Roland Garros, Cilic non si ferma: battuto Rublev al quinto

Roland Garros

Roland Garros, Cilic non si ferma: battuto Rublev al quinto

Grande prestazione per il croato, che dopo Medvedev batte in cinque set anche l’altro top 10 russo, Sesta semifinale Slam per lui, prima a Parigi

Pubblicato

il

Marin Cilic - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

[20] M. Cilic b. [7] A. Rublev 5-7 6-3 6-4 4-6 7-6(2)

Dal nostro inviato a Parigi

Un campione Slam è sempre un campione Slam. E se ha l’occasione di tornare a giocare i match che contano per la storia di questo sport non se la fa sfuggire. Dopo Daniil Medvedev, Marin Cilic batte Andrey Rublev e dopo 4 anni torna al penultimo atto di un Major. Il croato ha avuto bisogno di cinque set per superare il n. 7 del mondo. Abbiamo negli occhi l’eccezionale tie-break, vinto 10-2 tirando praticamente solo vincenti, ma la vittoria è merito soprattutto del fatto che il n. 26 del mondo (ma già adesso è sicuro di tornare tra i top 20) ha saputo interpretare il match in tutta la sua durata nel modo più corretto: aggredendo costantemente Andrey Rublev per non consentire al 24enne di russo di prendere il sopravvento con le due progressive accelerazioni da fondo. Chiaramente un gioco di questo tipo comporta dei rischi, testimoniato dai 79 gratuiti (ma anche 88 vincenti), oltre al fatto che Rublev oggi è stato abbastanza giudizioso, evitando di forzare le giocate per cambiare l’inerzia degli scambi e sfruttando i fisiologici passaggi a vuoti del croato in quattro ore di match. Ma non riuscendo, se non nel quarto set, a risolvere il grande problema che gli ha posto oggi il campione dello US Open 2014: uscire con profitto dalla diagonale del rovescio, dove è stato costantemente in sofferenza e non è riuscito ad evitare che Cilic si spostasse per colpire di dritto e comandare il gioco. Senza dimenticare l’eccezionale supporto fornito al croato dalla prima di servizio: 33 ace e tante altre prime su cui Rublev è arrivato, ma senza la minima possibilità di rimettere la palla in campo. Cilic diventa così il quinto giocatore tra quelli in attività (gli altri sono ovviamente i Big Four) ad aver raggiunto la semifinale in tutti gli Slam. Ma forse il dato che gli dà più soddisfazione è che è il primo croato a riuscirci. Ed ora è ad un passo da un record ancora più prestigioso: arrivare addirittura in finale in tutti e quattro i Majors. Assolutamente non impossibile, per il Cilic che stiamo vedendo qui al Roland Garros.

E un pomeriggio finalmente caldo e soleggiato quello che accoglie al loro ingresso sullo Philppe Chatrier, per il primo quarto maschile della giornata, il russo Andrey Rublev ed il croato Marin Cilic. I precedenti dicono 4-2 Rublev, ma attenzione però che l’ultimo match giocato tra i due, all’Australian Open di quest’anno (unica sfida a livello Slam sino ad oggi), ha visto prevalere l’ex n. 3 del mondo in quattro set. Il 24enne di Mosca non ha particolarmente impressionato sinora: nei primi tre turni ha sempre lasciato per strada un set, e con Garin nei sedicesimi ha dovuto annullare 5 set point per evitare di andare al quinto, e negli ottavi era stato dominato da Jannik Sinner nel primo set, prima che il ginocchio costringesse l’azzurro ad alzare bandiera bianca. Molto più convincente sinora il cammino parigino di Cilic, che ha perso un set solo contro Fucsovics al secondo turno e soprattutto ha impressionato negli ottavi contro Medvedev, a cui ha lasciato solo sette game. Marin gioca per entrare ancora di più nella storia del tennis croato: vincendo sarebbe il primo giocatore del suo paese a raggiungere la semifinale in tutti e quattro gli Slam. E il dibattito in Croazia se il più forte giocatore croato di sempre sia lui o Goran Ivanisevic si arricchirebbe di un argomento a favore dei sostenitori del 33enne di Medjugorje. Rublev invece per la sua storia personale: al quinto tentativo, sarebbe la prima semifinale Slam in assoluto per lui.

Il match inizia senza particolari sussulti. Non ci sono di certo in campo due che usano il fioretto: chi serve prende l’iniziativa e picchia da fondo per primo. E nella prima metà del parziale riesce abbastanza bene ad entrambi: 5 ace a testa nei primi tre turni di battuta, 8 vincenti Rublev e 10 Cilic. Il primo momento di suspence nel settimo gioco: a causa di due errori da fondo Cilic si ritrova sotto 15-30, tira un’ottima prima, ma Rublev indovina la direzione del suo attacco di dritto successivo e lo coglie impreparato nella terra di nessuno. Prime due palle break dell’incontro. Cilic le annulla con un ace e un dritto vincente, ma poi un altro errore da fondo di rovescio lo costringe a chiedere ancora aiuto alla combinazione servizio-dritto. Alla fine il croato porta a casa il 4-3 in quello che è il game più lungo e combattuto dell’incontro fino a questo momento. Le tattiche di gioco appaiono abbastanza chiare: Rublev cerca di far spostare l’avversario a destra e sinistra, dato che la mobilità laterale non è mai stato il punto forte del corazziere croato (1,98 x 90 kg), per poi piazzare il vincente nella parte di cambio rimasta sguarnita, Cilic invece tende ad insistere sul rovescio del moscovita per aspettare la palla giusta per spingere in lungolinea. Non disdegnando già adesso qualche palla corta di rovescio, una delle chiavi della vittoria contro Medvedev. Di nuovo in difficoltà il croato nel nono game, che ora negli scambi prolungati sbaglia un po’ troppo: altre due palle break a sfavore. Lo salva il servizio: tre prime e una seconda che ci assomiglia molto lo fanno salire 5-4. I due adesso se le danno veramente di santa ragione da fondo: la sensazione però è che l’equilibrio sia sottile e che Rublev abbia qualcosina in più. I soli 4 errori non forzati sinora sono un dato abbastanza sorprendente conoscendo il tennis “sparatutto” del n. 7 del mondo, ma dimostrano che al momento è quello più solido in campo. Ed infatti al terzo 15-40 di fila la battuta non riesce più ad assistere Cilic ed arriva il break. Rublev tiene il servizio a zero e si aggiudica il primo set per 7-5, dopo 55 minuti di gioco. Curiosità statistica: è il primo set vinto da Rublev in quarto di finale Slam, dato che nelle quattro precedenti occasioni era sempre uscito sconfitto in tre set.

Il primo game del secondo set, dove Cilic deve ricorrere ai vantaggi per portarlo a casa dopo essere stato 40-0, mette in evidenza le difficoltà del 33enne croato, che cerca un paio di soluzioni estemporanee (un attacco a rete, una palla corta di dritto) per far uscire il moscovita dalla sua “comfort zone” della pressione da fondo campo. Sembra un po’ una tattica dettata dalla disperazione, invece buttarla un po’ in caciara, come direbbero a Roma, si rileva un’ottima idea. Rublev all’improvviso perde il bandolo della matassa e si mette a sbagliare ed arrivano – veramente come un fulmine a ciel sereno – le prime due palle break per Cilic: che trasforma la seconda anche con l’aiuto della dea bendata, dato che il suo smash tocca il nastro prima di dargli il 2-0. Ora sarebbe il momento di affondare per il n. 23 del mondo, ma sappiamo che il “killer instinct” non è mai stato tra le doti del croato. Comunque, nonostante gli ci vogliano 5 palle game, alla fine sale 3-0. Dal vivo si apprezzano ancora di più alcune accelerazioni di dritto dei due campioni; in particolare ovviamente quelle Rublev, che uno si chiede come faccia a generare così tanta velocità praticamente solo con l’avambraccio ed il polso. Ma in questo momento sono più efficaci i comodini di dritto vecchio stile che tira Cilic, che arriva anche alla palla del 5-1 “pesante”, salvata un po’ fortunosamente dal moscovita. Ma il fondamentale che in questo fase del match permette a Cilic di tenere a distanza Rublev è il servizio: da 0-30, infatti, con due ace (che lo portano a quota 15) e due servizi vincenti sale 5-2. Ed un servizio vincente ed un ace lo portano a tre set point, 5-3 40-0. Con tenacia e un po’ di fortuna Rublev annulla i primi due, mentre il terzo Cilic lo perde sbagliando un rovescio incrociato abbastanza comodo. Attenzione che la prima di servizio è sparita all’improvviso, ma stavolta la fortuna (un nastro che gli accomoda il dritto) è croata e arriva il quarto set point. Che di nuovo Marin spreca con un errore di rovescio, fotocopia del precedente. Ma la battuta torna fortunatamente ad assisterlo proprio al momento giusto: altro servizio vincente, e poi il 17esimo ace dell’incontro gli consente di incamerare il secondo parziale: 6-3 Cilic, dopo 1h44’ si è un set pari.

Sugli spalti, parzialmente gremiti e sostanzialmente tiepidi nel tifo, si sente ogni tanto un “Hocemo pobjedu” (“Vogliamo la vittoria” in croato) di un tifoso croato dagli spalti, a cui raramente risponde con un “Davai Andrey” (“Dai Andrey” in russo) un sostenitore di Rublev. Il terzo set non riserva particolari emozioni fino al quinto gioco, quando Marin si carica dopo il dritto vincente del 15 pari, quasi percepisse che si potrebbe avvicinare un turning point. Ed infatti il croato si arrampica per due volte a palla break, ma stavolta è il russo ad affidarsi con successo alla battuta ed andare sul 3-2 grazie al decimo ace dell’incontro. Ma il break è solo rimandato: Cilic sale 15-40, martellando con sempre maggior insistenza sul rovescio del moscovita che non riesce a trovare più le giuste contromisure, e sempre spingendo con insistenza sul lato sinistro dell’avversario sfrutta la prima delle due occasioni per strappare la battuta a Rublev. E poi allungare sul 5-3. Il russo, che sinora era stato abbastanza calmo, inizia a dare i primi segni di nervosismo. Ed arrivano i primi erroracci da fondo, in particolare un dritto che finisce fuori di qualche metro, che in genere sono il segnale che Andrey potrebbe perdere la pazienza da un momento all’altro. Ma grazie al servizio rimane attaccato nel punteggio e un paio di errori di Cilic lo portano inaspettatamente a due punti dall’aggancio. Ma Cilic rimette le cose a posto con le odierne specialità della casa (dritto vincente lungolinea dopo aver pressato sul lato debole di Rublev, servizio vincente e ace). E un errore di rovescio del moscovita sul secondo set point gli consegna il terzo set: 6-4 Cilic in 40 minuti.

Si riparte quando si sono superate le due ore e mezza di gioco, con il n. 7 del seeding cerca di trovare qualche soluzione per invertire l’inerzia della partita: ora sembra ricercare una maggiore rapidità dei piedi e di abbassare il baricentro in esecuzione per controbattere con maggior profondità con il rovescio alla pressione di Cilic su quel lato. Rischiando talvolta anche di lasciar un po’ scoperto il lato del dritto per rubare qualche frazione di secondo in esecuzione. Un grande punto del croato nel quarto game, che allungandosi quasi “alla Djokovic” prima manda Rublev a recuperare un dritto in tribuna e poi piazza un vincente di rovescio incrociato, sembra però gettare di nuovo nello sconforto il russo, a giudicare dal suo body language. La sensazione è che dal punto di vista nervoso e mentale entrambi stiano producendo il massimo sforzo: il russo per restare con la testa nel match e darsi l’occasione per riprenderlo, il croato – che forse è un pelino calato fisicamente e ci sta, dopo 2h45’ di ottimo livello – per chiuderlo subito. Il punto che porta a palla break Rublev conferma la percezione che avevamo avuto sul leggero calo del tennista di Medjugorje: Marin non riesce a sfondare sul lato del rovescio del russo, che ora da quel lato ribatte profondo e costringe il croato a sbagliare, dopo uno scambio duro e intenso. Come sbaglia nel punto dopo, sempre dopo uno scambio faticoso: anche perché il 24enne tennista di Mosca adesso gioca con i piedi sulla riga di fondo e può spingere, Cilic invece gioca due metri più dietro e fa fatica. Arriva il break e poco dopo è 6-3 Rublev. Dopo 3 ore e 5 minuti si va al quinto. E per come è finito il quarto, dalla tribuna sembra più vicina la prima semifinale Slam di Rublev che la sesta di Cilic, considerando anche i nove anni in meno di Andrey.

Bel gesto di fair play di Rublev che fa rigiocare il primo punto del terzo game, dopo una palla corta di Cilic chiamata fuori, ma con il giudice arbitro Hughes che indispettisce un tipo di solito tranquillo come Marin quando gli fa vedere il segno: dalla tribuna non abbiamo capito esattamente il motivo (sullo Chatrier la tribuna stampa è parecchio distante dal campo), anche se ci era parso che la palla fosse rimbalzata in un altro punto da quello indicato dall’arbitro britannico. L’ex n. 3 del mondo cerca di rimanere aggrappato al match, affidandosi al servizio (91% dei punti con la prima nei primi tre turni di battuta del parziale decisivo) e alle accelerazioni di dritto, che sono tornate a fare male a Rublev. Il croato cerca a tutti i costi di prendere le redini dello scambio con i colpi di inizio gioco, anche rischiando di sbagliare, per evitare di finire invischiato in scambi più lunghi, in cui soffre le progressive accelerazioni da fondo del russo. Rublev dal canto suo sembra stranamente calmo, quasi voglia far sfogare l’avversario, seppur tenga sempre il servizio senza grossi problemi. Il russo però rischia grosso nel decimo gioco, dopo che il croato ha tenuto il servizio ed è salito 5-4, perché Cilic in riposta indovina un paio di accelerazioni che lo mettono in difficoltà. Sugli spalti nel frattempo si indossa il giubbotto che c’era nello zaino, perché sono le otto e mezza di sera e inizia a far fresco. Tribune che adesso sono abbastanza apertamente schierate per Cilic, come dimostra il boato per il punto che lo porta a due punti dal match. E ancora di più quello dopo il dritto vincente che lo porta a match point. Che però non riesce a sfruttare, nonostante lo avesse incanalato sulla vantaggiosa diagonale di rovescio, sbagliando un dritto sull’ottimo cambio di diagonale profondo di Rublev, bravo poi a uscire dagli impicci grazie anche all’aiuto del servizio. Va dato merito al russo di aver commesso veramente pochi errori non forzati nel match, una trentina in tutto, evitando – come spesso gli è capitato in passato – di cercare di contrastare l’aggressività dell’avversario alzando i giri del motore, per poi finire per fonderlo. Il servizio aiuta anche il croato game successivo, dato che gli permette di annullare la palla break che avrebbe portato il suo avversario a servire per il match. Si arriva così, esattamente dopo 4 ore, a quella che è la conclusione più giusta per un match all’insegna dell’equilibrio (168 punti Rublev, 165 Cilic, sino a questo momento): il tie-break. Ma l’equilibrio finisce qui, perché il tie-break è uno show di Cilic. Il campione croato continua a tirare come se non ci fosse un domani – e in effetti un’altra occasione per una semifinale Slam potrebbe non averla – e parte con tre ace. Ma lo spettacolo sono le due devastanti risposte di dritto con sui si porta sul 5-2 e fanno alzare forte il “Marin, Marin” dalle tribune. Continua a produrre solo vincenti Marin in questo tie-break, obiettivamente per Rublev c’è poco da fare: ancora un dritto vincente per il 6-2, e l’ace  per il 7-2. Poi va a rete a prendersi il punto dell’8-2 e  con un altro dritto lungolinea devastante sale 9-2. Rublev gli toglie la soddisfazione di chiudere il match con il l’89 esimo vincente e affossa in rete il rovescio sull’ennesimo colpo profondo di Cilic da quel lato. Simbolicamente corretto, dato che proprio quello schema tattico si è rivelato la chiave vincente per il croato. Che torna a giocare una semifinale Slam dopo 4 anni, dall’Australian Open 2018. In quell’occasione arrivò in finale: insomma, c’è un ancora un (bel) domani per Cilic.

Il tabellone maschile del Roland Garros 2022

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement