[Q] J. Vesely b. [1] N. Djokovic 6-4 7-6(4)
A Dubai è stata scritta una pagina di storia del tennis e l’autore è un personaggio noto solo ai più accaniti appassionati e forse a Fabio Fognini che, incredulo tanto da tirare in ballo il direttore di Ubitennis, ci perse a Wimbledon: il numero 123 del mondo Jiri Vesely. Il mancino ceco di 28 anni ha infatti battuto Novak Djokovic nei quarti di finale del torneo degli Emirati: 6-4 7-6 il risultato finale. Una vittoria che oltre a rappresentare il risultato più importante della carriera del tennista ceco ha anche un risvolto storico perchè sancisce il cambio della guardia al vertice del ranking ATP. Daniil Medvedev sarà da lunedì prossimo il numero uno delle classifiche mondiali, il 27esimo giocatore a potersi fregiare di tale titolo, nonchè il primo tennista che non sia Federer, Nadal, Djokovic o Murray ad arrivare a questo traguardo dal 1° febbraio 2004. Sono trascorsi 18 anni, è forse terminata un’epoca e a mettere la parola fine è Vesely.
Ebbene sì, sono due vittorie su due confronti contro il numero 1 del mondo: dopo Monte Carlo 2016, Jiri Vesely si è davvero confermato contro Novak Djokovic in virtù di una prestazione pressoché perfetta. Devastante al servizio, con i piedi ben dentro il campo in risposta sulla seconda, il classe 1993 è stato in grado di tenere l’incontro sui suoi binari preferiti per la maggior parte del tempo, evitando per quanto possibile di trovarsi a difendere o subire cambi di ritmo.
Dal canto suo, Djokovic ha dimostrato una forma atletica strepitosa, facendo spesso giocare non la classica palla in più bensì tre o quattro oltre quelle apparentemente possibili. È certo mancata la sua miglior versione nel tie-break del secondo parziale, aperto da due gratuiti a cui ha poi aggiunto un doppio fallo, ma anche in quelli c’è tanto merito di Vesely, con la spinta che ha saputo mantenere durante l’intera sfida, soprattutto rivestendosi subito dei formidabili panni odierni dopo aver prevedibilmente ceduto alla tensione e alla miglior risposta del circuito quando ha servito per chiudere. È forse stata quella la chiave della vittoria, perché tra giocare un gran match contro un Big 3 e vincerlo davvero quando sei a un passo dal farlo c’è un oceano; un oceano che però Jiri ha domato e attraversato con sicurezza, sorprendendo avversario e spettatori ormai adagiati nell’erronea convinzione del déjà-vu, l’ineludibile cambio di direzione del confronto dopo che lo sfavorito ci è andato troppo vicino.
IL MATCH – Vesely comincia subito aggressivo, strappa il servizio di apertura a un Djokovic impreciso e conferma per il 2-0. Nole muove il punteggio, poi vince uno scambio “quasi perso” con un salvataggio dei suoi migliori concluso dal lob vincente, determinante per rientrare in possesso del break dopo un paio di errori cechi. Il fenomeno di Belgrado strappa altri applausi con il recupero incrociato stretto di dritto sulla smorzata – lo fa sempre con successo, ma a nessun avversario viene in mente di anticiparne le intenzioni. Jiri pensa invece di cambiare la direzione del drop-shot e l’idea dà ripetutamente i suoi frutti, unita all’atteggiamento aggressivo sulla seconda che forza il doppio fallo sulla palla break del settimo gioco. Il 198 cm per 94 kg di Pribram scaraventa servizi come se non ci fosse un domani (anche perché è un ottimo modo per guadagnarselo, quel domani) e la forbice di realizzazione sulla seconda assomiglia molto a quella del match tra Hurkacz e Sinner. Il venti volte campione Slam fa il suo tenendo per il 4-5, trasferendo così sull’altro la pressione di chiudere in battuta. Per tutta risposta, Vesely comincia con una sassata di seconda seguita dal vincente di dritto in mezza volata e, anche grazie alle collaudate curve esterne, mette al sicuro la prima frazione.
Novak tenta di costringere l’altro fuori dalla zona di comfort, aprendosi il campo per farlo correre, ma il problema è riuscire a entrare nello scambio nei game di ribattuta. E non aiuta qualche errore raro eppure di troppo. Al settimo gioco, Vesely preme sull’acceleratore, è anche un falco perché si ferma vedendo fuori la seconda serba data buona dal giudice di linea; il nastro gli trattiene una palla su cui Nole, invece di affidarsi alla succitata contro-smorzata stretta, va lungolinea sbagliando. Doppia palla break, la prima ben annullata dal serve&volley, ma sulla seconda l’omone mancino fa un buco nella metà campo serba con il bimane lungolinea. Consolida togliendosi da mago dai piedi un paio di risposte à la Djokovic – una in tweener frontale – e annulla la palla del controbreak al termine di un lungo scambio.
Come nel primo parziale, Djokovic fa il suo accorciando sul 4-5, ma questa volta la pressione è troppo forte e, nonostante le tante prime, Vesely si arrende a dispetto della risalita dal 15-40. Jiri torna però immediatamente in possesso delle proprie emozioni e solo grazie alla battuta Nole si salva da un nuovo allungo ceco. Un disastro a rete sul 30-15 non compromette il game e si va al tie-break, aperto da due errori di Djokovic che rientra al settimo punto sulla pessima volée ceca dopo il servizio. Non pareggia, però, il serbo, perché forza la seconda che va larga. Ace per sperare, ma Vesely è implacabile e chiude con il tredicesimo vincente di dritto.
[2] A. Rublev b. M. McDonald 2-6 6-3 6-1 (a cura di Tommaso Mangiapane)
McDonald gioca un gran tennis (soprattutto col servizio e a rete) nel primo set e per metà del secondo, in cui ha tre chance di break per chiudere la partita, tutte negate da Rublev. Da quel momento la partita cambia padrone e l’equilibrio si spezza nettamente in favore del russo n. 2 del seeding, che ritrova il proprio gioco e domina anche dal punto di vista mentale lo statunitense. Rublev, che nella scorsa stagione raggiunse e perse la semifinale da Karatsev a Dubai, affronterà Jannik Sinner o Hubert Hurkacz nel penultimo atto del torneo.
PRIMO SET – Pronti via e, nel primo turno di servizio dell’avversario, McDonald trova subito l’allungo. Il russo, come accaduto nella partita contro Kwon e nei primi turni di Marsiglia (torneo poi vinto), ha una partenza ad handicap, con diversi unforced commessi. Risultato: 5-0 sotto dopo nemmeno 15 minuti. Dal canto suo, McDonald è perfetto nelle discese a rete (5/5), serve con efficacia (terminerà la frazione col 79% di punti vinti con la prima contro il 56% dell’avversario) e, nonostante ceda la battuta nel settimo gioco, chiude il set 6-2 grazie a un nuovo break.
SECONDO SET – McDonald prova a scappare anche nel secondo set. Nel primo gioco in risposta si vede subito annullare una chance e nel quarto game trova un gran passante di rovescio con cui si procura altre due palle break. Con una buona prima e un ace il russo si toglie dai guai. Ma Rublev, si sa, è un gran lottatore e al termine di un quinto gioco molto combattuto riesce a strappare il servizio a McDonald, complici anche un paio di errori a rete dello statunitense. Il rientro in partita del n. 7 al mondo trova quasi sorpreso Mackenzie che lotta, si difende nei propri turni di servizio ma alla fine cede nuovamente la battuta nel nono gioco, portando l’incontro al terzo e decisivo set.
TERZO SET – Rublev sembra aver ritrovato il proprio tennis. Dritti martellanti, gambe salde a fondo campo e grande profondità non danno scampo al n. 61 del ranking, che pure si dimostra piuttosto solido in difesa. McDonald è sempre più frustrato dal gioco del russo e il nervosismo lo porta a commettere diversi errori, che contribuiscono a cedere il servizio nel secondo gioco. Lo statunitense sembra aver mollato la presa, Rublev non si adagia, prosegue libero mentalmente e opera un nuovo break nel quarto gioco. McDonald riesce solo ad evitare il bagel tenendo il servizio nel sesto gioco, ma alla fine è il n. 2 del seeding a chiudere il match approfittando di una risposta sotto il nastro dell’avversario. Rublev trova così la sua terza semifinale consecutiva, vendicando la sconfitta al primo turno degli Australian Open 2019, unico altro precedente tra i due.
“A un certo punto ho pensato fosse finita. Mi sono detto: ‘Stai lì e vedi cosa succede’. Ho fatto due semifinali di fila qua, vediamo cosa succederà domani. È il mio quarto torneo in stagione e solo il primo è andato male, sono super contento. La cosa importante è migliorarmi” le parole a caldo a fine partita di Rublev.