L'Australia rinvia la detenzione di Djokovic. La difesa: "Il governo lo vuole espellere per evitare il sostegno ai no-vax"

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L’Australia rinvia la detenzione di Djokovic. La difesa: “Il governo lo vuole espellere per evitare il sostegno ai no-vax”

Djokovic non sarà espulso fino alla fine del ricorso. Nessuna detenzione fino a domani alle 8 (le 22 italiane). Il 16 gennaio l’udienza davanti alla Corte Federale. Sarà scortato da due ufficiali

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Novak Djokovic - Finale Coppa Davis Madrid 2021 (Photo by Diego Souto/Quality Sport Images / Kosmos Tennis)
 

L’udienza decisiva per la permanenza di Novak Djokovic in Australia avrà luogo il 16 gennaio presso la Federal Court di Melbourne. Almeno per il momento, quindi, il N.1 ATP può rimanere nel Paese, e non dovrà tornare in detenzione fino alla mattina del 15 gennaio. Queste sono le decisioni del giudice Anthony Kelly, che presiede la Federal Circuit and Family Court.

Non che questo debba interessare al sistema giudiziario Down Under, ma queste tempistiche rendono decisamente complicata la possibilità che Djokovic possa affrontare Miomir Kecmanovic lunedì, sostanzialmente senza essersi allenato durante il weekend, e inoltre rendono quasi impossibile il naturale “scalo” delle teste di serie che dovrebbe precedere la pubblicazione del primo Order of Play: qualora una decisione definitiva arrivasse dopo l’ufficialità del programma del Day 1, Djokovic verrebbe sostituito da un lucky loser invece che dalla tds N.5 Andrey Rublev, come si può leggere sul regolamento ITF relativo agli Slam a pagina 26 e 27.

IL DIBATTIMENTO

Dopo giorni di dubbi e rinvii, il caso Djokovic ha subìto una brusca accelerata in seguito alla seconda cancellazione del suo visto, questa volta operata attraverso i poteri personali del Ministro dell’Immigrazione Alex Hawke. E di brusca accelerata si è trattato, perché il giudice Kelly (che lunedì aveva accolto il ricorso del N.1 ATP) ha deciso di ascoltare le due parti alle 20:45 locali (le 10:45 italiane), quindi meno di tre ore dopo la comunicazione ufficiale della cancellazione del visto ai legali di Djokovic – la documentazione è stata loro fornita alle 18:03 (dopo un avvertimento orale delle 17:35), preceduta dall’annuncio pubblico delle 17:53. Il dibattimento era visibile su YouTube (e l’abbiamo coperto in tempo reale), ed è stato seguito da oltre 45.000 persone per quasi tutta la sua durata.

LE ARGOMENTAZIONI DEL TEAM DI DJOKOVIC

Kelly ha immediatamente ventilato l’ipotesi di trasferire il procedimento dalla Federal Circuit and Family Court alla Federal Court, ma Nick Wood, rappresentante del team del serbo, si è subito detto contrario. Djokovic dovrebbe giocare il suo primo match lunedì contro Kecmanovic, e secondo il legale questa circostanza eccezionale avrebbe reso necessaria una decisione rapida da parte del giudice, mentre lo spostamento da una tipologia di corte ad un’altra avrebbe solo provocato un ulteriore ingolfamento delle operazioni.

E secondo Wood tale rallentamento è stato causato proprio dal processo decisionale del Ministro dell’Immigrazione Alex Hawke, che è durato molto più del previsto e ha obbligato gli avvocati di Djokovic a chiedere di andare in tribunale in tempi strettissimi. Wood ha peraltro voluto smentire delle voci riportate nei media secondo le quali la lentezza procedurale sarebbe stata dovuta alla mole di documenti inviata da lui e dai suoi colleghi all’ufficio di Hawke.

Il legale ha quindi criticato duramente la decisione di Hawke stesso di revocare il visto sulla base della sicurezza pubblica, sostenendo che l’annullamento sia stato dovuto al desiderio di “non incitare sentimenti contrari al vaccino e infangando così il buon nome di Djokovic solamente sulla base di commenti fatti nel 2020. Ha infine concluso definendo “irrazionale” il comportamento del ministro, il quale a suo dire non avrebbe considerato le conseguenze che l’espulsione del giocatore potrebbero avere sulle posizioni anti-vaccinali.

Ha chiesto quindi un rinvio dell’espulsione di Djokovic e che non venisse portato in detenzione nella serata australiana così da poter continuare a conferire con i suoi avvocati (cosa che in realtà avrebbe potuto fare anche da un centro detentivo). Ha successivamente aggiunto, a diretta domanda del giudice, che la documentazione del team sarà pronta per le 12 del 14 gennaio (le 2 di mattina in Italia).

LE ARGOMENTAZIONI DEL GOVERNO AUSTRALIANO

Stephen Lloyd, l’avvocato che rappresenta Hawke, ha detto che il ministro non cercherà di espellere Djokovic dal Paese prima della finale dell’iter legale, e che una sua detenzione nella serata del 14 gennaio non era prevista.

Ha poi aggiunto che Djokovic è atteso preso gli uffici dell’immigrazione per le 8 di domattina (le 22 italiane), e che il giocatore potrà avere accesso al suo team legale anche durante un’eventuale detenzione. Ha quindi proposto che Djokovic possa vedere i suoi legali domani, il 15 gennaio, alla condizione che dei funzionari dell’Australian Border Force siano presenti al medesimo piano dove si svolgerebbe l’incontro. Al termine dell’incontro Djokovic verrebbe riportato in detenzione.

LE DECISIONI DEL GIUDICE

Dopo una pausa, Kelly ha ripreso attorno alle 12:40 italiane. Il giudice ha ufficializzato lo spostamento del caso alla Federal Court e ordinato che non vengano fatti tentativi di espellere il giocatore prima della fine dei dibattimenti. Ha quindi stabilito le tempistiche dell’iter:

  • Djokovic verrà interrogato alle 8:00 della mattinata di Melbourne, per poi essere spostato presso l’ufficio dei suoi legali fino alle 14:00 (le 4 di mattina italiane);
  • verrà quindi riportato da due funzionari presso i suoi legali alle 9:00 di mattina australiane di domenica 16 gennaio per il dibattimento. Potrà seguire il processo in video.

Nick Wood ha sollevato dubbi sull’interrogatorio di domani per i rischi che potrebbero crearsi in termini di sicurezza e per l’influenza che la massiccia presenza dei media potrebbe avere. Ha quindi suggerito di organizzare la detenzione di Djokovic presso un luogo che rimarrebbe ignoto al pubblico. La questione ha generato del conflitto fra le parti, perché Kelly ha suggerito che i contendenti dovrebbero trovare un accordo su dove organizzare la detenzione, e ha nuovamente lasciato l’aula per permettere agli avvocati di mettersi d’accordo. “Non potete chiedermi di fare da mediatore in questa faccenda“, sono state le sue parole.

La corte si è riunita alle 13:11, una volta raggiunto un accordo, aggiornandosi poco dopo. Kelly ha detto che pubblicherà le ragioni dietro agli ordini promulgati stasera nella mattinata australiana di sabato 15 gennaio (nella notte italiana, insomma).

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