare in un paio di ristoranti che avevo provato 15 anni fa. Sono rimasto sorpreso perché mi sono recato in farmacia e ho visto che c’era una racchetta in vetrina – la città è davvero parte del torneo!”

FEDERER E L’ENERGIA POSITIVA DI UN CAMPIONE

Per quanto riguarda “Il Maestro” (“The Master” in lingua originale), il successo è stato pressoché istantaneo: “Era un anno che avevo questo libro in testa. È uscito durante l’estate negli Stati Uniti, mentre ora la versione tradotta è stata pubblicata in Italia e Germania. Sono molto felice del responso che abbiamo avuto: abbiamo già venduto oltre 100.000 copie nel mondo. Il libro era nella mia testa da un anno. È il mio primo libro di una certa dimensione, quindi non è stato semplice”.

Al momento il suo testo è già il secondo più venduto sul tennis negli Stati Uniti alle spalle del celeberrimo e ubiquo “Open” di Andre Agassi, un risultato per il quale Clarey trova una spiegazione molto semplice: Negli Stati Uniti non era mai uscito un libro su Federer, e sembrava il momento giusto per scriverlo – la sua carriera è ad un crocevia, lui vuole tornare a giocare ma non so se ci riuscirà. Negli USA c’è grande rispetto per come si è approcciato al gioco e ai rapporti umani”.

Ma cosa scopriremo in questo libro che non sia già stato detto e scritto su una leggenda di tale proporzioni? Per rispondere a questa domanda, Christopher si è richiamato ad una storia che a suo parere racconta più di tutte “l’energia positiva” di Roger Federer: “Nel 2019 mi ha raccontato un aneddoto sui problemi psicologici che ha dovuto superare ad inizio carriera. Alla fine degli anni ’90 doveva andare dal dentista a Basilea, e mentre il dentista lo visitava gli chiese, ‘cosa fai nella vita, Roger?’. Lui aveva appena deciso di diventare un professionista, quindi rispose, ‘sono un tennista’. E il dentista, stupefatto, gli disse: ‘Sì, ma cosa vuoi fare nella vita?’ Roger mi ha detto: ‘Non sono mai più andato da quel dentista’. Secondo me è una storia che dice molto di lui e della sua energia, vuole essere circondato da persone che credono in lui e nei suoi progetti, perché lui crede in sé stesso”.

Nonostante il libro sia stato tradotto nella nostra lingua, Christopher non parla in italiano, mentre conosce il francese e lo spagnolo. L’intenzione però è di porre rimedio a questa “mancanza”, e visto l’impegno quinquennale dell’ATP con Torino dovrebbe avere tempo di fare pratica: “Non sono ancora abbastanza sofisticato da sapere l’italiano, ma prima di morire imparerò, lo prometto!”

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