Spazio sponsorizzato da Yoxoi
Seconda parte dell’intervista fatta a Diego Mandarà e Giacomo Ruzza, soci fondatori di Yoxoi, l’azienda che sta portando una rivoluzione tecnologica nel mondo dell’abbigliamento dedicato al tennis. Nella prima parte ci siamo soffermati sul prodotto e sulla filosofia che ispira Yoxoi; nella seconda affronteremo temi più direttamente legati al mondo dei tennisti professionisti.
In formula uno il pilota dà un contributo essenziale alla messa a punto della macchina. Succede anche nel tennis?
GR/DM: Assolutamente no. Nel tennis il giocatore si limita a brontolare se il prodotto che gli fornisci non è perfetto! Diciamo, per essere buoni, che possono aiutare nell’evidenziare possibili difetti…
Quanto pesano i testimonial alla voce “investimenti” per una società come la vostra?
DM: I primissimi giocatori del mondo sono fuori portata per aziende delle nostre dimensioni. Un atleta tra la ventesima e la cinquantesima posizione invece lo è e rappresenta una voce di costo importante. Un conto è poi sponsorizzare un ventenne numero 50 del mondo e un conto un trentenne: il primo costa di più. I contratti di sponsorizzazione prevedono poi dei meccanismi di adeguamento del cachet direttamente proporzionali alle performance dell’atleta.
GR: Contano anche la nazionalità dell’atleta sponsorizzato e la classifica che occupa. Un tennista in grado di prendere parte di diritto ai tornei dello Slam ed a maggior ragione ai 500 ed ai 1000 costa incomparabilmente di più rispetto a un tennista la cui classifica non glielo consente.
Dura la vita per chi è sotto la posizione numero 130…
GR: È così, o, se vuoi leggerla in positivo, dolce per chi rientra tra i primi 130 giocatori del mondo e dolcissima tra i primi 60-70. Per chi è fuori da queste fasce oggettivamente al giorno d’oggi è difficile mantenersi giocando a tennis.
I vostri testimonial attualmente sono Tennys Sandgren e Alexander Bublik. A regime quanti vi piacerebbe averne?
DM: Una volta sviluppato un buon volume di affari crediamo che per le nostre esigenze quattro potrebbero essere sufficienti. Potessimo sceglierne uno tra i giovani ci piacerebbe avere Frances Tiafoe o Ugo Humbert. Per l’anticonformismo che un po’ contraddistingue il nostro marchio anche Benoit Paire non ci dispiacerebbe, ma siamo consci dei rischi che si corrono con un testimonial come lui! Sarebbe infine bellissimo vestire un italiano. Ci proveremo.
GR: A me piacerebbe anche per una volta vedere Rafa Nadal e Stefano Tsitsipas indossare una nostra maglietta. Se funziona con loro…
Quando nacque il rapporto con Alexander Bublik?
DM: Noi abbiamo puntato su questo giocatore quando era ancora giovanissimo e al di sotto di quella fatidica soglia di classifica di cui parlavamo poco fa. Ci eravamo innamorati di lui e del suo stile vedendolo giocare il primo turno a Wimbledon nel 2017 contro Murray: originale e creativo. Ci sembrava rappresentare perfettamente lo spirito Yoxoi. Lo abbiamo aspettato dopo che un infortunio lo aveva fatto precipitare oltre la duecentesima posizione (nel 2018, NdA) e adesso la nostra pazienza è stata ricompensata. Crediamo abbia le carte in regola per arrivare molto più in alto di quanto già non sia ora.
Fuori dal campo che tipo è?
GR: È come lo si vede in campo: simpatico, scanzonato, spontaneo e con la battuta pronta. Un ragazzo brillante e molto disponibile.
Prima avete accennato all’importanza della nazionalità dei potenziali testimonial. Yoxoi su quali mercati sta puntando in questo momento e attraverso quali canali di distribuzione.
DM: Per ora siamo concentrati soprattutto sull’Italia e il canale di distribuzione è rappresentato dai negozi specializzati, attualmente una settantina. Una volta ben consolidati in Italia punteremo all’estero e quindi anche alla vendita on line.
Oltre all’abbigliamento per il tennis avete in mente di produrne anche per altri sport?
GR: Tennis, paddle e squash. Stop. Non vogliamo defocalizzarci. È questo che ci differenzia dai marchi sportivi più celebri. Per queste società l’intero segmento “abbigliamento sportivo” rappresenta spesso una percentuale piccola del loro fatturato globale e quello per il tennis è decisamente marginale; sono impegnate a sfornare collezioni su collezioni ogni anno, rincorrendo e creando mode volte soprattutto a spingere le vendite dei loro prodotti “leisure”, meno le collezioni “sport”. Non ha quindi per loro molto senso fare importanti investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo del prodotto “tennis match”. Per noi è esattamente l’opposto, dal momento che dagli sport con racchetta ricaviamo il 100% del nostro fatturato.
DM: Yoxoi vuole portare cultura tecnologica in questo ambito; fare sì che chi pratica questi sport dia l’importanza che merita a ciò che indossa sul campo da gioco. Il successo della nostra impresa passa da qui.
Ed è con questo messaggio che si è conclusa la nostra intervista. Noi aggiungiamo un sincero in bocca al lupo.