ATP Barcellona, Alcaraz: "Le finali non si va per giocarle, si va per vincerle"

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ATP Barcellona, Alcaraz: “Le finali non si va per giocarle, si va per vincerle”

Carreño accetta con stile la sconfitta; Alcaraz invece non sta nella pelle per la vittoria e non si pone limiti

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Carlos Alcaraz – ATP 500 Barcellona (foto via Twitter @bcnopenbs)
 

A fine match i finalisti di Barcellonoa si sono prestati alla solita conferenza stampa post partita; come da consuetudine si è presentato per primo lo sconfitto, in questo caso Pablo Carreno Busta, che comunque aveva un’aria molto rilassata:

D: Cosa ci puoi raccontare del match?

R: Questa sera la finale non mi è uscita come avrei voluto, avrei avuto bisogno di giocare al massimo ma non ci sono riuscito, il rovescio non me lo sentivo e neanche il servizio mi aiutato come questa mattina contro Schwartzman. Rispetto a questa mattina l’avversario era molto diverso: Diego è uno che sbaglia poco e tiene sempre un gran ritmo negli scambi, bisogna sempre stare dentro il match con lui. Per fortuna al servizio non è così devastante e io sono riuscito a giocare come volevo. Con Carlos invece le cose sono andate diversamente: lui ha giocato con grande intensità, le sue palle arrivavano con grande forza e quando gioca con questo livello di intensità è complicato da giocarci contro; e io non sono riuscito a starci dietro.

D: Vi siete incrociati durante le due semifinali?

R: Si certo, io ho anticipato il pranzo rispetto a lui, ma poi le classiche routine di riposo e riscaldamento le abbiamo condivise, fra l’altro sono anche molto simili. E poi anche se in finale eravamo avversari di certo non ci siamo insultati nel mentre (ridendo). Certo, è un po’ strano giocare con qualcuno con cui sei amico e hai condiviso tante cose. Io lo conosco bene e so il livello a cui può giocare.

D: Hai visto la partita che Carlos ha giocato?

R: Sì, ho visto uno spezzone e mi sembrava che non stesse giocando con la solita intensità; però lo conosco e so che in qualunque momento può ritrovare il suo livello.

A seguire, dopo il tradizionale bagno in piscina per festeggiare il titolo, si è presentato in sala stampa un raggiante Carlos Alcaraz:

D: Dopo la semifinale con De Minaur sorprende che non fossi stanco; ci puoi raccontare cosa hai fatto?

R: Alla fine la solita routine; bagno, pranzo e poi mi sono fatto una siesta di mezz’ora che mi ha ricaricato; quando mi sono svegliato ero pronto per riscaldarmi e prepararmi per la finale.

D: Rispetto alla semifinale sei entrato in campo deciso e in modo molto diverso; con De Minaur hai chiuso con 50 vincenti e quasi altrettanto errori non forzati, che sono tantissimi; cosa è cambiato?

R: Effettivamente con De Minaur non ero sicuro di come giocarmela, mi sono entrati dei dubbi, anche perché lui ha giocato molto bene e per poco vinceva, è stata questione di dettagli; non c’è stato un momento in cui la mia mente ha fatto click, ho semplicemente cercato di giocare meglio e nel terzo set credo di esserci riuscito. Poi con Juan Carlos (Ferrero, l’allenatore) abbiamo analizzato la partita e in finale sono entrato in campo con un piano di gioco molto chiaro e l’ho attuato.

D: 5 finali giocate, 5 finali vinte, come fai?

R: È una questione di attitudine, di cultura; me lo dicevano prima mio nonno e mio padre, e adesso anche quelli del mio team: le finali non si va per giocarle, si va per vincerle, dando tutte per portarle a casa; poi può capitare di non farcela ma bisogna aver dato tutto in pista e non aver rimpianti.

D: Pochi mesi fa era ancora un ragazzo di 18 conosciuto solo fra gli addetti ai lavori; adesso sei la nuova star del tennis, ti senti cambiato?

R: Per nulla, io sono sempre lo stesso, un ragazzo semplice (“un chico de pueblo”); se alla fine quando esco qualcuno mi riconosce mi fa piacere, ma poi quando torna a casa sono sempre lo stesso di quando avevo 10 anni.

D: Stai bruciando le tappe e crescendo ad una velocità incredibile, dove pensi di poter arrivare?

R: Non mi pongo limiti, io adesso penso solo a giocare bene, a migliorarmi e a divertirmi in campo. Sono cosciente che se riesco a mantenere questo livello di gioco posso fare strada dappertutto, per cui no, non mi pongo limiti. Adesso penso a festeggiare e a godermi questa vittoria e prendermi una piccola pausa, al mare della Grecia.

D: Come saprai la coincidenza ha voluto che esattamente 17 anni dopo Rafa sei entrato in top ten vincendo questo torneo; qualche emozione particolare?

R: Non so cosa dirti; innanzitutto sono felicissimo di essere entrato in top ten a 18 anni; poi sapere che c’è anche questa coincidenza, non posso negare che sia speciale.

That’s all folks, il Godò più bagnato della storia è giunto a conclusione, salutiamo il Reail Club de Tenis Barcelona fino al prossimo anno, quando si disputerà la 70° edizione.

IL TABELLONE AGGIORNATO DELL’ATP 500 DI BARCELLONA

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