dal nostro inviato a Montecarlo
A. Davidovich Fokina b. [1] N. Djokovic 6-3 6-7 6-1
Anche se ti chiami Novak Djokovic, è difficile pensare di essere al meglio avendo giocato tre match nei primi tre mesi e mezzo dell’anno. L’inattività dovuta alle note questioni relative allo stato vaccinale costa cara al numero uno del mondo, che a Montecarlo 2022 non supera il primo ostacolo. Questo risponde al nome di Alejandro Davidovich Fokina, lo spagnolo di origini russe specialista della terra rossa (nel 2021, quarti di finale qui al Country Club e al Roland Garros). Il quale avrebbe potuto vincere con un punteggio più netto se non avesse sprecato per due volte il vantaggio di un break nel secondo set. Per lui ora il vincente del match Goffin-Evans. Nole, invece, fa rotta verso il “suo” Serbian Open, l’ATP 250 di Belgrado, con più dubbi che certezze.
IL MATCH – Il vento che ha caratterizzato il martedì di Montecarlo non accenna a placarsi anche quando entrano in campo Djokovic e Davidovich Fokina. Sin dalle prime battute si percepisce che il pubblico del Ranieri III è più a favore dello sfidante spagnolo che del campionissimo serbo, qui vincitore nel 2013 e nel 2015. E fin dall’inizio Nole è irriconoscibile: deve salvare subito due palle break, poi capitola al terzo gioco. Davidovich Fokina fa break (2-1 e servizio) e poi fa il bis (4-1 e servizio), ma anche lui quest’oggi non è certo un mostro di regolarità come si vedrà anche più avanti. Djokovic recupera uno dei due break (4-2), ma poi finisce lo stesso per cedere il set sul suo servizio: basta il primo set point a Davidovich per chiudere 6-3.
Il secondo set è un’altalena di emozioni contrastanti, e a tratti diventa una gara di ciapanò, con Davidovich Fokina che alterna tuffi sulla terra per cercare di recuperare palle impossibili a blackout sconcertanti. Difficile spiegare cosa possa passare nella mente dello spagnolo, quando, pur sapendo di avere davanti a sé una versione opaca di Djokovic, vanifica per due volte il vantaggio di un break. Va sopra 2-0, poi sale 3-0 al termine di un gioco della durata di un quarto d’ora in cui salva cinque palle break. Sembra la mazzata definitiva per Nole, ma l’altro gli dà una mano quando è a un passo dal precipizio: lo spagnolo cede il servizio sparacchiando un dritto in rete (3-2). Poi torna sopra di un break esaltando il pubblico con uno strepitoso recupero sotto rete (4-2), ma di nuovo consente a Djokovic di rimanere in partita (4-3). Nole fa 4-4 e poi sul suo turno di servizio per Davidovich si spegne la luce: tre doppi falli di fila e Djokovic può servire per il set sul 5-4. Il serbo, tuttavia, è lontano parente di quello che conosciamo e manca l’opportunità con un paio di pesanti gratuiti (5-5). Si arriva al tiebreak dove, tanto per cambiare, Fokina spreca un vantaggio di 4-2; Djokovic alla fine fa suo il set con un passante di dritto dei suoi e porta la mano all’orecchio, facendo chiaramente il segno del “non vi sento” (anche se poi in conferenza stampa dirà di non aver percepito il sostegno del pubblico al suo avversario).
C’è chi si aspetta che Novak possa vincere facile il terzo set, a quel punto, ma accade l’esatto opposto perché la forma migliore è lontana a causa del ritmo partita che manca: fattore molto probabilmente collegabile alla linea di condotta scelta da inizio anno dal numero uno del mondo. Djokovic sparisce di fatto dal campo, cede tre volte il servizio e dal canto suo Davidovich Fokina trema solo al quarto game, quando deve salvare una palla break. Per il resto, lo spagnolo si invola e chiude facilmente (6-1). Ed è emblematico il dato secondo cui quello di oggi è stato il match in cui Djokovic è stato breakkato più volte nella sua carriera (nove).
