Coppa Davis: Lorenzo Musetti non si scotta con il battesimo del fuoco. Vittoria baby [VIDEO]

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Coppa Davis: Lorenzo Musetti non si scotta con il battesimo del fuoco. Vittoria baby [VIDEO]

Procurata da due ragazzini. Sette ore e mezzo di sofferenza inattesa e inaudita. Sul 4 pari al terzo fra Musetti-Gombos era ancora tutto per aria. Si è rivissuta l’atmosfera della vecchia Davis. Quando il doppio più del 20% non valeva.

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Lorenzo Musetti - Acapulco 2021 (foto AMT 2021)
 

Procurata da due ragazzini. Sette ore e mezzo di sofferenza inattesa e inaudita. Sul 4 pari al terzo fra Musetti-Gombos era ancora tutto per aria. Si è rivissuta l’atmosfera della vecchia Davis. Quando il doppio più del 20% non valeva.

Bratislava- Abbiamo rischiato grosso, grossissimo. C’è mancato un soffio di respiro e soltanto dopo oltre 7 ore e mezzo di sofferenza, sportiva ma pur sempre sofferenza, possiamo tirare un grandissimo sospiro di sollievo dopo aver temuto e quasi visto il peggio.

I nostri babies ce l’hanno fatta. Due punti conquistati da Sinner, ancora imbattuto dopo 5 singolari di Coppa Davis, il punto decisivo da Musetti, un ventenne altoatesino e un ventenne (da due giorni) toscano.

Doveva, e forse poteva, essere una passeggiata, e davvero non lo è stata se dopo 2 ore e 16 minuti dell’ultimo e decisivo singolare, Musetti-Gombos,  il punteggio era ancora in massimo equilibrio, sul 4 pari del terzo set.

Sapevamo che nel doppio non eravamo favoriti e difatti lo abbiamo perso, anche se soltanto al tiebreak del terzo set. Ma per fortuna questa fase della Coppa Davis assomiglia un po’ di più a quella antica, anche se i match si giocano sulla corta distanza dei due set su tre.

Si gioca in casa di una delle duellanti e l’atmosfera è tutta un’altra cosa rispetto a un ambiente neutro. Si giocano poi  4 singolari e un doppio – a differenza purtroppo di quanto accadrà nelle fasi finali se non penseranno a cambiare il regolamento, ormai non quest’anno ma speriamo in futuro anche se ciò vorrà dire allungare le giornate di gara – e così il doppio, che noi per solito perdiamo, conta per il 20 per cento e non per il 33.

È il fascino della Davis quello di far assistere a delle lotte infinite anche fra giocatori il cui gap in classifica è …una voragine.

Guai a sottovalutare le presunte squadre deboli. Con una squadra, quasi uno squadrone potendo contare teoricamente su due top-ten (o quasi…), un top-20 (o quasi), un giovane predestinato a lasciarsi alle spalle il n.57 ATP, potrebbe sembrare che l’Italia abbia le carte per vincere la Coppa Davis per la seconda volta nella nostra storiae invece c’è mancato pochissimo che ci si ritrovasse mestamente a tentare di non precipitare dal World Group nel Group 1.

Che so io, magari con uno spareggio da giocarsi il 14 e il 15 settembre contro il Pakistan o l’Ucraina! Nulla contro il Pakistan eh…, figurarsi poi se di questi tempi con l’Ucraina, ma quelle erano due delle 12 squadre ad aver vinto le qualificazioni dalla serie inferiore. Insieme a India, Turchia, Portogallo, Svizzera, Messico, Cile (quando ancora di Tunisia-Bosnia Erzegovina, Nuova Zelanda-Uruguay, Perù-Bolivia  non sapevo il risultato).

Prima c’è stata la rinuncia di Matteo Berrettini, che non si era ancora fatto male, ma che probabilmente riteneva – lui come tutti –che a Bratislava gli azzurri avrebbero passeggiato anche senza di lui.

Poi c’è stato il nuovo k.o. di Lorenzo Sonego contro un giocatore non compreso fra i primi 200 del mondo, dopo Gojo a Torino, Horansky a Bratislava. Il dubbio che con il torinese e torinista – squadra gemellata della mia Fiorentina e vittima sacrificale perenne della Juventus proprio come i miei viola – si abbia a che fare con un altro Seppi ante litteram per una certa idiosincrasia nei confronti della Davis, nasce spontaneo.

Ma anche lui avrà tempo e modo per liberarsi di questo complesso. Intanto l’ha presa con gran sense of humour, perché quando nel corso della conferenza stampa celebrativa del team azzurro è rimbalzata sul suo cellulare una chiamata di Matteo Berrettini dalla Florida che si congratula Lorenzo ha esordito così: “Matteo li ho portati alla vittoria!”.

Ecco, anche questo piccolo episodio, come le congratulazioni reciproche e spontanee che si sono fatti tutti i giocatori, chi sottolineando le due vittorie due di Sinner, chi il battesimo del fuoco superato all’esordio da Musetti, chi la prestazione più che onorevole del doppio sebbene sconfitto, mi fanno ritenere che questa squadra sia davvero unita, solidale, senza fingimenti.

Ricordo bene che nel quartetto che vinse la nostra unica Coppa Davis quest’unità non c’era. Da una parte Panatta e Bertolucci, dall’altra Barazzutti e Zugarelli. E anche con il capitano Pietrangeli, cui tutti noi dobbiamo eterna gratitudine perché se siamo andati in Cile a vincere quell’unica Coppa è grazie a lui (battere Fillol e Cornejo è stato più facile), non c’era quella simbiosi che mi pare ci sia fra i ragazzi di questo team e Filippo Volandri. Probabilmente anche perché c’è meno divario anagrafico, ma non solo per quello.

Volandri si è trovato a fare scelte non facili, alla fine direi che le ha indovinate. Certo non poteva ripresentare Sonego dopo quanto era successo con Gojo e con Horansky, però il rischio che Musetti venisse travolto c’era. E quando Lorenzo ha perso il primo set si poteva anche presagire il peggio.  

Senza gettare la croce addosso a nessuno, perché ribadisco che il doppio è stato perso di misura, c’è stata però l’ennesima conferma – questa volta anche per via dell’infortunio al polpaccio patito da Fognini – che oggi come oggi e in prospettiva considerata l’età di Fognini e di Bolelli – un doppio già bello solido non ce l’abbiamo.

Dovremo inventarcelo perché insomma quello schierato oggi – una coppia che aveva giocato solo a Montecarlo e a Marsiglia con scarso successo – ha finito per perdere da una coppia formata da un giocatore di quasi 40 anni e da un altro di 37.

Sotto due a uno a fine doppio ce la siamo vista brutta perfino con questa Slovacchia orfana del suo n.1 Molcan – messo k.o. dal Covid…e strano non abbia contagiato nessuno dei suoi vicinic – e con nessun altro singolarista compreso fra i primi 100, né Gombos n.110, né tantomeno Horansky n.203.

Eppure, pur immaginando che Sinner dovesse vincere contro il carneade Horansky dopo il mini spavento iniziale – 1 punto dei primi 9, sotto 3 game  a 0, ma forse Jannik pensava ancora alla facilissima volee sbagliata a metà tiebreak che è costato il minibreak determinante del 2-4–  anche il probabilissimo 2 pari (è stato un 7-5, 64 in un’oretta e mezzo), non ci lasciava per nulla tranquilli.  

Non tanto per sfiducia nei confronti di Lorenzo Musetti che eravamo certi fin da ieri sera che sarebbe stato schierato al posto dell’altro deludente Lorenzo, ma perché Gombos contro Sinner non mi era per nulla dispiaciuto.

In questa atmosfera incandescente, tipica di ogni match di Davis in trasferta, come avrebbe reagito Musetti al suo esordio e con tanta responsabilità?

Non era per nulla facile il compito del ragazzo toscano, va proprio detto. Abbiamo visto in questi giorni che 99 posti in classifica, quanti distavano Sinner da Gombos, e anche 182 quanti separavano Sonego da Horanski, n.203 a 29 anni, non bastano a garantire una vittoria.

Inciso su Horansky: è un ex testimonial YOXOI (2020-2021) ma non deve avere trovato nel cassetto altre magliette e così le indossava anche in questi giorni, proprio come me che ha distanza di anni ho ancora tante di quelle dei miei primi sponsor, Fila e Sergio Tacchini…solo che i chili non sono più gli stessi di allora. Visto che sto parlando di testimonial …mi viene in mente che anche Intesa Sanpaolo non deve essere dispiaciuta del risultato di questo incontro. I tre punti del successo azzurro li hanno portati i due testimonial ISP, Sinner e Musetti. 

Già  l’esordiente Musetti n.57, 20 anni compiuti giovedì a fronte di un Gombos n.110 (ex n.80 come best ranking), 31 anni e residente proprio a Bratislava, certo più esperto, si è trovato a giocare giocare fuori casa un match decisivo  per qualificare l’Italia ai gironi finali di Coppa Davis.

Non poteva avere un compito più delicato. E’ stato un vero battesimo del fuoco. Per fortuna, e bravura, grande bravura alla fine dopo che si era fatto risucchiare un break di vantaggio nel terzo set, non ne è rimasto scottato.

Un po’ perché Gombos ha commesso, soprattutto di dritto, qualche errore da …Gombos, ma anche perché nel finale Lorenzo ha dimostrato più personalità e coraggio dello slovacco che pure ha servito molto bene, con battute anche a 229 km all’ora. Portargli via la battuta era tutt’altro che facile. Per buona ventura di Musetti il miglior colpo di Gombos, il rovescio bimane, era quasi sempre quello incrociato. Andava quindi a finire sul rovescio di Lorenzo. Decisamente il pezzo più pregiato del suo repertorio. La superficie non velocissima consentiva al nostro di trovare il tempo per le sue aperture, sempre piuttosto ampie, e così Musetti ha potuto mettere in mostra tantissimi rovesci vincenti, passanti e non.

Come i tre rovesci che gli hanno regalato il break decisivo sul 5-4 del terzo set. Soltanto l’ultimo è stato agevolato dal nastro che ha fatto impennare la palla scavalcando Gombos con Musetti che in un nanosecondo si buttava a terra mentre in due nanosecondi veniva sommerso dall’abbraccio dei compagni e dai vari accompagnatori fino a dar vita a un mucchio selvaggio e soffocante.

Insomma alla fine, dopo tanta sofferenza è stata grande la gaudenza. Però, chioserei, questa non dovrebbe essere sempre necessaria. Che nessuno – d’ora in avanti, mi raccomando –  sottovaluti più gli avversari, quale  che sia la loro classifica. E che tutti i nostri migliori giocatori, se non infortunati, si rendano sempre disponibili, senza privilegiare i tornei individuali i cui successi – se non arrivano negli Slam – non danno quasi mai le stesse emozioni, la stessa soddisfazione di una vittoria in Coppa Davis.

Lorenzo Musetti resterà l’eroe del match, anche se è Sinner che ha portato a casa due punti su tre (qua gli spunti tecnici di Luca Baldissera), e potrà anche vincere grandi tornei, magari Masters 1000 se non Slam e gli auguro davvero ogni bene perché è un bravo, bravissimo ragazzo,  ma di sicuro questa vittoria non la dimenticherà mai, resterà sempre nella sua mente. Tant’è che ha subito detto, anche se ha già battuto tennisti molto più forti di Gombos: “Questa è la vittoria più importante della mia carriera, sarà impossibile dimenticarla”. E del resto, se ascolterete l’intervista che ho fatto a Filippo Volandri, anche lui che potrebbe ricordare di aver battuto gente di primissimo piano, da Roger Federer a Roma, a Robredo in Davis in giù, ha detto: “Il mio esordio in Davis contro Ivanisevic resta un momento che non dimenticherò mai”. Perchè la Davis, perfino ora che l’hanno quasi smaterializzata, è la Davis.

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