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Reading: Miami, incrocio di destini per i troni da numero uno (Azzolini). Medvedev, ruoli invertiti a caccia del numero uno (Crivelli)
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Rassegna stampa

Miami, incrocio di destini per i troni da numero uno (Azzolini). Medvedev, ruoli invertiti a caccia del numero uno (Crivelli)

La rassegna stampa di domenica 27 marzo 2022

Last updated: 27/03/2022 12:42
By Alessia Gentile Published 27/03/2022
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7 Min Read

Miami, incrocio di destini per i troni da numero uno (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Si gioca per i posti di comando, e non c’è un tennista che brilli di luce propria. E manco una, se proprio vogliamo dirla tutta (sono già 17 le teste di serie saltate tra le ragazze). Il profilo delle presenze nei due tabelloni, ormai allineati al terzo turno, tende verso un poco incoraggiante abbassamento dei valori, e il torneo di Miami somiglia sempre più alla città che lo ospita, una umida nicchia dorata per pensionati senza problemi economici. Eppure, i conti si faranno qui, più di quanto non sia capitato a Indian Wells, il gemello che negli anni è diventato più bello, aitante, e soprattutto fortunato. Il torneo della California ha cancellato il verdetto degli Open d’Australia e riportato Djokovic al primo posto, complice un Medvedev che non ha saputo protrarre oltre la terza settimana il suo primo insediamento al soglio tennistico. Miami può invece promuovere una coppia di regnanti, solo in parte nuova si dirà, ma improponibile fino a una settimana fa. Anzi, la prima parte dell’operazione è già riuscita, e dopo l’addio imprevisto (non per chi le stava vicino) di Ash Barty, e la sua richiesta di uscire subito dalla classifica (in modo di dare spazio a chi un tempo la inseguiva), spingerà Iga Swiatek al posto dell’australiana. Una chance che la ventenne polacca ha meritato, vincendo i primi due “1000” stagionali a Doha e Indian Wells, ma che le è giunta per le vie spicce: le bastava una vittoria a Miami per evitare sorpassi dell’ultima ora (poteva farcela la spagnola Badosa, ma solo vincendo il torneo), e lei se l’e presa venerdì (nella notte italiana) con bella autorevolezza soffocando la svizzera Golubic sin dai primi colpi, lasciandole due game per poi ricevere i fiori degli organizzatori. E’ la ventottesima tennista a salire sul podio più alto da quando esiste la classifica Wta promossa dal computer (1975), la più giovane da quando Wozniacki si insediò al vertice nel 2010. «E’ una situazione surreale, che sto vivendo con grande emozione. Non me la sarei mai aspettata una svolta del genere, ringrazio Ashleigh per le belle parole che ha detto su di me», è stato il discorso di insediamento. Aveva detto qualcosa di più Barty: «lga ha portato una ventata di giovane fervore nel tennis femminile. Il numero uno sarà in buone mani». Più complesso, ma possibile, íl ritorno in vetta di Medvedev, che ieri ha liquidato Murray con facilità, amplificata per contrasto dai molti errori commessi. Un Medvedev lontano dalla forma migliore, ma dominante con il servizio, in una giornata nella quale anche l’impianto di controllo delle righe ha cessato di collaborare, producendosi in verdetti a capocchia, con palline fuori di venti centimetri giudicate buone. Con la vittoria di ieri, al russo senza bandiera ne mancano altre tre per riprendersi la testa del gruppo. L’obiettivo minimo sono i quarti, dunque. La vittoria lo porterebbe sopra di 790 punti. Tornano oggi in campo Sinner e Fognini, e qualche apprensione c’è. Il giovane Semola non è in gran forma nel fisico, ma la testa funziona che è una meraviglia. La febbre di Indian Wells è passata, ma dev’essersi fatta sentire. II nostro appare pallido, il contorno occhi è marcato da due occhiaie grigie tendenti al nero, e II tennis che produce sembra viaggiare al sessanta per cento della sua naturale velocità. La buona notizia è che più i giorni passano, e più resiste, più darà tempo alle forze di tornare. Ci sono in palio i punti della finale, dunque il rischio di cedere qualcosa in classifica appare evidente, e ìl confronto di oggi, con Carreno Busta non promette niente di buono. Il più in forma è Fognini, ma l’avversario è forse più in forma di lui, Nick Kyrgios. Match affascinante fra giocolieri di talento.

Medvedev, ruoli invertiti a caccia del numero uno (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La nuova rincorsa parte con lo scatto giusto. Perso il numero uno del mondo dopo appena tre settimane in vetta, Daniil Medvedev, con Novak Djokovic sempre contumace, può tornare a riprendersi lo scettro se a Miami raggiunge almeno la semifinale. Intanto, al debutto, neutralizza senza problemi il potenziale pericolo rappresentato dal nobile decaduto Murray, al quale non concede neppure una palla break: «Mi sto allenando duramente — ha detto il russo — cercando di apportare dei correttivi nel mio gioco. Tornare primo? Certo, all’inizio ci sono rimasto male. è importante. Ma non è un’ossessione. Non ci perdo il sonno. Conosco la matematica e ho fatto i miei calcoii, ma il vero obiettivo è quello di dare sempre il massimo». Il duello con Nole sarà uno dei motivi dominanti della stagione (ci sarebbe stato anche Nadal, senza il guaio alla costola), ma rispetto all’inizio dell’anno i ruoli adesso rischiano di invertirsi. Perché il Djoker, dopo le vicende legate al no al vaccino, e pronto a tornare per lo swing europeo della terra rossa (lo rivedremo a Montecarlo) e potrà sfruttare l’allentamento delle restrizioni Covid per viaggiare tranquillo, mentre Medvedev potrebbe vedersi chiudere le porte di alcuni tornei (Wimbledon ci sta pensando) come sanzione accessoria ai russi a causa della guerra in Ucraina. All’apparenza è tranquillo, ma certo la situazione può pesare sul suo futuro prossimo: «Le regole cambiano da torneo a torneo e anche per questo cerco di viverne uno dopo l’altro. Io sono per la pace, giocherò dove me lo permetteranno». Intanto, nel duello, Djokovic potrebbe avvalersi di un allenatore d’eccezione, Patrick Mouratoglou, ormai sempre più lontano da Serena Williams: Io rivela un settimanale serbo. Nole, che ha appena lasciato Vajda, si è allenato tante volte da lui ad Antibes e The Coach lo ha sempre considerato il più forte dei Fab Three, oltre ad averlo difeso durante le vicissitudini australiane.


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