Numeri: Medvedev, Nadal, Federer, Murray e Djokovic, i re del ranking a confronto

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Numeri: Medvedev, Nadal, Federer, Murray e Djokovic, i re del ranking a confronto

Un paragone tra il percorso del russo per diventare numero uno del mondo e quello dei Fab Four. Quali sono le prospettive per Daniil?

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Daniil Medvedev - Australian Open 2022 (foto Twitter @AustralianOpen)
 

Torna l’appuntamento con “Numeri”, la rubrica di Ferruccio Roberti: a seguito dell’ascesa di Daniil Medvedev alla posizione di numero uno del mondo, maturata ufficialmente lo scorso lunedì 28 febbraio, ecco un approfondimento che mette a confronto i suoi dati con quelli di Roger Federer, Rafael Nadal, Andy Murray e Novak Djokovic, i Fab Four che hanno dominato il tennis negli ultimi 18 anni e dei quali il russo ha interrotto il dominio in vetta al ranking.

27 – I numeri uno del ranking ATP, la classifica del tennis professionistico maschile. Daniil Medvedev da dieci giorni è riuscito ufficialmente a far cessare l’incontrastato interregno dei cosiddetti Fab Four- Federer, Nadal, Djokovic e Murray- iniziato il 4 febbraio 2004: ben diciotto anni e un mese durante i quali questi grandissimi campioni si sono passati tra loro il numero 1 del mondo. Roger è stato il primo della classifica ATP in sei diversi periodi per un totale di 310 settimane (e detiene il record assoluto per numero di lunedì consecutivi al comando, 237); mentre Rafa negli ultimi diciotto anni lo è divenuto in otto diversi momenti per un totale di 209. Il terzo di loro in ordine temporale a essere salito al numero 1, Djokovic,  lo è stato per cinque differenti volte totalizzando 361 settimane (record assoluto) e, infine, Murray si è fregiato della vetta della classifica nel periodo tra novembre 2016 e agosto 2017, sommando in tutto 41 settimane. Per comprendere un pochino meglio quanto sia stata incredibile la loro carriera basti pensare che a novembre 2000, quando è terminata l’egemonia di Pete Sampras (il terzo tennista in assoluto ad avere la più lunga permanenza al numero 1, ben 286 settimane) ben sei colleghi -ovvero uno in più dei cinque che  si sono seguiti nei successivi diciotto anni – si sono succeduti al primo posto del ranking: Safin, Kuerten, Hewitt, Agassi, Ferrero e Roddick, con A-Rod che è stato l’ultimo tennista numero 1 ATP non europeo e al contempo il sesto statunitense dopo Connors, McEnroe, Courier, Sampras e Agassi. 

Lo scorso 28 febbraio, 943 settimane dopo la prima volta di Federer da primo al mondo, la nuova classifica ATP ha però sancito ufficialmente il numero 1 di Medvedev, che ancora deve giocare con tale status: lo farà in questi giorni a Indian Wells (ad Acapulco ha giocato essendo certo di divenirlo, ma lo era solo virtualmente). Per saperne maggiormente sulla grande scalata nel ranking operata dal tennista di Mosca siamo andati a confrontare i numeri che aveva con quelli detenuti dai Fab Four la prima volta che sono saliti al primo posto, anche perchè essendo i temporalmente più vicini a Medvedev hanno giocato con un sistema di calcolo del punteggio estremamente simile all’attuale (in particolare dal 2009, quando sono nati i Masters 1000 con le relative regole di punti e le sedi ancora oggi in essere).

TennistaEtà n.1Settimane precedenti in top 10W/L nelle 52 sett. precedentiW/L complessivo ATP** prima di diventare n. 1
Federer 22 anni, 5 mesi e 5 giorni7880-14243-110
Nadal22 anni, 2 mesi e 15 giorni17381-14323-74
Djokovic24 anni, 1 mese 12 giorni22479-8372-106
Murray29 anni 5 mesi e 3 giorni44280-12625-174
Medvedev 26 anni e  17 giorni13764-15233-101

Come si legge anche dalle tabelle che abbiamo preparato Federer è salito al numero 1 del mondo a 22 anni grazie soprattutto ai punti garantiti dai titoli conquistati agli Australian Open e, nella stagione precedente, alle ATP Finals e a Wimbledon. La sua è stata un’ascesa molto veloce: Roger è entrato per la prima volta nella top ten nel maggio 2001, a nemmeno 21 anni, grazie al torneo vinto ad Amburgo, che riscattava un rapporto inizialmente non brillante con l’ultimo atto dei tornei (aveva vinto solo due delle prime otto finali giocate, tra cui quella a Milano, dove nel febbraio 2001 ha conquistato il primo degli attuali 103 titoli della sua gloriosa carriera).
Diverso il discorso per Nadal, divenuto numero 1 a un’età leggermente più precoce di Federer: c’è riuscito nell’agosto 2008, stagione durante la quale è stato quasi ingiocabile. Rafa a partire dal primo turno di Miami di quell’anno porta a casa positivamente 54 delle 57 partite giocate mettendo in bacheca i titoli di Monte Carlo, Barcellona, Amburgo, Roland Garros, Queens, Wimbledon (al termine della leggendaria finale con Federer), Toronto e i Giochi Olimpici di Pechino. Soprattutto, a differenza di Roger, come si evince anche dalle nostre tabelle, Rafa è già da quasi tre anni e mezzo in top ten e ha già vinto tanto: 5 Slam e 12 Masters 1000.

 

I dati relativi agli Slam, Masters 1000 e altri tornei nella tabella sottostante indicano quelli vinti nelle 52 settimane precedenti alla prima da numero 1, rispetto a quelli complessivi in carriera fino a quel momento

Tennistavs Top10 nelle 52 sett. precedentivs Top10 complessivoSlam1000Altri tornei
Federer12-530-282/21/25/12
Nadal18-6 46-202/54/122/13
Djokovic18-753-512/34/103/13
Murray14-894-791/33/163/24
Medvedev8-629-261/11/52/8

**Si è presa come data di riferimento il lunedì in cui è uscita la classifica ufficiale

Ancora più lungo il percorso di Novak Djokovic per arrivare per la prima volta a essere il tennista con il miglior punteggio nel ranking ATP: il tennista serbo ci riesce nel luglio 2011, a 24 anni compiuti da poco più di un mese. Già da luglio 2007, a eccezione di una ventina di settimane, è però sempre nella top 3, fascia di classifica estremamente prestigiosa alla quale arriva invece con un gran balzo (non era nella top ten sino a Indian Wells di quindici anni fa, dove perde in finale piuttosto nettamente da Nadal). Nole conquista il numero 1 del mondo grazie a una prima parte di 2011 straordinaria, durante la quale raggiunge un rendimento che lo vede perdere una sola partita tra la sconfitta patita alle ATP Finals 2010 contro Federer e la finale persa con Murray a Cincinnati: tra questi due match ne vince 59 e ne perde uno solo, la semi del Roland Garros contro il campione svizzero. Nei primi otto mesi del 2011 Djokovic vince Australian Open, Wimbledon, cinque Masters 1000 e dopo lo Slam londinese corona così la sua rincorsa al primo posto del ranking.


Andy Murray ha vinto già 625 partite nel circuito maggiore ed è sulla soglia degli enta quando strappa a fine ottobre 2016 il primo posto a Djokovic: lo scozzese è già un idolo incontrastato in patria dopo essere stato nel luglio 2013 il primo britannico a vincere Wimbledon dopo il successo di Fred Perry, datato 1936 (quella vittoria dei Championships è per lui il secondo Slam portato a casa dopo il successo conseguito qualche mese prima agli US Open 2012). Curiosità: proprio qualche settimana dopo essere arrivato sulla vetta del ranking viene tra l’altro insignito dell’ambitissimo titolo del Cavalierato dell’Ordine dell’Impero Britannico, in seguito al quale diverrà “Sir” Andy Murray. Lo scozzese per arrivare al numero 1 inanella una serie di successi straordinari: fa il bis a Wimbledon e nel singolare ai giochi Olimpici (vince a Pechino, dopo averlo fatto nel 2012 a Londra) e, dopo essersi imposto nei mesi precedenti anche agli Internazionali d’Italia e al Queen’s, inanella uno sprint finale che -a partire dallo “swing” asiatico sino alle ATP Finals conquistate in casa alla O2 Arena di Londra- lo vede imbattuto nelle ultime 23 partite giocate nel 2016 (cinque delle quali contro top ten).

DI SEGUITO PAGINA 2 DELLA RUBRICA “NUMERI” DI FERRUCCIO ROBERTI

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Roland Garros, senza Nadal chi è il favorito? Ecco cosa dicono i numeri

Un French Open privo del suo campione ma che proprio per questo forse offre altri motivi di interesse: l’approfondimento di Ferruccio Roberti

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Carlos Alcaraz - Madrid 2023 (Foto Twitter @MutuaMadridOpen)

3 – Le sole edizioni del Roland Garros vinte dai 128 giocatori che da domenica si contenderanno il titolo del singolare maschile dello Slam parigino. Una condizione particolare per un torneo cosi antico e importante, causata dalla nota assenza del vincitore di quattordici edizioni dello Slam parigino, Rafael Nadal, protagonista in tal senso di uno dei primati più incredibili nella storia dello sport moderno. Il grande campione maiorchino, capace di perdere solo 3 delle 115 partite giocate sulla terra rossa francese tra il 2005 e il 2022 (per un rendimento pari a un incredibile 97.3% di vittorie) è stato autore di un dominio comprovato da successi ottenuti contro qualsiasi avversario (delle 115 affermazioni sono venti quelle ottenute a Parigi contro top 5 e dodici quelle conseguite contro tennisti tra la sesta e la decima posizione del ranking ATP).

Approfondendo anche il livello altissimo di questi successi, va ricordato che Djokovic ha sì sconfitto sullo Chatrier Nadal due volte (2015 e 2021), ma che Rafa lo ha a sua volta battuto sullo stesso campo in ben otto circostanze (nelle quali ha lasciato al serbo solo cinque set). Anche un altro grandissimo campione come Federer sulla terra rossa parigina ha potuto pochissimo contro il campione maiorchino: lo svizzero è stato sconfitto in tutte e sei i confronti diretti giocati sullo Chatrier (quattro delle quali erano finali) portando a casa appena quattro set. Impressiona anche la statistica che contro Rafa vede inermi campioni come Wawrinka (sono dodici i giochi complessivi racimolati in due match dallo svizzero), Murray (19 game in due incontri), Del Potro (17 giochi in due confronti parigini) e gli stessi Thiem e Ferrer (un solo set vinto da entrambi in quattro confronti con il maiorchino). Lo stesso Soderling lo ha sconfitto nel 2009, ma in altri tre incontri sul rosso parigino non ha raccolto nemmeno un parziale. Sono vari i record di Nadal al Roland Garros: solo per citarne alcuni, detiene quello dei titoli consecutivi (5, tra 2010 e 2014) e delle partite vinte in serie (39), così come del vincitore più anziano (ottenuto nel 2022, vincendo a 36 anni lo slam parigino).

Quanto ricordato sull’incredibile epopea parigina di Nadal aiuta a far capire perché sia particolarmente incerto l’esito del French Open in partenza domenica: avrà la meglio il talento supportato dalla vigoria dei vent’anni di Alcaraz o la classe sostenuta dall’esperienza delle trentasei primavere di Djokovic? O invece, al di là dei due grandi favoriti della vigilia, qualcuno tra Tsitsipas, Medvedev, Ruud, Rublev e i nostri migliori prospetti (speriamo!) saprà piazzare il colpaccio?

 

 Per provare a capire un po’ meglio le possibilità dei vari tennisti, ho raccolto una serie di statistiche per ciascuno dei principali -incrociando indicazioni del ranking e dei bookmakers- favoriti per la vittoria. I numeri non dicono tutto, ma qualcosina di utile la indicano sempre: ad esempio, dando un’occhiata alla Tabella 1 facilmente emerge che Carlos Alcaraz è primo nel 2023 per numero di match vinti nel circuito maggiore sul rosso (20, davanti ai 14 di Lajovic e Zapata e ai 13 di Etcheverry e dei “favoriti” Rune e Titsipas) e, soprattutto, per percentuale di successo rispetto ai match giocati (90.91%, davanti all’83.3 di Medvedev all’81.3 di Rune e all’80 di Rublev). Per non avere solo un intervallo di tempo così ristretto come l’anno in corso, ho anche analizzato un periodo un po’ più vasto come l’ultimo triennio, per non essere condizionati nel giudizio dai pur indicativi periodi di forma contingenti (sebbene alcuni tennisti vengano penalizzati statisticamente nell’allargamento dello spettro temporale dalla giovane età, che nelle annate precedenti impediva loro di esprimersi al meglio). Considerando tutte le partite giocate sul rosso a partire da gennaio 2021, troviamo sempre il tennista di Murcia (il primo in realtà sarebbe Nadal, con l’85.3%) come giocatore dal miglior rendimento, seguito da Tsitispas con l’80.3, Ruud con il 79.5 e Djokovic, che finalmente compare ai primi posti di queste statistiche, con il 78.7. Curiosità: al sesto posto assoluto per percentuale vittorie rispetto a partite giocate nell’ultimo triennio troviamo Matteo Berrettini col suo 76%, un dato, sebbene “drogato” dall’aver giocato meno partite degli altri tennisti (ne ha vinte 19 su 26), che ricorda come il tennista romano sia altamente competitivo, non solo sull’erba. Insomma, le statistiche sul breve periodo sembrano tutte convergere su Alcaraz, ma sebbene la stagione sul rosso 2023 di Djokovic sia stata sinora deludente non può essere messa in secondo piano l’esperienza di un campione che pur non avendo nella terra battuta la superficie ideale per il suo gioco, ha vinto ben 18 titoli (tra i quali, oltre a due Roland Garros, ben 11 Masters 1000), dimostrandosi l’unico a poter mettere anche sul rosso in qualche difficoltà Nadal, pure quando il maiorchino era al meglio della sua forma. Nole lo ha sconfitto in 8 delle 28 volte (il 28.6%) che si sono affrontati sulla terra, portando a casa 28 dei 78 set (il 35.9%). Non sembra al meglio della forma, ma appena quattro mesi fa vinceva gli Australian Open, senza dimenticare che al meglio dei 5 set Djokovic ha già vinto sul mattone tritato 94 match, mentre tutti i suoi principali avversari, le cui statistiche sono raggruppate nella tabella 1, ne hanno vinti 97: un vantaggio di esperienza che può equilibrare gli acciacchi delle 36 primavere compiute lo scorso 22 maggio. Di certo, incrociando un po’ le varie indicazioni statistiche raccolte, i tre principali favoriti dovrebbero essere -non fermandosi alle risultanze del solo 2023- Alcaraz, Djokovic e Tsitsipas e sono tutti e tre nella parte alta del tabellone, una situazione che potrebbe avvantaggiare chi è finito nella metà bassa del draw. Staremo a vedere, sperando di assistere a un grande spettacolo.

Tabella 1. Statistiche relative ai match giocati sulla terra rossa dai principali favoriti

GiocatoreMatch W-L 2023Set W-L 2023Partite W-L vs top 10 2023Set W-L Vs top 10 2023Partite W-L da 2021Set W-L da 2021Partite W-L vs top 10 da 2021Set W-L Vs top 10 da 2021Titoli- finali carrieraVinte- perse best of 5 in carriera
Alcaraz20-2 (90.9)41-9 (82)1-0 (100)2-0 (100)57-12 (82.6)  127-47 (73)6-3 (66.7)14-11 (56)7-36-2 (75)
Medvedev10-2 (83.3)  20-7 (74.1)2-1 (66.7)4-2 (66.7)18-7 (72)  44-21 (67.7)2-2 (50)4-5 (44.4)1-17-6 (53.8)
Djokovic5-3 (62.5)  12-8 (60)0-1 (0)1-2 (33.3)37-10 (78.7)  92-35 (72.4)7-5 (58.3)22-16 (57.9)18-1494-20 (82.5)
Ruud10-4 (71.4)  21-11 (65.6)0-1 (0)  1-2 (33.3)63-16 (79.7)  140-55 (71.8)2-5 (28.6)  5-11 (31.3)  9-313-5 (72.2)
Tsitsipas13-4 (76.5)  25-11 (69.4)0-3 (0)  0-6 (0)53-13 (80.3)  121-44 (73.3)7-8 (46.7)  21-21 (50)4-718-6 (75)
Rune13-3 (81.3)  28-12 (70)  4-2 (66)  9-7 (53.3)31-21 (59.6)  75-53 (58.6)6-4 (60)  15-13 (53-6)  2-24-1 (80)
Rublev12-3 (80)  26-9 (74.3)2-0 (100)  4-2 (66.7)35-14 (71.4)  82-47 (63.6)4-2 (66.7)  9-8 (52.9)4-38-5 (61.5%)
Sinner7-2 (77.8)  15-7 (68.2)0-1 (0)1-2 (0)32-12 (72.7)  73-37 (66.4)3-9 (25)  9-20 (31)1-0  10-3 (76.9)
Auger- Aliassime0-2 (0)  2-4 (33.3)0-0 (0)0-0 (0)15-15 (50)    41-39 (51.3)1-4 (20)  4-9 (30.8)  0-23-3 (50)
Norrie12-5 (70.6)  26-15 (63.4)1-2 (33.3)  2-5 (28.6)37-15 (71.2)  85-48 (63.9)  2-6 (25)  5-14 (26.3)  2-36-6 (50)
Musetti9-8 (52.9)  20-19 (51.3)1-3 (25)  3-7 (30)34-23 (59.6)  81-61 (57)3-7  (30)  12-16 (42.9)  1-03-2 (60)
Zverev6-4 (60)  13-11 (54.2)0-3  1-6 (14.3)35-13 (72.9)  84-39 (68.3)6-9 (40)  17-21 (44.7)  6-323-8 (74.1)
GiocatoreMatch W-L 2023Set W-L 2023Partite W-L vs top 10 2023Set W-L Vs top 10 2023Partite W-L da 2021Set W-L da 2021Partite W-L vs top 10 da 2021Set W-L Vs top 10 da 2021Titoli- finali carrieraVinte- perse best of 5 in carriera

N.b. Tutti i dati sono riferiti a match giocati esclusivamente sino alla scorsa domenica. In parentesi viene indicato il numero percentuale relativo alle vittorie rispetto ai match giocati

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ATP Roma, le statistiche della vigilia: quali sono i migliori risultati dei tennisti italiani nei Masters1000?

Ad oggi l’unico titolo Masters1000 conquistato da un italiano resta l’indimenticabile Montecarlo 2019, griffato da Fabio Fognini

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Fabio Fognini e Nicola Pietrangeli - Montecarlo 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)

Gli Internazionali BNL d’Italia sono alle porte: martedì 9 maggio, si comincia con i primi turni del tabellone femminile, cui farà seguito l’esordio del main draw maschile, mercoledì 10 maggio. In questo articolo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Nicola Gillio – che ringraziamo per i tanti e precisi dati fornitici (qui un pezzo sulle vittorie e i guadagni dei migliori 19 tennisti azzurri del momento) – ripercorriamo la storia di tutti i tennisti italiani con almeno una presenza nei tornei Masters1000, categoria nata nel 1990.

Nel corso dell’articolo verranno presi in considerazione tutti i ‘1000’ maschili, che salvo rari casi sono sempre stati nove ogni anno. Fanno eccezione le ultime stagioni, inevitabilmente condizionate dalla pandemia di Covid-19. Nel 2020, infatti, si sono giocati solamente tre Masters, mentre nel 2021 e 2022 tutti i tornei di questa categoria (a parte Shanghai, che non si gioca dal 2019) sono tornati al loro regolare svolgimento.

 

Dai 63 diversi azzurri che, almeno una volta, hanno fatto scrivere il loro nome nel main draw dei 293 Masters1000 tenutisi fino ad oggi, sono arrivate 538 vittorie e 826 sconfitte (ritiri inclusi). L’unico capace di arrivare fino in fondo ad uno dei tornei più importanti dopo gli Slam è stato Fabio Fognini, vincitore a Montecarlo nel 2019.

Occorre, prima di snocciolare tutti i nostri numeri, fare un’ultima precisazione. Nell’arco di oltre trent’anni alcuni tornei hanno cambiato location e superficie, sebbene sette Masters1000 siano rimasti sempre gli stessi dalla loro prima edizione nel 1990. Madrid, ad esempio, si disputa sulla terra battuta solamente dal 2009 (fino a quell’anno il suo corrispondente era stato Amburgo). Diverse altre sedi si sono avvicendate anche per quanto concerne il posto in calendario oggi occupato da Shanghai. Per comodità, nei dati che andremo a fornirvi abbiamo tenuto in considerazione Amburgo/Madrid (terra) come unico torneo. Ragionamento analogo è stato fatto anche per Stoccolma/Essen/Stoccarda/Madrid (cemento)/Shanghai, tutti analoghi tra loro.

I migliori risultati

Come già ricordato in precedenza, l’unico italiano in oltre 30 anni capace di vincere un Masters1000 è stato Fabio Fognini. In un’epoca ampiamente dominata dai Fab4 – che solo tra loro contano ben 116 titoli in questa categoria di tornei – è sicuramente un grande risultato, e chissà che in futuro non ne possano arrivare altri.

Tutte le 4 finali ‘1000’ raggiunte dal tennis italiano sono infatti arrivate nelle ultime cinque stagioni, maturate grazie a Fabio Fognini (Montecarlo 2019), Jannik Sinner (Miami 2021 e 2023) e Matteo Berrettini (Madrid 2021). Il tennista romano è anche colui che, fino a questo momento, ha ottenuto la testa di serie più alta in un main draw, essendo stato n°4 del seeding agli Internazionali BNL d’Italia 2020. L’attuale n°20 del mondo completa, da solo, il podio delle più alte teste di serie azzurre in un Master, essendo stato anche n°5 dei tabelloni di Cincinnati e Indian Wells 2021 e n°6 a Cincinnati 2020 e Indian Wells 2022.

Scendendo alle semifinali, la prima risale al lontano 1995, quando a Montecarlo uno degli ultimi 4 fu Andrea Gaudenzi, attuale presidente dell’ATP. Si sono fermati alle porte della finale anche Filippo Volandri (Roma 2007), Andreas Seppi (Amburgo 2008), Fabio Fognini (Montecarlo 2013 e Miami 2017), Matteo Berrettini (Shanghai 2019), Lorenzo Sonego (Roma 2021) e Jannik Sinner (Indian Wells e Montecarlo 2023). Tra quelli non ancora menzionati, hanno collezionato almeno un quarto di finale anche Omar Camporese (3 volte), Cristiano Caratti, Diego Nargiso, Renzo Furlan e Lorenzo Musetti (2 volte), per un totale di 27 occasioni incui gli azzurri si sono fermati ai quarti di finale(9 volte invece quando hanno perso in semifinale).

Tra i più vincenti spicca ancora Fabio Fognini con 91 vittorie, seguito da Andreas Seppi (66), Jannik Sinner (41) e Andrea Gaudenzi (32). Loro quattro sono gli unici giocatori che, per ora, hanno scollinato quota 30 successi, sperando che presto possano raggiungerli anche Matteo Berrettini (22), Lorenzo Sonego (21) e Lorenzo Musetti (17).

Dai giocatori più presenti alle meteore

Tra i tennisti italiani con più presenze in assoluto in un Masters1000 ci sono, come prevedibile, giocatori già ritirati o sul viale del tramonto. Il leader è anche in questo caso Fabio Fognini, che con 105 apparizioni guida il movimento azzurro. Dietro di lui Andreas Seppi (92), Filippo Volandri (45) e Davide Sanguinetti (43), al momento gli unici con più di 40 gettoni nei ‘1000’.

Guardando l’altro lato della medaglia, c’è anche chi è entrato solamente una volta nel tabellone principale di un Masters1000. Alcuni di questi 20 giocatori sono già ritirati (Francesco Cancellotti, Marco Crugnola e Massimo Dell’Acqua), mentre altri sono appena all’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni come Flavio Cobolli, Francesco Passaro e Giulio Zeppieri.

Dai “fortunati” ai “benedetti”: alcune curiosità

Soltanto tre giocatori possono vantare una percentuale vittorie/sconfitte superiore al 50%. Uno è Davide Scala, che nella sua carriera ha preso parte soltanto una volta ad un antico ATP Masters Series, giungendo comunque agli ottavi di finale. Si trattò di Roma 1997, quando partendo dalle qualificazioni sconfisse anche Tim Henman prima di cedere agli ottavi a Scott Draper, giustiziere al secondo turno di Thomas Muster. Oltre al suo 66.7% di rapporto vittorie/sconfitte – che comunque lascia il tempo che trova avendo lui disputato soltanto tre partite – ci sono anche il 67.2% di Jannik Sinner (41-20) e il 51.5% di Lorenzo Musetti (17-16).

È interessante, poi, notare come il numero di giocatori entrati in tabellone grazie ad una wild card sia esattamente identico a quelli che ce l’hanno fatta passando dalle qualificazioni. È infatti accaduto 149 volte che un italiano abbia ricevuto una wild card, mentre altrettante volte un azzurro è riuscito a superare le quali. Colui che ci è riuscito più volte è stato Andreas Seppi (14 qualificazioni); è stato invece Diego Nargiso a beneficiare più volte di una wild card (12).

Oltre ai 509 accessi diretti in tabellone (103 dei quali erano anche teste di serie), nella storia dei Masters1000 ci sono stati anche tre italiani che hanno sfruttato uno special exempt e 17 lucky loser. Fabio Fognini e Davide Sanguinetti sono ad oggi stati i più fortunati, venendo ripescati tre volte ciascuno.

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ATP

Numeri: la Race di inizio 2023 e un ricambio generazionale già in atto

Eccetto Djokovic, secondo nella Race pur avendo giocato appena tre tornei, nella top 20 troviamo tutti tennisti under 27. L’approfondimento di Ferruccio Roberti

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Jannik Sinner - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Il commento di Ubaldo Scanagatta

1 – Il tennista over 30 presente nella top 20 della Race aggiornata allo scorso lunedì. Ovviamente si tratta di Novak Djokovic, il vincitore del torneo più importante sin qui giocato nel 2023, gli Australian Open, un campione che, sebbene prossimo ai 36 anni, è così grande da non fare, in un certo senso, statistica con i colleghi. Di sicuro, con uno Slam, due Masters 1000, quattro ATP 500, la United Cup e una decina di ATP 250 già in archivio- corrispondenti in sostanza a quasi un terzo della stagione- è già interessante vedere la classifica che considera i soli punti ottenuti dai tennisti nel 2023.

Si può provare anche a fare un primissimo bilancio di quanto avvenuto negli ultimi tre mesi nel circuito ATP: uno dei dati emergenti in maniera più evidente dall’analisi della Race è proprio – complici il ritiro dall’attività agonistica di Federer e i due soli tornei giocati da Nadal da gennaio ad oggi – il notevole abbassamento dell’età media di chi quest’anno è stato protagonista nel circuito maschileEccetto Djokovic, secondo nella Race pur avendo giocato appena tre tornei, nella top 20 troviamo tutti tennisti under 27 (il più “vecchio” è Cameron Norrie, che ne compirà 28 ad agosto), tredici under 25, sette under 23 (e nella top 100 della Race ci sono ben ventisette i tennisti a non aver compiuto 24 anni). Due di loro – Alcaraz e Sinner- hanno creato la rivalità più bella degli ultimi mesi con tre incontri dalla qualità media molto alta che hanno appassionato il mondo del tennis e rassicurato su come la bellezza di questo sport sappia -come ha sempre fatto- rinnovarsi, a prescindere dalla grandezza degli interpreti del momento.

 

Guardando la tabella con alcune statistiche riguardanti i primi 20 dell’ATP Race, emerge il segnale –da confermare nel corso nella stagione, così come quello già accennato dell’abbassamento dell’età media- di una variazione del baricentro geografico dei più forti tennisti. Il nostro sport nell’ultima ventina di anni è stato decisamente eurocentrico per quanto riguarda la provenienza dei suoi migliori interpreti (la prima ventina del ranking). Uno dei motivi principali è stata la contemporanea crisi delle due scuole tennistiche –USA e Australia- che in precedenza avevano allevato la maggioranza dei campioni e verso le quali erano indirizzate buona parte delle vittorie della Coppa Davis (quando ancora contava molto vincerla). In questo 2023, sono ben tre gli statunitensi curiosamente tutti 25enni (Paul, Tiafoe e Fritz) presenti tra i primi dieci della Race, a conferma della sensazione -emersa nell’ultimo paio di anni- che la scuola yankee abbia saputo aumentare il livello qualitativo medio della propria presenza nel circuito, nell’attesa della imprevedibile nascita di un campione. A tal proposito, molti ipotizzano che quest’ultima possa concretizzarsi nella grande novità di quest’anno, il ventenne Ben Shelton, ancora nel novembre scorso fuori dalla top 100 del ranking ATP e sino ad adesso 18° nei risultati ottenuti da gennaio ad oggi (soprattutto grazie ai quarti raggiunti agli Australian Open). Il mancino di Atlanta è però atteso nelle prossime settimane a una conferma immediata a questi livelli (tra i colleghi affrontati nella top 50 ATP ha al momento sconfitto solo Ruud e Baez). Nel complesso sono comunque otto i tennisti extra europei nella top 20 della Race, ma va comunque evidenziato che nessuno di loro è presente nella top 5, a conferma che la tendenza avviatasi, seppur venisse confermata, ha ancora bisogno di tempo per riuscire a cambiare l’inerzia avutasi nelle zone alte del ranking negli ultimi venti anni.

Pos.Nome GiocatorePuntinel 2023EtàTornei giocatiW-LW-L vs top 10Tornei vintiFinaliSemi
1Medvedev303027 a 1 m729-3 (90.6%)4-2 (66.7%)411
2Djokovic243035 a 10 m315-1 (93.5%)3-1 (75%)201
3Alcaraz191019 a 10 m418-2 (90%)3-0 (100%)211
4Sinner173521 a 7 m721-5 (80.8%)4-3 (57.1%)121
5Tsitsipas157024 a 7 m12-4 (75%)0-0010
6Fritz127525 a 5 m620-6 (76.9%)2-1 (66.7%)102
7Paul126525 a 10 m615-6 (71.4%)1-3 (25%)011
8Norrie125527 a 7 m619-5 (79.2%)4-1(80%)120
9Khachanov121526 a 10 m613-6 (68.4%)1-3 (25%)002
10Tiafoe89025 a 2 m15-5 (75%)0-2 (0%)001
11De Minaur89024 a 1 m612-6 (66.7%)3-1 (75%)100
12Rublev88525 a 5 m813-8 (61.9%)1-2 (33.4%)010
13Hurkacz73026 a 1 m614-7 (66.7%)0-2 (0%)100
14Auger- Aliassime63022 a 7 m712-7 (63.2%)0-2 (0%)001
15Rune63019 a 11m712-7 (63.2%)0-2 (0%)002
16Griekspoor63026 a 9m12-5 (70.6%)0-4 (0%)101
17Lehecka60721 a 4 m612-7 (63.2%)2-3 (40%)001
18Shelton57520 a 5 m66-6 (50%)0-2 (0%)000
19Jarry52027 a 5 m39-2 (81.8%)0-1 (0%)101
20Korda51022 a 8 m28-2 (80%)1-1 (50%)010
Statistiche relative ai risultati ottenuti nel 2023 dai tennisti presenti nella top 20 ATP Race dello scorso lunedì

Sempre guardando la tabella da me preparata, emerge che il solo Sinner si sia in qualche modo avvicinato alla impressionante prova di forza offerta, per diverse ragioni, da coloro che si sono divisi in parte uguali i principali tre appuntamenti del primo terzo di stagione già alle spalle, tutti accumunati da un rendimento percentuale tra partite vinte e giocate superiore al 90% (e Jannik è quarto non solo nella Race, ma anche in questa statistica indicativa). Se da un lato Djokovic e Alcaraz sono riusciti ad essere al vertice giocando poco ma vincendo tanto (con i picchi dei titoli vinti ad Adelaide e Melbourne dal serbo, a Buenos Aires e Indian Wells dallo spagnolo), ancora meglio ha fatto Medvedev. Il tennista di Mosca ha vinto 29 delle 32 partite giocate nel 2023, si è imposto in ben quattro tornei (Rotterdam, Doha, Dubai e Miami), riuscendo a dare una notevole prova di forza, in particolare da febbraio in poi. Uscito per la prima volta dopo tre anni e mezzo dalla top ten, l’ex numero 1 al mondo ha infatti vinto 24 degli ultimi 25 match disputati, arrendendosi solo ad Alcaraz nella finale di Indian Wells. Daniil ha però giocato al meglio delle sue possibilità sulle tipologie di superficie (cemento, outdoor o indoor che sia) dove sempre si è espresso al massimo delle sue potenzialità: per capire se ci sono possibilità di rivederlo a breve al numero 1 del mondo (attualmente è lontano 2000 punti) bisognerà testare il suo rendimento sulle due superfici, terra battuta ed erba, sulle quali ha sempre faticato a rendere. Infatti Medvedev sul rosso ha il 43,9% di vittorie in carriera con una sola finale raggiunta a Barcellona, sui prati ha un ben migliore 71.2%, con un titolo e due finali nel palmares, ma a Wimbledon non è ancora mai arrivato almeno ai quarti di finale. Vedremo con molta curiosità cosa sarà in grado di fare da qui a metà luglio.

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