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Blind Tennis: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”

Il centro sportivo "Sandro Pertini" di Cornaredo (MI) ospita la prima accademia italiana di tennis per ipovedenti e non vedenti

Last updated: 16/12/2021 20:56
By Chiara Gheza Published 14/12/2021
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8 Min Read


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Sulla parete della Club House del centro sportivo Sandro Pertini di Cornaredo campeggia una famosa frase di Walt Disney: “Tutto iniziò con un topo e una matita. Se puoi sognarlo, puoi farlo.”

Mai aforisma fu più adatto a un luogo. Il centro stesso dove incontriamo Andrea Albertani, il direttore, è nato da un sogno che Andrea ha condiviso con Massimo Achini del CSI e Domenico Lupatini di US ACLI Milano. “Dalla nostra amicizia e dall’incontro di idee e di ideali è nata qualche mese fa l’idea di partecipare a un bando di gestione del centro Sandro Pertini” ci racconta Albertani “la difficoltà è sempre stata quella di rendere questo luogo, comunale ma di gestione privata, un centro di aggregazione sociale e sportiva. Noi ci prefiggiamo di renderlo tale e di diventare nei prossimi anni un modello per tutta Italia.”

E proprio tra i campi del Sandro Pertini Andrea ha incontrato Daniele Cassioli, cieco dalla nascita per una retinite pigmentosa, pluricampione mondiale di sci nautico e fondatore dell’associazione Real Eyes, con il quale è nato il sogno di fondare la prima accademia in Italia di tennis per ipovedenti. Real Eyes è un’associazione sportiva senza scopo di lucro che Daniele ha deciso di fondare per offrire nuove opportunità a bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti attraverso lo sport. Tra le altre discipline seguite dall’associazione dalla conoscenza con Albertani è stato inserito anche il tennis.

“Io sono stato un tennista professionista ed è stato naturale pensare di inserire il tennis tra le discipline del centro, malgrado per il momento si debbano usare i tre campi da calcetto sui quali abbiamo disegnato le righe” spiega Albertani “in pochi mesi ci sono state più di 140 iscrizioni di ragazzi. Poi l’incontro con Daniele il quale mi ha chiesto uno spazio per far giocare due o tre atleti di blind tennis. Li abbiamo ospitati più che volentieri e dopo, credo, un quarto d’ora mi sono innamorato del progetto e abbiamo deciso di non limitarci a ospitare i ragazzi, ma di creare una vera accademia di blind tennis. Ci siamo allora presi l’impegno di creare un programma specifico avvalendoci del fondamentale supporto di Cassioli. Oggi abbiamo 14 ragazzi da varie regioni. Siamo la prima accademia in Italia a livello agonistico e vorremmo esportare il nostro modello in tutto il paese. Noi cerchiamo di farli giocare nel modo più integrato possibile sfruttando quelle che sono le effettive indicazioni tecniche per un tennista. Le regole sono molto semplici: il campo è leggermente più corto, le palline sono di spugna e sonore, a seconda della categoria possono fare uno, due o tre rimbalzi. I punteggi sono identici, solamente all’inizio dello scambio chi batte avvisa con un “ready” l’avversario.”

Photo by Michela Nodari

E’ un freddo sabato pomeriggio e i ragazzi si stanno allenando su uno dei tre campi. La sessione ha una durata di due ore e mezza, durante le quali atletica e tecnica si alternano. A fine allenamento si gioca a punti e allora la competizione diventa palpabile. Tra gli atleti ci sono Davide, che ha partecipato a un campionato europeo in Polonia, vincendo e Gianluca che in occasione del torneo ATP di Courmayeur si è esibito. Al termine della sessione, stanchi ma felici, ci salutano e corrono a prendere il bus per rientrare, lasciandoci in compagnia del loro allenatore, Federico Lazzari.

“Io sono laureato in scienze motorie e ho sempre allenato agonisti e non agonisti” ci racconta Federico “poi ho incontrato Andrea che mi ha proposto questo progetto che mi ha subito emozionato. Non conoscevo il mondo del blind tennis ma vedendoli allenarsi la prima volta mi sono innamorato della loro passione e dell’energia che si percepiva durante il gioco. Il mio obiettivo, oltre al divertimento e alla tecnica, è che gli atleti facciano risultato e qui, al Sandro Pertini, li alleniamo per l’agonismo. Io sono entrato in campo senza preconcetti.”

Interviene poi Andrea: “Io ho voluto che Federico andasse in campo senza spiegazioni perché non fosse influenzato da pensieri o ansie. Lui deve preparare questi ragazzi per vincere non per competere.”

Federico ride. “E’ stato un approccio non convenzionale ma ha funzionato. Certo tutti i ragazzi avevano un’infarinatura di tennis appreso da autodidatti.”

In questo periodo il tennis in Italia sta vivendo un periodo d’oro e la speranza dell’accademia è che questo possa aiutare a crescere anche il blind tennis.

“I ragazzi stanno cercando con il passaparola di allargare la cerchia di atleti, soprattutto coinvolgendo anche ragazze poiché al momento nel nostro paese le atlete che praticano questo sport sono solamente tre. Gli allenamenti al momento infatti sono misti, cosa che aiuta sicuramente le ragazze, ma i tornei saranno ovviamente separati” ci spiega Federico.

Photo by Michela Nodari

“In Italia al momento non ci sono veri tornei e noi vorremmo essere i primi a organizzarne uno, magari riconosciuto dalla Federazione” aggiunge Andrea “Non vogliamo avere limiti poiché tre mesi fa è iniziato tutto affittando il campo e ora siamo un’accademia. La difficoltà al momento è recuperare le palline poiché sono speciali e arrivano dal Giappone a un prezzo esorbitante. Ora ne abbiamo solamente una decina, il che significa che non possiamo allenarli con il classico carrello.”

“La pallina di gomma piuma viaggia a una velocità più lenta rispetto a quella standard ed è di più difficile lettura, con rimbalzi più bassi” ci spiega Federico.

Le categorie del blind tennis sono tre B1, B2 e B3 e il numero accanto alla lettera B indica il numero di rimbalzi che ogni categoria può lasciar fare alla pallina.

“Gli obiettivi a breve termine è arrivare a 20 iscritti all’accademia e organizzare un torneo tutto nostro” spiega Andrea con gli occhi che gli brillano “mentre a lungo termine è quello di creare un modello di accademia da esportare in tutta Italia, formando maestri di tennis pronti ad allenare questa disciplina.”

“Molti miei colleghi nemmeno conoscono il blind tennis” ci confessa Federico “ma subito si incuriosiscono. Mi fanno mille domande sulla modalità di insegnamento, ma spiegare il gesto tecnico a una persona ipovedente è come spiegarlo a un atleta vedente. Si utilizza il tatto per simulare il gesto.”

“Con i ragazzi non possiamo far vedere loro il gesto ma possiamo simularlo toccandoli e seguendo con il tatto i loro gesti, nel caso di Federico è sicuramente un bene che i ragazzi non lo vedano giocare” conclude Andrea ridendo.

“Beh io quando gioco con loro perdo i punti in effetti” si schermisce Federico. Risate.

L’atmosfera nella Club House del Sandro Pertini è davvero magica, rilassata allegra, si ride. Il terreno ideale per la realizzazione dei tanti sogni di cui abbiamo parlato.


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