John McEnroe affronterà l'avversario più duro di sempre: sé stesso

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John McEnroe affronterà l’avversario più duro di sempre: sé stesso

McEnroe entra dritto nel metaverso: scenderà in campo contro la versione più giovane di sé stesso, usando una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale

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John McEnroe - Roland Garros Legends 2018 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

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Articolo di Evan Bleier, pubblicato su InsideHook, 11 maggio 2022

Sebbene abbiano disputato decisamente meno incontri di Roger Federer e Rafael Nadal (40), Federer e Novak Djokovic (50) e Djokovic e Nadal (58), Bjorn Borg e John McEnroe sono stati recentemente votati come la più bella rivalità sportiva di tutti i tempi, non solo nel tennis. Hanno giocato l’uno contro l’altro 14 volte dal 1978 al 1981 e McEnroe vanta la vittoria nell’ultima delle loro sfide, agli US Open del 1981 sui campi di Flushing Meadows nel Queens. Ma per quanto ostico sia stato Borg come avversario, il sessantatreenne tennista americano a fine mese si imbarcherà in una sfida se possibile ancor più dura: in un evento sponsorizzato da Michelob Ultra: sfiderà la versione più giovane di sé stesso.

Verso la fine del mese, ESPN+ trasmetterà in streaming l’incontro tra l’ex numero 1 del mondo e sette volte campione Slam ed una riproduzione computerizzata di sé stesso in grado di adattarsi alle situazioni di gioco attraverso un sistema di risposta automatizzato. Progettato per imitare lo stile di gioco di McEnroe espresso nei cinque anni migliori della sua carriera usando come materiale di riferimento centinaia di ore di filmati storici, questo avversario guidato dall’intelligenza artificiale sarà difficile da battere. Ciò non significa che McEnroe, quello vero, non ci proverà. Detto questo, il tennista non si aspetta di fare a sé stesso quello che un tempo fece a Borg. “Ho più di 60 anni e ho molta esperienza, ma è come dire di avere un buon piano di gioco contro Mike Tyson fino a quando lui non ti sferra il primo colpo”, ha detto McEnroe ad InsideHook.

“Presumo che il mio io più giovane sia tremendamente più in forma di me dal punto di vista atletico. Anche se riuscissi a leggergli nel pensiero, sarebbe dura. Onestamente, però, ritengo che in questa occasione vincere non sia la cosa più importante. Quello che conta è divertirsi. Sto cercando di godermi tutte le cose che ho avuto e che ho ancora. Quando ripenso alla mia carriera, anche agli anni in cui ero il miglior tennista del mondo, penso che non abbia saputo gustarmi quello che avevo quanto avrei potuto. Provavo un senso di vuoto.”

Come abbiamo visto di recente nel caso di Naomi Osaka, quello che ha descritto McEnroe, il fatto di non provare piacere anche quando si esprime il proprio gioco migliore, è qualcosa contro cui stanno combattendo anche le stelle del tennis di oggi. Secondo McEnroe, essendo il tennis uno sport individuale e non di squadra (a parte il doppio), contribuisce a certe dinamiche psicologiche e può creare una sensazione di isolamento.

“Certo, prevalgono gli aspetti positivi perché, se vinci raggiungi una gloria incredibile. Ma se perdi, il dolore è enorme e subisci tutte le relative conseguenze”, dice. “Questo è un grosso problema. Ci sono troppe persone che su questo mettono i paraocchi. Penso che si tratti principalmente del timore di fallire o di una combinazione di fattori, ma non è cosa facile da superare. Vivi in una bolla e sei convinto che il mondo intero ruoti attorno ad essa. Esci e devi competere, rischiando di fallire. E come lo affronti? Noi diciamo sempre ai ragazzi della mia accademia di tennis che si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie. Ma a nessuno piace perdere, per niente. Diventa un problema cronico e può anche avere effetti debilitanti.”

Fortunatamente per McEnroe, una sconfitta contro l’avatar di sé stesso dotato di intelligenza artificiale non sarebbe poi la fine del mondo a questo punto della sua vita e della sua carriera, visto che ora – finalmente – lui ha iniziato a calmarsi… almeno un po’. Adesso riesco a ridere di me stesso e a non prendermi troppo sul serio. Voglio divertirmi un po’ nella vita, voglio godermela. Mi ci sono voluti letteralmente decenni per raggiungere questa condizione mentale. Mi permette di mostrare un lato della mia personalità che non si vedeva sul campo da tennis”, dice. “Mi sono accadute così tante belle cose nella vita. Ho sei figli che sono ancora in buona salute dopo le cose pazzesche di questi ultimi anni. Sento di non aver ringraziato abbastanza la fortuna; se non riuscissi a godermi cose come queste, vorrebbe dire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato. Ora mi godo la vita. Non considero il risultato come la cosa più importante.” Allora chi vincerà? “Sento di non poter perdere. Questa è la buona notizia”, dice McEnroe. “Mi piacerebbe dirti che vincerò io, ma in questo momento il McEnroe versione ’84 sarebbe il favorito contro chiunque.”

Tradotto da Ilchia Di Gorga

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