Mentre Wimbledon, secondo indiscrezioni, sta valutando approfonditamente la possibilità di escludere dal torneo gli atleti russi e bielorussi, tra i tennisti ucraini c’è chi attacca in modo deciso i colleghi che ancora oggi non si esprimono a favore della fine del conflitto in Ucraina. Tra questi c’è Marta Kostyuk che, citando le parole di Ginetta Sagan, storica attivista di origine italiana e collaboratrice per svariati decenni di Amnesty International, scrive che non sia più il caso di celarsi dietro il silenzio e che “un comportamento del genere significa avallare i massacri che accadono ogni giorno nel mio Paese”. “In quanto atleti professionisti abbiamo una grande responsabilità”, continua la nativa di Kiev, “e le nostre opinioni spesso hanno un’eco di risonanza maggiore di radio e TV, per cui è necessario che finalmente dopo 50 giorni di conflitto si prenda una posizione al riguardo”.
Non è certo la prima volta che Marta si esprime su questo tema senza peli sulla lingua, non lesinando frecciate ai colleghi, e conosciamo l’attivismo di Elina Svitolina che nelle scorse settimane aveva lanciato l’asta di raccolta fondi “Racquets for Refugees”. Questa volta la millennial rincara la dose e, nel post poi ripreso e pubblicato anche dalla ex numero 3 al mondo, rivolge un accorato appello all’ATP, WTA e ITF: “Chiediamo che gli organi competenti chiedano apertamente agli atleti russi e bielorussi se siano d’accordo con quanto accade in Ucraina ogni giorno, e se appoggiano il regime di Putin e Lukashenko. In tal caso, di prendere provvedimenti e squalificarli ufficialmente dalle competizioni internazionali, sulla scia di quanto accaduto con Wimbledon”. Queste le dure parole delle atlete ucraine.
