Stakhovsky: "I russi non attaccano da terra perché non hanno un motivo per morire"

Flash

Stakhovsky: “I russi non attaccano da terra perché non hanno un motivo per morire”

L’ex tennista ucraino è a Kiev: “Paura? Solo gli idioti non la provano”. E ammette: “Non ho mai sparato, ma se necessario lo farò”

Pubblicato

il

Sergiy Stakhovsky
 

Svilotina non è la sola ucraina a lottare su un campo – da tennis – ma c’è anche chi si è spinto oltre scegliendo il campo di battaglia. Nei giorni scorsi si è parlato del caso di Sergiy Stakhovsky, ex tennista ritiratosi ad inizio stagione che ha deciso di tornare in patria per arruolarsi e difendere il suo paese. Forse anche considerando le suo consuete interazioni con la stampa durante la sua carriera da sportivo, Sergiy si sta rivelando un’affidabile fonte di informazioni da fronte. Già ieri era stato intervistato da Stefano Semeraro per La Stampa, e oltre ad aver spiegato le sue recenti vicissitudini (“Due sabati fa ero partito da Kiev per portare in vacanza i miei figli. Non mi aspettavo ci invadessero quattro giorni dopo”), Stakhovsky non ha risparmiato la sua vena polemica, mai come in questo caso giustificabile. “Come giudico la reazione dell’Europa e del mondo? Be’, la verità è che non avete fatto nulla per sette anni. Se aveste fatto quello che state facendo ora otto anni fa, quando la Crimea fu annessa, non saremmo in questo guaio“. Nelle ultime ore invece ha rilasciato un’altra e più estesa intervista al podcast australiano whooshkaa, spiegando più nel dettaglio le sue attuali mansioni e lo svolgersi della guerra.

Decisione molto difficile di andare in guerra lasciando la sua famiglia ma per una grande causa.
“È stata una decisione davvero complicata, ho una moglie e tre figli che adoro. Devi dire loro che papà parte e che non sa quando tornerà. A volte è difficile dormire con tutto questo in mente. Ma ora essendo a Kiev mi sento sollevato, perché vedo molta energia negli occhi delle persone. Ho attraversato il confine dalla Slovacchia. Ho potuto vedere quanto è ben organizzato il nostro territorio nonostante tutto. Tutti vogliono aiutare, fare turni di pattuglia, cerca di avere la meglio, per vincere”.

Dal punto di vista umanitario è un’esperienza complicata, un popolo in esodo dal proprio paese.
“È difficile vedere il proprio Paese così. Ho visto tanti bambini e donne, fare lunghe file, passare ore e giorni ad aspettare al confine per lasciare il Paese. E tutto questo, aggravato da quanto fa freddo. Capisco il resto dei paesi, non è una situazione facile. Slovacchia, Polonia, Ungheria, Romania… stanno tutti facendo del loro meglio, i loro governi e i loro popoli ci stanno aiutando il più possibile, è un sollievo sapere che stanno cercando di rendere il processo il più agevole possibile, il più rapidamente possibile, perché molte famiglie con bambini stanno aspettando”.

La guerra a Kiev, si sta svolgendo solo per via aerea, non a terra.
“Non ho potuto vedere i carri armati, ma li ho sentiti, come ho sentito anche incursioni aeree, bombardamenti, esplosioni non lontano da me. Vorrei dirvi che, sulla base di ciò che ho visto ai posti di blocco e in tutta l’Ucraina, che le persone non sono contente di non vedere i russi, vorrei quasi dirvi che sembrano volerli incontrare. A livello di terra, i russi non sono affatto motivati, noi invece lo siamo, abbiamo un motivo per combattere e per morire, loro no. Sono nel territorio sbagliato, noi difendiamo ciò che è nostro. Attaccano dall’aria, ci bombardano con gli aerei, non possiamo farci niente, non abbiamo le risorse a disposizione per difenderci. Kiev è circondata dall’aria. Hanno demolito 67 edifici in soli due minuti. È pazzesco quello che sta succedendo”.

Il lavoro umanitario svolto da Stakhovsky personalmente?
“Il nostro obiettivo principale è aiutare le persone che sono là fuori per le strade e che hanno figli e parenti che non possono prendersi cura di se stessi, non possono trasferirsi fuori dal Paese. Ci dedichiamo a metterli in luoghi più sicuri. Facciamo tutto ciò che è nelle nostre mani. Non sono un soldato, non ho mai impugnato un’arma, non ho mai sparato a nessuno. Ma se necessario lo farò. Paura? Certo che c’è, solo gli idioti non provano paura in questa situazione. L’Ucraina non è davvero un problema per loro. Non voglio sapere di cosa potrebbero essere capaci nel caso si sentissero minacciati, se in questo momento fanno quello che stanno facendo”.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement