Henrik Sundström e il successo nel 1984: "Ho battuto Wilander, Lendl, Clerc... ero in forma quella settimana" [ESCLUSIVA]

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Henrik Sundström e il successo nel 1984: “Ho battuto Wilander, Lendl, Clerc… ero in forma quella settimana” [ESCLUSIVA]

Il Direttore Scanagatta intervista l’ex n. 6 Sundström, vincitore a Montecarlo e in Coppa Davis con la Svezia nel 1984: “Testammo il campo una settimana prima della finale con gli Stati Uniti e chiedemmo di farlo ancora più lento”

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Henryk Sundstrom ex n. 6 ATP, vincitore a Montecarlo e in Coppa Davis nel 1984 (foto Ubitennis)
 

Nei vialetti del Montecarlo Country Club il direttore di Ubitennis, Ubaldo Scanagatta, si è imbattuto in uno spettatore d’eccezione. Si tratta di Henrik Sundström, ex numero 6 del mondo e membro poco conosciuto della golden generation svedese composta da Mats Wilander, Stefan Edberg e Anders Jarryd, insieme ai quali vinse la Coppa Davis nel 1984 superando in finale i favoritissimi Stati Uniti di Jimmy Connors e soprattutto John McEnroe. John si presentò a Goteborg avendo perso appena due partite in tutta la stagione, la sanguinosissima finale del Roland Garros contro Ivan Lendl e il primo turno di Cincinnati contro Vijay Amritraj, ma nel secondo singolare McEnroe fu sorpreso proprio da Sundström che chiuse in tre set col punteggio di 13-11 6-4 6-3. L’opera fu poi completata dal doppio Edberg/Jarryd che sconfisse la leggendaria coppia McEnroe/Fleming, ancora imbattuta in Coppa Davis.

Come per McEnroe, che chiuse la stagione con un saldo di 82 vittorie e sole tre sconfitte, anche per Sundstrom il 1984 è stato l’anno migliore della carriera. Oltre al successo in Coppa Davis, lo svedese vinse tre tornei (perdendo altre tre finali), trionfando proprio sui campi di Montecarlo e guadagnandosi il suo miglior ranking. Purtroppo la sua carriera fu stroncata prestissimo dagli infortuni, in particolare alla schiena, che lo costrinsero a ritirarsi dal tennis giocato quando aveva appena ventuno anni.

Intervistato dal Direttore, Sundstrom ha ripercorso i fasti di quell’anno, riflettendo anche sul presente del tennis svedese.

Partiamo dal presente. Che cosa fa oggi Henrik Sundstrom?

Vivo a Monaco e ho due figli. Lavoro in vari luoghi in giro per l’Europa, ma il mio progetto principale al momento si trova a Berlino, dove possiedo una proprietà di 350 ettari fuori città. C’è un lago, una parte residenziale, ma soprattutto è sede della mia fondazione che organizza molti eventi sportivi e artistici.

Cosa ti ricordi del 1984, il tuo anno magico?

Senz’altro è stato il mio anno migliore, anche perché poi ho iniziato ad avere problemi fisici molto presto, intorno ai ventuno anni. Un anno magico nel quale la giovane squadra svedese formata da Mats Wilander, Stefan Edberg, Jarryd in doppio Jimmy Connors, John McEnroe, Peter Fleming. In doppio John e Peter non avevano mai perso una partita in Coppa Davis, ma Jarryd e Edberg vinsero, il ché fu fantastico. Vincemmo 3-0 e nessuno se lo sarebbe aspettato. Certo, abbiamo giocato sulla terra indoor a Gotebor e la cosa che ci ha avvantaggiati perché loro preferivano le superfici rapide. Ricordo che testammo il campo una settimana prima della finale e chiedemmo ai costruttori di farlo ancora più lento. Della partita con John ricordo che giocammo un primo set lunghissimo e lui ebbe anche qualche set point, poi il secondo e il terzo andarono via un po’ più tranquillamente.”

Nel 1984 hai trionfato anche qui a Montecarlo. Ricordi chi hai battuto in finale?

Ho battuto Mats Wilander in finale, Leclerc, Ivan Lendl. Un tabellone tutt’altro che semplice, ma ero in forma in quella settimana.”

Hai qualche rimpianto? Gli infortuni ti hanno costretto al ritiro molto presto.

Mi sono fermato nel 1986, ma ho iniziato ad avere problemi alla schiena già l’anno precedente. Non lo chiamerei proprio un rimpianto, ma è stato un dispiacere. Devo dire però che nel brevissimo tempo che ho passato da professionista, dai 16 ai 21 anni circa, ho provato quasi tutto e devo essere contento di quello che ho ottenuto.”

Negli ultimi anni la Svezia ha faticato a trovare giocatori di vertice, mentre fino agli anni ’90 ce n’erano moltissimi. Come te lo spieghi?

Credo che sia impossibile da spiegare. Ormai sono tanti anni che è così. All’epoca avevamo tantissimi ottimi giocatori, molti dei quali poi hanno fatto i coach. Quindi verrebbe da pensare che la struttura ci sia. Anche la Gran Bretagna ha faticato per molti anni, finché non è arrivato Andy Murray. Non è una questione di soldi, perché la Federazione investe, né di penuria di bravi allenatori, probabilmente c’è qualcos’altro che manca.”

Il tabellone completo di Montecarlo

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